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L’Ucraina del battaglione neonazista e dei laboratori biohazard

12 Giu

Iniziano i Mondiali di Calcio in Russia e, forse, sarà possibile che la questione ucraina approdi ai media mondiali, che finora l’hanno narrata in modo davvero frammentario.

Nel ricostruire i fatti, partiamo dalla Dichiarazione di sovranità dell’Ucraina che è molto giovane: risale al 16 luglio 1990 ed arrivò ben un mese dopo la dissoluzione dell’USSR ed in subordine alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

Fu, inoltre, una rivendicazione parziale, che demandava a miglior futuro la situazione del 1921, cioè anche la Galizia e la Volinia insieme a Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano-Frankivs’k e Tarnopol (oggi Polonia), la Transcarpazia (Cecoslovacchia) e Černivci (Romania).
Territori che – con l’Ucraina in UE – potrebbero resuscitare ulteriori regionalismi ed autonomie.

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Un’identità nazionale complessa, quella ucraina, se fino al 1917 l’odierna Ucraina era divisa fra la Piccola Russia, la Russia Meridionale e la Russia Occidentale … mentre gli ‘ucraini’ sudditi dell’Impero austroungarico avevano il nome di un popolo – ruteni – ed erano divisi fra il Regno di Galizia e Lodomiria, la Bucovina e l’Ungheria.  A parte il Khanato di Crimea che era un vassallo dell’Impero Ottomano fino alla conquista russa nel 1783 e fu ‘donato’ nel 1954 da Nikita Sergeevič Chruščëv, come fosse un pezzo di formaggio, ma rimase comunque la base naturale della Flotta Russa del Mar Nero, sorta nel 1800.

Ancora oggi quei territori continuano a consegnarci la stessa fotografia: nel 2004 la popolazione verso il Mar Nero optava per il Regionalismo, finendo per estremizzarsi russificandosi del tutto, mentre verso la Bielorussia la cittadinanza sosteneva la centralità dello stato e … delle proprie città nel raggio di attrazione della mittel-Europa.

E’ evidente che a monte del caos iniziatosi in Ucraina nel 2004 ed esploso nel 2014 c’erano ottimi motivi diversi da quelli maggiormente noti, che la propaganda filorussa non dimentica di sottolineare.

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A parte la propaganda, è un fatto che la ‘mitica’ Flotta del Mar Nero aveva diritti di stanziamento in Crimea fino al 2042 e che referendum e secessione non erano stati dissimili da quelli del Kossovo dalla ex Yugoslavia con ampio plauso internazionale.
Ci sono anche le fabbriche aeronautiche militari russe (nuovi Mig 29) che sarebbero finite in ‘territorio ostile’, secondo i russi, per cui alcuni comparti industriali ‘ucraini’ furono delocalizzati in Russia, secondo per l’appunto gli ucraini.

Ma c’è anche che il nascente popolo dello stato ucraino si è scelto da solo un presidente come Janukovyc, noto per essersi “adoperato utilmente” tra interessi russi ma anche europei e cinesi, al quale vanno imputati la mostruosa corruzione nepotistica, i vasti territori agricoli affittati alla Cina che invia la propria manodopera a discapito di quella locale, la disastrosa gestione dei gasdotti, una totale incapacità a far decollare economicamente il paese con pesantissime ricadute sulle consociate di Unicredit.

Quanti affari ha la Germania  da quelle parti per essere esente da conflitti d’interesse, a parte quelli già storicamente consolidati?
Era necessaria la scintilla – a febbraio del 2014, prima di secessioni e belligeranze – causata dalla proposta del partito vincitore nazionalista e filoeuropeo di cancellare le leggi sulle minoranze linguistiche?

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E’ noto a tutti che il Battaglione Azov raccoglie neonazisti ucraini e di mezza Europa ed è da anni un reparto inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina sotto la giurisdizione del Ministero degli interni, con lo scopo principale di contrastare le crescenti attività di guerriglia dei separatisti filo-russi del Donbass ?

