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No profit No Iva: un’altra grana per la Sinistra

29 Set

Mentre nel resto d’Europa si punta sulla defiscalizzazione delle donazioni, il decreto legge per ridisegnare il welfare italiano fa paura alla Sinistra.

Infatti, a voler accontentare il microcosmo delle onlus italiane, finirebbe che il decreto legge per ridisegnare il welfare italiano si ritroverebbe con una copertura finanziaria insufficiente, vista la facilità con cui si diventa no profit in Italia e vista l’opacità di tanti bilanci, a partire da quelli dei sindacati.

A voler andare avanti secondo buon senso e secondo lo spirito europeo, la grana sarebbe ancor maggiore, dato che l’Europa considera onlus solo le fondazioni, ma non le cooperative e le microassociazioni culturali, mentre obbliga i sindacati alla trasparenza come qualsiasi amministrazione.

Il volontariato ‘fai da te’ deve o non deve fruire degli sgravi fiscali?
A rigor di logica, no: da che mondo è mondo per ottenere la charity bisogna prima essersi fatti monaco.

Ed è proprio il ‘fai a te’ al centro della bizarra storia in cui il Corriere della sera e il Tg La 7 si son visti tassare di  300.000 euro (Iva al 10%) i ben 3 milioni di euro raccolti e donati per la ricostruzione delle scuole un comune della Bassa modenese colpito dal terremoto del maggio 2012.

Scuole che, innanzitutto, il Comune di Cavezzo – come tanti altri – non aveva pensato di assicurare contro incendi, furti e calamità, come viceversa fa chiunque abbia la responsabilità di un’impresa o di un immobile.

Per cui suona davvero strana ’interrogazione parlamentare promossa dal senatore modenese del Pd Stefano Vaccari: “Assoggettare, anche indirettamente, all’Iva del 10% le somme ricevute in beneficenza e corrisposte per le spese necessarie alla ricostruzione di opere di valore sociale (scuole, biblioteche, ecc), appare a chi ha donato un balzello incomprensibile e insopportabile, una vera e propria “speculazione” dello Stato sulla generosità e solidarietà dei cittadini”.

Per non essere tassati – anzi per ottenere gli sgravi previsti – sarebbe bastato che i lettori e telespettatori fossero invitati a versare una ‘erogazione liberale’ direttamente sul conto del polo scolastico statale di Cavezzo …

Speriamo che, tra il ministro dell’Economia e delle Finanze Padoan e il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Poletti, ci sia qualcuno che riesca a spiegare agli onorevoli colleghi ed ai noti intellettuali quale sia la differenza tra una pubblica amministrazione, una fondazione benefica od ente morale e tutta una serie di iniziative volontaristiche o associative genericamente ‘non a fini di lucro’.

Così capiranno che, dal riordino della fiscalità e del welfare, ne verrà che tante discutibili onlus – quelle che hanno costruito in vent’anni un esercito di mezzo milione di precari a vita – non potranno più avere uno status fiscale o previdenziale privilegiato, come difficilmente potranno restare a conduzione familiare.
Magari, si rendderanno anche conto che non è possibile che gli Enti Locali affidino servizi per decine e centinaia di migliaia di euro a cooperative che hanno un capitale sociale di soli diecimila oppure che i servizi esternalizzati nel settore sociale hanno accesso a troppi dati sensibili dei cittadini.

Meglio tenersi l’Iva …

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Metodo Stamina: quello che dovremmo sapere

18 Nov

Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziamento cellulare.

La cellula indifferenziata (ndr. la cellula staminale) può potenzialmente proliferare all’infinito generando altre cellule indifferenziate e questo ciclo perpetuo si interrompe solo con il differenziamento, cioè nel momento in cui la cellula diventa  tessuto epiteliale o connettivo oppure muscolare o, ancora, nervoso.

Per queste peculiarità le cellule staminali sono state candidate da anni a diventare i “pezzi di ricambio” ideali per riparare gli organi o apparati danneggiati da una malattia, come da anni avviene per curare linfomi e leucemie.
La speranza per tutti i malati di tumore che si arrivi a comprendere meglio i meccanismi cellulari che distinguono le staminali del cancro da quelle che sostengono il normale ricambio di tessuti dell’organismo per colpirle in maniera mirata.

Dunque, l’attenzione dei ricercatori è focalizzata da anni sui possibili utilizzi a scopo terapeutico delle staminali, che però sono da ritenersi validi solo se gli esperimenti rispettano le linee guida che la principale società scientifica internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (ISSCR) ha definito soprattutto per evitare l’omissione dei rischi relativi, ma anche per evitare speculazioni e promesse disattese.

 Il rischio principale, per ora, è quella di formazione di tumori, provocati da cellule staminali che si sono differenziate in modo incompleto ed anomalo e, potenzialmente molto aggressivi, dato che la quota di cellule staminali in un tumore è correlata alla sua aggressività e la loro persistenza dopo le cure è correlata a sua volta al rischio di recidive a distanza di tempo. Con l’utilizzo di cellule staminali ‘mature’ sembra che questo rischio sia molto contenuto.

Sempre nel caso delle terapie con staminali, non pochi media hanno menzionato le staminali collegandole all’eterna giovinezza, all’immortalità, all’eugenetica ed è possibile che questa, più che la clonazione, sia la strada giusta per trasformarci in dei … per alcuni è un sogno, per altri un rischio. Un serissimo rischio.

