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USA, UE, Russia, Cina: warfare, potenza e costi a confronto

23 Feb

Attualmente, l’Unione Europea non ha granché da invidiare rispetto a USA, Russia e Cina, quanto a forze armate, specialmente se si considera che l’Europa non ha più fronti come le tre superpotenze. Questi i dati della Corte dei Conti Europea (LINK).

Cosa c’è che non va, dunque, se l’esercito russo appare “spaventoso” e se anche la Gran Bretagna vuole avere voce in capitolo?

A ben vedere, quello statunitense è un gigante d’argilla e non solo nei piedi, a quanto pare.

Secondo la BIS (Bank for International Settlements) nel mondo, nel 2020, c’erano circa 7.081 miliardi di dollari statunitensi circolanti nel mondo, di cui solo 1.200 miliardi in USA, secondo la Federal Reserve Bank. Forse anche meno, se il Fondo Monetario Internazionale (IMF) confermava che erano 6,794 miliardi i dollari Usa posseduti da altre nazioni sotto forma di “Foreign Exchange Reserves”.

In poche parole, 1 dollaro statunitense su sette esiste perchè lo paga/compra un altro stato. Anzi, diciamo che 1 dollaro va alla Cina, un altro al Giappone e un altro ancora alla Svizzera, mentre Russia e Arabia Saudita ‘controllano’ 50 cents ognuna …

E’ una dinamica nata quando l’oro cessò di essere il riferimento per i cambi delle valute ed era un modo per assicurarsi che tutte le nazioni ‘tifassero’ per il dollaro (e l’economia) statunitensi.

Ma nel corso dei decenni sono emerse altre valute potenti, come l’Euro e lo Yuan: oggi gli USA possiedono solo 141 miliardi in valuta estera e vantano una riserva aurea di appena 8.133 tonnellate.
La Cina ha raggiunto le 14.727 tonnellate, la Bce vanta una riserva di 16.229 once (oltre 45mila tonnellate).

Intanto, Europa e Giappone trainavano un cambiamento tecnologico senza pari, mentre la produttività manifatturiera cinese e latinoamericana diventavano competitive: mentre il valore totale delle esportazioni (FOB) statunitensi è di 1.644 miliardi di dollari, mentre il valore totale delle importazioni (CIF) è arrivato a 2.567 miliardi di dollari, con un disavanzo di quasi 1.000 miliardi.

E – anche senza Silk Road, negli ultimi due anni l’Unione Europea si è resa più autonoma dalle importazioni dagli USA rispetto alla Cina.

Infatti, oggi, il debito federale Usa è arrivato alla cifra record di circa 28.500 miliardi di dollari, di cui un terzo è sostenuto dai fondi pensione privati e statali e singoli investitori, un altro terzo è assorbito  attraverso la previdenza sociale. i fondi pensione federali e titoli del Tesoro, l’ultimo terzo è in mano straniera, sia nazioni (principalmente Cina e Giappone) sia privati (tra cui potenzialmente anche i Narcos – cfr. scandalo Credit Suisse).

E’ per questo che le Borse tremano e gli eserciti si armano: se non subentra un fattore di intensa ripresa produttiva … per non far crollare le pensioni (e il welfare dem) statunitensi, la FED dovrà alzare il costo del denaro, indebolendo investimenti, pensioni e welfare delle nazioni altrui.
Le guerre consumano enormi risorse e richiedono un maggior sforzo produttivo.

L’unico settore (oltre l’emissione di valuta) in cui gli USA sono ancora un gigante è quello militare: almeno il 2% degli statunitensi è un militare in servizio o un riservista oppure lavora/ha lavorato come contractor.

Il sito specializzato GlobalFire (LINK) riporta una spesa militare statunitense annua di 770 miliardi a fronte di quella russa di ‘soli’ 154 e quella cinese di 250. Il personale militare in attività in USA è il 9,4 x mille della popolazione adulta in età attiva, con una spesa per singolo soldato di oltre 550mila dollari.
In Cina i militari sono il 2,6 x mille con una spesa di circa 120mila $ per singolo soldato come in Russia che vede arruolati 1,22 cittadini ogni mille. L’enorme spesa statunitense è dovuta all’enorme forza militare aerespaziale statunitense che conta oltre 13mila aerei, il doppio rispetto alla Cina (circa 3.000) e la Russia (circa 4.000) messe insieme.