Quanto la Russia ha contribuito a questa situazione la muscolarità russa nei Mari Baltico e del Nord e quanto effettivamente ha oggi il controllo del caos militaresco scatenatosi dopo la resistenza dei militari russi nelle caserme in Crimea e la defezione della flotta ucraina? Quali responsabilità russe se il volo civile MH17 fu abbattuto da un Buk SAM dello stesso tipo di quelli in dotazione alla 53° Brigata Missili Antiaerei di stanza a Kursk in Russia a pochi chilometri dal confine ucraino?

Ma come mai – stando alle rivelazioni hacker diffuse giorni fa – l’attuale governo mantiene sul territorio ucraino ‘senza interferire’ ben sedici laboratori dediti allo studio e alla produzione di agenti infettivi … non per scopi bellici ma di  ‘bio-difesa’, finanziati direttamente dal Pentagono ed occupano solo personale statunitense ?
Vi è un nesso tra le recenti gravi epidemie/infezioni causate da rari agenti tra la popolazione ucraina e le dimissioni del Ministro della Salute Ulyana Suprun, fino al 2013 residente a Detroit e solo dal 2015 cittadina ucraina?

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A quanto pare sono molte le cose che non stanno come stanno …

L’unica cosa certa è che Europa, Russia ed Ucraina avrebbero interesse ad estinguere “l’economia di guerra” del Donbass prima che produca qualche milizia come Al Qaeda in Afganistan, ma è anche evidente che gli ucraini hanno da risolvere qualche problema interno prima di entrare nell’Unione, che – comunque, prima e innazitutto – ha da risolvere i problemi … di casa nostra.

In Ucraina, la soluzione irlandese insegna dove sia la strada per la Pace.

Quanto all’Europa,, deve chiedersi che conseguenze avrebbe l’ingresso forzato in Europa di regioni e provincie dove oggi si combatte per non entrare in Europa, se l’Ucraina nasce (incompleta) nel 1990, collassa a partire dal 2004 e  finisce nel 2014 con le sommosse e le secessioni?

Vista la situazione finanziaria dell’Italia come di tutte le periferie dell’UE, l’Ucraina in Europa assorbirà capitali ed investimenti che potrebbero servire nelle aree dell’Unione che avrebbero bisogno di investimenti pubblici per lo sviluppo e/o il risanamento?

Demata

 

Crimea, Ucraina, Kazakistan, Siria, petrolio, gas, Heimat, dominio dei mari e altro ancora

31 Mar

Se qualcuno volesse scrivere la sceneggiatura o delineare uno scenario internazionale di quanto sta accadendo tra Stati Uniti, Germania e Russia via Ucraina-Siria-Crimea, ce ne sarebbe abbastanza per un ottimo polpettone cinematografico stile Spy Stories ambientate durante la Guerra Fredda.

Iniziamo dalla scacchiera.

Il progressivo incremento dei trasporti via mare va di pari passo con le piraterie, i porti franchi e le micronazioni dalle tante pretese. La flotta russa, oltre ad essere più moderna di quella USA in fatto di portaerei, è pressochè inutilizzata e confinata nei mari freddi del Baltico e dell’Artico. La superiorità della tecnologia militare russa è notoria anche a livello di aviazione (Sukoi – Mig), di ‘artiglieria’ leggera (sistemi razzo russi e iraniani) e di armi leggere (Kalashnikov). E, quanto alle guerre in Afganistan, possiamo prendere atto che i soldati russi si dimostrarono ben più coriacei dei cow boys yankees odierni.

Il Climate Change prefigura un notevole incremento delle terre coltivabili a disposizione delle repubbliche ex sovietiche, Russia inclusa. Niente di fantascientifico. E’ già accaduto 3-4.000 anni prima di Cristo e dal 600 d.C a seguire che le popolazioni scandinave, grazie al disgelo, siano cresciute demograficamente ed abbiano dovuto espandere i propri territori. Inoltre, il dopo Fukushima rende ancor più interessante l’uso del gas naturale come fonte energetica. Questo gas, per motivi geografici, deve passare attraverso l’Ucraina o il mare al largo della Polonia, che sono ambedue, ormai, delle colonie della Deutsche Bank e della Goldman&Sachs. Una discreta quantità del gas ‘russo’ proviene dalla repubblica kazaka, dove vivono e governano gli ultimi discendenti di quella che alcuni considerano la ‘dodicesima tribù di Israele’, i Cazàri.