Il problema, in termini concreti, resta quello delle speculazioni e delle promesse disattese, che operano al di fuori dei parametri di rischio -sicurezza -efficacia definiti da organismi internazionali e che alcuni potrebbero considerare erroneamente come un fenomeno di nicchia e, soprattutto, estraneo al nostro sistema universitario /ospedaliero pubblico.
Per farsi un’idea di quale sia l’entità del fenomeno in Italia, basterebbe chiedersi quale sia la validità scientifica e terapeutica delle così dette “cure compassionevoli“, introdotte dal decreto Turco del 2006 e reiterate dal ministro Fazio nel 2008, che non riguardano solo il “metodo Stamina”, ma tutto un settore di terapie di efficacia non provata secondo le autorità scientifiche e spesso somministrate solo in base a ordinanze e sentenze di tribunali italiani.

Una questione scabrosa e tutta tipicamente italiana, dato che se la sanità pubblica deve farsi carico di curare nel miglior modo possibile, proprio per questo motivo non deve assolutamente spendere denaro pubblico per una terapia che dal punto di vista scientifico non è dimostrata, come ricordavano mesi fa numerosi scienziati internazionali, in un’accorata lettera al ministro italiano per la Salute, definendo il  Dl Balduzzi “un attacco alle regole” della ricerca che creava un precedente “unico nel mondo occidentale.

Nel caso del “metodo Stamina”, Blitzquotidiano riporta che la” Stamina Foundation è attiva dal 2009 e ha curato 65 pazienti. Ma Vannoni e Andolina sostengono di aver ricevuto più di 10 mila richieste. Alcuni depliant, ora acquisiti dalla Procura di Torino, parlavano di oltre mille casi trattati, con percentuali di recupero dal 70 al 100%.

Intanto “all’ospedale di Trieste ‘Burlo Garofolo’, dove fino al 2011 ha lavorato Andolina, è stata condotta una ricerca su cinque bambini curati con le staminali mesenchimali, pubblicata poi nel dicembre 2012 sulla rivista scientifica Neuromuscolar Disorders: i bimbi, dai 3 ai 20 mesi, non hanno avuto effetti positivi dalla cura. Due su cinque sono morti.”

La rivista scientifica Nature di recente ha accusato il metodo Stamina di frode scientifica,  dimostrando che le immagini riportate nella richiesta di brevetto US 12/964,941 del 2010  erano state copiate da due articoli russi. Solo dopo questa rivelazione, il presidente di Stamina Onlus, Davide Vannoni, dichiarava di aver collaborato proprio con i ricercatori e di averle usate con il loro permesso. Peccato che Nature abbia anche accertato che le immagini descrivessero due esperimenti molto diversi (“very different experimental conditions“) …

Nature precisa anche che l’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti ha emesso un rifiuto ‘pre-finale’ del brevetto del metodo Stamina, per “non sufficienti dettagli sulla metodologia e per l’improbabilità che la differenziazione si verifichi durante il periodo di incubazione molto breve che è descritto“, ammonendo anche su come la coltura rischi di “derivare da cambiamenti citotossici”.

Ma c’è dell’altro.
Incredibilmente, l’atrofia muscolare spinale (SMA1) non è tra le patologie proposte per la sperimentazione dallo stesso Davide Vannoni al Ministero della Salute.  Eppure, la SMA1 è la patologia più trattata finora con il Metodo Stamina (fonte Associazione Famiglie SMA), e è stata la “protagonista” del programma televisivo Le Iene che ha fatto conoscere il metodo al grande pubblico. Per tale patologia i sostenitori del metodo Stamina hanno dichiarato una eccellente efficacia (fonte Movimento Pro Stamina) e anche la Fondazione Stamina ha sostenuto che la SMA 1 è l’unica malattia su cui sono disponibili «dati scientifici, con miglioramenti certificati e monitorati anche da medici esperti della patologia» (fonte Wired del 6 agosto 2013).

Come c’è un lungo iter di indagini che Wikipedia riporta sintenticamente riguardo Davide Vannoni, dottore in lettere e filosofia ed imprenditore del marketing, prima di decidere di dedicarsi alla ricerca sulle staminali, “mettendosi in società, tra gi altri, con due biologi ucraini [13] (Vyacheslav Klimenko e Olena Shchegelska[14]), prima stabilendosi a Torino, nel sottoscala della sua azienda di ricerche di mercato[13] e, in seguito, dopo l’entrata in vigore della disciplina europea del 2007 sulle terapie con staminali, a San Marino”.[12]
La provenienza dal settore marketing di Davide Vannoni si può ben ‘apprezzare’ – secondo Wikipedia – nei “depliant che parlano di «oltre mille casi trattati, un recupero del danno dal 70 al 100 per cento (90 ictus con 72 recuperi […]), una gamma di una ventina di malattie trattate»[15] e da dei video che mostravano «un ballerino russo affetto da parkinson che si alzava dalla carrozzella e tornava a ballare», «di una giovane paralizzata dalla SLA che riprendeva a camminare», «Di un uomo che guariva da una grave forma di psoriasi alle mani»[16][17].”

Solo “nel maggio del 2009, in seguito ad un articolo del Corriere della Sera[15] e ad un esposto di un dipendente della società Cognition, di cui Vannoni era amministratore, viene avviata un’inchiesta” e “sul finire del 2009 compaiono sulla stampa diversi articoli giornalistici sulle attività di Vannoni, coinvolto in un intreccio di società e la fondazione Stamina.[12] La stampa riporta di come Vannoni prometta la cura di molte malattie neurodegenerative per cifre che oscillano dai 20.000 ai 50.000 euro,[12][17] utilizzando metodi poco chiari e a volte con danni e conseguenze indesiderate[19][20][17] L’inchiesta di Guariniello coinvolge anche San Marino, dato che le cure venivano praticate anche in un centro estetico sammarinese privo di autorizzazione medica.[21] Nell’agosto 2012, la procura dispone il rinvio a giudizio di 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere.” (fonte Wikipedia).

