Tag Archives: Fare per Fermare il Declino

Il vero scandalo MPS

31 Gen

La Banca Monte dei Paschi di Siena nasce nel 1472 come Monte di pietà della Repubblica di Siena, prende l’attuale denominazione nel 1624 e  dall’unità d’Italia la Banca estende la propria attività,  in tutta Italia, principalmente nel suo settore tradizionale, il credito fondiario.

Progressivamente MPS si espande, diventando la terza/quarta banca italiana, e nel 1995, per effetto di innovazioni normative, Monte Paschi di Siena si differenzia in due enti, interconnessi tra loro: la Banca e la Fondazione.

La Fondazione MPS è ente no-profit che ha per scopo statutario le finalità di assistenza e beneficenza, nonché di utilità sociale nei settori dell’istruzione, della ricerca scientifica, della sanità e dell’arte, con particolare riferimento al territorio senese.

Una fondazione che presenta alcune singolarità, dato che detiene il 49% delle azioni della Banca (MPS) e ne è de facto la controllante, mentre l’organo d’indirizzo (Deputazione Generale) è composto da otto membri nominati dal Comune di Siena, cinque dalla Provincia di Siena ed uno a testa tra Regione Toscana, Università ed Arcidiocesi di Siena.

Aspetti che, altrove, avrebbero già fatto la differenza, visto che parliamo di una fondazione che gioca in borsa, ammassando azioni di una banca, il cui direttivo è nominato dagli ‘governi’ locali, che hanno ‘di per se’ finalità istituzionali nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione, dell’arte, della conservazione e valorizzazione dei beni e delle attivita’ culturali e dei beni ambientali, dell’assistenza alle categorie sociali deboli.

Come non pensare che Comune e Provincia di Siena non sostengano il welfare o l’attrattività turistica o la penetrazione sui mercati dei prodotti vinicoli o, ancora, l’occupazione locale sia tramite i canali istituzionali sia tramite la Fondazione MPS, andando a creare un benessere ed un modello locale artificioso, grazie a flussi di denaro e potere di lobbing che derivano non da una forza propria del territorio, ma da attività anche di speculazione finanziaria attuate dalla Banca MPS?

Ancor peggio, se consideriamo che all’organo amministrativo (Deputazione Amministrativa) spetta di deliberare, nell’ambito delle linee generali della politica delle partecipazioni – come ad esempio la definizione generale della linea patrimoniale –  anche riguardo alla Banca Monte Paschi di Siena Spa.
Una banca (MPS) che, intanto, ha incorporato la Banca Agricola Mantovana (BAM) e la Banca del Salento (poi Banca 121) ed  acquistato la Banca Antonveneta, oltre alla diffusa messe di servizi di cassa per tante amministrazioni locali.

Una banca, Monte Paschi di Siena Spa, che, come tante altre banche, offre ad enti e istituzioni dei servizi che andrebbero classificati come ‘ad alto rischio’ sia per le pubbliche amministrazioni, che non dovrebbero contrarre debiti od immobilizzare capitali, sia per la banca stessa, che potrebbe ritrovarsi al lumicino, se arrivano patti di stabilità o spending reviews, sia per cittadini ed investitori, per motivi a tal punto ben evidenti.

Parliamo, infatti, di anticipazione di tesoreria, finanziamenti nelle more di alienazione del patrimonio, mutui opere pubbliche, operatività in strumenti derivati, finanza innovativa, prestiti obbligazionari, risparmio gestito.
E parliamo del potere di salvare qualche giunta scellerata sull’orlo dell’abisso finanziario, di aver peso nelle alienazioni del patrimonio e nello start up di opere pubbliche, di incatenare intere cittadinanze al gravame di rate ventennali che soffocano lo sviluppo, producendo una ricchezza (ed un potere?) destinata a Siena.

Tutto questo ci riporta al punto di inizio: agli otto membri nominati dal Comune di Siena ed ai cinque della Provincia di Siena, dato che sono non pochi i dubbi su una ipotetica politicizzazione della Fondazione e/o della Banca MPS.

Il Fatto Quotidiano scriveva, dieci mesi fa, a proposito del cambio di guardia ai vertici della banca, attuato dalal fondazione controllante: “è una vittoria dalle evidenti conseguenze politiche, quella di Profumo, figura capace di spaccare il Pd locale e di creare una palese frattura all’interno della stessa Fondazione che lo ha scelto per la successione di Giuseppe Mussari contro la volontà del suo stesso numero uno Gabriello Mancini”.
RaiGiornaleRadio (link) teneva a precisare che “sulla mina derivati in cui è incappata Monte dei Paschi di Siena, arrivano le prime reazioni politiche. E su eventuali responsabilità del partito nel caso Mps e le conseguenti dimissioni del presidente Abi, Mussari, risponde il segretario Pd, Bersani: “Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio”.
Liberazione (link) racconta come “il Pd senese, soltanto tra il gennaio 2011 e il febbraio 2012, riceveva da Mussari due assegni per complessivi 200.000 euro (ma secondo i dati ufficiali della camera dei deputati dal 2002 l’importo cresce a 683.500 euro). Il presidente dei banchieri che finanzia il partito più grande della sinistra”.
Il Messaggero (link) riporta che il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia attacchi «si sente l’odore» di tangenti, Antonio Di Pietro avverta «troppo facile prendersela solo con il Pd» e Mario Monti puntualizzi che «il rapporto fra banche e politica deve ancora essere corretto».

