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Carcere per gli evasori fiscali? Esiste già, come mai si vuol cambiare?

23 Ott

manetteIl carcere per gli evasori fiscali esiste già da quasi dieci anni.

Il decreto legislativo n. 74 del 2000, con le modifiche del Dl 138/2011, prevede – ad esempio – pene da 1,5 a 6 anni di reclusione per frode fiscale e da 1 a 3 anni per dichiarazione infedele “non fraudolenta”, con sanzioni pecuniarie dal 135 al 270 per cento per la frode fiscale e dal 90 al 180 per cento per la “semplice” dichiarazione infedele.

Perchè – dunque – Zingaretti e Di Maio hanno una tale fretta di modificare i reati in cui si può incorrere già da anni e che di recente hanno ricevuto tutta l’attenzione necessaria da parte della Corte di Cassazione? 
Infatti, parliamo di:

  • Dichiarazione fraudolenta (reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni), se l’imposta evasa supera i 30 mila euro, grazie alla falsificazione della dichiarazione dei redditi o Iva, inserendo finti elementi passivi o alterando le scritture contabili;
  • Dichiarazione infedele (reclusione da 1 a 3 anni), se l’evasione è superiore a 150 mila euro, perchè il contribuente omette (in modo cosciente e volontario) alcuni redditi percepiti o aumenta le spese;
  • Dichiarazione omessa (reclusione da 1 a 3 anni), se per almeno 50 mila euro non viene presentata la dichiarazione dei redditi, dell’Iva e il modello 770 entro 90 giorni dalla scadenza;
  • Emissione di fatture false (reclusione da 1 anno a 6 mesi a 6 anni), a prescindere dall’importo se vengono emesse fatture false, cioè relative a operazioni inesistenti per consentire a terzi di evadere le tasse e l’Iva ed Occultamento e distruzione di documenti contabili (reclusione da 6 mesi a 5 anni) per i quali è obbligatoria la conservazione a prescindere dall’importo;
  • Omesso versamento di ritenute (reclusione da sei mesi a due anni) per un ammontare superiore a 150.000 euro per ciascun periodo d’imposta (entro il termine di scadenza dell’invio del 770) oppure se trattasi di IVA con importo superiore a 250mila euro alla scadenza per il pagamento dell’acconto.

Dal 2011 al 2015, l’omesso versamento di ritenute ha incontrato diverse farragini procedurali, poi le Sezioni unite della Corte di Cassazione hanno chiarito che, per gli illeciti consumati dal 21 ottobre 2015 in poi, per provare il reato di omesso versamento delle ritenute di acconto è solo necessario produrre le certificazioni rilasciate ai sostituiti non essendo sufficiente la sola dichiarazione 770.

Tre anni dopo, la Corte di Cassazione, sez. III Penale, con la sentenza del 25 marzo 2019, n. 12906, aveva sentenziato la non punibilità del reato per «particolare tenuità del fatto», se l’evasione dell’IVA era inferiore al 4%. Dunque, sarebbe solo necessario un intervento del Parlamento per depenalizzare queste casistiche in modo che i procedimenti non vadano ad ingolfare i tribunali.

Di pochi mesi fa la sentenza della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione del 27 giugno 2019, n. 28158, per la quale risponde di frode anche il commercialista, in quanto “è sufficiente il solo dolo eventuale laddove il professionista abbia accettato il rischio della condotta non limpida”.

Non appena la Corte Suprema ha reso chiara ed equa la procedura per condannare penalmente gli evasori … i Cinque Stelle ed il Partito Democratico hanno tanta fretta di cambiare? Perchè il 31 ottobre 2019 è il termine di scadenza dell’invio del 770 e il 27 dicembre, di solito, è la scadenza per il pagamento dell’acconto Iva?

Non è che – poi – a legge fatta diventano non punibili fino a 100.000 euro coloro che oggi lo sono a prescindere dall’importo o per somme inferiori?
E quali irrigidimenti sono previsti per ‘oltre i 100.000 euro’, se quella tenuità del reato sentenziata dalla Corte di Cassazione a marzo 2019 equivaleva a poco meno di euro 10.000?

Perchè il Governo Conte dichiara che quello dei grandi evasori è “un fenomeno che non può rimanere impunito. Governo e maggioranza compatti hanno dato un segnale chiarissimo e netto”, se pochi giorni fa la Sentenza della Corte di Cassazione 38467/19 del 17 settembre 2019 era addirittura ostativa alla commutazione della pena detentiva in pena pecuniaria?

Perchè il Daspo per i commercialisti ‘infedeli’ suscita tanta meraviglia – anzi ‘non esiste‘ – anche se la sospensione e l’espulsione dall’Ordine è prevista per statuto / regolamento per tutti i professionisti inclusi i commercialisti?

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. La facoltà di ingannare se stesso, questo è il requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri.” (Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa e Grande di Spagna)

Demata

Le gambe corte del contratto Salvini-Di Maio

14 Mag

Proprio mentre Matteo Salvini tentava di formulare con i Cinque Stelle il suo governo leghista, allo Stadio Marassi di Genova riecheggiavano quei cori razzisti antipartenopei, che lo stesso Salvini cantava anni fa ad un convegno della Lega.

Intanto, prendiamo atto che  nei Cinque Stelle sono napoletani Luigi Di Maio, Roberto Fico e Carla Ruocco , mentre sono meridionali Barbara Lezzi, Nicola Morra, Carlo Sibilia, Manlio Di Stefano, Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Giulia Grillo, Riccardo Fracarro e Mario Michele Giarrusso.

Salvini definì quei cori una ‘goliardata’, ma sta di fatto che nel Meridione la Lega continua a non essere particolarmente gradita agli elettori, più o meno quanto l’elettorato settentrionale non ha votato i Cinque Stelle.

E proprio nelle ore in cui Salvini si appresta a governare tramite un ‘premier terzo’ e con i Cinque Stelle al seguito, al Marassi la questione Nord-Sud si ripresenta, non come momentaneo coro da curva, bensì come litania razzista urlata per decine di minuti da decine di migliaia di persone a reti unificate.

