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Le ragioni di un’Italia in fuga dal Centrosinistra

22 Set

La vera domanda di queste elezioni è: al di sotto di quanti voti si parlerà di ‘disfatta’, se il dato è che Centrosinistra e M5S nel 2018 raccolsero collettivamente quasi 19 milioni di voti alla Camera?
Più di 10 milioni di voti (cioè circa il 35% dei votanti con il 35% di astensione) sarà una sconfitta ‘sopportabile’, anche se è un vero e proprio dimezzamento, oppure sarà riconosciuto come un punto di non ritorno della ‘centralità’ socialdemocratica maggioritaria?

E, mentre c’è chi ancora si diletta nel rilevare simpatie e trend nei Social da suggerire ai candidati, a debacle annunciata andiamo a vedere di cosa si tratta nella Realtà quotidiana, cioè ‘perchè’ la gente è attratta da certi riferimenti e non da altri.

A proposito di Sicurezza e Libertà private, in Italia in un anno si verificano 4 furti in casa ogni 1.000 abitanti, sembra molto poco, ma se si conta che in una casa di media ci stanno 3 persone, già siamo arrivati a 12 vittime ogni 1.000 residenti, che significa il 6% in cinque anni.
E non è poco.

A proposito di Istruzione e Innovazione (cioè Lavoro e Impresa), in Italia, 30 anni dopo il Progetto Brocca e le riforme a seguire che smantellarono la scuola di Giovanni Gentile, la situazione è grave: circa un terzo degli italiani comprende solo semplici testi, quasi la metà non sa fare i conti, pochissimi si aggiornano, tanti giovani stanno alla sala giochi.
Cosa che li rende molto esposti a truffe e fake news, oltre che a destinarli a professioni poco retribuite.

Riguardo i diritti universali, è emblematica la situazione attuale del Lazio – storicamente a governance ‘cattocomunista’ – dove 1/3 della popolazione ritiene di vivere in una realtà degradata, con stili di vita non di rado insalubri, e dove è complicato ottenere giustizia, ma può anche mancare l’acqua potabile e c’è poca speranza per chi è solo e/o anziano.

A parlare di Ambiente (e Rifiuti), sempre nell’esempio Lazio, vediamo che siamo ancora al piede di partenza con destinazione onerosa dei rifiuti in altre località e una qualità dell’aria non ottimale, nonostante la bassa densità demografica, l’esposizione a venti marittimi e l’esistenza di boschi e foreste.

Questi i motivi per cui il Centrosinistra perderà le elezioni e gli italiani, anche se le tre compagini (PD, Azione/IV e M5S) supereranno tutte e tre il 10% dei voti … dato che forse il 35% o forse oltre il 40% dei votanti si asterrà, trasformando un 6% in 10, un 9% in 14 o un 16% in 21 … sembra uno scioglilingua, vero?

A.G.

Il testa a testa Macron – Lepen nei numeri dell’European Council on Foreign Relations

11 Apr

Macron vincerà se riuscirà ad attrarre il consenso degli elettori ‘antifascisti’, ma a quanto pare scettici o ‘divergenti’?

Infatti, il dibattito mediatico francese sulla guerra in Ucraina è stato ampio e aperto, vista la coincidenza con le elezioni presidenziali, e vede il Centrosinistra (LFI) su posizioni simili a quelle di Lepen e Zemmour.

L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio ha inciso profondamente sulla corsa presidenziale francese, che, a differenza delle campagne precedenti, ha dato priorità alla politica estera, creando un chiaro divario tra i candidati. Con l’escalation del conflitto tutti i candidati condannano all’unanimità l’invasione, anche se sono in disaccordo su chi ne è responsabile e su quali siano le soluzioni.

In questo post, due dati a confronto: i risultati al primo turno elettorale dei vari candidati e le loro posizioni verso la guerra in Ucraina, rilevate dall’autorevole European Council on Foreign Relations (ecfr.eu). (LINK)

ECFR annovera tra i suoi presidenti ‘emeriti’ Emma Bonino, (ex Ministro degli Affari Esteri d’Italia), e Joschka Fischer (ex ministro degli affari esteri della Germania), quelli attuali sono Carl Bildt (ex primo ministro svedese) e Norbert Röttgen (Membro del Bundestag). Tra gli attuali Garanti, ci sono anche Franziska Brantner, Segretario di Stato parlamentare, Ministero federale tedesco dell’economia e dell’azione per il clima, Teresa Gouveia, ex ministro degli Esteri del Portogallo, Alexander Stubb, ex primo ministro finlandese.

