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Università Statale di Milano: una terra di nessuno in balia dei violenti?

5 Set

Nel febbrio scorso, un giovane ventottenne è stato aggredito da una ventina di studenti antagonisti e brutalmente pestato a calci e pugni, con trauma cranico e lesioni gravissime per il rientro della scatola cranica, una grossa cicatrice, l’arretramento dell’occhio e danni funzionali, 15 viti per la ricostruzione maxillofacciale e potrebbe non riacquistare più la sensibilità della parte sinistra del viso, oltre a grave ‘danno estetico’.

L’aspetto più grave della vicenda è, però, che la denuncia è stata presentata solo due settimane dopo dal medico di guardia all’Ospedale San Paolo, ovvero solo quando il giovane ha deciso di recarsi ad un pronto soccorso perchè aveva un ormai vistoso avvallamento nella parte sinistra della fonte. Come anche il giovane si è ben guardato dall’identificare i responsabili ed il ‘branco’ se la sarebbe ampiamente cavata, se non fosse stato per alcuni testimonii che hanno riconosciuto gli autori del fatto dalle foto segnaletiche.
Addirittura, sembrerebbe che il giovane sia stato tecnicamente ‘rapito’, dato che il fatto è iniziato e si è un buona parte svolto in un edificio e poi concluso nel cortile esterno, dove era stata trascinata la vittima.

Il fattaccio non è avvenuto in terra di omertà e mafia, bensì nei cortili dell’Università Statale di Milano, come riporta il Corriere della Sera. Uno dei presunti aggressori era in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato un anno prima, dopo i sabotaggi, le devastazioni e le aggressioni attuate da alcune fazioni NO Tav in Val di Susa, ma, a quanto sembra, non sottoposto ad alcun provvedimento cautelare per la possibile reiterazione dei reati.

Un fatto inspiegabile in un paese democratico e civile.

Inspiegabile per la democrazia, dato che che anche un bambino potrebbe prevedere che chi assalta celerini, cantieri o stadi lo rifarà domani o dopodomani, visto che ‘quel reato gli da gusto’. Dunque, proprio non si comprende perchè possa restare a piede libero in attesa di processo, essendoci il palese rischio di ‘reiterazione del reato’. Misteri del sistema giudiziario italiano. Intanto, in Val di Susa la polizia incassa botte, le aziende contano le perdite ed i danneggiamenti, i sindaci e le imprese vengono minacciate e dalla protesta civile ci siamo ritrovati, ormai da anni, dinanzi ad azioni organizzate allo scopo di distruggere beni privati e pubblici, colpire le forze dell’ordine e le istituzioni, eludere le indagini e i controlli, ricattando il territorio e la produzione locale tramite il blocco di autostrade e snodi nevralgici.
In un paese democratico tutto questo si chiama terrorismo. Specialmente se la ‘colpa’ del ragazzo era stata quella di scarabocchiare un manifesto col pennarello, punto.

Inspiegabile per la civiltà, perchè sono stati dei testimoni e non la vigilanza dell’Ateneo a chiamare  la pattuglia, lasciando il tempo agli aggressori di eclissarsi ed al ferito, inizialmente creduto per morto, di andare a casa pur di non subire ritorsioni.
Eppure, il fatto è svolto in un Ateneo statale, che dovrebbe vigilare sulle proprie cose e sulle persone che accedono o le utilizzano. A maggior ragione se concede un cortile agli occupanti dell’ex Libreria Cuem per la Festa di San Valentino, che in quanto ‘okkupanti’ di sicuro non possono essere considerati degli affidabili e ligi cittadini rispettosi delle leggi.
Lo sgombero della Libreria Occupata & Autogestita è avvenuto solo il 6 maggio 2013: un intervento davvero troppo tardivo ed ‘a fattaccio compiuto’.

Dovunque, le università hanno cancelli, cartellini identificativi, vigilanti. In Francia è comune l’uso  nei campus di vigilanti con pitbull e sfollagente, in USA spesso sono armati con pistole. Nessuno collocherebbe migliaia di persone, per giunta giovani e giovanissimi, in un luogo senza provvedere ad un vigilanza e ad un servizio d’ordine.

Ma il Rettore della Statale di Milano è ancora lì. Non è sua la colpa, lo cantava già Edoardo Bennato mentre si laureava da architetto.

Solo due dei circa venti aggressori sono stati arrestati ad un anno e mezzo dal tentato omicidio dello studente.  Gli avvocati Losco e Straini, del collegio di difesa, sembra che vogliano mettere in dubbio le testimonianze, perchè “ad identificare i due ragazzi sono stati «alcuni amici» della vittima che hanno assistito all’episodio. È stato fatto vedere loro un album fotografico e li hanno riconosciuti.” (fonte Corriere della Sera)

Trattandosi di un tentato omicidio commesso da un ‘branco’ e che i testimoni sono stati pesantemente minacciati, si spera che, almeno stavolta, si possa confidare nel massimo rigore degli inquirenti e dei magistrati giudicanti, tenuto conto che la vittima aveva evitato di farsi curare e di presentare denuncia e, soprattutto, come conferma il Corsera, che continua l’attività investigativa per assicurare alle patrie galere gli altri soggetti che oltre a partecipare al tentato omicidio, avevano “minacciato anche i testimoni del fatto tanto che, al momento dell’intervento dei carabinieri, i presenti, anche quelli che avevano chiamato il 113, risultavano poi intimiditi e intimoriti.”

Tra tentato omicidio e lesioni gravissime, l’azione in gruppo e le minacce ai testimoni, , i futili motivi e la costituzione in Parte Civile dell’Ateneo potremmo anche dormire tranquilli per una decina a passa d’anni, cioè fino a quando il branco potrebbe inizare a godere di (semi)libertà.

Dieci anni sono troppi?
La vittima ne avrà per tutta lavita …

originale postato su demata