Cosa accadrà quando Salvini (e Di Maio) dovranno metterci la faccia per le norme  potenzialmente inique o sprecone se non dannose che si profilano all’orizzonte, alcune più gradite a Nord ed altre più volute a Sud ?

Inique, se la flat tax fosse ‘uguale per tutti’, sapendo che il reddito disponibile al Sud è di un quarto sotto la media, se  si attesta a 20.800 euro per abitante sia nel Nord-ovest che nel Nord-est, è pari a 19.300 euro nel Centro, mentre scende a 13.400 nel Mezzogiorno.

Sprecone, se il reddito di cittadinanza sarà superiore all’assegno con cui ‘campa’ un invalido o di un pensionato minimo e se è concesso per due anni anche a chi il lavoro non lo cerca, finanziandolo con il divieto di cumulo pensionistico dei redditi autonomi e dipendenti, altri tagli alla spesa della P.A., eliminazione del Fondo per il sostegno alla povertà, eliminazione di ogni contributo pubblico all’editoria.

Dannose, se il combinato flat tax / reddito di cittadinanza finisse per stabilizzare lavoro nero ed evasione fiscale, e/o povertà e criminalità, andando non solo ad incrementare spesa e debito, ma anche a contrarre il PIL e la produttività nominale.

Muhammad Yunus, l’economista inventore del microcredito, ricorda che: «I salari sganciati dal lavoro rendono l’uomo un essere improduttivo, ne cancellano la vitalità e il potere creativo».

Se si finisse per stabilizzare lavoro nero ed evasione fiscale, povertà e criminalità, in un paese dove già esistono sostanziosi sussidi agli agricoltori, enormi facilitazioni per le cooperative e persino la ‘cassa integrazione’, cosa ne sarà del divario Nord-Sud nel 2020, non appena l’effetto delle riforme leghiste a cinque stelle si sarà fatto sentire?

I cori di Marassi annuncio di una Nemesi? Speriamo davvero di no, ma Salvini e la Lega dovrebbero opporsi apertamente al razzismo, se vogliono (loro e i Cinque Stelle) credibilità e consenso il giorno che ci sarà il popolo scontento. Specialmente al Sud.

Intanto, tra i problemi più urgenti ci sono le pensioni e non sarà una grande svolta pensionarsi a quota 100 dal 2020, se la rendita si aggira intorno ai mille euro dopo una vita di lavoro, e ci sono l’istruzione e la formazione, con una Buona Scuola incompiuta e le Università da riformare (insieme alla Sanità), mentre nel 2020 sarà ufficiale che l’Italia ha meno laureati e diplomati d’Europa, senza parlare dei voti e della quantità di anni serviti per conseguire i titoli e di quanti tecnici ci ritroviamo.

Cosa pensano, di arrivare giusto giusto al 2019, dopo aver speso e spaso con la flat tax, il reddito di cittadinanza più tot norme a pioggia per mille casi particolari e poi si vede? E – senza parlare della miriade di cose in cui Lega e Cinque Stelle sono in disaccordo – quale Italia vogliono realizzare?

“L’ozio avvilisce ed il lavoro nobilita: perché l’ozio conduce uomini e nazioni alla servitù; mentre il lavoro li rende forti ed indipendenti: questi buoni effetti non sono già i soli. L’abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell’ordine; dall’ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell’educazione.” (Massimo d’Azeglio)

Demata

Che rapporto c’è tra lavoro nero e stranieri irregolari?

5 Feb

Silvio Berlusconi racconta che «con noi al governo nel 2011 arrivarono 4.400 immigranti». In realtà, i 4.402 sbarchi (Ministero degli Interni) avvennero nel 2010, quando al governo c’era anche Romano Prodi che già l’anno prima li aveva ridotti a 9.573, accordandosi con Gheddafi.
Inoltre, proprio nel 2011 i cittadini stranieri residenti  incrementarono di circa 230.000 unità, passando da 3.648.128 nel 2010 a 3.879.224 nel 2011 (dati Istat).

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Fondazione Ismu – Ministero dell’Interno

 

Sempre Silvio Berlusconi, riguardo gli sbarchi di questi ultimi tre anni, aggiunge che «altri 600mila sono bomba sociale pronta a esplodere, perché pronti a compiere reati».
In realtà, fino alle crisi libica e siriana, la media annuale era di circa 25.000 ingressi via mare, e nel triennio recente gli sbarchi ‘in eccesso’ sono stati oltre 350.000, di cui solo poche decine di migliaia sono profughi con status di rifugiato.

Nei fatti, però, gli irregolari rimpatriati sono di media il 45%  dei censiti e, tenuto conto anche di quelli che sono diretti da parenti in altri paesi europei o di quanti rimpatriano spontaneamente, nonostante un incremento sensibile degli sbarchi, gli immigrati irregolari in Italia sono stati stimati entro 500.000 anche per il 2017 (fonte ISPU).

Aggiungiamo che gli stranieri regolari rappresentano il 10,5% dell’occupazione complessiva, «in netta prevalenza» di tipo operaio (76,6% rispetto al 30,7% degli italiani), mentre i maschi in età lavorativa che risultano inattivi e non iscritti all’Università sono circa 250.000, di cui circa 50.000 di etnia Rom.

Ma cosa fanno gli stranieri invisibili per campare?

Di sicuro, oltre 50.000 donne sono prostitute ed altrettanti tanti saranno quelli che le sfruttano o che spacciano. Il resto, regolari ed irregolari, vanno cercati tra i lavoratori ‘in nero’ dipendenti (quasi 3 milioni in totale), in crescita costante tra sottodichiarazione e lavoro irrregolare, specie se parliamo di agricoltura, costruzioni e servizi alla persona, con un indotto di oltre 200 miliardi di euro e un’incidenza sul Prodotto interno lordo pari al 12,6%.

