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Biometria a scuola: chi sarà esentato, quali limiti ha, quanto costa, chi paga?

10 Apr

Uno dei disegni di legge in corso di approvazione tra Camera e Senato è quello voluto per il contrasto all’assenteismo dal ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno.

Impronte digitali

Eletta con i Cinque Stelle, il ministro Buongiorno è un avvocato che – stando a Wikipedia – ha difeso personaggi come Giulio Andreotti nel processo di mafia a Palermo, «il banchiere un gradino sotto Dio» Pierfrancesco Pacini Battaglia per Tangentopoli, i manager Google precedentemente condannati per aver permesso la diffusione di un video diffamatorio contro un ragazzo disabile, il collega  Niccolò Ghedini nel processo Ruby-ter,  molti noti personaggi dello spettacolo coinvolti i procedimenti penali per evasione fiscale, diversi calciatori dell’Atalanta per aver pilotato il risultato di una partita di Coppa Italia, il calciatore della Sampdoria Stefano Bettarini accusato di scommesse illecite, il fiorettista italiano Andrea Baldini dall’accusa di doping, l’allenatore della Juventus Antonio Conte  nel processo riguardante il Calcioscommesse.

Tutti assolti, a riprova della competenza dell’avvocato Buongiorno, ma il disegno di legge sta facendo notizia.

Infatti, i nuovi sistemi di verifica biometrica dell’identità e di sorveglianza si applicheranno, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e con l’utilizzo delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, anche agli istituti e scuole di ogni ordine e grado e alle istituzioni educative tenendo conto delle loro specificità organizzative e funzionali e nel rispetto dell’autonomia organizzativa e didattica, di ricerca e di sviluppo ad essi riconosciuta dalle vigenti disposizioni.

In altre parole, le già scarse risorse delle scuole dovranno far fronte all’acquisto, alla gestione e alla protezione degli scanner e dei computer necessari per impronte digitali e foto-identificazione di poche unità di personale, almeno per ora.

Eppure, per avere i dirigenti presenti in sede basterebbe non assegnargli altre scuole in reggenza e calendarizzare tanti adempimenti esterni richiesti dagli Enti locali ed Amministrazioni.
Inoltre, per amministrativi, tecnici, ausiliari, docenti ed educatori non sembra che gli alunni li vedano evadere dalle finestre, cosa che tra l’altro potrebbero fare anche con tornelli e biometria, mentre quel che conta è la qualità didattica e la serenità delle classi che vanno sempre garantite.

Ad ogni modo, nel caso dei dirigenti scolastici, come del personale amministrativo, tecnico e ausiliario la norma sembra essere tassativa e non prevede il coinvolgimento del Garante per la Privacy, mentre il personale docente ed educativo forse confida che la cosa riguardi la sola dirigenza e che il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non andrà a confermare anche per loro le modalità di applicazione dei sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi.

Eppure, dovrebbero saperlo che, stando al  CCNQ del 13 luglio 2016 il Comparto del personale non dirigente dipendente da “Scuole statali dell’infanzia, primarie, secondarie ed artistiche, istituzioni educative e scuole speciali, nonché ogni altro tipo di scuola statale; ecceteraè unico senza distinzione tra docenti e ATA.

Allo stesso modo, la Parte Pubblica sa che esiste un solo ‘comparto’ dei dirigenti delle amministrazioni pubbliche, distinti poi in Aree, e – dunque – non c’è ragione se a breve la verifica biometrica non sarà applicata anche ai dirigenti degli ospedali o degli enti locali.

Forse, che i media stiano facendo riferimento a contratti antecedenti non più vigenti a pieno titolo, mentre farebbero bene a chiedersi quali possono essere le difficoltà gestionali di tali sistemi?

Se parliamo di tecnologia di riconoscimento facciale sappiamo che consente di abbinare la foto o il video di un volto a un’immagine in un database con una precisione che compete con la vista umana.