Il dato che ne viene dalla integrazione tra le due tabelle mostra quale sia l’orientamento dei francesi a riguardo i candidati e le loro proposte verso la guerra russo-ucraina.

E il risultato è sorprendente.

Gli elettori di Melenchon (LFI) e della galassia antagonista potrebbero astenersi, vista la scelta tra liberali “pro-Nato” e nazionalisti “no-Nato”. E dove possa virare l’elettorato populista è puntualmente un mistero.

Probabilmente, Macron ce la farà a riconfermarsi presidente, ma il dato di questa prima tornata elettorale europea a guerra in corso indica un gap significativo per tutti i partiti europei: l’opinione pubblica.
Sopportare scandali, ruberie e incapaci in cambio di stabilità è accettabile, ma anche qualcosa che si infrange se il sistema perviene a una crisi o ad una guerra. Specialmente, se nell’immaginario collettivo l’Ucraina è il luogo dove furono annientati tutti gli eserciti europei, dai Greci fino ad oggi.

Infatti, in un articolo di un mese fa gli analisti dell’ECFR (LINK) sottolineavano come gli europei :

  • sono disillusi dal sistema globale di cooperazione internazionale
  • credono (71%) che il sistema non stia lavorando sui cambiamenti climatici
  • ritengono necessaria la cooperazione europea per garantire la sicurezza alle frontiere e della salute
  • sono a proprio agio con l’idea di una leadership francese
  • vogliono un’Unione Europea impegnata con russi e cinesi per rimodellare l’ordine internazionale.

Demata

E se fosse Casini il futuro presidente?

7 Gen

Arrivano le prime proposte dei partiti per la corsa al Quirinale e troviamo personaggi papabili, come Casini (o Gentiloni), e tanti altri nomi per tutti i gusti.

Iniziamo con le femministe ‘storiche’ (Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Luciana Littizzetto, Sabina Guzzanti, Serena Dandini, Fiorella Mannoia, eccetera) che hanno firmato un appello  “È arrivato il tempo di eleggere una donna al Quirinale”.

La proposta di un presidente donna, però, ha mandato nel caos i Cinque Stelle, dove l’assemblea dei senatori ha chiesto di votare Sergio Mattarella, mentre Giuseppe Conte “vedrebbe bene una donna al Colle”, ma ha rischiato il commissariamento interno dopo aver chiosato “di nomi ne verranno fuori tanti nei prossimi giorni”. Ad esempio, Emma Bonino, Anna Finocchiaro e Rosy Bindi o meglio le più papabili, anche se meno gradite al centrosinistra, come Marta Cartabia, Maria Elisabetta CasellatiLetizia Moratti

Ma il ‘vero’ candidato del PD sembra essere Paolo Gentiloni (o forse Giuliano Amato, che compirà 84 anni a maggio), dato che non solo Mario Draghi, ma neanche Francesco Rutelli e Walter Veltroni sono ‘graditi’ al popolo della sinistra post-comunista.

Il Centrodestra in prima battuta sostiene Marcello Pera – e non Mario Draghi, a quanto pare – o anche Gianni Letta, ma sempre con l’incognita della destra populista che potrebbe rifiutare un moderato.

Fatto sta che, per l’elezione del presidente della repubblica, servono 505 voti su 1009 tra senatori (321), deputati (630) e delegati regionali (58) e il PD con i Cinque Stelle e Leu contano solo 386 parlamentari, mentre Forza Italia-Udc, Lega e Coraggio Italia insieme ne hanno 347, a questi si aggiungono 58 parlamentari di Fratelli d’Italia e 44 di Italia Viva.

Insomma, i nomi che i media riportano sono quasi sempre di centro-sinistra, come i due presidenti precedenti, Napolitano e Mattarella, e il centro-destra avrebbe la maggioranza a quanto pare.
Inoltre, alcuni nomi sono abbastanza divisivi, cioè ‘troppo pro partes’, mentre le estreme fazioni dei due ‘blocchi’ respingono candidati bipartizan ritenendoli ‘troppo moderati’.