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Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro

 

Quanto alle notizie che circolano, c’è solo da prender atto che – ad esempio – Il Giornale o Il Tempo raccontano che per “molti tipi di reati sono gli stranieri a detenere il record: il 55% dei furti con destrezza è loro così come il 45% dei furti in abitazione”, ma … secondo i dati del ministero degli Interni i ladri acciuffati sono in tutto una decina di migliaia e restano ignoti gran parte degli autori degli oltre 1,3 milioni di furti denunciati?

Difficile che Berlusconi e Salvini – caso mai al potere – intendano lasciare tanti italiani senza lucciole sulle strade e tante imprese (tra cui le mafie) senza manodopera, a parte i tanti italiani che finirebbero in carcere e quant’altri che dovrebbero pagar tutte le tasse dovute.

Piuttosto … e se tutta questa xenofobia che anima il Centrodestra pre-elettorale non fosse altro che l’interesse ad mantenere semilegali milioni di lavoratori stranieri (ed anche italiani), con un indotto di oltre 200 miliardi di euro e un’incidenza sul Prodotto interno lordo pari al 12,6%?

Demata

Le ‘Fake News’ che vi sorprenderanno

23 Gen

L’Italia è piena di informazioni non ‘esattamente vere’ che condizionano profondamente la pubblica opinione e, soprattutto, la percezione di cosa va e non va.

Non ci sono abbastanza soldi per la Sanità pubblica. Non vero, la Costituzione  (art. 32) “garantisce cure gratuite agli indigenti”, ma i Servizi Sanitari regionali gratuiti sono estesi  anche che ai lavoratori che – viceversa – dovrebbero (art.38)  essere “assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia”.

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Non ci sono i soldi per le pensioni. Discutibile, all’incontrario dei Servizi Sanitari, che si reggono sull’IVA e le accise sulle benzine, l’Inps incassa  premi assicurativi dal 95% dei lavoratori e questi sono pari a circa il 33% del reddito lordo  (aliquota contributiva pensionistica di finanziamento), cioè ben più  del 12% del PIL che eroga annualmente come pensioni da lavoro.

L’evasione fiscale ci dissangua. Discutibile, sarebbe più oggettivo parlare di corruzione, se almeno il 5% di tutto sembra muoversi sotto forma di ‘bustarelle’, e di lavoro nero degli immigrati, se in alcuni settori produttivi, sembra essere piuttosto diffuso, anzi  talvolta si legge di riduzione in schiavitù o di mafia.

I servizi sociali non funzionano. Discutibile, se c’è uno strato sociale che – dopo aver ricevuto casa, esenzioni, sussidi – continua a pretendere senza accettare le ‘regole’, andando a discapito delle esigenze emergenti e di quanti in condizioni di disagio.

Non vedremo la pensione neanche a 70 anni. Falso: nessuno può essere obbligato a lavorare più di tot anni nella vita. Ad esempio, chi avesse iniziato a 18 anni – Fornero o non Fornero – mantiene il diritto a pensionarsi entro il 60esimo anno d’età.

La scuola deve essere statale, lo dice la Costituzione. Non vero: è scritto solo che lo Stato può finanziare esclusivamente le proprie scuole. I Comuni e le Regioni possono imporre persino tributi per finanziare la proprie scuole o convenzionarsi con privati.

In Italia c’è carenza di operatori sanitari. Discutibile, oltre al personale pubblico andrebbe considerato il privato (dove si riversa ormai quasi il 40% della spesa sanitaria) per scoprire che – forse, in totale – sono davvero tanti.

L’Italia è il paese dei falsi invalidi. Non vero: il numero di cause che vede l’Inps soccombente per aver negato (spesso per anni) i diritti essenziali a malati gravi è di gran lunga maggiore a quello dei falsi invalidi che finiscono sulle cronache e che potrebbero essere molti meno di quelli coinvolti in frodi assicurative degli altri paesi.

Le tasse che paghiamo sono esorbitanti. Discutibile, se nelle tasse c’è anche il costo della Sanità e della Previdenza alla quale ogni lavoratore dovrebbe contribuire e beneficiare versando un premio di assicurazione.

Con il contributivo, addio pensioni. Falso: l’inconfessabile problema è che a causa della bassa e tardiva contribuzione anche il lavoro di una vita corrisponderà a rendite poco più che minime. E c’è poco da fare se nel Belpaese i titoli di studio servono per ‘cultura’, se si cerca lavoro tramite amici e parenti e si resta con mamma & papà fino a quarant’anni.

I giovani preferiscono restare degli eterni adolescenti. Discutibile, sarebbe più corretto dire che sono indotti. Perchè diventare adulti se non si possono apportare cambiamenti e non c’è mobilità sociale, in un paese ingessato ed antimeritocratico?

Gli invalidi sono depauperati a causa delle pensioni oltre i 3.000 euro mensili. Falso: le pensioni per invaldi e anziani poveri non attingono ai fondi per le pensioni dei lavoratori. Inoltre, sono le circa 80.000 che superano (di gran lunga) i 4.000 euro mensili ad essere del tutto sproporzionate rispetto ai contributi versati.

Gli stranieri delinquono più degli italiani. Falso: se una parte di noi riesce puntualmente ad evadere obblighi e pagamenti per i quali in altri paesi veniva condannato per direttissima al primo tentativo. Obblighi e pagamenti, cioè leggi.

Molti italiani delinquono per cause sociali. Falso: la qualità di vita ed il benessere – altre alle infrastrutture ed ai servizi – sono quelli di un paese avanzato e ben migliori di quelle di altre nazioni meno ricche e avanzate, come della stessa Italia degli Anni ’50, dove i tassi di criminalità e l’insicurezza della popolazione sono molto più bassi.

La Politica è marcia e non funziona. Discutibile,  se proprio noi preferiamo affidare  decine e centinaia di miliardi delle nostre tasse ad ‘eletti dal popolo’, anzichè a manager responsabili ed esperti, cioè con il criterio della ‘preferenza’ e della ‘fazione’ anzichè della ‘meritocrazia’ e del risultato.