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Israele, a sua volta, non sembra essere per nulla infastidito nè dalle guerre – prima irakena, oggi siriana, per non parlare della caotica rivoluzione egiziana – nè dall’iperattivismo saudita in Medio Oriente. E, d’altra parte, mandare in tilt Damasco è il mezzo migliore per evitare che si ricomponga l’ultimo califfato mancante al mosaico, ovvero la riunione di Libano, Siria, Giordania e Iraq. Qualcosa di inimmaginabile negli anni ruggenti del sionismo, ma altrettanto realistica se Erdogan (ri)vince alla grande le elezioni.
E i ‘nemici’ di Israele sono noti da decenni: Russia, Iran e, guarda caso, Siria. Come lo sono gli ‘amici’: Stati Uniti e, guarda caso, Germania e Arabia Saudita.

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Dunque, esiste la probabilità che qualche potente kazako e qualche suo lontano cugino di New York o di Tel Aviv non vedano di buon occhio l’aggiramento dell’Ucraina e della Germania con gli oleodotti e i gasdotti del South Stream attraverso il Mar Nero. Tutto legittimo, come potrebbe esserlo, viceversa, l’idea russa di risolvere a pie’ pari il ‘problema ceceno’, che ha finora bloccato la realizzazione dell’autostrada energetica, riprendendosi la Repubblica di Crimea, regalata da Krushev all’Ucraina e da questa inglobata, che si trova abbastanza a nord per poter abbandonare la Cecenia al proprio destino di area tribale.

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Per completare la scacchiera, ricordiamo che l’Italia si  approvvigiona di gas tramite la Tunisia e potrebbe infischiarsene, come gli stati europei del Nord Europa che utilizzano il North Stream, come anche ha forti interessi (tramite ENI) in Kazakistan e, dunque, la ‘cresta’ che gli ucraini fanno sul gasodotto  principale non può farci gioire. Come non gioiscono – di sicuro – nè i bulgari, nè i serbi, nè i turchi, nè gli albanesi e neanche i molisani, che dalla messa in opera del South Stream potrebbero ottenere l’energia e l’upgrade necessari per lo sviluppo.
L’Italia è anche il paese al quale fu demandato di provvedere alla costruzione di caccia F35, in quantità non inferiore a 100 come sembra, che prima o poi saranno usati per fare la guerra da qualche parte.
E, se il Kazakistan vi ha portato alla mente il caso Shalabayeva-Bonino, mettiamo anche in conto che neanche 12 ore dopo le rassicurazioni di Obama a Renzi sul caso dei marò in India, il governo indiano ha dichiarato illegittimo l’uso delle leggi antiterrorismo a carico dei nostri militari, aprendo un’inchiesta.
Meglio incassare, si sarà detto Matteo Renzi, piuttosto che un nuovo caso Mattei … tanto sarà difficile scalzare ENI dalle repubbliche ex sovietiche e … dalla Turchia.

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Il tutto mentre, prima o poi, la Gran Bretagna si troverà – per la prima volta in 200 anni con un re giovane e, dopo tanti secoli, con un principe cadetto scalpitante. E mentre la Scozia potrebbe diventare una repubblica, incassando molto del petrolio del Mare del Nord, Londra sta cercando in ogni modo di ottenere il controllo dei ricchi pozzi delle Falkland – Malvinas, al largo dell’Argentina.
I francesi hanno i loro problemi, con una sinistra che ormai è andata ad aggiungersi ai lauti banchetti (e qualche scampagnata extraconiugale) dell’alta borghesia affermatasi nell’Ottocento.
Quanto alla Germania, c’è poco da dire: nel momento in cui è arrivata (anni fa) a dotarsi di una corolla di stati satellite (Olanda, Lussemburgo, Polonia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Repubblica Ceca, Triveneto …), grazie al potere delle proprie banche e alla forza delle proprie istituzioni, i suoi confini coincidono con quelli della Heimat.