L’Unione Europea conta su 1,5 di effettivi, pari a 6,6 militari ogni mille persone in età attiva, con una spesa di complessiva di oltre 260 miliardi di dollari e un costo per soldato di 165mila $ circa.

Acclarato che c’è un solo esercito ‘grande e grosso, ma squattrinato’ e che gli altri si equivalgono per effettivi adeguati e spesa contenuta, … a quale stato conviene una nuova Guerra Fredda o anche solo di prender tempo con i creditori?

Demata

PD a San Giovanni: una manifestazione pacifica

6 Nov

A due settimane dalla guerriglia dei Blck Bloc, Piazza San Giovanni è tornata a riempirsi di gente, il popolo del PD, dimostrando che si può manifestare per ore anche senza sfilare in corteo, come il sindaco Alemanno aveva imposto.

Un primo ed evidente dato che dovrebbe convincere anche i non pochi politici del PD accorsi, 24 ore prima, in soccorso di 500 studenti romani, bloccati dalla polizia per un corteo non autorizzato.

Speriamo che questo sia l’inizio d una riflessione e di una moratoria generalizzata sulla necessità (in un mondo di 7 miliardi di persone, di manifestare la propria opinione senza turbare l’attività di quei cittadini che la pensano diversamente.
A prescindere da vandalismi e violenze, bloccare strade, treni, ambulanze, persone al lavoro non è più tollerabile: i danni per la società intera sono troppo elevati rispetto al “diritto” (presunto) di una limitata parte dei cittadini di sfilare nelle zone strategiche delle nostre metropoli per ore ed ore.

La Costituzione garantisce lo sciopero, la libertà di riunione, il diritto d’opinione, cose che non richiedono necessariamente sfilare in corteo, che dovrebbe rimanere un evento straordinario, rispetto ad un’ordinarietà fatta di incontri pubblici, di scambi d’opinioni, di resistenza eventualmente passiva (lo sciopero).

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Roma, la Val di Susa ed il Fight Club

23 Ott

Ad una settimana dalla manifestazione convocata dal Partito della Rifondazione Comunista ed altri, che ha coinciso con l’ennesima devastazione di Roma a causa di “black bloc infiltrati”, gli arresti si contano ancora sulla punta delle dita.

In tutto tredici, incluso un gruppetto di amici dei Castelli Romani dall’aspetto dark e che poco sembra avere a che fare con gli scontri, l’ormai arcinoto Er Pelliccia, lanciatore di estintori in Mondovisione, ed un antiTAV, già noto alle forze dell’ordine. Dimenticavo, c’è anche un giovane lavoratore rumeno, forse lì senza scopi violenti, pensando che a Roma sarebbe stato come a Madrid o Londra.

Arresti tutti da perfezionare, sia per gli aspetti legati alle indagini sia per quanto relativo il dato antropologico generale .

Da un lato è impensabile che chi si vesta di nero, per altro colore principe della moda e delle discoteche, debba cambiarsi d’abito prima di andare ad una manifestazione. Sono i black bloc ad aver trasformato “il nero” in una divisa, ma è la polizia a cadere, eventualmente, in equivoco.

In secondo luogo, Er Pelliccia. Un ragazzo a modo per i genitori, un pericoloso soggetto a vedere le foto. Ventiquattro anni ed, a leggere gli articoli, non sembra lavorasse o studiasse. Non ho capito perchè i genitori siano così stupiti di ritrovarsi, purtroppo per loro, il “mostro” in prima pagina.

Un “non sembra lavorasse o studiasse” che ritorna con persistenza dalle tante interviste televisive di questi giorni, fatte a leader di base della cosiddetta “rivolta sociale”. Un ripetersi di “lavoro che non c’è”, “di crisi che affama il popolo”, “di abbandono da parte dello Stato”; mai un dire “ho studiato non mi trovo nulla”, “ho cercato di inserirmi”, “ho fatto corsi”, “ho perso il lavoro perchè …”.

Una marginalità che vuole lavoro ma non cerca qualificazione e meritocrazia. Qualcosa di molto, molto diverso dagli “operai specializzati” della FIOM di Landini, questo va detto, e non si capisce perchè e per come Ferrero o Maroni vogliano metterli tutti assieme.

