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Perchè la Fiat può disdire i contratti

21 Nov

Secondo fonti sindacali, che annunciano azioni legali e denunce, la FIAT ha disdetto, a partire dal primo gennaio 2012, “ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto” e si rende disponibile a “promuovere incontri finalizzati a realizzare accordi uguali e migliorativi rispetto a quelli attualmente vigenti”.

Non esiste uno Statuto dei lavoratori?  Perchè la FIAT può regolarsi in questo modo? Ed i Sindacati sanciti e tutelati dalla Costituzione?

Appunto …

La Costituzione Italiana ordina, all’art 39, che “ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.

È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.

I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.”

I nostri sindacati non hanno ordinamento interno a base democratica, almeno per quello che si intende comunemente, e non sono registrati, dato che in trent’anni nessuno è riuscito ad emanare il decreto attuativo.

Dunque, i contratti collettivi di lavoro non hanno necessariamente efficacia obbligatoria.

originale postato su demata

Scalfari ed il padrone di Marchionne

2 Gen

Eugenio Scalfari è nato nel 1924, ha oltre 85 anni ormai ed, a tale età, chiunque può scrivere quello che vuole senza doversi preoccupare di esser preso sul serio.    Il Deus della stampa e della sinistra italiana ci spiega, oggi dalle pagine di La Repubblica, che il vero padrone di FIAT sarebbe il sindacato statunitense, che a sua volta controlla la Chrysler attraverso i fondi pensione. (leggi qui)

Cosa forse vera, probabilmente verosimile, ma discutibilmente veritiera, dato che sono le finanziarie e non i sindacati stessi a gestire i soldi dei lavoratori, ma non solo.
Un’idea sopraffina, socialista, quella che i lavoratori reinvestano il proprio futuro nella stessa fabbrica e nel suo successo.
E d’altra parte, cosa meglio, per il capitale, che i quattrini delle pensioni restino in cassa a sostenere investimenti e rattoppare perdite?

Un bengondi, la Chrysler vista con gli occhi di Eugenio Scalfari, peccato fosse praticamente fallita anche per l’incapacità di ammodernarsi.
Una incapacità a rinnovarsi e ad abbattere i costi che sta connotando anche Volkswagen, esemplare secondo Scalfari, e Renault che sono delle public companies e che non riescono a scendere al di sotto di determiati prezzi.

Non a caso, il lungo editoriale di La Repubblica lascia spazio a qualche ammissione: “l’industria dell’automobile è in crisi nei paesi opulenti. Se ne producono troppe. La domanda ristagna.”
Vuoi vedere che teniamo le fabbriche aperte non perchè convenga a qualcuno, ma solo per mantenere occupazione e consumi? Sembra proprio di si.

Cosa propone allora Scalfari? Di trasferire dai Sindacati i fondi attualmente all’INPS, i quali potrebbero utilizzarli per “entrare” nelle aziende e nei consigli di amministrazione.
Il tutto, senza tener conto che almeno 2/3 degli attuali lavoratori italiani non sono sindacalizzati e che negli USA le leggi prevedono che i sindacati rispettino limiti, obblighi e trasparenze.

Un’idea accattivante?

… oltre 4.000 dei cosiddetti “fondi aziendali a benefici definiti”, quelli di cui scrive Scalfari, sono saltati negli ultimi 10 anni, tra cui United Airlines, US Airways, TWA, Bethlehem Steel, LTV Steel, National Steel, Weirton Steel, Kaiser Aluminium. Ford e General Motors hanno chiesto aiuti di Stato per sostenere i fondi pensionistici e sanitari aziendali.

Il deficit dei principali fondi pensione statunitensi si è impennato dai 108 miliardi di dollari in luglio ai 459,8 di agosto, come riferito dalla società attuariale e di consulenza Miliman. (fonte Sole24ore)

In parole povere, sembra che l’idea funzioni solo se … il mercato tira. Altrimenti, i lavoratori rischiano di perdere ditta e pensione in un colpo solo … che bella idea, dottor Scalfari.