Un vero caos informativo di cui non avremmo bisogno e che va ad aggiungersi al preesistente, mentre gli italiani meriterebbero un presidente della repubblica eletto al primo voto da almeno due terzi degli aventi diritto.

In altre parole, c’è bisogno di ‘Centro’, quello del dialogo e delle riforme.

Proprio quello che i liberali (Italia Viva e Democrazia Liberale) stanno sostenendo con la candidatura di Pier Ferdinando Casini.
Una candidatura forte, dando per scontato il sostegno ‘centrista’ di Forza Italia e di almeno una parte del PD e della Lega: l’ex Presidente della Camera dei deputati può vantare un’indipendenza dai partiti ed un ‘metterci’ la faccia patriottico senza pari nel contesto italiano, come quando nel 2008 lasciò il governo Berlusconi con cui era alleato dal 1996, per poi appoggiare il risanamento Mario Monti ed i successivi governi Renzi e Gentiloni.

Demata

Covid-19 e contenimento: cosa ne pensano i Liberali?

30 Apr

Non solo Trump, ma anche i Liberali europei puntano il dito verso la Cina per la coercizione dei propri cittadini e la manipolazione delle informazioni all’estero.

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Hans van Baalen – presidente dell’Alleanza Liberaldemocratica, a cui aderiscono anche i Radicali e +Europa –  ha condannato il ‘misuse’ cinese del contenimento Covid-19 allo scopo di rafforzare il potere comunista.

E’ un fatto noto, ormai, che “l’European Union External Action Service (EEAS) ha prima ritardato e poi riscritto un rapporto sulla disinformazione e sui metodi che hanno alleggerito l’attenzione sulla Cina.

Altre organizzazioni mediatiche affidabili e apprezzate come Politico Europe e BBC News hanno riportato fatti simili“: la pressione diplomatica e la coercizione interna da parte della Cina avrebbero portato a sottovalutazioni che hanno ammorbidito la posizione dell’UE nei confronti delle campagne di disinformazione cinese nei paesi europei durante l’epidemia di COVID-19.

Il parlamentare europeo Bart Groothuis (Renew Europe) – anche lui olandese – ha lanciato un chiaro monito.

L’Unione Europea deve essere vigile e rispondere a queste ostilità.
La relazione del Servizio europeo per l’azione esterna si resoconti e la disinformazione di COVID-19 è un passo avanti. Tuttavia, le recenti accuse relative all’ammorbidimento dei contenuti su richiesta del governo cinese destano profonda preoccupazione. L’UE non può consentire a un paese esterno di influenzare le informazioni condivise.

L’UE deve trovare la sua posizione in questa nuova fase globale e ha tutto ciò che serve per combattere e dare l’esempio, ma sono necessarie unità e cooperazione di tutti gli Stati membri e poteri istituzionali liberali più forti.
L’UE può essere un leader sulla scena globale, ma deve ritrarsi come una vera Unione di stati democratici liberali che affrontano la crisi in modo collettivo, efficiente e trasparente.

Qualsiasi manipolazione o coercizione da parte di paesi terzi causerebbe un danno al processo democratico nell’UE. La nostra sovranità politica è in gioco se lo permettiamo.”

In altre parole dallo scoppio della pandemia di COVID-19, Cina e Russia stanno implementando una campagna di disinformazione globale volta a posizionarsi come leader globali e minare la fiducia nelle democrazie liberali e nelle loro istituzioni.

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La lotta contro COVID-19 è una lotta comune.
I regimi che nascondono e mascherano le informazioni non possono essere l’esempio principale, a differenza delle democrazie liberali che salvaguardano le libertà civili e condividono informazioni trasparenti ed efficienti.

Adesso, la parola passa ai vari partiti liberali d’Europa, tra cui i nostri Radicali, +Europa e PLI, anche se non è parte dell’alleanza europea dei liberali. 

La forza degli Europei sono le libertà civili e la condivisione di informazioni trasparenti ed efficienti.

Perderemo la guerra con il Covid-19 e non solo quella se anche in uno stato o una regione europei fossero ritardate e poi riscritte delle informazioni essenziali contro la pandemia.
Peggio ancora se in un qualche stato o regione europei si adottassero forme di coercizione della popolazione eccessive per nascondere le falle del sistema e cooptare il consenso.

