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Rapporto FIEG: la fotografia di uno spreco

19 Apr

Secondo il rapporto della Federazione degli editori di giornali per il 2009-2011, i lettori dei quotidiani on line sono cresciuti.
Per l’esattezza, secondo il rapporto Fieg, “tra il 2009 e il 2011 il numero complessivo di utenti attivi sul web in un giorno medio è passato da 10,4 a 13,1 milioni, con un aumento del 26%. La percentuale dei lettori dei quotidiani online sul totale degli utenti web, nel giorno medio, nel 2011 è del 46,8%, mentre nel 2009 era del 38,3%. Verosimilmente nel 2012 supererà la soglia del 50%”.

Dunque, i lettori dei quotidiani on line nel 2011 sono cresciuti dell’1,8% e non che “il numero degli utenti di siti delle testate, in un giorno medio, è cresciuto del 50%, passando da 4 a 6 milioni di individui”, come qualcuno è riuscito a scrivere. Piuttosto, il 50% è riferito agli utenti on line, la cui metà, quando si connette, va anche a sfogliare un quotidiano on line.

Un documento tutto da leggere ed approfondire quello della FIEG, dove scopriamo, a pagina 29 che, nei quotidiani a grande tiratura, il costo del lavoro dipendente per addetto è di 101,355 Euro. Praticamente il doppio di quello delle piccole testate locali: principi e peones …

La diffusione dei settimanali per “giovani” è mediamente di 40.385 copie alla settimana. Sostanzialmente, il traffico settimanale di un qualunque sito per adolescenti che si rispetti, ma senza i costi e l’inquinamento della carta stampata.

Un periodico mensile ha venduto come media giornaliera  di 137 copie nel 2008, 127 copie nel 2009 e 118 copie nel 2010. I peridici di Attualità/Pol. Economica, nel 2010, hanno diffuso, in totale, solo 433.000 copie (-23% rispetto al 2009). 1300 copie al giorno totali (diffuse e non necessariamente vendute), mentre un blog che si rispetti ha almeno 2-300 passaggi effettivi al giorno.

Sempre restando ai periodici mensili, se ne stampano circa 17 milioni di copie per venderne solo il 60% (circa 10 milioni). Il restante è tutto inquinamento, dallo spreco di cellulosa, alle cartiere ed alle tipografie, al trasporto su gomma, alla risbiancatura delle copie invendute per il riciclaggio.

La quantità di carta consumatata in un anno è nell’ordine delle 5-6.000 tonnellate annue, se parliamo solo delle 56 aziende editrici dei maggiori quotidiani. Nel 2010, il “consumo apparente” è stato di circa 800.000 tonnellate di carta, quasi del tutto d’importazione.

La Repubblica – volendo fare un esempio rappresentativo – ha ottenuto, nel 2011, i passaggi di 1.383.515 utenti unici su 11.976 pagine pubblicate in un giorno medio. Circa 130 Utenti Web per pagine viste: una quantità ampiamente paragonabile a quanto raccoglie un blogger “storico” od un aggregatore, se non inferiore.

Dai citati dati Istat (Cittadini e nuova tecnologia. 20 dicembre 2011), il 51% degli utilizzatori usa internet anche per leggere giornali, riviste, news. E tra le “news, vanno evidentemente inclusi i blogger, visto quello che gira su Facebook, ed è possibile che almeno un terzo di quel 51% sia da attribuirsi a loro.

Secondo il Censis, il totale delle persone “estranee ai mezzi di stampa” supera il 45%, mentre solo la metà dei lettori di giornali usa anche internet. Ecco spiegato il caos dell’opinone pubblica italiana ed il ruolo giocato dall’editoria nel sostegno a Mario Monti.

Al Sud si vende quasi la metà dei quotidiani del Nord (92) e del Centro (84), mentre i dati relativi all’acculturamento della popolazione sono omogenei o comunque non spiegano questo rapporto, anche includendo i fattori di depressione socio-economica. Evidentemente, è una questione di contenuti, non a caso in Campania si registra il dato in assoluto peggiore: 36 copie ogni 1000 abitanti.

Considerato che in Italia esiste un monopolio televisivo RAI-Mediaset, è davvero allarmante che il 55,9 % della pubblicità vada alle televisioni, mentre solo il 15,4% ai quotidiani ed il 9,3% ai poco letti periodici, la radio “resiste” con il 7,1% ed Internet avanza con il 14,6%. L’allarme è “speciale”, se parliamo della televisione di Stato, la RAI, che opera come una televisione commerciale in un sistema diffuso di aziende a partecipazione pubblica.

In soldoni, la RAI incassa pubblicità per circa 1 miliardo di  Euro annui, ai giornali arrivano 2 miliardi, a Mediaset oltre 2,5 miliardi. Basterebbe avere meno interruzioni pubblicitarie o meno canali per editore o, meglio, una televisione di Stato non commerciale per ovviare al problema.

In termini di sudditanza dell’informazione rispetto ai “mercati”, è significativo che i ricavi editoriali si dividano 50-50 tra vendite ed introiti pubblicitari. E’ dunque interesse vitale di chi ci informa, promuovere abitudini e stili di vita consumistici.

I giornalisti occupati in quotidiani (5000), periodici (4000) e agenzie di stampa (1000) sono circa 10.000, meno dei presidi delle scuole o dei notai. Una vera casta, se consideriamo sia cosa serve per entrare nell’Ordine sia , soprattutto, che i poligrafici della carta stampata (operai ed impiegati) sono in tutto quattro gatti (5.569).

A quanto ammontino i contributi pubblici per la carta stampata non ho trovato traccia e, ricercando in rete, poco o nulla.

D’altra parte, la FIEG era presieduta, fino a pochi mesi fa, da quel sottosegretario del Governo Monti, Malinconico Scandenberg, dimessosi recentemente per uno scandalo. Come anche, la FIEG rappresenta la stampa italiana, quella che scende – ben coadiuvata dalle nostre televisioni – sempre di più nelle classifiche mondiali per la qualità dell’informazione. Non c’era da aspettarsi una gran trasparenza.

Basti sapere che, nel 2003, Liberazione incassò 3.718.490,08 € di contributi, La Padania 4.028.363,80 €, Rinascita 907.314,84 €, Il secolo d’Italia 3.098.741,40 €, Il Sole che ride 1.020.390,93 €, L’Unità 6.817.231,05 €. (fonti varie)

Forse un miliardo di Euro all’anno in totale, forse di più, visto che Beppe Lopez, in libro del 2007, denunciava che “la parte più cospicua delle provvidenze se ne va in “contributi indiretti”: agevolazioni postali (228 milioni nel 2004), rimborsi per l’acquisto della carta (per fortuna aboliti nel 2005), agevolazioni telefoniche, elettriche, ecc. Contributi che premiano in particolare i grandi gruppi editoriali con molte testate, alte tirature e ampi organici.”

Come aspettarsi un’opinione pubblica informata e consapevole dinanzi ad una storia così? Perchè continuare a buttare carta ed a sprecare risorse industriali (la pubblicità) se le cose stanno così? Perchè spendere uno o due miliardi di Euro, presi dalle vuote casse dello Stato italiano, per finanziare fogli che nessuno legge?

Perchè arricchire l’ennesima casta, discriminando i blogger con un Ordine dei Giornalisti che non ha mai funzionato (vedi caso Emilio Fede), mentre la gente legge su internet e non si fida più di nessuno? Perchè la RAI, televisione commerciale di Stato? E come mai Mediaset, che ha tutti i paramtri per essere definita prevalente, se non monopolista almeno per quanto riguarda i privati?

originale postato su demata