
Arrivano le prime proposte dei partiti per la corsa al Quirinale e troviamo personaggi papabili, come Casini (o Gentiloni), e tanti altri nomi per tutti i gusti.
Iniziamo con le femministe ‘storiche’ (Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Luciana Littizzetto, Sabina Guzzanti, Serena Dandini, Fiorella Mannoia, eccetera) che hanno firmato un appello “È arrivato il tempo di eleggere una donna al Quirinale”.
La proposta di un presidente donna, però, ha mandato nel caos i Cinque Stelle, dove l’assemblea dei senatori ha chiesto di votare Sergio Mattarella, mentre Giuseppe Conte “vedrebbe bene una donna al Colle”, ma ha rischiato il commissariamento interno dopo aver chiosato “di nomi ne verranno fuori tanti nei prossimi giorni”. Ad esempio, Emma Bonino, Anna Finocchiaro e Rosy Bindi o meglio le più papabili, anche se meno gradite al centrosinistra, come Marta Cartabia, Maria Elisabetta Casellati e Letizia Moratti.
Ma il ‘vero’ candidato del PD sembra essere Paolo Gentiloni (o forse Giuliano Amato, che compirà 84 anni a maggio), dato che non solo Mario Draghi, ma neanche Francesco Rutelli e Walter Veltroni sono ‘graditi’ al popolo della sinistra post-comunista.
Il Centrodestra in prima battuta sostiene Marcello Pera – e non Mario Draghi, a quanto pare – o anche Gianni Letta, ma sempre con l’incognita della destra populista che potrebbe rifiutare un moderato.
Fatto sta che, per l’elezione del presidente della repubblica, servono 505 voti su 1009 tra senatori (321), deputati (630) e delegati regionali (58) e il PD con i Cinque Stelle e Leu contano solo 386 parlamentari, mentre Forza Italia-Udc, Lega e Coraggio Italia insieme ne hanno 347, a questi si aggiungono 58 parlamentari di Fratelli d’Italia e 44 di Italia Viva.
Insomma, i nomi che i media riportano sono quasi sempre di centro-sinistra, come i due presidenti precedenti, Napolitano e Mattarella, e il centro-destra avrebbe la maggioranza a quanto pare.
Inoltre, alcuni nomi sono abbastanza divisivi, cioè ‘troppo pro partes’, mentre le estreme fazioni dei due ‘blocchi’ respingono candidati bipartizan ritenendoli ‘troppo moderati’.
Un vero caos informativo di cui non avremmo bisogno e che va ad aggiungersi al preesistente, mentre gli italiani meriterebbero un presidente della repubblica eletto al primo voto da almeno due terzi degli aventi diritto.
In altre parole, c’è bisogno di ‘Centro’, quello del dialogo e delle riforme.
Proprio quello che i liberali (Italia Viva e Democrazia Liberale) stanno sostenendo con la candidatura di Pier Ferdinando Casini.
Una candidatura forte, dando per scontato il sostegno ‘centrista’ di Forza Italia e di almeno una parte del PD e della Lega: l’ex Presidente della Camera dei deputati può vantare un’indipendenza dai partiti ed un ‘metterci’ la faccia patriottico senza pari nel contesto italiano, come quando nel 2008 lasciò il governo Berlusconi con cui era alleato dal 1996, per poi appoggiare il risanamento Mario Monti ed i successivi governi Renzi e Gentiloni.
Demata
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