E qui arriviamo all’antiTAV arrestato ieri a Chieti, in procinto di partire, dopo Roma, per andare in Val di Susa, che si spera proprio venga condannato con severità se non collaborerà con la giustizia, facendo i nomi di tutto il network cui appartiene. Qualcosa di simile potrebbero, forse, fare gli abitanti della Val di Susa, dove finora i violenti hanno potuto contare sulla “non ostilità” della popolazione.

E’ dal G8 di Genova che abbiamo dovuto prendere atto dell’esistenza di questi personaggi. All’epoca, l’attenzione fu distolta dalla morte di Carlo Giuliani e dai pestaggi avvenuti nella scuola media, ma pochi ricordano, ormai, che i fatti degenerarono anche perchè le Tute Bianche rifiutarono, ad assalti già iniziati più avanti, il momentaneo alto là delle forze dell’ordine.

Oggi, abbiamo un piccolo network di “teste calde” che si ispirano al noto film “Fight Club”, è da lì che prendono la “divisa nera”, è quello lostile dei piccoli devastatori di scuole medie e superiori, è quella la divisa in black che “sfoggia” Er Pelliccia con i due amici ai giardinetti.

Fight Club è una parola a doppio senso, ricordiamolo, e significa sia Circolo del Combattimento sia Fascio (mazza fasciata per l’esattezza) da Combattimento …

Siamo partiti col legittimare gli Antagonisti e con il coccolare Ultras e Centri Sociali ed, oggi, siamo ai piromani ed agli iconoclasti.

Ci siamo persi qualcosa?

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Black Bloc a Roma e la Sinistra divisa

18 Ott

La Repubblica riporta che, riguardo l’aiuto da dare alle forze dell’ordine, la posizione di Ateneinrivolta: “Assolutamente no, siamo contro ogni tentativo di repressione e criminalizzazione del movimento”.

Va da se che un’organizzazione che non intende collaborare con le forze dell’ordine non può convocare cortei e manifestazioni, in un paese democratico e legalitario. Qualcuno dovrebbe spiegarlo agli studenti degli atenei in rivolta …

Una posizione che non trova una netta e legalitaria contrapposizione a Sinistra, dato che, tra le tante organizzazioni che hanno emesso comunicati, solamente la Rete Universitaria Nazionale e la Federazione degli Studenti non mostrano  “sulla necessità di aiutare le forze dell’ordine, nessun tentennamento: “Si, le aiuteremo”. Le motivazioni: “Chi ha sfregiato la giornata di sabato sapeva di non poter convivere con questo movimento, dunque ha preso piazza S. Giovanni con la forza.”

Riguardo le devastazioni e gli incendi di sabato scorso a Roma, ricordiamo che si sono così espressi:

  • Valentino Parlato sul Manifesto, “A Roma ci sono stati anche scontri con la polizia e manifestazioni di violenza. Meglio se non ci fossero state, ma nell’attuale contesto, … aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati. Sono segni dell’urgenza di uscire da un presente che è la continuazione di un passato non ripetibile”;
  • Pierluigi Bersani, segretario del Pd, “E’ indispensabile un rigoroso isolamento dai movimenti che hanno manifestato pacificamente di chi si è reso protagonista di questi gesti inaccettabili”;
  • Nicky Vendola, Sinistra e Libertà: “Minoranze di teppisti, di black bloc che sono in azione per togliere la scena agli ‘indignati”;
  • Beppe Grillo, leader a 5 stelle: “E’ andata esattamente come previsto. Bersani e Vendola hanno la stessa dignità di Ponzio Pilato”;
  • Paolo Ferrero, di Rifondazione Comunista: “Il movimento è stato stritolato da un’aggressione politica e anche fisica”;
  • Alberto Perino, leader No-TAV: “Io a Roma non c’ero. Non mi fido di quello che ho letto sui giornali”;
  • Antonio Di Pietro, leader Italia dei Valori: “Si deve tornare alla Legge Reale. Anzi bisogna fare la legge Reale bis”.

Posizioni a di poco contrastanti, specialmente se consideriamo che, da Perino a Di Pietro, passando per Grillo, Bersani, Vendola e Ferrero, si tratta di un’unica coalizione se solo andassimo a guardare come sono composte le giunte dei comuni.