Intanto, dal 2011[12] “grazie all’interessamento del dottor Marino Andolina, divenuto collaboratore di Vannoni, il “metodo Stamina” veniva praticato come cura compassionevole nell’Ospedale di Brescia, ma agli inizi 2013 viene sospeso in seguito a un’ispezione dei NAS e dell’AIFA, in cui fu rilevato il mancato rispetto dei requisiti di sicurezza e igiene e la carenza nella documentazione prescritta dalla legge“.[22][3]

Per non farsi mancare nulla, circola in rete un’intervista ad un commerciante 54enne, che oggi ha metà del corpo paralizzato, dove accusa Davide Vannoni e la Stamina Foundation di cure inefficaci se non nocive.
Mi hanno prenotato l’impianto delle cellule staminali in un centro estetico di San Marino. All’ingresso la prima cosa che ho notato è stata la pubblicità di un trattamento dimagrante. C’erano i dottori Ferro e Fungi, una bellissima infermiera di Alba. Il ragazzo che stava facendo le pulizie, a un certo punto si è messo il camice ed è entrato con noi in una stanza. Li ho visti trafficare con un siringone pieno di un liquido biancastro. Mi hanno fatto sedere su un tavolo. Il ragazzo delle pulizie mi ha abbracciato con un cuscino e mi ha tenuto le gambe, mentre loro iniettavano nel midollo spinale”.
Mi avevano prenotato una stanza all’hotel Passepartout di San Marino. Mi avevano assicurato che sarei stato tenuto sotto osservazione nelle ventiquattro ore successive all’intervento. Stavo guardando un film western alla televisione, quando mi sono sentito male. Ho avuto una crisi epilettica: la prima della mia vita. Schiumavo dalla bocca. Stavo per morire. Mi ha salvato un amico che mi ha accompagnato nel viaggio della speranza”. (Direttanews)

Mentre la realtà dei fatti prende corpo anche per il sistema dei media, La Stampa, due giorni fa, annunciava la sentenza del Tribunale di Asti che ordina agli Spedali riuniti di Brescia di inserire la bambina astigiana tra i pazienti che inizieranno il ciclo di cure con il ‘metodo Stamina’.

Una vicenda esemplare che si può ridurre ai minimi termini con una sola domanda.
Può un magistrato obbligare il Servizio Sanitario Nazionale a prestare presunte cure che secondo l’Ufficio Brevetti USA, la rivista Nature e gran parte del contesto scientifico nazionale e internazionale di settore presentano “non sufficienti dettagli sulla metodologia” ed è evidente “l’improbabilità che la differenziazione si verifichi durante il periodo di incubazione molto breve che è descritto”, mentre la Procura di Milano avanza un’ipotesi di reato “per somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere”?

Dunque, tutto nasce dauna legge difettosa che permette che, sotto il termine ‘cure compassionevoli’, il nostro Sistema Sanitario Nazionale paghi non solo i placebo (che è tutto dire), ma anche presunte e costose cure sulle quali aleggiano autorevoli disconferme, se non addirittura sussistono denunce corroborate da indagini approfondite.
Anche nella migliore delle ipotesi la ‘fotografia’ del caso Stamina, come di altri, è questa.

Può una trasmissione popolare come Le Iene scatenare un tale pandemonio – gettando discredito sulla comunità scientifica nazionale e internazionale – senza almeno auto-donarsi un “Tapiro d’oro”?

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Spesa pubblica: due conti in croce

29 Giu

I dati forniti da SIOPE e diffusi mesi fa dall’Unione Province Italiane (link) descrivono la distribuzione della Spesa Pubblica italiana e forniscono – nell’estremo tentativo di salvare gli enti politici provinciali – un quadro alquanto desolante, per quanto relativo alla situazione generale, e fin troppo deludente per quanto inerente l’azione di governo esercitata da Mario Monti ed i suoi prescelti.

Infatti, mettendo in tabella i dati SIOPE-UPI sul 2011 insieme ai dati forniti dal Ministero dell’Interno e dal MIUR – riguardo le proprie spese (2010) – e dalle Regioni e Province – relativamente al numero dei consiglieri – ecco cosa ne viene fuori.

Dati che vanno letti considerando che un consigliere comunale del Comune di Sassari ci costa solo 13.338 Euro all’anno, trasferte e rimborsi inclusi. (leggi anche sui CdA, Lo scandalo degli Enti Strumentali)

Se questo è il costo dei cosiddetti ‘apparati’, ovvero dei consiglieri-parlamentari e dei rispettivi gruppi consiliari, non è che con la sommatoria – incompleta- della spesa pubblica si vada meglio.

Fatti salvi circa 11 miliardi di Euro spesi per il Ministero dell’Interno e palesemente insufficienti, non è chiaro per quali motivi l’Italia abbia una spesa per l’Amministrazione Centrale di quasi 200 miliardi a fronte di una spesa complessiva delle Amministrazioni locali di ‘soli’ 135 miliardi, in cui rientrano strade, porti, reti locali, ambiente eccetera.

Quanto ai due soli servizi (istruzione e sanità) dove Stato e Regioni hanno competenze condivise, i dati raccontano che per la scuola si spende troppo poco, mentre per la salute si spenda troppo e male.

Male non solo per i servizi scarsi o inutili che arrivano ai cittadini, ma soprattutto perchè, se le Regioni spendono tre volte tanto per ASL e ospedali di quanto spendano per tutto il resto, è presto spiegato il disastro italiano.

Infatti, con una sproporzione tale – in termini di volume finanziario e di bisogni dei cittadini da soddisfare – non è improbabile che non pochi consigli regionali siano ‘dominati’ da lobbies afferenti al settore sanitario, come non pochi scandali dimostrano, dalla Regione Puglia agli ospedali cattolici romani o milanesi.

