Lo stato della Cina Popolare si appresta a nominare (cioè ordinare) i vescovi cattolici. Il Vaticano reclama e, vivendo in un paese cattolico, la cosa ci appare “giusta e normale”.
In realtà, la nomina dei vescovi rappresenta un aspetto piuttosto controverso dal punto di vista delle norma internazionale, visto che ad essi è attribuito un potere gerarchico e temporale che non ha equivalenti nelle altre confessioni e religioni.
Non è un caso che la pretesa della Santa Sede di nominarli abbia comportato centinaia di anni di guerre in Europa, conclusesi sostanzialmente con una vittoria dei “Guelfi”.
La Cina Popolare non ha mai firmato un accordo od un trattato a riguardo e la competenza, la “giurisdizione”, resta a loro non a Roma, specialmente se parliamo dell’ “Associazione patriottica cattolica cinese”, come effettivamente si tratta.
I Cattolici in Cina Popolare superano ufficialmente i 4 milioni, ma potrebbero essere quattro volte di più, stando alle stime di «Human Rights Watch», dato che il clero cattolico, che svolge attività religiosa al di fuori dell’associazione patriottica, è considerato sovversivo.
Una problematica analoga a quella che portò la Chiesa romana allo scontro con l’Impero federiciano e, successivamente, con i principi riformati, e che alimentò la Guerra dei Cent’anni e quella dei 30 anni come anche lo scisma anglicano ed il massacro albigese.
Questo dovrebbe raccontarci una libera stampa e questi sono gli svantaggi di una Chiesa temporale e dotata di banche. Sarebbe ora di cambiare e ritornare agli insegnamenti originari.
Ha meno possibilità di andare in paradiso un (clero) ricco piuttosto che un cammello di attraversare la cruna di un ago …
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