Demata

Falso in bilancio, la madre di tutte le iniquità e ruberie, come del disastro finanziario della spesa pubblica

18 Apr

Il falso in bilancio consiste in una rappresentazione dei dati contabili che persegua l’interesse di intervenire artatamente sulla reputazione dell’azienda, influendo quindi sul credito che potrebbe ottenere.
I tipi di falso sono diversi: quello ‘materiale’ vero e proprio e quello ‘in valutando’, ovvero quando si sotto-sovrastimano entrate, ammortamenti, costi, mentre si parla di  falso per induzione quando un bilancio altrimenti regolare viene reso non più veritiero dall’inclusione di dati mendaci provenienti da bilanci di altre società. Ma c’è anche  il falso ‘qualitativo’, che si esplica in alterazioni non incidenti sul risultato economico o sull’entità complessiva del capitale, ma solo sulla rappresentazione che ne viene fornita. (cfr. Ermanno Zigiotti, Il falso in bilancio nei suoi fondamenti di ragioneria, Cedam, Padova, 2000)

Dunque, il ‘falso in bilancio’ non è un delitto che riguardi solo le società commerciali, ma è un fenomeno che interessa ogni ‘azienda’ che compili un bilancio sia per rendere conto agli azionisti sia per ottenere finanziamenti sia per giustificare la stessa ragione di essere, se trattasi di settore pubblico o a progettazione pubblica. Come anche, è discutibile se la fornitura di servizi (vedi scuole e asl ad esempio) non sia essa stessa un’attività ‘commerciale’.

Tutto inizia con la Legge 3 ottobre 2001, n. 366,”Delega al Governo per la riforma del diritto societario”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 234 dell’8 ottobre 2001, in cui il Governo Amato veniva delegato “ad adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti la riforma organica della disciplina delle società di capitali e cooperative, la disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le società commerciali”.

Una norma che – tra l’altro – intendeva:

  1. “favorire la partecipazione dei soci cooperatori alle deliberazioni assembleari e rafforzare gli strumenti di controllo interno sulla gestione”,
  2. “disciplinare la figura del gruppo cooperativo quale insieme formato da più società cooperative, anche appartenenti a differenti categorie”,
  3. “prevedere che alle società cooperative si applichino, in quanto compatibili con la disciplina loro specificamente dedicata, le norme dettate rispettivamente per la società per azioni e per la società a responsabilità limitata”,
  4. “prevedere che le norme dettate per le società per azioni si applichino, in quanto compatibili, alle società cooperative a cui partecipano soci finanziatori o che emettono obbligazioni”.

Erano escluse da questa norma le banche cooperative e le amministrazioni pubbliche, nonostante la nozione dei reati e degli illeciti amministrativi fosse ampiamente applicabile anche al settore pubblico, già segnato dagli sprechi e dalle corruttele della Prima Repubblica, visto che – in Europa e non solo – offrire servizi è un’attivittà d’impresa e spesso di ‘vendita’.
“La falsità in bilancio, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, (è) consistente nel fatto degli amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori i quali, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge dirette ai soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni, idonei ad indurre in errore i destinatari sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, con l’intenzione di ingannare i soci o il pubblico, ovvero omettono con la stessa intenzione informazioni sulla situazione medesima, la cui comunicazione è imposta dalla legge”.

Un anno dopo, il Decreto Legislativo 11 aprile 2002, n. 61 (Disciplina degli illeciti penali e amministrativi riguardanti le societa’ commerciali) derubricava il tutto a “false comunicazioni sociali”, depenalizzando la materia e portandola a livello di ‘sanzione’. E di regole per le cooperative, neanche l’ombra …

La punibilita’ e’ esclusa se le falsita’ o le omissioni non alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societa’ o del gruppo al quale essa appartiene. La punibilita’ e’ comunque esclusa se le falsita’ o le omissioni determinano una variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5% o una variazione del patrimonio netto non superiore all’1 per cento.
In ogni caso il fatto non e’ punibile se conseguenza di valutazioni estimative che, singolarmente considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da quella corretta.”

Anche un bambino si renderebbe conto che con una ‘non punibilità’ del genere è abbastanza facile scavare voragini nei conti delle aziende, come ad esempio accadde per la Parmalat.
Si disse che fu una legge ad personam, voluta da Silvio Berlusconi impegolato in uno dei suoi eterni processi, ma è evidente che a beneficiarne furono tante aziende (e tanti evasori), tanta e tantissima casta che iniziò ad operare tramite società a cui esternalizzare servizi e innovazione pubblici, le amministrazioni scolastica e sanitaria in toto, appena rese ‘autonome’ e potenzialmente operanti ‘conto terzi’ e anche con ‘attività commerciali’, l’arcipelago delle cooperative.
E, portando a livello di sanzione ‘amministrativa’ i falsi in bilancio (aka “false comunicazioni sociali”) del settore privato, di riflesso accadde che anche nel settore pubblico diventasse una ‘questione interna’: fu proprio in quegli anni che i poteri della Corte dei Conti furono ridotti al lumicino.

Da un mesetto circola la notizia che “serve un apparato penal-sanzionatorio «più rigoroso» per il contrasto alla criminalità organizzata. Introducendo, in primo luogo, i reati di autoriciclaggio e falso in bilancio. La proposta arriva dal comandante generale della Guardia di finanza, Saverio Capolupo, ascoltato in audizione alla commissione Antimafia.” (Sole24Ore)

Reati di autoriciclaggio e falso in bilancio, che colpirebbero caste ed evasori ben prima di incidere sulla criminalità organizzata e che, di riflesso, comporterebbero dei bilanci pubblici ben più rigorosi …

In che Italia vivremmo se – vista la difformità delle nostre leggi e dei notri bilanci dalle norme comunitarie – già negli Anni ’90 ci fossimo dotati di norme decenti sulle scritture contabili private e pubbliche, ovvero atte ad evitare che si “espongano fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni, idonei ad indurre in errore i destinatari sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria”?