D’altra parte, 116 miliardi di spesa sanitaria annui sono una cifra enorme che richiederebbe ben altro che una spending review, in questi tempi di crisi. Infatti, non saranno i 246.691 infermieri (10 mld di spesa annua?), i 46.510 medici di base ed 7.649 pediatri (altri 5-6 miliardi) coloro che inabissano la spesa del Servizio Sanitario Nazionale.

Dei restanti 100 miliardi va cercata e chiesta ragione ai medici ospedalieri ed ai consigli di amministrazione delle ASL, non ad altri.

Sarebbe interessante sapere anche perchè quei 300 miliardi di previdenza siano congelati nelle casse dello Stato, anzichè diventare denaro circolante, con un sistema di previdenza privata sotto controllo pubblico come in Germania.

Come anche, ritornando alle ‘spese dell’Amministrazione Centrale’ per 182 sonanti miliardi di euro, sarebbe bello sapere in cosa consistano, visto che i beni monumentali languono e le infrastrutture attendono.

Sarebbe importante sapere, anche e soprattutto nell’interesse di Roma Capitale, quanta parte di questi miliardi siano andati a costituire lo strabiliante PIL che per anni fu vanto di Walter Veltroni e delle sue giunte e di cui, da che c’è crisi, non sembra esserci più l’ombra. Ma questa è un’altra storia.

Leggi anche Tutti i numeri delle Province

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La leggenda della spending review

4 Mag

Difficile scrivere qualcosa di serio in giornate in cui cronaca, informazione e governance decidono di darsi all’intrattenimento ed al varietà. Stiamo parlando della spending review.

Innanzitutto, con “revisione della spesa”, si intende quel processo diretto a migliorare l’efficienza e l’efficacia nella gestione della spesa pubblica che annualmente la Gran Bretagna attua da tempo. Come riporta l’apposito sito istituzionale britannico, “The National Archives” (of spending review), la “revisione di spesa” fissa un piano triennale di spesa della Pubblica Amministrazione, definendo i “miglioramenti chiave” che la comunità si aspetta da queste risorse. (Spending Reviews set firm and fixed three-year Departmental Expenditure Limits and, through Public Service Agreements (PSA), define the key improvements that the public can expect from these resources).

Niente tagli, semplicemente un sistema di pianificazione triennale con aggiustamenti annuali, che si rende possibile, anche e soprattutto, perchè la Camera dei Lord e la Corona britannica non vengono eletti, interrompendo eventualmente il ciclo gestionale o rendendosi esposte (nel cambio elettorale) a pressioni demagogiche o speculative.

Di cosa stia parlando Mario Monti è davvero tutto da capire, di cosa parli la stampa ancor peggio.

Venendo al super-tecnico Enrico Bondi, la faccenda si fa ancor più “esilarante” a partire dal fatto che, con tutti i professori ed i “tecnici” di cui questo governo si è dotato (utilizzandoli molto poco a dire il vero), è necessario un esterno per fare la prima cosa che Monti-Passera-Fornero avrebbero dovuto fare per guidare il paese: la spending review e cosa altro?
Il bello è che, dopo 20 anni di “dogma” – per cui di finanza ed economia potevano occuparsene solo economisti, matematici e statistici (ndr. i risultati si son visti) – adesso ci vuole un chimico (tal’è Enrico Bondi) per sistemare le cose, visto che sono gli ultimi (tra i laureati italici) ad avere una concezione interlacciata dei sistemi, una competenza merceologica e, soprattutto, la capacità di fornire stime affidabili con sveltezza.

Dulcis in fundo (al peggio non c’è mai fine) l’appello ai cittadini a segnalare sprechi.

Quante decine o centinaia di migliaia di segnalazioni arriveranno? Quanti operatori serviranno solo per catalogarle e smistarle? Quale è il modello (se è stato previsto) con cui aggregare il datawarehouse delle segnalazioni?

E quanto tempo servirà per un minimo di accertamenti “sul posto”? E chi mai eseguirà gli accertamenti?
Quante di queste segnalazioni saranno doverosamente trasmesse alla Magistratura, visto che nella Pubblica Amministrazione italiana vige ancora l’obbligo di denuncia, in caso di legittimo dubbio riguardo reati?

Una favola, insomma.
Beh, in tal caso, a Mario Monti preferisco Collodi: fu decisamente più aderente alla realtà italiana.

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L’agenda politica di maggio

2 Mag

Arriva il mese di maggio, quello maggiormente funesto, insieme all’autunno, per governi iniqui e regimi infausti. Niente paura, siamo in Italia, l’andamento è lento.

Giorni fa, si accennava alle “provincie” ed al nulla di fatto delle Regioni, nella non riposta speranza che Mario Monti si attenesse a tempi, leggi e promesse. Ed infatti, salvo una BCE (ovvero Mario Draghi?) che suggerisce di “accorpare” anzichè eradere, nulla s’è detto o s’è sentito.

Intanto, l’agenda c’è, l’ha fissata Monti stesso per decreto, ed è scaduta.

Non a caso, a fissare il viatico dei 30 giorni futuri, arrivano segnali di insofferenza dal Senato, dove una leggina “salva pensioni d’annata” è caduta su un emendamento della (nuova)Lega con 124 voti a favore, 94 contrari, 12 le astensioni.

Esiste, almeno al Senato, una “maggioranza” diversa dall’attuale non disponibile (in parte) a votare le mattanze sociali della Fornero o gli F-35 di Finmeccanica, ma propensa a legiferare in favore di minori prebende per la Casta e minore spesa pubblica?

Sarebbe interessante saperlo e, forse, lo sapremo a breve, con quello che c’è da votare in Parlamento.