Il Financial Times, infine, scrive di “links between M.P.S. and the Democratic Party”, racconta di “M.P.S. based in Siena, in a part of northern Italy that is a stronghold of the leftist Democratic Party” e che la “murkiness may have thwarted the Democratic Party’s ability to lure fresh voters”.

mps on ft

Dubbi, sospetti, ipotesi che assumono una connotazione ben più marcata, leggendo su Repubblica che “nel novembre del 2010 il Monte dei Paschi di Siena realizzò una cartolarizzazione di una parte del proprio patrimonio immobiliare e collocò sul mercato titoli per un valore di 1,5 miliardi”.
La, speriamo non famigerata, operazione Chianti Classico, per la quale Banca Monte dei Paschi di Siena smentisce rischi di perdite straordinarie e che è impensabile che sia accaduta senza l’avallo della Fondazione, trattandosi, anche, del territorio affidato dall’antica Repubblica di Siena al Monte (di Pietà) del Banco dei Paschi (ndr. pascoli).

A ventiquattro giorni dalle elezioni, dunque, le ombre del caso-modello Monte Paschi di Siena rendono difficile credere in un Partito Democratico ‘diverso dagli altri’, vista l’ennesima commistione tra politica, aziende, fondi poco chiari, onlus e benessere locale.

Ed il benessere locale porta consenso.
Specie se si tratta di consumi e di status conquistati con guadagni ‘facili’, sottraendo risorse ad altri territori, come abbiamo visto – a favore di Toscana ed Emilia Romagna – nel caso dell’immondizia e delle manifatture campane, dell’olio e del vino pugliese, della frutta e degli ortaggi calabri.

E’ questo il vero scandalo del Monte Paschi di Siena: sul ruolo della politica nelle banche l’Italia ha fin troppi scheletri nell’armadio, dato che la triste storia di MPS si aggiunge a quelle non molto migliori di Credito Italiano e BNL o della miracolata Unicredit.

Quello che è davvero incredibile è che sia accaduto – e che sia ancora legale – che una fondazione, il cui direttivo è nominato dai Consigli di un Comune e di una Provincia, controlli una banca che offre credito finanziario ad altre amministrazioni locali, con la finalità di migliorare la qualità di vita del territorio in cui hanno sede sia la fondazione sia la banca e con l’opportunità di influenzare (od interferire) con la politica e la crescita di altri territori.

Un’inquietante sovrapposizione di interessi. Non è un caso che Oscar Giannino – leader di FARE per Fermare il Declino – commenti lo scandalo del Monte dei paschi: «Il problema è di natura politica e con lo strapotere delle fondazioni nelle banche queste vicende possono ripetersi. Bisogna privatizzarle tutte. Ora non c’è nessun istituto di credito veramente libero da condizionamenti politici».

originale postato su demata

Arrivano le elezioni. E i temi concreti?

14 Gen

Si va alle elezioni e, finora, nessuno dei nostri partiti ha finora chiarito cosa intenderà fare riguardo i ‘temi concreti’ della politica e dell’economia italiana.

Ad esempio, dove prendere i soldi con i quali far ripartire la crescita e rilanciare il paese dopo dieci anni di stagnazione economica causata dall’inadempienza dei governi e dei parlamenti alla necessità di riforme strutturali ed innovazione.

E la patrimoniale “secca”, va fatta sui redditi privati, come propone Bersani, o sugli immobili pubblici, come chiede Oscar Giannino, leader di Fare per Fermare il Declino? Come anche cosa sarà della riforma delle concessioni demaniali e cessione di aree demaniali per edilizia turistica, in agenda entro la fine della prossima legislatura?

Oppure, manteniamo il deprimente ed iniquo caos sulle pensioni oppure andremo al riordino, visto che oggi 700.000 italiani percepiscono, senza aver adeguatamente contribuito, quanto altri 20 milioni di pensionati ben più poveri, incrementando il debito pubblico di almeno 10 miliardi di euro all’anno? E per quanto tempo ancora potremo assistere all’antropofago spettacolo di pensioni ben superiori al corrente stipendio d’ingresso per la stessa qualifica/posizione?