Nei fatti – con leggi diverse – non avremmo avuto la svendita IRI o il Lodo Mondadori, gli scandali Parmalat e Monte Paschi o quello del parco fotovoltaico in Sicilia, il proliferare della mafia e dell’evasione fiscale, le spese pazze dei politici e i super-stipendi dei privilegiati, le frodi europee e la vergognosa vicenda dei ‘precari’ dei servizi esternalizzati, l’istruzione che mette a bilancio debiti e la sanità che spreca senza un perchè … la voragine creata nell’ex Inpdap e i conti sballati dell’Inps e delle pensioni … le regioni e i grandi comuni da commissariare, eccetera.
Falso in bilancio, per i privati, equivale a ‘rigore e trasparenza’, per il pubblico. In ambedue i casi parliamo di ‘responsabilità’.

Dunque, riguardo ai ‘beneficiari’ di una tale carenza di norme fondamentali per una comunità, è del tutto superfluo limitarsi ai processi di Silvio Berlusconi come è del tutto inutile chiedersi il ‘chi e come’ dell’enorme schiera di co-interessati, prima e dopo il 2001 …

Basterebbe, però, che iniziassimo a chiederci tutti se, con un INPS che fosse sottoposto alle norme che regolano una qualsiasi compagnia di assicurazioni, avremmo abbandonati a se stessi gli esodati, i precari, i disoccupati, gli invalidi, le donne, i giovani e … le pensioni d’oro.

originale postato su demata

Salva Roma, salvi tutti? O solo alcuni?

23 Dic

Il Governo Letta era nato grazie ad una meticolosa applicazione del redivivo Manuale Cencelli – di democristiana memoria – e arriva alla fine (dell’anno) ponendo la fiducia su un decreto ‘Salva Roma, salvi tutti’ degno del miglior/peggior Amintore Fanfani.

Tra la ‘tanta roba’ contenuta nel ‘Salva Roma’, troviamo spese incompatibili – almeno nelle logiche e nella sostenibilità – con una sana pianificazione economica. Ad esempio,

  • 864 milioni per i ‘nuovi’ debiti nei conti di Roma Capitale,
  • 20 milioni per ‘vecchi’ debiti del trasporto pubblico calabrese e 23 milioni per i treni valdostani,
  • 1/2 milione per il Comune di Pietrelcina, paese di Padre Pio, e altrettanto per la torre anticorsara di Porto Palo,
  • 1 milione per le scuole di Marsciano, in Umbria, come anche per il restauro del palazzo municipale di Sciacca e per Frosinone, 3 milioni a Pescara, 25 a Brindisi,
  • 50 milioni di euro dal 2014 per rifinanziare il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio,
  • 30 milioni di euro per il 2014 e di 50 milioni dal 2015 per le scuole di specializzazione in medicina.

Ma il ‘Salva Roma, salvi tutti’ di trasformista memoria, contiene di tutto di più: norme per il Teatro San Carlo di Napoli e la Fenice di Venezia, una minisanatoria per i chioschi sulle spiagge, disposizioni sulle slot machine, sulle isole minori, sulla Croce Rossa, sul terremoto dell’Emilia-Romagna, sui beni sequestrati alla criminalità organizzata, sull’istituzione di una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia all’aeroporto di Milano Malpensa per prevenire le infiltrazioni mafiose nell’Expo 2015, … per inserite lampadine a basso consumo energetico nelle «lanterne semaforiche».

E se può sembrare strano che serva una legge per cambiare le lampadine ai semafori, vogliamo parlare della necessità di dotarsi della partita Iva per il diritto d’autore online? Oggi, nel mondo di WordPress e gli aggregatori di blogger oppure in quello di Flicker ed Istagram, per non parlare di Youtube, Myspace eccetera?

Una follia o, meglio, una iattura. Specialmente se andiamo a guardare cosa accade alle famose ‘misure di risanamento finanziario e per la ripresa dell’occupazione’.

Infatti, se per ‘salvare Roma’ si prevedono più di 850 milioni, sono solo 55 i milioni stanziati per il triennio 2014-2016, per sperimentare “nuove forme di politiche attive per il lavoro”. Giust’appunto si legifera l’assunzione di 120 “figure per gestire correttamente gli interventi finanziati dai fondi europei” e il tetto al cumulo di redditi da lavoro e da pensione per chi svolge un incarico nella pubblica amministrazione non dovrà superare i 302mila euro.
Utile sapere che il Segretario Generale del Ministero degli Esteri britannico percepiesce annualmente 261.338 euro, al tasso di cambio di 1.1615 euro per sterlina.

Un’elemosina agli esodati – 950 milioni di euro tra il 2014 e il 2020 – con soli 17.000 beneficiati, ma le pensioni oltre i 3.000 euro mensili godranno di un adeguamento pari al 95% del costo della vita e non al 90% come precedentemente previsto.

Sul fronte lavoro si registra anche  una spesa di 126 milioni di euro, in favore dei lavori socialmente utili (da non confondersi affatto con i disoccupati) nei territori di Napoli, Palermo e della regione Calabria. Inoltre, si prevede un massimo di 50 milioni per aumentare il trattamento salariale dei contratti di solidarietà ed incentivi per la stabilizzazione dei precari dei call center. Tutto qui.

C’è, poi, la norma che permette di revocare gli affitti d’oro, inserita nel Decreto Salva Roma, ma resa vana da un emendamento nella Legge di Stabilità che cancella la norma prim’ancora che sia emanata … come anche accade per il il “Fondo per la riduzione della pressione fiscale”, alimentato dai risparmi che derivano dalla spending-review e dagli introiti della lotta all’evasione fiscale, che, però, risultano già riservati alla razionalizzazione della spesa pubblica in nome della Stabilità …
Inoltre, “i fondi derivanti dall’attività di contrasto all’evasione (per il biennio 2014-2015) dai quali attingere sono al netto di quelli derivanti dal recupero svolto da Comuni, Province e Regioni” e, secondo Squinzi, ‘sono insufficienti’ già ora. Secondo il governo, con questi fondi faremo miracoli con l’Irap e gli esodati …

Intanto, per Banca d’Italia e Cassa depositi e prestiti si va con il passo del gambero ed il il periodo transitorio passa da 24 a 36 mesi, mentre arriva la specificazione dell'”italianità” dei quotisti e l’abbassamento del tetto dal 5% al 3% per le quote.