Obama?
Possibile che gli USA siano talmente alla canna del gas – tra complesso industrial-militar-finanziario e un melting pot che funziona in parte – da dover trasformarsi nel braccio (armato) degli interessi di Germania e Israele?
Dov’è l’afflato di Carter e di Clinton che riuscirono a costruire e sugellare l’armistizio ancora corrente, seppur instabile, tra Israele e Palestina? Dov’è la competenza di George Bush senior che preferì non invadere l’Irak? E dove sono gli staff di quei presidenti americani?

Perchè, da quando Barak Obama è subentrato a G. W. Bush come presidente agli inizi del 2009, della ‘Road map for peace‘ non se ne è più parlato?
E come spiegarsi il perchè, se Hillary Clinton – che pure ci aveva provato – ha lasciato la carica di Segretario di Stato a John Kerry, nipote di James Grant Forbes II e pronipote di Robert Charles Winthrop per parte di madre, ma anche nipote di ebrei austroungarici, immigrati ai primi del ‘900 in USA,  e con due zii  – Otto e Jenni  – sterminati dai nazisti con tutte le loro famiglie.

Timori dovuti, dato che Mr. President ha già dimostrato – in occasione delle rivolte arabe contro i regimi corrotti – di non cavarsela molto bene fuori dai confini delle metropoli wasp statunitensi. Come anche, ha lanciato promesse al vento, vedi il ritiro dall’Afganistan o la guerra lampo in Siria, per non parlare dell’Obamacare o dell’assimilazione degli ispanici o, peggio, del grande piano infrastrutturale che annunciò cinque anni fa.
Questa è la chiave di volta.

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Per il resto, va tutto bene. La Germania – grazie al distacco della Crimea dall’Ucraina – ormai arriva a Kiev e controlla i rubinetti di francesi e olandesi. L’Italia incassa sconti e commesse più due marò liberi, tanto tra tre mesi la banderuola gira. Israele ha un rapporto con i Sauditi ormai ben consolidato e, se l’Imperatore americano facesse il suo mestiere, si dedicherebbero ambedue al business as usual piuttosto che trovarsi prima o poi la casa in fiamme.
Russia e Kazakistan hanno indietro la loro Crimea e potranno avere un South Stream che fa capo all’attuale hub di Odessa, senza dover dipendere – come accade a noi italiani – dai voleri (e dagli affarucci) dei Graf di Berlino (e Monaco di Baviera), che – come Machiavelli e la storia medievale insegnano – abitano troppo vicino alle nostre amate coste.

Un grande presidente americano avrebbe rilanciato la Road Map per il Medio Oriente, prima che i turchi stacchino gli acquedotti che alimentano Israele. Un segretario degli esteri, con una carrriera da pacifista e da procuratore integerrimo del caso Contras, avrebbe rilanciato la Road Map per il Medio Oriente, prima che le masse arabe (egiziane e non solo) rivolgano all’esterno piuttosto che all’interno le loro tensioni.
Ma Obama e Kerry di politica estera ne masticano poca e di storia e dottrina politica ancor meno, basta leggere i curricula da avvocati per saperlo, e così andando le cose a festeggiare saranno Putin e Merkel …

Non a caso i repubblicani di Romney sono partiti alla carica, poichè proprio in campagna elettorale Obama accusò il suo contendente di ‘ricadere nella Guerra Fredda’, mentre i democratici – temendo che la debolezza finora dimostrata dal ‘loro’ presidente possa rivelarsi  un boomerang – ormai si sono  aggregati al coro bipartisan che al Congresso chiede di inviare aiuti militari in Ucraina ‘per supportare il nascente governo’.
La Crimea? E’ russa, come avranno avuto modo di spiegare le diplomazie francesi e inglesi …

originale postato su demata