Porremo limiti all’espansione della grande distribuzione che sta svuotando i centri abitati dagli esercizi commerciali ed imporremo un sistema di packaging che eviti ai cittadini di dover costosamente smaltire enormi quantità di plastica e plastificati? Reintrodurremo la mezzadria e riformeremo dei sistemi consortili e cooperativi nell’agricoltura, una via per abbattere costi vivi e prezzi al consumo?

Arriveremo al contingentamento delle dirigenze pubbliche e dei redditi derivanti da incarichi plurimi, come nel caso dei primari dei policlinici universitari? Privatizzeremo il sistema assicurativo dei lavoratori del settore privato? Defiscalizzeremo i premi ai lavoratori e dei contributi previdenziali od assicurativi? Attueremo una riforma del sistema delle contrattazioni sindacali con maggiore apporto per gli accordi locali?

Introdurremo nuove leggi sul conflitto di interessi e sulla Par Condicio? Arriveremo all’immissione sul mercato (ed allo smantellamento) della televisione commerciale di Stato? Attuaremo la riforma delle norme sull’editoria, sia per quanto relativo ai finanziamenti pubblici sia per quanto relativo i rapporti tra editore e comitati di redazione?

E cosa ne sarà delle inutili Province e degli inutili comuni al di sotto dei diecimila abitanti? O delle tante aziende a capitale o partecipazione pubblici, che costano diversi miliardi per stipendi e rimborsi del personale?

Troveremo una via per prepensionare il pubblico impiego, che arranca da anni e decenni dietro un’innovazione tecnologica sempre più esigente, e così poter procedere alla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione?

Fosse solo in nome dell’ambiente, avvieremo politiche fiscali che incentivino il trasporto su rotaia o via mare? Visto che almeno il 60% dei maschi adulti non è diplomato, avvieremo una campagna di formazione permanente per gli adulti e una qualche razionalizzazione della rete formativa post-diploma ed universitaria? Introdurremo l’obbligo per tutti i detenuti di attività di studio e lavorativa, in carcere per quelli pericolosi, eventualmente all’esterno per i recuperandi?

Attueremo una vera riforma della giustizia con totale separazione delle carriere tra inquirenti, giudici ed avvocati? Ci sarà la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, come organismo “interno” al sistema giudiziario e con forti poteri disciplinari? avremo una definizione degli standard di qualità e di best pactices nel sistema giudiziario? Otterremo delle sentenze “in base alle prove presentate” e non “in base a giusto convincimento”? E che dire della semplificazione dei codici di procedura giudiziaria e del sistema di notifica degli atti?

Quanto alla malasanità a macchie di leopardo, ci sarà l’istituzione di un qualche servizio ispettivo nazionale per il sistema ospedaliero e di medicina di base, visto che il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità è palesemente poco descrittivo del disastro in corso e, soprattutto, non ha poteri di intervento?
Visto il caos burocratico e gestionale di tanti siti sanitari, a partire da certe astanterie chiamate sale d’attesa, ci sarà l’obbligo per i medici dirigenti di superare una prova giuridico-amministrativa?

Visto che in molti ospedali non si vede un volontario uno, cosa farne delle Onlus operanti nel settore sociale e salutistico? Le obbligheremo ad utilizzare almeno il 30% del fund rising in interventi diretti per i malati, come accompagno, assistenza e supporto, eccetera? Ed il mercato nero degli alloggi, vogliamo sanarlo obbligando i grandi ospedali di dotarsi, anche con convenzioni ad hoc, di strutture ricettive (bed & breakfast) per pazienti e familiari? Ed i 2-6 milioni di malati cronici e/o rari dovranno ancora macinare ore e chilometri per una fiala, oppure avranno il diritto di essere curati presso ospedali generali o poliambulatori di propria scelta, con abbattimento dei rischi terapeutici e dei costi per accertamenti e cure?

La smetteremo di inseguire il miraggio di 100-200 miliardi da recuperare dall’evasione fiscale e, piuttosto, prenderemo atto che qualche calcolo è, evidentemente, troppo ottimistico e che, probabilmente, è il sistema che utilizziamo che non funziona, visto che la pressione fiscale è esosa e sfilacciata? E come non considerare quanto stamane Oscar Giannino spiegava ai telespettatori durante la trasmissione Omnibus, ovvero che siamo in un paese dove la pressione fiscale è almeno al 43% a fronte di stipendi molto bassi e che per questo è necessario attenuare il carico sui redditi, sulla produzione e sul lavoro?

E che dire di uno Stato ‘guardone’ che pretende di analizzare persino i consumi di sapone nelle nostre case, ma non onora i propri impegni ed i propri debiti?

Alcune delle tante domande per le quali vorremmo leggere le soluzioni nei programmi elettorali e delle quali vorremmo sentir parlare nei talk show televisivi.

originale postato su demata