Demata

Chi ha letto Jean Jacques Rosseau?

5 Set

Sarà sempre troppo tardi quando qualcuno si prenderà la briga di leggere qualche citazione di quel signore a cui è ispirata la Edemocracy che ha deciso questo governo: Monsiuer Jean Jacques Rosseau.

Sarebbe importante leggerlo Rosseau, dato che è famoso grazie ad una ‘fake news’: quella che mise in giro la voce che nasciamo tutti buoni e ottimi, ma è poi la società a tarparci le ali e renderci malvagi.

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Ovviamente, è impossibile che Grillo e Casaleggio jr. come Di Maio o Di Battista non conoscano il pensiero dell’uomo a cui si ispirano, quello di M. J.J. Rosseau, e che Renzi e Zingaretti ignorino perchè Emma Bonino ha votato contro questo governo ‘avallato’ da settantamila sconosciuti on line.

Democrazia: “Se ci fosse un popolo di dei, si governerebbe democraticamente. Un governo così perfetto non è adatto agli uomini. “

Educazione:“La sola abitudine che si deve lasciar prendere al fanciullo è quella di non contrarne nessuna.” 

Responsabilità:“La più grande, la più importante, la più utile regola di tutta l’educazione? È non di guadagnare tempo, ma di perderne.” 

Pari opportunità: “Nessuno si annoia mai della sua condizione, quando non ne conosce di più piacevoli.” 

Sanità: “Non so di che malattie ci guariscano i medici, ma so di certo che ce ne inoculano di assai funeste: la viltà, la pusillanimità, la credulità, il terrore della morte. Se guariscono il corpo, uccidono il coraggio. La sola parte utile della medicina è l’igiene; e anche l’igiene, del resto, più che una scienza è una virtù”.

Giovani: “Si pensa soltanto a conservare il proprio figlio: non è sufficiente; occorre insegnargli a conservarsi da sé quando sarà adulto, a sopportare le percosse del destino, a sfidare l’opulenza e la miseria”.

Movida e reddito: “La temperanza e il lavoro sono le due vere medicine dell’uomo: il lavoro stimola il suo appetito e la temperanza gl’impedisce di abusarne”. 

Giustizia: “Chiunque arrossisce è già colpevole: la vera innocenza non ha vergogna di niente.”

Sicurezza: “L’ordine sociale è un diritto sacro, che serve da base a tutti gli altri”.

Impresa: “Il primo uomo che ha recintato un pezzo di terra dicendo: ‘È mia’ e che ha trovato gente tanto semplice da credergli, è stato il vero fondatore della società civile.”

Scienza:“Le idee generali e astratte sono la fonte dei più grandi errori degli uomini.” 

Innovazione:Tutto è buono quando esce dalle mani del Creatore, tutto degenera nelle mani dell’uomo.” 

Informazione: “Si è curiosi soltanto nella misura in cui si è istruiti.” 

Libertà: “Da solo il popolo vuole sempre il bene, ma non sempre, da solo, lo vede.”

Questo, dunque, l’ideale condiviso da Beppe e Davide, da Luigi e Alessandro, oggi sostenuto anche da Nicola, Matteo, Giuseppe ed … i circa settantamila cripto-votanti di Rosseau.

Ed adesso avrete anche capito uno dei perchè +Europa avrebbe dovuto votare contro alla Camera, come Emma Bonino ha fatto al Senato, e perchè Forza Italia – a differenza dei post comunisti di LeU –  non ha neanche preso in considerazione l’ipotesi.

Demata

Cannabis, lo Stato laico e la base cattolica

11 Gen

E’ iniziato l’anno elettorale e Matteo Renzi annuncia la depenalizzazione del reato di clandestinità, mentre il capo della Polizia chiede di “far capire che gestiamo il fenomeno immigrazione con umanità ma anche con rigore”.
Quel che conta è placare i “mal di pancia” della base ‘di sinistra’ – cattolica o alternativa fa lo stesso – e così i suoi alleati (leggasi Alfano e Verdini) non possono che fare altrettanto, secondo la solita logica cerchiobottista.