Una “congiuntura interessante”, perchè un cambio di passo di Mario Monti – con rimpasto di governo, visto che stragiura da mesi che “i conti sono a posto” – rappresenterebbe un’ottima via d’uscita per Mario Monti, Giorgio Napolitano ed i partiti per restare saldi in sella mentre si avvia la tornata elettorale del 2013, per licenziare qualche ministro “ingombrante” e, soprattutto per noi, metter mano a quello che spread, default e speculatori hanno interrotto: la nascita della III Repubblica.

Del resto, i tempi sono pronti.

Tra qualche giorno conosceremo gli esiti delle elezioni locali e gli pseudomaghi di partito consulteranno le loro sfere di cristallo e detteranno alleanze e strategie.

Tra un mese circa esploderà (è il caso di dirlo) il “panico” da IMU, che verrà incassato anche da enti che la legge ha già cassato, pur senza attuare. E dopo un po’, con la chiusura delle scuola, le grandi città inizieranno ad esser piene di gente disoccupata e ragazzini senza meta, mentre le località turistiche dovranno aspettarsi i minimi storici.

Entro luglio bisognerà capire come uscire dallo “spremiagrumi fiscale impazzito” che Prodi, Visco, Padoa Schioppa, Tremonti e Monti hanno creato in questi 20 anni, portando la leva fiscale sul “cittadino onesto” ben oltre il 60% del PIL da lui prodotto.

Da settembre, forse prima, saremo in campagna elettorale per le politiche e bisognerà trovare soldi da spendere per rattoppi e ripristini, se i partiti vogliono le urne piene.

Dulcis in fundo, l’idea – cara ad una certa Roma – di riaggregare intorno Pierferdinado Casini la vecchia Democrazia Cristiana ed i comitati d’affari d’altri tempi, sembra inabissarsi dopo le esternazioni del leader dell’UDC ed il proseguire delle sue frequentazioni con Totò Cuffaro, detenuto per mafia a Regina Coeli. Dopo il fondo il “de profundis” con l’ennesima caduta del Partito Democratico che votava a favore delle “pensioni d’oro”, mentre il PdL sosteneva l’emendamento di Lega e IdV.

Mario Monti non sembra un uomo da “cambio di passo”, come non sembra anteporre l’italianità a tutto tondo, quella “popolare” come quella “laica”, agli ambienti bocconiani e “protagonisti” dai quali proviene.

Ma, d’altra parte, sono già sei mesi sei che l’Italia non ha un ministro dell’economia a tempo pieno, quello del welfare sembra quasi che levi ai poveri per dare ai ricchi, agli esteri “vorremmo vincerne una”, alla giustizia serve sempre, da 20 anni almeno, una legge per snellire, semplificare, accelerare le procedure giudiziarie, dateci un ministro delle infrastrutture che faccia costruire o manutentare qualcosa.

Mai dire mai, però. Il trasformismo è un’arte italiana.

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Il debito non è pubblico: è dello Stato

20 Apr

Ferdinando Imposimato, 76 anni portati bene, è il Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Nella sua lunga carriera si è occupato della lotta alla mafia, alla camorra e al terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l’attentato al papa Giovanni Paolo II (1981), l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione.

Di seguito, sono riportati ampi stralci di una lunga disanima pubblicata dal “cittadino” Ferdinando Imposimato sulla sua pagina Facebook, che dovrebbero davvero far riflettere non solo l’Italia – lo “Stato” italiano non i cittadini esausti – ma l’Unione Europea tutta.

“Il debito non e’ pubblico: e’ dello Stato. Riguarda il complesso delle spese sostenute dallo Stato, che costituiscono un insieme da definire con precisione: investimenti diretti quali grandi opere pubbliche, infrastrutture nei settori strategici, costate cento volte piu’ di quello che sarebbe stato giusto spendere.”

“Il debito pubblico e’ cresciuto enormemente per alimentare la corruzione e finanziare la criminalita’ organizzata, che si e’ aggiudicata il 90 per cento degli appalti di grandi opere pubbliche.
E non e’ giusto che quel debito debba essere pagato da poveracci che di quelle spese non hanno goduto minimamente.

“Non sono state costruite scuole pubbliche, non sono stati creati fondi per i non abbienti, non sono state sostenute le piccole e medie imprese, non sono stati migliorati i servizi pubblici, non sono stati assicurati salari tali da garantire una vita libera e dignitosa.”

Nella voragine-debito bisogna inserire i fondi per gli appalti con spese dilatate a dismisura a favore delle imprese del post terremoto, la costruzione di grandi ed inutili infrastrutture per i mondiali di nuoto del 2009, la moltiplicazione per mille delle spese per le autostrade e l’Alta Velocita’, il pagamento dei debiti contratti dall’Alitalia, e gli investimenti indiretti come i finanziamenti pubblici dei partiti (usati anche per acquisti di immobili privati), crediti agevolati, le assunzioni clientelari nelle Autorithy, la pletora delle burocrazie inutili nelle Regioni, nelle provincie e nei comuni, oltre che nel Parlamento italiano. Fino alle spese per gli impegni militari in Afghanistan, in Iraq e in Libano.

Tutte spese che non producono alcun vantaggio per la comunita’ nazionale nel suo insieme, ne’ assicurano la pace nel mondo.”

“Intanto la crisi travolge milioni di persone, i dati testimoniati dalle ricerche della Caritas sono drammatici: piu’ di 8 milioni di poveri e un aumento del 20 per cento della poverta’ tra i giovani sotto i 35 anni. E le speranze di lavoro si riducono sempre piu’. “

“Nessuno ci dice la verita’ su quello che sta accadendo e sui nuovi sacrifici che ci vogliono imporre con il pretesto di dovere ridurre il debito pubblico, con il pericolo del fallimento, della bancarotta che travolgerebbe solo i piu’ deboli.”