D’Alema, intanto, parla di una possibile vittoria elettorale al 60% …

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Indignati, con sdegno e senza rabbia

17 Ott

Se un osservatore alieno dovesse inviare un brief report sulla nostra Italia non avrebbe affatto l’imbarazzo della scelta nel condensare la situazione in alcuni fatti che parlano da se.

Il paese non ha attualmente una centrale di spesa e di monitoraggio autonoma rispetto al Governo, dato che non viene nominato il Governatore. Intanto, nonostante sia una nazione ricca e sostanzialmente operosa, la scadenza del default (insolvenza dello Stato) non è, forse, così lontana come si potrebbe credere.

Il Governo non ha una politica finanziaria visto che è andato sotto, giorni fa, proprio sul bilancio generale dello Stato. Tra l’altro, ricordiamolo, ha negato la crisi finanziaria, non ha tenuto fede al programma elettorale in materia di fiscalità e di infrastrutture e stava andando in ferie agostane, se non fosse arrivata l’Europa a ricordarci che c’era un disastro in corso.

Il Parlamento non ha una maggioranza, dato che il tutto, da un anno, si regge su una dozzina di voti ed anche meno. Il principale partito d’opposizione, il Partito Democratico, è alla paralisi e, salvo il gruppo che fa capo a Zingaretti, non avanza proposte e programmi da molto tempo. Anzi, ha recentemente fatto capire a chiare lettere che non intende agevolare la nascita di un governo tecnico per la legge elettorale e la finanziaria.

Il Presidente della Repubblica, un nobiluomo, non può sciogliere le Camere perchè non si può andare a votare con una legge elettorale che non funziona e non può avvicendare il Governo senza la collaborazione del Premier perchè glielo impedisce, naturalmente, la legge elettorale che non funziona.

I Sindacati non riescono a darsi una veste unitaria, oltre che garantire la democrazia interna, e, stando così le cose, non possono rappresentare unitariamente i lavoratori. La Confindustria continua a pensare agli investimenti ed alle infrastrutture senza chiedere anche interventi per garantire maggiore legalità nel paese, più celerità nei processi penali, più certezza della pena/sanzione per i disastri ambientali e gli infortuni sul lavoro.

La Società Civile ed i cittadini indignati vengono oscurati, nella piazza e nei media, prima da una torma di bandiere rosse, che protestavano “contro i tagli” (alla maniera greca, non in quella spagnola o inglese per intenderci), e poi da una banda di teppisti lasciati liberi di vandalizzare Roma e di assaltare i due o  tre esigui avamposti di polizia che c’erano, giusto per confermare ai media internazionali che di indignados in Italia non ce ne sono e che la drammatica deriva greca sta ispirando almeno una parte dei nostri giovani e meno giovani.

Naturalmente, in un dissesto del genere, una sentenza definitiva per un banale prestito non restituito può durare anche dieci anni, le Tasse sono al limite massimo sostenibile, la Sanità e l’Istruzione sono molto decadute, l’Agricoltura ci costa in sussidi quasi più di quanto produce, le strade sono scassate, pericolose e stracolme di cartelli,  i trasporti pubblici erano, ma non lo sono più, l’orgoglio del paese, i morti sul lavoro sono tanti e troppi, buona parte della dirigenza apicale è corresponsabile del disastro insieme alla classe politica. Ovviamente, le Mafie sono ben presenti in una buona metà del Paese, i fondi per l’Antimafia vengono decurtati ed alcuni accusati di rapporti con la criminalità organizzata o con dei cartelli finanziari occulti sono coperti dall’immunità parlamentare.

This is Italy, the Pizza Republic …

Questo, più o meno, è il quadro generale che un lettore straniero, acculturato e non superficiale, riceve dai media del suo paese e possiamo immaginare cosa stiano “captando” i ceti meno istruiti delle altre nazioni riguardo l’Italia ed il nostro “stile di vita”: mafia, disastri ambientali, donnine facili, corruzione diffusa, sanzioni poche e differite.

Dopo il (prevedibilissimo) fallimento della manifestazione romana degli autonominatisi Indignati, convocata però da anarchici e comunisti, all’Italia non resta altro che lo sdegno e l’indignazione, non la rabbia, della gente comune, che, ricordiamolo, non ama manifestare sotto la bandiera di alcuno e che in Italia non è ancora scesa in piazza, a differenza degli altri paesi europei.