Sembra facile (nei film) ma quanto sia affidabile il riconoscimento facciale ce lo dice un esperimento condotto a Cardiff per la finale di Champions League: dei 170.000 tifosi che hanno preso parte all’evento sportivo, ben 2.470 sono stati identificati dal sistema di riconoscimento facciale come criminali presenti sui database della polizia, ma in seguito è emerso che il 2297 casi (92%) erano in realtà dei falsi positivi.
Inoltre, secondo i risultati del MIT,  il colore della pelle (cioè anche il trucco usato) sembra essere un fattore discriminante per la maggior parte dei sistemi commerciali di face-recognition: mentre per un uomo bianco gli algoritmi sono stati precisi il 99% delle volte, la percentuale scende fino al 35% con donne dalla pelle scura.
Infine, è famoso il caso del 2015, quando Google dovette scusarsi perché il suo sistema di riconoscimento facciale scambiò afroamericani per gorilla.

Non saranno semplici gli obblighi per i dirigenti scolastici responsabili nell’acquisto ‘in economia’ di macchinari e software affidabili, senza rischiare di danneggiare l’erario con prodotti inadeguati o poco longevi, a meno che la responsabilità di garantire l’efficienza, la funzionalità e la durevolezza di questi sistema non se la prenda una Centrale di Spesa Pubblica.
A parte, c’è la questione della protezione dei dati.

Già nel 2012, il Gruppo dei Garanti europei ha chiarito che l’immagine del proprio volto è un dato personale e occorrono particolari cautele nel suo uso. Ad esempio, alcune operazioni di trattamento sono comunque possibili senza consenso sulla base dell’interesse legittimo del titolare, ma è comunque indispensabile che siano adottate misure di sicurezza, sia per gli ambienti e i macchinari dove avviene la conservazione delle immagini che per il loro trasferimento in rete attraverso sistemi di cifratura.

Andando alle impronte digitali, anche se fossero perfette, c’è una percentuale di falsi positivi pari allo 0,1%, secondo uno studio forense USA del 2011. Infatti, se abbiamo mani pulite e asciutte o molto sporche sarà più difficile o confondere rilevare l’impronta.
Inoltre, esistono farmaci che alterano o impediscono la formazione di impronte digitali, tra cui la capecitabina usata per le recidive di tumore al seno o delle altre forme di tumore mammario. Poi ci sono i lavori tattili duri e alcuni acidi, anche di normale uso casalingo, che le erodono, il contatto con alcune piante che può cancellarle, alcune malattie cutanee, anche relativamente diffuse, che rendono illeggibile il derma. 

A parte le difficoltà che potranno derivare da una minore o maggiore collaboratività del personale nel tenere le mani in buone condizioni … ricordiamo sempre che anche le impronte digitali (cioè server e stanze) vanno adeguatamente protette.

In altre parole, stiamo parlando di apparati di verifica biometrica e di video sorveglianza necessari a controllare solo una decina di persone per scuola, se non serviranno anche per i docenti, da acquistare, gestire e proteggere “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e con l’utilizzo delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente”, cioè a carico dei bilanci per l’istruzione e senza finanziamenti finalizzati ad hoc.

Le domande che restano sono tre:

  1. i Consigli di Istituto italiani delibereranno coralmente ed univocamente queste spese a carico dei fondi per il funzionamento ordinario?
  2. i docenti come potranno reclamare l’esenzione da tale obbligo, se ritengono opportuno sottoporvi i dirigenti e gli ATA?
  3. come andrà  dove l’assistente tecnico sarà verificato biometricamente e l’ex ‘collega’ rimasto con qualifica di docente tecnico-pratico no?

Demata

Rolling Stones a Roma: grandi incassi, ma quasi nulla al Comune. Arriva la Corte dei Conti?

22 Giu

Grazie al concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo, “Roma oggi ha circa 60.000 persone oltre ai 10-20.000 romani che sono venuti per questo evento. Persone che sono andate in albergo, ristoranti, che hanno preso un taxi, un gelato e hanno determinato un guadagno per la città di 25 milioni di euro in un giorno”. (Ignazio Marino, sindaco di Roma, a RaiNews24)

Dunque, 25 milioni diviso 60.000 fa 416,7 euro di spesa media per una notte in città per ciascuno degli spettatori, ammesso che nessuno abbia dove essere ospitato, che nessun altro rientri in tarda notte e che, soprattutto, molti o tutti vogliano trovare un albergo a 4-5 stelle.
Se Ignazio Marino crede a questi numeri, beato lui  e poveri noi, ma i conti andrebbero fatti in un altro modo, anche perchè parla il sindaco di una Roma Capitale al default e non il rappresentante della Confcommercio locale.