“Il movimento degli indignati e’ stato oggetto dell’attacco di persone estranee ad esso, ed e’ stato ingiustamente delegittimato dalla violenza di pochi mascalzoni, che sono i principali alleati di questa maggioranza, responsabile di una politica scellerata e ingiusta. Noi siamo solidali con le Forze dell’Ordine e condividiamo la loro protesta, ma sarebbe un errore confondere i delinquenti che hanno sconvolto Piazza San Giovanni e altre vie di Roma mediante aggressioni e incendi, con coloro che stavano protestando pacificamente.”

“Orbene una minoranza di teppisti non puo’ oscurare le ragioni del dissenso. Essi fanno solo gli interessi di questo Governo che se ne deve andare a casa.

I movimenti, nell’assenza dei partiti, sono oggi i protagonisti di una democrazia diretta, mobilitano milioni di cittadini a sentirsi protagonisti e a spingere il governo verso scelte che non penalizzino ancora una volta i poveri e i diseredati.”

leggi anche Eroi civili? No, colonnelli

broken English version Italy? A cleptocracy, as a Supreme Court judge wrote

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Pareggio di bilancio? Una norma che garantisce solo banche e speculatori

18 Apr

Il pareggio di bilancio diventa obbligo costituzionale per la già misera Italia, afflitta da interessati vicini (Francia e Germania) e da orribili demagoghi e cleptocrati. Il decreto ha ottenuto oggi il via libera definitiva a Palazzo Madama, dopo essere stato approvato dalla Camera.

Una decisione  foriera, secondo i suoi sostenitori, di un “nuovo ordine mondiale”, visto che si basa sull’indimostrato presupposto che svalutare la moneta sia sempre e comunque errato per la stabilità dei mercati e la pace nel mondo. Un po’ come dire che la salvaguardia degli interessi delle banche è premessa essenziale per l’esistenza del nostro “mondo”, cosa forse verosimile, ma inaccettabile.

Una decisione, quella di aderire al Fiscal Compact “senza se e senza ma”, che danneggerà ulteriormente l’Italia, mettendola in balia dei sistemi finanziari mitteleuropei – ovvero svizzeri ed alsaziani – e danneggerà l’Europa che si spacca in due: quella dell’Eurozona germanica e postcomunista e quella  angloscandinava liberale e solidale.

Fissare il pareggio di bilancio come presupposto di “buona salute” è come ammettere che non sono più gli Stati a battere moneta, ma le banche e che stiamo parlando di “limite massimo di esposizione debitoria”.

Infatti, se c’era da porre un limite all’indebitamento di uno stato, perchè non fissarlo intorno al 50% del PIL, come accade un po’ in tutto il mondo, quando si parla di nazioni libere ed in buona salute?

E sarebbe stato possibile farlo se la BCE di Mario Draghi avesse finanziato gli stati anzichè le banche che poi hanno fatto credito agli stati e se, contestualmente, la Banca Centrale Europea avesse battuto maggiore valuta.

Svalutare per risanare nazioni e governi, rovinando banche e speculatori, o garantire il “bravo creditore” per consentire alla “mano dei mercati” di governare il mondo?

Oggi, il nostri partiti hanno scelto la seconda opzione.

Leggi anche Fiscal Compact, un trattato difficile da digerire

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Niente crescita: Monti, missione fallita

18 Apr

Anche oggi pan cotto o pan bollito.

Monti annuncia che «c’è un nuovo patto politico», il viceministro dell’Economia Grilli annucnia che «al momento  non c’è necessità di una manovra correttiva», Barbara Spinelli, finalmente, si accorge che “Matthews denuncia lottizzazioni partitiche già nel ’44. Un’altra cosa che smaschera è il ruolo della mafia nella Liberazione. Anche quest’idra è tra noi.

“La letteratura è spesso più precisa dei cronisti. Nel numero citato di Mercurio è evocato il racconto che Moravia scrisse nel ’44: L’Epidemia. Una malattia strana affligge il villaggio: gli abitanti cominciano a puzzare orribilmente, ma in assenza di cura l’odorato si corrompe e il puzzo vien presentato come profumo.

Quindici anni dopo, Ionesco proporrà lo stesso apologo nei Rinoceronti. La malattia svanisce non perché sanata, ma perché negata: “Possiamo additare una particolarità di quella nazione come un effetto indubbio della pandemia: gli individui di quella nazione, tutti senza distinzione, mancano di olfatto”. Non fanno più “differenza tra le immondizie e il resto”.

A dire il vero, gli italiani, molti italiani, la puzza non hanno mai smesso di sentirla, ma non hanno voce. Intimiditi dalle cosche, esclusi dalla politica, bloccati nelle carriere, indifesi verso malattia e povertà, nulla hanno potuto se non astenersi dalle urne o votare la cosiddetta “antipolitica” (Lega, Beppe Grillo, Di Pietro, una parte di SEL, Forza Nuova). A conti fatti sono almeno il 50% di tutti noi.

La metafora “dell’olfatto”, egregiamente richiamata da Berbara Spinelli, si applica solo ad una ristretta minoranza dei cittadini ed a una ampia  maggioranza dei “potenti” o dei “fortunati”.
Si chiama “cleptocrazia”, come racconta l’enorme messe di scandali, non fascismo, che arriva, invece, quando il malcontento popolare diventa risentimento, non avendo trovato percorsi democratici per emergere e non godendo, neanche in minima parte a causa della crisi, delle “briciole” lasciate, anzi dovendo gravosamente sobbarcarsi l’onere del continuo banchettare di alcuni.

Ovviamente, dato che la chiave delle storie di Moravia e Ionesco è la pubblica opinione che nega il tanfo, non riusciremo ad aggregare nuovi partiti, se i nostri editori non decideranno di abbandonare al proprio destino l’attuale classe dirigente italiana, selezionata con criteri affatto meritocratici.