L’idea è la solita: rispolverando l’untore di turno. Ad esempio i bestemmiatori e, da ieri

Dunque, la proposta è di garantire cassa e status quo, abbassando i doveri pubblici verso chi è in Italia indebitamente od in incognito, e  sia non osteggiando la depenalizzazione del reato di clandestinitità sia – dopo  – .

Infatti, sempre tenuto conto del problema di depenalizzare il possibile “perché intasa le procure”, pur di coccolare la base cattolica alla stregua di Renzi, Ncd chiede di ripristinare processi e carcere  per chi coltiva anche una sola piantina di marjuana “fosse pure a scopo terapeutico”,  perchè “se fosse portata a termine così su due piedi, senza un’adeguata sensibilizzazione dell’opinione pubblica” poi “rischierebbe di ingenerare il dubbio che si stia cedendo nella lotta agli stupefacenti”.

Peccato che uno stato laico e democratico fa la lotta al narcotraffico, mentre è nei paesi teocratici o totalitari che si combattono gli stupefacenti, alcolici in primis. Oppure che la ‘cannabis fai da te’ abbatte il mercato di spaccio in mano ai boss.
Per non parlare della sensibilizzazione dell’opinione pubblica che durerebbe ormai da 40 anni, con buona pace di Marco Pannella ed Emma Bonino, o dello “scopo terapeutico” che dovrebbe far capo all’AIFA (Agenzia del Farmaco) ed a chi mai sennò.

Intanto, la natalità delle coppie italiane continua a calare, ma gli asili nido e il turn over generazionale restano promesse, i femminicidi crescono come l’insicurezza delle donne sole, di contrasto alle droghe più diffuse /pericolose (alcool e cocaina) se ne parla poco o nulla, le televisioni continuano a propinarci la sofferenza dei profughi ma non quella dei loro parenti rimasti a difendere le proprie case dalla Jihad.

Secondo voi, la somministrazione continua di droghe (vanno bene anche quelle telemediatiche) potrebbero farci credere persino che Bertoldo e Bertoldino (i noti personaggi descritti da Cesare Croce ) avevano abbastanza cervello per impersonare anche il Gatto e la Volpe di Collodi?

Demata

Letta bis: cambiar tutto per non cambiar niente?

13 Gen

«Governo avanti ma non così, 15 giorni decisivi. Forza Italia non si può escludere. Berlusconi? Se serve, lo incontrerò», così sintetizza il pensiero di Matteo Renzi (a nome del Partito Democratico tutto) il titolo del Corriere della sera on line, ma, secondo La Stampa, sul «Doppio turno, nel Pd fronda contro Renzi».

«De Girolamo in Parlamento. Il Pd chiede chiarimenti. Rimpasto sempre più vicino», questa la testata di La Repubblica on line, mentre Il Messaggero conferma: «Governo, squadra e agenda nuova: pronto il piano per il Letta bis».

L’idea prevalente tra i nostri politici è quella che – dopo lo strappo di Forza Italia e l’affermazione di Matteo Renzi – non si possono sostituire solo alcuni ministri con un’operazione chirurgica, ma vada azzerata e ricomposta l’intera compagine ministeriale.

Per far cosa non si sa, ma quello che conta è l’importanza dei ministeri che vedrebbero un quasi sicuro cambio di inquilino: Sviluppo (Flavio Zanonato) e Lavoro (Enrico Giovannini), Interni (Angelino Alfano), Economia (Fabrizio Saccomanni), Agricoltura (Nunzia De Girolamo), Giustizia (Anna Maria Cancellieri) ed Esteri (Emma Bonino).

Quello che ‘non conta’ è che – a partire dal 7 novembre  2010, quando Futuro e Libertà uscì dalla maggioranza di governo dissentendo dalla politia economica del ministro Tremonti – abbiamo avuto tre governi in 38 mesi, di cui almeno la metà trascorsi nello stallo più totale, attendendo il rinnovo o le elezioni.
Proprio come oggi e, attendendo la riforma del Porcellum, per i prossimi mesi …

“Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”, Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1956)

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Laura Prati: un’italiana decente, mentre il debito ci affonda e i kazaki imperversano

22 Lug

L’ex governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, è stato condannato a nove anni e sei mesi di reclusione, mentre veniva annunciata la morte cerebrale dell’ennesimo martire italiano, Laura Prati, sindaco di Cardano al Campo (Varese), a causa dei colpi esplosi contro di lei dall’ex capo dei vigili urbani, licenziato per aver truccato gli straordinari.