Dulcis in fundo, troviamo l’ennesima follia iniqua su tasse e tributi locali.

Infatti, la tassa sui Servizi indivisibili dei Comuni (come l’illuminazione e la manutenzione stradale)  potrà raggiungere il 2,5 per mille del valore catastale per la prima casa, come per la seconda casa, colpendo prioritariamente i residenti dei grandi agglomerati urbani, che sono pravalentemente lavoratori dipendenti e piccoli imprenditori. Allo stesso tempo, la proprietà terriera esulta per l’Imu, dove cala la base imponibile per i terreni e vengono esentati i fabbricati strumentali, i quali godranno di un tetto massimo della Tasi all’1 per mille.

Ciliegina sulla torta, arriva il megasconto anche per i canoni non pagati da parte dei gestori di stabilimenti balneari. Incredibile, ma vero: basterà pagare il 30% entro la fine di febbraio o, se si vuole un rateizzo, il 60% in nove rate.

Quanto sia diversa – tra i comuni cittadini ed i decisori – la percezione delle cose, dello stato dell’arte e del successo possibile, è ben delineata da una frase detta da Enrico Letta, pochi minuti fa, durante la conferenza stampa di fine anno: ‘Nel 2013 la svolta dei 40enni. Non possiamo fallire‘ …

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Spesa pubblica: due conti in croce

29 Giu

I dati forniti da SIOPE e diffusi mesi fa dall’Unione Province Italiane (link) descrivono la distribuzione della Spesa Pubblica italiana e forniscono – nell’estremo tentativo di salvare gli enti politici provinciali – un quadro alquanto desolante, per quanto relativo alla situazione generale, e fin troppo deludente per quanto inerente l’azione di governo esercitata da Mario Monti ed i suoi prescelti.

Infatti, mettendo in tabella i dati SIOPE-UPI sul 2011 insieme ai dati forniti dal Ministero dell’Interno e dal MIUR – riguardo le proprie spese (2010) – e dalle Regioni e Province – relativamente al numero dei consiglieri – ecco cosa ne viene fuori.

Dati che vanno letti considerando che un consigliere comunale del Comune di Sassari ci costa solo 13.338 Euro all’anno, trasferte e rimborsi inclusi. (leggi anche sui CdA, Lo scandalo degli Enti Strumentali)

Se questo è il costo dei cosiddetti ‘apparati’, ovvero dei consiglieri-parlamentari e dei rispettivi gruppi consiliari, non è che con la sommatoria – incompleta- della spesa pubblica si vada meglio.

Fatti salvi circa 11 miliardi di Euro spesi per il Ministero dell’Interno e palesemente insufficienti, non è chiaro per quali motivi l’Italia abbia una spesa per l’Amministrazione Centrale di quasi 200 miliardi a fronte di una spesa complessiva delle Amministrazioni locali di ‘soli’ 135 miliardi, in cui rientrano strade, porti, reti locali, ambiente eccetera.

Quanto ai due soli servizi (istruzione e sanità) dove Stato e Regioni hanno competenze condivise, i dati raccontano che per la scuola si spende troppo poco, mentre per la salute si spenda troppo e male.

Male non solo per i servizi scarsi o inutili che arrivano ai cittadini, ma soprattutto perchè, se le Regioni spendono tre volte tanto per ASL e ospedali di quanto spendano per tutto il resto, è presto spiegato il disastro italiano.

Infatti, con una sproporzione tale – in termini di volume finanziario e di bisogni dei cittadini da soddisfare – non è improbabile che non pochi consigli regionali siano ‘dominati’ da lobbies afferenti al settore sanitario, come non pochi scandali dimostrano, dalla Regione Puglia agli ospedali cattolici romani o milanesi.

D’altra parte, 116 miliardi di spesa sanitaria annui sono una cifra enorme che richiederebbe ben altro che una spending review, in questi tempi di crisi. Infatti, non saranno i 246.691 infermieri (10 mld di spesa annua?), i 46.510 medici di base ed 7.649 pediatri (altri 5-6 miliardi) coloro che inabissano la spesa del Servizio Sanitario Nazionale.

Dei restanti 100 miliardi va cercata e chiesta ragione ai medici ospedalieri ed ai consigli di amministrazione delle ASL, non ad altri.

Sarebbe interessante sapere anche perchè quei 300 miliardi di previdenza siano congelati nelle casse dello Stato, anzichè diventare denaro circolante, con un sistema di previdenza privata sotto controllo pubblico come in Germania.

Come anche, ritornando alle ‘spese dell’Amministrazione Centrale’ per 182 sonanti miliardi di euro, sarebbe bello sapere in cosa consistano, visto che i beni monumentali languono e le infrastrutture attendono.

Sarebbe importante sapere, anche e soprattutto nell’interesse di Roma Capitale, quanta parte di questi miliardi siano andati a costituire lo strabiliante PIL che per anni fu vanto di Walter Veltroni e delle sue giunte e di cui, da che c’è crisi, non sembra esserci più l’ombra. Ma questa è un’altra storia.

Leggi anche Tutti i numeri delle Province

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Buoni pasto: statali a digiuno

27 Giu

Enrico Bondi, superconsulente del governo sulla spesa pubblica ha individuato uno spreco: i buoni pasto dei dipendenti dello Stato. La spending review taglia il valore dei ticket ristorante per gli statali dagli attuali 7 a 5, 20 euro.

Sono colpiti dal taglio quasi di mezzo milione di lavoratori, tra ministeri ed enti romani più le amministrazioni periferiche provinciali, che – nei due giorni di orario prolungato al pomeriggio – consumano circa 100 buoni pasto annui.

Parliamo, dunque, di un’economia nell’ordine dei 100 milioni annui, per lo Stato, e di una ‘perdita’ per i lavoratori di una trentina di euro al mese, se non vorranno davvero tirare la cinghia o, meglio, portarsi ‘pane e companatico’ da casa.