Iniziassero a pubblicare e raccontare gli scandali che emergono ogni giorno come federo ai tempi di Tangentopoli, basterebbe questo per non lasciar soli i magistrati cme accadde per Falcone o Borsellino. Anzi, vuoi vedere che la Spinelli stesse scrivendo non a noi lettori, ma ad un paio di “grandi vecchi” della Repubblica Italiana, invitandoli ad “aprire gli occhi” e cambiar rotta rapidamente?

Leggi anche Salvarci e non salvarci

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La possibilità di salvarci e di non salvarci

17 Apr

Colaninno stamane su La7: “Noi abbiamo la possibilità di salvarci e di non salvarci”.

Se il “noi” è riferito all’Italia, Colaninno si sbaglia: noi non abbiamo alcuna possibilità di salvarci dopo le misure attuate dal Governo Monti, non almeno se non si verifichi un grande cambiamento prima dell’autunno e della predisposizione della Finanziaria per il 2013.

L’età pensionabile è tra le più elevate del mondo e già nel medio periodo darà i suoi nefasti frutti come l’invecchiamento dell’età media in scuole, università e ospedali e la povertà diffusa per gli over50 rimasti senza lavoro, con maggior costi per il Welfare che si voleva tagliare.

La leva fiscale sui contribuenti è tra le più elevate del mondo e anche nel breve periodo se ne vedranno gli effetti, dato che nessuno Stato può sopravvivere a lungo se preleva dalle tasche dei cittadini onesti anche 2/3 di quanto producono.

La spesa per il rilancio è sotto zero, dato che i tagli lineari incidono su tutto, i soldi per il Sud non si sono mai visti, gli aiuti alle aziende non ci sono e questo non è un “lungo o corto periodo”, ma l’attuale.

Neanche a parlarne del taglio della spesa pubblica, la riorganizzazione della Pubbica Amminstrazione, l’abbattimento dei costi e della intrusività della Politica. Nè arriva, dai “professori” che avrebbero dovuto averla già in tasca, la semplificazione delle procedure civili e penale, onde avere processi e sentenze in tempi utili a fare anche giustizia.

… neanche la legge sugli stadi di calcio, che ridurrebbe costi pubblici e ne porterebbe investimenti rilevanti da privati, con benefici per l’occupazione, l’edilizia, i servizi, il turismo, il mantenimento urbano, migliorando notevolmente gestione e sicurezza. Od una “facile” abrogazione delle attuali norme sui diritti televisivi all’estero delle partite di calcio, attualmente gestiti in modo collettivo, che porterebbe ben altri introiti per le società e per l’erario.
Neanche un briciolo di creatività o di iniziativa.

Eppure, son cose che “non ci vuole una laurea”, basta andare al supermercato per guardare i prezzi, gli scaffali e quanto spendono le persone. Come sarebbe bastato che Mario Monti, Bersani, Alfano e Casini si fossero attenuti al discorso programmatico di insediamento al Senato pronunciato e sottoscritto dallo stesso Monti.

Non sembra che ci siamo salvati e non era il default o lo spread il vero pericolo.

A non salvarci è stata, è e sarà l’avidità, il pressappochismo e l’arroganza dei governanti e dei potenti, che in Italia sembrano proprio non avere le doti adatte al ruolo che vanno a ricoprire. Ed a non salvarci (se accadrà) sarà stata anche l’esitazione o la non incisività di chi poteva o doveva intervenire.

Pessimista? Sta ad altri giudicarlo, ma allo stesso modo andrebbe valutato “l’ottimismo” che i media ed i direttori di testata hanno manifestato e continuano a manifestare, mentre non ve ne erano affatto le premesse.

Fatto sta, infatti, che su questo blog, in data 29 novembre 2011, si poteva leggere sul post Crisi Eurozona, lontana la schiarita:

Oggi, solo oggi, Mario Monti ha completato lo staff di governo, aggiungendo ai 17 ministri iniziali un altro ministro per la Funzione Pubblica, 3 viceministri per l’economia e ben 25 sottosegretari. Sono stati necessari ben 21 giorni dalla caduta di Berlusconi ed ancora non si sa nulla del programma. Per essere un governo tecnico, nato dall’emergenza italiana, europea e mondiale, è un “non sense”. Questo pone dei serie perplessità sull’esattezza e veridicità delle ipotesi, finora fatte, sulle cause e sulle soluzioni della crisi dell’Eurozona tutta.

Il buon giorno si vede dal mattino e si vedeva dall’inizio che “non era un governo tecnico”, ma nenache di programma.
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O come a seguire in Manovra iniqua, le alternative c’erano del 7 dicembre: “Una Manovra ampiamente evitabile, come ricordava ieri sera a Porta a Porta, Roberto Napoletano del Sole24Ore, sottolineando che per non intaccare le pensioni più basse sarebbe bastato tassare i capitali scudati del 3% anzichè del 1,5% come propone il pluriministro Passera, eminenza grigia di questo esecutivo. Per non parlare della patrimoniale “lineare” che sta passando sotto forma di IMU, anzichè “scalare”, ovvero più pesante per i più abbienti e più lieve per i meno fortunati. Una scelta che poteva essere ben più incisiva e con cui si poteva fare molta “cassa”, senza incidere troppo sulla recessione in corso e sulle istanze sociali finora disattese.

Tempo dato a Roberto Napoletano da Bruno Vespa per “aprir bocca” su questo problema? Una manciata di secondi.
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E come, ancora, riguardo il Governo Monti nei sondaggi: un flop del 13 dicembre: “Secondo il 69% degli italiani “è la solita manovra che colpisce quasi esclusivamente lavoratori dipendenti e pensionati”, l’intervento sulle pensioni “è stata una scelta del Governo, ma era possibile concentrarsi su altri capitoli di spesa” per il 60% degli italiani, l’incapacità di colpire i grandi patrimoni “è un’ammissione di sconfitta” per il 68%.”