Infatti, non si comprende come sia stato possibile, per il Comune di Roma, affittare a soli 7.934 euro l’intero Circo Massimo (lungo 621 m e largo 118) ai Rolling Stones, che solo per dormire hanno speso il doppio, al Regis Hotel, in una mega suite da 14.000 euro a notte. Specialmente se si tiene conto che nella concessione è implicito che tutte le riprese effettuate nello scenario del Circo Massimo potranno essere riutilizzate senza alcun beneficio per Roma Capitale.

Al Campidoglio, dopo oltre un anno di consigliatura, si giustificano spiegando che la cifra è stata calcolata desumendola dalle tariffe stabilite per l’occupazione del suolo pubblico e che giust’appunto stavano pensando di incrementarle.
Ma, tra l’altro ci sono i costi vivi: ad esempio, le forze dell’ordine, i servizi di emergenza e d’igiene che funzionerano all’interno e all’esterno dell’area rossa, quella compresa tra via dei Cerchi-via di S. Teodoro, via dei Cerchi-piazza di Porta Capena, viale Aventino-viale del Circo Massimo via della Greca-lato Bocca della Verità, alla quale dalle 14 di domani avrà accesso solo il pubblico munito di biglietto.

Il Comune di Roma precisa che 40.000 euro entreranno dagli organizzatori dell’evento per i servizi della polizia municipale, 23.000 per il prolungamento della metro B e 30.000 per l’Ama, l’azienda dei rifiuti, altri 75.000 euro per le cooperative e ditte che forniscono bagni chimici, ambulanze e servizi sanitari.
Ma sono partire di giro per compensi al personale e fornitori, non entrate effettive per Roma Capitale, oltre fatto che non saranno i cittadini romani a beneficiare dei già pochi straordinari dei nostri vigili urbani … mentre già arrivano proteste come quella di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, per “chiusure di strade, deviazioni, limitazioni, cambiamenti nel trasporto pubblico in una zona nevralgica come quella del Circo Massimo, che si ripercuotono sui cittadini”.

Nessun benefit per i ‘diritti d’immagine’ per Roma Capitale, nonostante avesse patrocinato l’evento e, soprattutto, mentre nella pagina dove si poteva votare la scaletta dei brani c’era proprio il disegno del Circo Massimo a far bella vista promozionale.

ROLLING STONES Circo Massimo Rome 2014

A proposito, ricordiamo che il Colosseo – per accordi di sponsorizzazione sottoscritti dal Comune di Roma, in cambio di soli 25 milioni di lire per 15 anni «eventualmente prorogabili» – potrà essere usato per «articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria» (il core business di Tod’s), ma anche «profumi, adesivi, metalli preziosi e loro leghe, gioielleria, pietre preziose, orologeria, strumenti cronometrici», come anche per manifestazioni, conferenze stampa, fotografie, cartoleria, adesivi, articoli per ufficio, ombrelli, pelli di animale, fino alle manifestazioni culturali e sportive. Oltre, alla possibilità di «realizzare una struttura temporanea, o fissa, per l’accoglienza dei sostenitori dell’Associazione, ubicata nelle immediate vicinanze del Colosseo» e per tutta la durata dei lavori di restauro e per i successivi due anni» e che «può fregiarsi e utilizzare la denominazione e i segni distintivi dello sponsor».

Un vero scandalo, tornando alla musica, se consideriamo che solo per i 70.000 biglietti  a 78 euro ciascuno degli Stones sono ben 5.460.000 euro gli incassi per l’organizzazione dell’evento, presentato in Italia da “D’Alessandro e Galli”, società leader nel settore del music business, in accordo con “Rock in Roma”, di cui Mucchio Selvaggio racconta che “oltre ai due mesi di kermesse alI’Ippodromo delle Capannelle, la “premiata ditta” Bucci & Giuliani ha contemporaneamente gestito tutti i concerti dello Stadio Olimpico di quest’estate, dai Muse ai Depeche Mode fino a Roger Waters e agli italiani Negramaro e Jovanotti”.