E qui viene il bello, dato che le aziende hanno il dovere di rendere disponibili dei locali consoni per il consumo dei pasti (anche quelli da casa) da parte dei lavoratori. Tra le ‘aziende’ annoveriamo anche il nostro apparato statale, se lo si considera come datore di lavoro.

Tagliare il buono pasto agli statali comporta un’economia di 100 milioni. Quanto costa, piuttosto, fornire locali consoni ed inventarsi una politica di gestione del personale che a Roma non è di casa oppure, peggio ancora, dover far funzionare lo Stato con tutti gli ingranaggi che brontolano e cigolano più di prima?

E come non chiedersi cosa accadrà nella Capitale, dove una buona parte di questi ticket restaurant vengono spesi in baretti, rosticcerie e ristorantini, che da settembre dovranno fronteggiare minori introiti generali per decine e decine di milioni annui?

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Monti Bis? Un governo balneare

27 Giu

Era evidente da gennaio scorso che questo governo non poteva arrivare a settembre. Lo era per il semplice motivo che i ‘conti’ di Mario Monti non tornavano dato che il ‘metodo’ consisteva nel dragare le risorse ed i benefit dei lavoratori dipendenti per trovare i quattrini per risollevare Finmeccanica, Unicredit e Monte Paschi.

Una ‘mossa’ ormai sotto gli occhi di tutti – dopo sei mesi circa – perchè comprovata da fatti: le garanzie date agli USA di mantenere gli ordinativi di F-35 Alenia-Finmeccanica, nonostante in Italia si fosse annunciata la riduzione, l’esborso prossimo futuro di due miliardi per salvare Monte Paschi di Siena, i titoli di Stato venduti al 7% di interesse in modo che tra 2-3 anni Unicredit sarà di nuovo ‘in sella’, il rifiuto – anche dinanzi a proposte di legge presentate in Parlamento – di intaccare o quantomeno contingentare le ‘pensioni d’oro’.

Nessun governo può sopravvivere a sei mesi di iniquità palesi e ribadite, mezze verità puntualmente rinnegate, promesse al vento come fossero coriandoli, conti che non tornano che fanno seguito ad annunci strabilianti, conflitti di interessi talmente diffusi da lasciar pensare, ormai, che il ‘potere’, in Italia, sia una questione meramente ‘etnica’.

Ed, infatti, da un mesetto ci ritroviamo con la Fornero (finalmente) all’angolo, dopo 3 mesi di welfare all’incontrario, con Corrado Passera che è riuscito solo a salvare le banche, ma al prezzo di affossare le aziende, con Mario Monti che, da ‘salvatore dell’Euro’ e fido scherano della Merkel, è, ormai, quasi indicato come uno dei principali ‘untori’ della Crisi al pari, per l’appunto, della Merkel.

Così andando le cose, accade che – fulmine a ciel sereno a voler seguire i media nostrani – Pierferdinando Casini annunci, proprio ieri, “temo la follia del voto anticipato” e che si faccia promotore – a stretto giro con Mario Monti – di «passare da un governo tecnico ad un governo con connotazioni politiche che unisca le forze migliori del Paese».

«È evidente per tutti quelli che mi hanno ascoltato che la “svolta” dal governo tecnico ad uno politico è riferita al passaggio elettorale del 2013, qualsiasi altra interpretazione è frutto di fantasia».

Finalmente … potevamo dirlo (e farlo) almeno un mese fa, quando questo blog scriveva che ‘al di là dell’analisi generale del voto alle amministrative, dopo i ballottaggi, alcuni dettagli sono da considerarsi, specie in luce di una riforma elettorale tutta da farsi e da “inventarsi”.

Dettagli, forse, non tutti determinanti dei quali, però, sarà bene tener conto, se vogliamo evitare qualche altro “svarione” al nostro già danneggiato paese. … … Difficile pensare che alle prossime elezioni si possa andare a votare con un Partito Democratico rappresentato da SEL, con l’IDV che sembra poter diventare la prima forza “a Sud”, un Centrodestra inesistente, l’UDC che è disponibile a qualunque alleanza, i Grillini in parlamento senza un programma nazionale e “soli contro tutti”.

E difficile pensare che le cose possano andar meglio, senza un rimpasto del governo Monti, che rimetta la politica al suo posto, ed un salto di qualità del Parlamento, nell’abolizione delle provincie e dei troppi privilegi. … L’Eurozona? Ci pensino Francia e Germania.”

Oppure, il 2 giugno scorso, quando – a proposito del DEF e della politica econmomica di Monti, Passera e Fornero – che si ricordava che  “è la realtà dei fatti a dirci che il barile è raschiato e va a finire questa cleptocrazia iniziata 150 anni fa con il saccheggio del Triveneto e delle Due Sicilie e con ‘l’acquisizione’ del patrimonio clericale.

Cosa ne sarà è difficile dirlo, visto il senso di ‘irresponsabilità’ verso la Nazione che questa gerontocrazia all’ultima spiaggia sta dimostrando. L’unica cosa certa è che, con gente così al potere, non lasciamo spazio che agli speculatori ed agli usurai. Quale pazzo, ma onesto investitore giocherebbe le sue fiches sull’Italia?”

Ormai, la frittata è fatta.

Non resta che iniziare a ricompattare o ridisegnare gli schieramenti partitici. O si trova il modo per stilare un ‘Documento Economia e Finanza’ (DEF) che permetta alle attuali forze parlamentari di andare al voto raccogliendo almeno il 30-40% del consenso dell’elettorato – questo è il dato se si tiene conto dell’enorme astensionismo alle Amministrative – oppure si va a votare a settembre, prima che la disaffezione degli italiani peggiori ancora.

Finora, erano solo ‘i mercati’ che vogliono garanzie future di stabilità, il ‘solito’, irruento Berlusconi e l’isolato Fassina a premere. Adesso, c’è anche Casini e, probabilmente, una bella fetta di potere romano, visto che Roma senza finanziamenti pubblici non ha le basi economiche per esistere.