Utile ricordare i commenti entusiastici di telegiornali, quotidiani e talk show, perdurati mesi, riguardo il quasi unanime consenso dato a Mario Monti dai cittadini, mentre i sondaggi raccontavano qualosa di altro.
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Questioni che trovavano conferme nei fatti se il 16 dicembre era possibile leggere in Fiducia “Salva Italia”? No, salva Euro … che “Purtoppo per noi, anche l’Europa aveva bisogno di mettere le cose a posto, ovvero l’esposizione speculativa delle banche francesi e tedesche verso l’Italia, una montagna di euro, quasi 350 miliardi per le prime ed oltre 100 per le seconde. Sappiamo come va il mondo e, oggi, il nostro Parlamento ha votato la fiducia al “Decreto Salva Italia”, che, però, non contiene una misura una per contenere la recessione, riassorbire la disoccupazione, sostenere le piccole imprese, attirare capitali e risorse.”

Scritto il 16 dicembre 2011, non l’altro ieri. L’avevo detto io?
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Tralaltro, ritornando addirittura a due giorni prima dell’insediamento del Governo, troviamo un post del 27 novembre scorso:o l’Europa di Sarkozy, Merkel e Monti prende atto di un “problema” che si chiama democrazia oppure la  protesta che monterà potrebbe essere molto poco governabile.
Gli (indo)europei non amano le crisi, le risolvono. In un modo o nell’altro.

“Svalutare” l’Euro proprio no, eh?
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O come, il 22 dicembre scorso, dove nel post Aria di inciucio  si poteva leggere, mentre chiunque altro inneggiava al decreto “SalvaItalia” come fosse la Provvidenza divina, che: “Dopo i rumours ed i “mal di pancia” relativi la legittimità dell’azione di governo condotta dal senatore a vita Mario Monti, arriva una prima presa di posizione del Presidente Giorgio Napolitano, che ha precisato come Alfano, Bersani e Casini dovranno fissare un comune percorso di riforme.

Prendiamo atto che quel richiamo cadde nel vuoto, come quelli successivi e sempre più incalzanti ed ormai quasi quotidiani.

E, detto questo, è evidente che, se il Presidente Giorgio Napolitano non interviene rapidamente e con incisività – ovvero ben prima delle elezioni locali e “rimuovendo le cause” – noi italiani non abbiamo alcuna possibilità di salvarci e, con noi, l’Eurozona.

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Programma di governo: una montagna di chiacchiere?

14 Mar

Il programma di governo, annunciato da Mario Monti mesi fa e sostenuto da PdL, PD, FLi e UDC, si propone di “riconciliare cittadini ed istituzioni“, non considera i “vincoli europei come imposizioni“,  vuole “rendere meno ingessata l’economia“, riconosce “l’esistenza di una questione meridionale“, “garantirà la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri” e “conterrà i costi di funzionamento degli organi elettivi“, che annuncia un “piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico“, auspica “merito individuale” per i giovani e “piena inclusione” per le donne, “riduzione del peso delle imposte e dei contributi“, “aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture“.

Secondo il discorso pronunciato al Senato, a novembre scorso, Il mercato del lavoro è da riformarsi “con il consenso delle parti sociali” e l’età di pensionamento, già a novembre scorso, “superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi“, con un “sistema pensionistico caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio“.

Avete visto voi?

Quelli che seguono sono degli stralci dal discorso di insediamento di Mario Monti al Senato (link testo integrale). Parole pronunciate solo qualche mese fa, promesse che costituirebbero il corrente programma di governo.

“Spero che il mio Governo ed io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica.
Il Parlamento è il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica. Al Parlamento vanno riconosciute e rafforzate attraverso l’azione quotidiana di ciascuno di noi dignità, credibilità e autorevolezza.

Non vediamo i vincoli europei come imposizioni.
Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.
… provvedimenti rivolti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese e poi indurne la crescita, migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese.

Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società.

Esiste una questione meridionale: infrastrutture, disoccupazione, innovazione, rispetto della legalità. I problemi nel Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse.
Ciascun Ministro esporrà alle Commissioni parlamentari competenti le politiche attraverso le quali, nei singoli settori, queste azioni verranno avviate.

Nell’immediato daremo piena attuazione alle manovre varate nel corso dell’estate, completandole attraverso interventi in linea con la lettera di intenti inviata alle autorità europee.
Verrà definito un calendario puntuale per i successivi passi del piano di dismissioni e di valorizzazione del patrimonio pubblico.

Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa ma anche sociale e civile del Paese è una questione indifferibile.
Dobbiamo porci l’obiettivo di eliminare tutti quei vincoli che oggi impediscono ai giovani di strutturare le proprie potenzialità in base al merito individuale indipendentemente dalla situazione sociale di partenza.
L’Italia ha bisogno di investire sui suoi talenti. Per questo la mobilità è la nostra migliore alleata, mobilità sociale ma anche geografica, non solo all’interno del nostro Paese ma anche e soprattutto nel più ampio orizzonte del mercato del lavoro europeo e globale.

Per garantire la natura strutturale della riduzione delle spese dei Ministeri, decisa con la legge di stabilità, andrà definito rapidamente il programma per la riorganizzazione della spesa, previsto dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.
Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi. I soggetti che ricoprono cariche elettive, i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato, finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico ed amministrativo, dovranno agire con sobrietà ed attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato. Per quanto di mia diretta competenza, avvierò immediatamente una spending review del Fondo unico della Presidenza del Consiglio.

Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico. Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture.

Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione.

Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.”

Nota bene, il programma che non fa menzione di RAI e giustizia.

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