Dunque, se è vero che con i grandi eventi girano tanti soldi,  anche sicuri che rappresentino davvero entrate pubbliche e servizi ai cittadini?
Inoltre, se quello di Ignazio Marino è il modo di fare i conti che insegnano nelle facoltà di medicina ai futuri dirigenti medici, ecco spiegate le cause della spesa pubblica sanitaria impazzita.

Infine, come non fugare il dubbio che Ignazio Marino era ben consapevole del valore d’immagine del Circo massimo se dichiara  Sky Tg24 che “per me è un grande orgoglio portare la storia del rock all’interno della nostra storia archeologica in uno scenario unico al mondo”,l’ho scelto io ed è stata subito approvata da Mick Jagger, ed è stata determinante: c’erano altre capitali europee che volevano ospitare il concerto”.

Trattativa al ribasso pur di apporre la propria ‘firma’ su un evento come i Rolling Stones a Roma? Non a caso, Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini all’opposizione in consiglio comunale, annuncia “un esposto alla Corte dei conti per danno erariale”.

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Giudizi tributari: decine di miliardi di euro pendenti che l’Erario non incassa

20 Mag

“In Campania ci sono oltre 68mila giudizi tributari pendenti per un controvalore di circa 4 miliardi di euro.” (Domenico Posca, presidente di UNICO – Unione commercialisti italiani)
In Italia, i contenziosi triutari rappresentano  la maggioranza delle controversie, ma quasi la metà, il 41,76% del totale, ha un valore massimo di 2.500 euro, pi un altro 26% che rientra nella fascia 2.500-20.000 euro. Meno del 3% quelli tra 250.000 euro e un milione,  1,39% quelli oltre il milione di euro. Il volume annuo del contenzioso complessivo (dati 2013) è di circa 37 miliardi di euro.

Una situazione venutasi a creare perchè “pochi e mal pagati, sostengono i giudici tributari. Lo ha illustrato con la sua relazione annuale il presidente del Consiglio della Giustizia Tributaria Mario Cavallaro, ex parlamentare del Partito Democratico, nel corso della Giornata della Giustizia Tributaria nell’Aula Magna della Cassazione.” (Il Giornale)

In realtà, solo in Campania ci sono oltre 1,3 milioni di procedimenti civili e penali pendenti (lo denunciavano sempre i commercialisti), e certamente non è possibile assumere un’armata di magistrati sia per smaltirli sia per evitare, in futuro, che si accumulino: quel che serve è semplificazione.

Ed, infatti, per sbloccare almeno 3-40.000 contenziosi tributari di minore entità in Campania (ed in Italia chissà quanti), UNICO annuncia che “chiederemo al Ministro della Giustizia Andrea Orlando di allargare ai commercialisti il novero di soggetti cui delegare la gestione e la definizione stragiudiziale delle controversie in corso e, quanto meno, di prevedere la partecipazione di un commercialista, quale consulente tecnico, in ausilio al soggetto cui sarà delegata la decisione del contenzioso tributario”.

Una proposta che sensata visto che già sono migliaia i commercialisti che hanno svolto incarichi di tribunale in Campania.

Parliamo di 4 miliardi di entrate tributarie – o anche solo la metà – che sarebbero una manna dal cielo per Napoli e la sua regione.
Parliamo di almeno un paio di annualità arretrate che potremmo smaltire da qui alla fine del 2015 in tutta Italia, con  diverse decine di miliardi di entrate extra per l’erario, ovvero per spalare almeno un po’ il debito pubblico.

Intanto, constatiamo che la ‘lotta all’evasione’ e a ‘furbetti ed abisivi di turno’ diventa iniqua, se poi i processi si arenano e a pagar le tasse sono sempre gli stessi.
E parliamo di uno Stato che emana leggi che non riesce a rendere norma, se solo in Campania abbiamo oltre un milione di processi pendenti. Qualcosa, tra procedure ed organizzazione del lavoro, proprio non va.

