L’Italia è un paese dove un quinto della popolazione ha più di 65 anni.
Questo è il dato più evidente ed inquietante del Bel Paese: oltre 15 milioni di persone, che godono di pensioni mai accantonate e di servizi e diritti sanitari “a vita” che gravano su coloro che, più giovani, sono ancora al lavoro.
Un’enorme massa di persone che rappresenta un terzo dell’elettorato, che non usa internet per informarsi, che spesso vive in Italia settentrionale o centrale, che rischia di peggiorare le proprie condizioni di salute con cattivi stili di vita, in particolare la pigrizia e il fumo.
Questo è quanto riporta rapporto sullo stato di salute presentato dal ministro Renato Balduzzi.
Un report affidabile, se si tratta di dati confrontabili con l’ISTAT, ma tutto da verificare se parliamo i dati provengono dal Ministero, piuttosto discutibili e, spesso, generici e riferiti al contesto mondiale.
Sono, infatti, poco credibili i numeri che indicano, riguardo le droghe, che “il numero totale dei consumatori (sia quelli occasionali sia quelli che le usano quotidianamente) è stimato in circa 2.924.500”. Solo? Sarà allora un caso che, per i giovani, la prima causa di morte è rappresentata dalle cause violente: 5.073 su 14.169 complessive.
E devono far riflettere i dati che attribuiscono al “fumo di tabacco dalle 70.000 alle 83.000 morti l’anno, con oltre il 25% di questi decessi compreso tra i 35 e i 65 anni di età”, con buona pace sui maggiori accertamenti riguardo le morti per cause cardiovascolari.
Malattie che, comunque, hanno un’incidenza elevatissima, dato che “tra gli uomini, le malattie del sistema circolatorio, per la prima volta nel 2008, divengono la prima causa di morte (97.953 decessi), superando i tumori (97.441). Tra le donne invece, le malattie cardiovascolari si confermano principale causa di morte con 126.531 decessi su 296.366 (43%), mentre i tumori, responsabili di 74.767 decessi (25%), rappresentano la seconda grande causa di decesso.
Se parliamo delle cosiddette “malattie rare” (quasi ottomila patologie), circa il 30% dei malati ha un’attesa di vita non superiore i 5 anni, la restante parte ha decorso cronico con esiti gravi, in termini di disabilità e di qualità di vita, dato che la maggior parte riguarda il sistema nervoso e degli organi di senso.
Cosa possiamo ricavare dal Report sullo stato di salute del paese?
Innanzitutto, dobbiamo annotare che non c’è menzione dell’emergenza sanitaria nel Napoletano, che perdura da anni e che è sotto gli occhi del mondo.
In secondo luogo, è palese che il Sistema Sanitario Nazionale non sia monitorato a sufficienza ed i dati che fornisce non sono comparabili nè a livello nazionale, a causa della scarsa uniformità, nè per aggregati, a causa dell’assenza di una politica nazionale.
Inoltre, è evidente che la medicina di base non fa il proprio dovere, vista la quantità di morti per fumo e problemi cardiocircolatori.
Infine, poco o nulla si sa riguardo gli oltre 4 milioni di malati rari esistenti in Italia, per i quali “ufficialmente” esistono ambulatori e finanziamenti dedicati. Utile aggiungere che, grazie ai codici di esenzione, queste situazioni sarebbero ampiamente tracciabili.
Un Report non inutile, ad ogni modo, dato che fornisce delle chiare indicazioni per la governance.
Resta da chiedersi cosa farà il ministro Balduzzi con dei numeri così …
Continuare a chiudere ospedali generali e presidi territoriali, che servono ai cardiopatici ed ai malati rari, oppure incidere sulla medicina di base e le alte dirigenze sanitarie, che rappresentano lo zoccolo duro della Casta?
originale postato su demata
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