Dunque, qualcosa accadrà ed – a consultare il calendario – appare probabile che potrebbe andare come da tradizione: ricorrere alla formula di un governo ‘balneare’.

Un governo che, in tre mesi, trovi il modo di allargare perigliosamente i cordoni della borsa per riconquistare consensi, per poi portarci alle elezioni confidando che il numero di clientes sia superiore al numero degli astenuti.

Di questo si tratta: Mario Monti ha appena compiuto la sua missione, con la consegna del primo F-35 ed il salvataggio di Monte Paschi,  dopo l’attacco ai diritti dei lavoratori dipendenti (welfare, pensioni, tasse), la blindatura della Casta, il drenaggio delle risorse private degli italiani ed il Fiscal Compact che subordina il nostro Parlamento agli accordi di bilancio dell’Eurozona.

L’alternativa è non votare l’ultimo salasso che i Professori vogliono appiopparci – nel nome di Merkel e del Grande Capitale, mica del popolo italiano – ed andare alle urne a settembre, visto che il PdL sembra non ricordare di avere, praticamente da solo, la maggioranza alla Camera.

Tanto … già ‘si sa’ che PD, SEL e IdV dilagheranno alle prossime elezioni, che il Sud è con loro, che gli astenuti ritorneranno all’ovile, che Silvio Berlusconi è estinto, che il PdL è alla cannibalizzazione, che il Centrodestra è allo sbando … .
Ma se fosse vero, saremmo già andati a votare da un pezzo.

Leggi anche DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano

Il barile è raschiato. La cleptocrazia andrà a finire?

Amministrative: i segnali sono nei dettagli

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Il barile è raschiato. La cleptocrazia andrà a finire?

6 Giu

Oggi, ‘Il Jester’ esce con una efficace e sintetica disanima del fallimento di Mario Monti (Ecco i dati del fallimento del Governo Monti. Il gettito fiscale è diminuito di 3,5 miliardi di euro), analogamente alle notizie e riflessioni diffuse da questo blog ieri (DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano), aggiungendo che la “Corte dei Conti, proprio ieri ha denunciato l’eccessiva pressione fiscale che ha avvitato l’economia italiana in una recessione pericolosa.”

Sono andato a spulciare tra i suoi post di dicembre: anche Il Jester, come questo blog ed altri, ha sentito odore di bruciato e di marcio fin da subito.

Rispetto al post in questione, però, non mi allarmerei troppo per lo ‘spread’, dato che è evidente che non dipende da noi quano dalla Germania e dal sistema finanziario in-grassato dalle decine di migliaia di miliardi di Euro che dai paesi dell’Est le ‘oligarchie’ (mafie?) locali hanno riversato sull’Europa da 15 anni a questa parte.

Quello che preoccupa me e non solo è altro, come scrivevo ieri.

La riforma delle pensioni è vigente e sta facendo solo danni, la riforma del lavoro presenta troppe ‘dimenticanze’ e troppi salti in avanti per lasciar ben sperare, dei cacciabombardieri F-35 (che costano tantissimo) e dell’effettiva quantità non si è saputo più nulla.

Del Meridione inutile parlarne, neanche se impugna i Forconi o inneggia ai Briganti oppure, peggio ancora, se è vittima di un oscuro e gravissimo attentato a Brindisi. Niente per le donne, per l’istruzione e la formazione professionale nulla, la sicurezza che – neve o terremoti, viabilità o rapinatori – non c’è. Niente famiglia, niente bambini, niente anziani, niente disabili: non esistono nelle priorità di questa maggioranza di governo.

Solo farisaica ignavia e flaccida inazione per la Sanità, dove i giusti tagli hanno interrotto parzialmente il ‘Paese del Bengodi’, ma che, senza monitoraggio e government, sono in balia delle Regioni e dei loro dissesti o delle oligarchie che fanno da base consensuale di questo sistema partitico. I malati? Siano … pazienti. Il buco nero del deficit pubblico? Andiamo oltre …

Alle province da abolire per legge, ma che possono restare per legge. Oppure, alla riforma elettorale che non c’è, dato che – come la mettono la mettono – comunque la Partitocrazia perderà tanti seggi. Meglio tenesi le attuali mille poltrone mille …

Questo è lo stato attuale della Nazione e, da oggi, non è più un cittadino blogger a pensarlo: il disastro è firmato di loro pugno nel Documento di Economia e Finanza (DEF).

Cosa fare?

Continuare a rincorrere lo ‘spread’ è impresa folle, come lo fu quella di immettere nelle aste titoli con interessi del 7%: praticamente una corda al collo.

Continuare ad incidere sul welfare e sulle infrastrutture, sottraendo risorse, sarebbe la negazione del Programma di governo – poca roba – e, soprattutto, del Keynesismo, in nome di un ultraliberismo che non trova più adepti neanche tra i Repubblicani statunitensi.

Allo stesso modo, in nome di una stabilità che si sfilaccia di giorno in giorno, non si è voluto abbandonare al proprio destino Unicredit, aumentando il gravame sull’Italia e gli Italiani, come non si vuole prendere atto che il consenso dei partiti di governo è pressochè inesistente, vista l’astensione ed il voto espresso alle recenti amministrative.

Come anche, per più antichi ed imbarazzanti motivi, si evita di nominare il Meridione od a non pretendere efficienza e sobrietà dalle pubbliche amministrazioni, dagli ospedali, dalle scuole, dalla Politica e dai Partiti.

Dunque, è la realtà dei fatti a dirci che il barile è raschiato e va a finire questa cleptocrazia iniziata 150 anni fa con il saccheggio del Triveneto e delle Due Sicilie e con ‘l’acquisizione’ del patrimonio clericale.

Cosa ne sarà è difficile dirlo, visto il senso di ‘irresponsabilità’ verso la Nazione che questa gerontocrazia all’ultima spiaggia sta dimostrando.

L’unica cosa certa è che, con gente così al potere, non lasciamo spazio che agli speculatori ed agli usurai. Quale pazzo, ma onesto investitore giocherebbe le sue fiches sull’Italia?

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