Matteo Renzi provveda: è impensabile – se vogliamo uscire dal declino – una tale stagnazione tributaria e finanziaria.

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Fantasmi di un Centrodestra che fu

6 Set

Quello che mancava a noi italiani era di ritrovarsi, un anno dopo la colata a picco del ‘sistema Italia’, con Giulio Tremonti in prima fila, forse candidato a premier, di un centrodestra allo sbando e privo di riferimenti.

L’uomo della crisi ‘che non c’è’, dell’Italia ‘che non sta messa così male’, dell’Europa ‘che crede in noi’, della spesa pubblica che, invece di calare, saliva e saliva. Tutte questioni che sono state ‘scaricate’ su Berlusconi e su una imprecisata casta fatta di politicanti, medici e notabili, a causa di un sistema mediatico che rinuncia ad approfondire e va avanti, di giorno in giorno, a colpi di veline (quelle di redazione, non quelle seminude).
Eppure, ci sono cose che non andrebbero dimenticate o, peggio ancora, confuse.

Ad esempio, la situazione della Cassa Depositi e Prestiti, svuotata nel corso della gestione del Ministro Tremonti, per la quale Mario Monti (ministro ad interim) ha evidentemente imposto il ‘segreto di Stato’, con la diretta conseguenza che Elsa Fornero dovette praticamente bloccare tutti i nuovi pensionamenti pochi mesi or sono.

Un disastro per il quale buon senso e norma giuridica avrebbero previsto il deferimento alla Corte dei Conti ed al Tribunale dei Ministri. Ed invece … rieccoci qui a discutere del nulla applicato al nulla.

Un ennesimo tassello di una diffusa disfunzione pubblica (cane non morde cane?) che trova adito anche negli inquietanti silenzi e nelle discutibili discrezionalità che il vertice del nostro sistema giudiziario, il presidente Giorgio Napolitano, ha ampiamente mostrato nei casi giudiziari che hanno coinvolto gli ex ministri Bassolino e Mannino e che ha manifesta conferma dell’ostracismo dei partiti e dei media verso Di Pietro e De Magistris che ebbero il coraggio di denunciare il ‘Sistema’.

Purtroppo, però, tra un anno o dieci staremo punto e accapo, se alcuni di noi continueranno a saccheggiare (più per ambizione che per avidità) od a dilapidare (più per incapacità che per malafede) il patrimonio italiano.

Basterebbe denunciarli come previsto dalla legge, confidando in una Giustizia in grado di evitare che i reati vadano prescritti e che i danni restino da quantificare …

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Evasori: chi sono dove sono

10 Gen

Nel 1999, secondo le stime di Bernardi e Bernasconi, il volume di evasione fiscale relativa all’IRPERF dei “lavoratori autonomi, imprese individuali, società di persone” era pari al 68,5% della base imponibile, mentre l’IVA presumibilmente evasa era al 38%.

Il dato era confermato dallo studio di Bordignon e Zanardi che fissava all’84% l’entità degli evasori tra i lavoratori autonomi e, nel 2002, anche uno studio dell’Agenzia delle Entrate confermava indirettamente i dati di Bernardi e Bernasconi, stimando al 41% l’evasione derivante da “servizi alle imprese”, nel 27,7% quello del “commercio” e nel 17,3% quella del settore “servizi alle famiglie”.
In termini di localizzazione geografica, nel 1998, uno studio dell’Agenzia delle Entrate fissava una “graduatoria dell’evasione IRAP a livello regionale in termini assoluti (diffusione)” che poneva al primo posto la Lombardia ed al secondo il Lazio.

Questo il dato quantitativo della diffusione del fenomeno per categorie e territori, ma ancora più interessante, però, è quello per “intensità” del fenomeno.