Ed è proprio di queste persone che si sta nutrendo l’istanza di rinnovamento nelle altre nazioni: le persone comuni, quelle che facendo dei lavori ordinari sanno come funzionano le cose e come andrebbero cambiate.

Lo sdegno non può essere fermato da un manipolo di ragazzini violenti o da un legislatore inadeguato oppure dai media che non danno voce alle istanze concrete di riforme.

Ordinary people, common law: la Storia siamo noi, la Storia continua.

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Silvio, avanti a chi tocca

10 Ott

La Repubblica di oggi riporta un lungo approfondimento sul DDL Intercettazioni. Secondo il noto quotidiano romano, sarebbe dal 2005 che Silvio Berlusconi sta cercando di depotenziare le inchieste che lo coinvolgono.
Anche se gran parte di quello che Massimo Giannini scrive non arriverà mai nelle aule di tribunale, è evidente che le intercettazioni rappresentano una spina nel fianco per il Cavaliere, dato che documentano atteggiamenti e convivialità quantomeno moolto discutibili.

Comportamenti, quelli del Premier, che altrove sarebbe stata la pubblica opinione a censurare irrevocabilmente sul nascere e che, in un paese dove l’informazione è monopolizzata, non producono alcun effetto neanche quando rimbalza in Italia che a Buenos Aires c’è un enorme sexy club chiamato Palacio Berlusconi.

Intanto, la “patrimoniale” non vuol farla Berlusconi, il condono non lo vuole l’Italia, il Partito Democratico e la Lega non vogliono abrogare le Provincie, UdC e SEL difendono il pubblico impiego, la Confindustria sollecita investimenti ed infrastrutture, la CGIL è contro i contratti nazionali “leggeri”, la CISL e la UIL non si capisce con chi stanno (maggioranza, centorsinistra, terzo polo o tutti e tre …), mentre gli italiani vorrebbero soltanto che si mettessero d’accordo.

Eppure, dopo Fini e Baldassarri, anche Scajola e Formigoni puntano i piedi ed a poco servono gli “altolà” di Alfano, se il ricorso alla fiducia in Parlamento è diventato un rischio, dopo essere stato “un’arma totale”.

Avanti a chi tocca.

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L’Italia crolla e Berlusconi vola via da Putin

7 Ott

Ormai, ci tocca andare avanti così, attendere che le Borse chiudano al venerdì pomeriggio, sperando che il disastro anunciato non sarà peggiore lunedì mattina, quando riapriranno.

Dopo Moody’s anche Fitch taglia il rating, mentre il governo non è neanche in grado di nominare il Governatore di Bankitalia, per un avvicendamento noto ed atteso da mesi.

La richiesta di riforme strutturali cade nel vuoto, intanto, cade nel vuoto, mentre Silvio Berlusconi, giusto per non mancare, è volato da Putin per la sua strabordante  (è il caso di dirlo, se ci sono le ragazze dell’Armata Putin) festa di compleanno.

Così andando, le agenzie di rating e la Banca Centrale Europea, guidata dall’italiano Draghi, appaiono come l’unico elemento moralizzatore di questo flaccido panorama italico, eppure, follia nella follia,  alcuni manifestanti hanno, oggi, attaccato con vernici la sede di Moody’s.

Cosa accadrà se i mercati di lunedì si rivelassero, come prevedibile, peggiorativi, rischiando di innescare una spirale catastrofica per l’economia e la stabilità del nostro paese?

E cosa dire dello stallo in cui ci tiene l’ostinazione ed il disinteresse del Premier,  l’opportunismo di Bossi e del “popolo padano” e l’incapacità politica generalizzata dei partiti e dei sindacati, nel liberarsi da schemi ormai indelebilmente superati dal mondo che va?

Non so cosa accadrà il giorno che finirà questo governo, ma è probabile che la fine del Berlusconismo avverrà nel sollievo, magari incofessabile, se non gioia manifesta ed annunciata, vista la silente e paziente attesa che contraddistingue la maggior parte degli italiani in questo momento di grande criticità.

Ormai, c’è poco da dire: l’Italia crolla e Silvio pensa al suo “week end rigeneratore”.

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