Infatti, gli esiti delle verifiche su un campione rappresentativo di circa 500 società di capitali, per l’anno d’imposta 1997, dimostrò che il 94% dei soggetti avevano ricevuto contestazioni per evasioni fiscali entro i 5 milioni di Euro ed, addirittura, il 6% mostrava irregolarità per somme superiori ai 5 miliardi di Euro; allo stesso modo l’elusione fiscale.
Secondo uno studio di Secit del 2000, l’evasione contestata raggiunge il 6,5% della produzione nel Centro Italia, mentre nel Nord Ovest, Sud ed Isole si attesta intorno al 4% (con la Calabria e la Sicilia ben oltre tale valore), mentre nel Nord Est la linea d’ombra fu tale che lo studio riportava valori negativi.

Venendo ad oggi, secondo i dati di Contribuenti Italiani, nel 2011 l’evasione nel nostro paese ha raggiunto la vetta di 180 miliardi di euro l’anno (8,6% del PIL) sottratti all’erario. Il dato è confermato da Tax Justice Network, che stima in 238 miliardi di dollari USA l’evasione nel nostro paese.

Una cifra pesante, anzi pesantissima, se consideriamo che l’evasione fiscale nella Federazione Russa (143.474.000 abitanti) arriva a 221 miliardi di dollari.
Come dire che abbiamo un volume medio di evasione procapite pari ad una volta e mezza quello russo. Ed è tutto dire.

Ma dove sono gli evasori nostrani? Non a Cortina, non a Portofino, non ad Abano Terme e neanche tra i commercianti, salvo il settore “turismo”, ovvero alberghi, ristorazione e spiagge, che da soli evadono per 36 miliardi di Euro l’anno. (fonte La Stampa)

E’ nella falsa fatturazione e/o tra le prestazioni occasionali (professionisti, servizi, artigiani e nel lavoro nero degli immigrati e non) che va ricercata l’evasione, oltre che, come ovvio, nelle attività delle mafie e nei fondi neri della corruttela politica.

Intanto, c’è ancora chi se la prende con il piccolo “negoziante distratto” (ditemi voi quanto può evadere un gelataio …) e con i quattro turisti “finto VIP” che ancora frequentano qualche località turistica.

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Nessun politico nella Parentopoli romana?

13 Mag

Arrivano altri cinque indagati “eccellenti” nell’inchiesta della Procura di Roma, cosiddetta ‘Parentopoli’, relativa a una serie di assunzioni a chiamata diretta fatte negli ultimi due anni  tramite le aziende municipalizzate del Comune di Roma.

Secondo ADN-Kronos, il procuratore aggiunto Alberto Caperna ha iscritto nel registro degli indagati:

  • l’ex amministratore delegato dell’Atac, Adalberto Bertucci,
  • l’ex ad di Trambus, Antonio Marsia,
  • l’ex capo del personale di Trambus, Luca Masciola,
  • l’attuale capo del personale di Trambus, Riccardo Di Luzio,
  • l’ex direttore delle Metropolitane di Roma, Vincenzo Tosques,
  • che vanno ad aggiungersi a quelli di Luciano Cedrone, capo del personale di Ama,
  • Franco Panzironi, amministratore delegato dell’azienda,
  • Gianfrancesco Regard, ex responsabile legale di Ama,
  • Sergio Bruno, presidente del Consorzio Elis,
  • Ivano Spadoni, ex dirigente Ama,
  • Lorenzo Allegrucci, ex dirigente direzione Acquisti Ama,
  • Giovanni D’Onofrio, capo dell’ufficio legale della municipalizzata,
  • oltre a Bruno Frigerio, Alessandra De Luca e Davide Ambrogi, componenti di una commissione Ama nominata per le assunzioni di circa 800 dipendenti in diverse specialità professionali.

E’ possibile che il top dei massimi dirigenti pubblici romani sia coinvolto in una squallida vicenda di lavoro clientelare?

Si, è possibile, a Roma e non solo. Ma quello che ancora non si spiega è perchè quei dirigenti hanno messo a rischio le proprie carriere e chi abbia segnalato le persone poi assunte, spesso nell’entourage di politici neoleletti.

Eppure, non ci sono politici tra gli indagati e la Giunta Alemanno non sembra neanche sfiorata dallo scandalo.

Roma, la città delle nebbie.