Più o meno nelle stesse ore, nel Lazio, finiva sotto inchiesta il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per tangenti e sentenze pilotate, convolgendo Franco De Bernardi, magistrato della seconda sezione quater, Giovannino Antonini, ex presidente della Popolare di Spoleto, Franco Clementi e Claudio Salini, rispettivamente amministratore delegato e socio fondatore dell’impresa di costruzioni ICS Grandi Lavori, Marcantonio Trevisani  e Luciano Callini, ammiragli e parte dello stato maggiore della Difesa.

Quanto alle attività delle autorità kazake, riguardo le quali Emma Bonino temporeggia nell’allontanare l’ambasciatore, i media confermano che è almeno dal 28 maggio scorso che l’ambasciatore Yelemessov tempestava di telefonate i massimi decisori istituzionali, ma passa in sordina che Muxtar Qabılulı Äblyazov, oltre ad è stato il Ministro dell’energia, dell’industria e del commercio del suo paese dal 1998 al 2001, quando fondò il partito di opposizione Scelta Democratica e venne prima arrestato e poi scarcerato, nel maggio 2003, a condizione, però, che rinunciasse all’attività politica.
Bene sapere anche che la BTA Bank era sì insolvente per errate esposizioni creditizie, ma anche che Ablyazov volò dal Kazakhstan a Londra solo dopo che, nel settembre 2009, un fondo sovrano kazako, Samruk-Kazyna, aveva immesso ingenti capitali nella BTA Bank a garanzia della solvibilità, diventando così il suo azionista di maggioranza.
Che ‘gatta ci covi’ è reso palese dalla sentenza del novembre 2012, nella quale una corte britannica ha ingiunto a Mukhtar Ablyazov di pagare 1,63 miliardi di dollari, oltre agli interessi maturati, ma ha anche disposto contro Mr. Ablyazov nuovi blocchi post-giudizio di beni per un ammontare illimitato …

Anche perchè EurasiaNet – di base a New York – sta riferendo da tempo un incremento del social gap in Kazakhstan, mentre i profitti derivanti dalle risorse naturali sono concentrati nelle mani di pochi clan vicini al presidente Nursultan Nazarbayev. Nell’aprile scorso, il Council of Entrepreneurs of Kazakhstan ha ufficializzato che nel paese vivono 1,5 milioni di personi con un reddito mensile inferiore ai 76 euro, mentre il 55.6% della popolazione guadagna mediamente 183 euro al mese.
Secondo gli analisti, il costo delle risorse primarie (acqua e benzina) viene gestito in modo da scoraggiare le attività impreditoriali locali, specie in alcune regioni del paese etnicamente diverse dalla maggioranza dominante.

Una situazione scandalosa ed illiberale, che l’Europa vorrebbe ignorare a tutti i costi, come Der Spiegel raccontava, giorni fa, rivelando che, se Silvio Berlusconi è amico personale del presidente kazako di Nazarbayev, altri noti politici ne sono consulenti o dipendenti, come gli ex cancellieri tedesco e austriaco Gerhard Schröder e Alfred Gusenbauer, gli ex primi ministri britannico e italiano Tony Blair e Romano Prodi, così come l’ex presidente polacco Aleksander Kwaniewski e l’ex ministro degli interni tedesco Otto Schily. Tutti costoro sono membri nei loro paesi di partiti socialdemocratici. Gusenbauer, Kwaniewski e Prodi sono ufficialmente membri dell’Intenarnational Advisory Board di Nazarbayev. S’incontrano spesso ogni anno – nella più recente occasione due settimane fa nella capitale kazaka Astana – e ciascuno di loro percepisce onorari annuali che raggiungono le sette cifre.”

Una chiamata in causa per Emma Bonino e Laura Boldrini, se Viola von Cramon, deputata dei Gruenen, deve stigmatizzare come accada che politici come Schröder, Schily, Prodi e Blair si lascino coinvolgere nei giochetti di Nazarbayev, “specialmente perché ora il suo regime è impegnato in un giro di vite. Ma grazie all’influenza dei lobbisti occidentali, poco di quello che succede oltrepassa i confini.”

Un segnale d’allarme, se ricordiamo che Unicredit ha annunciato solo 3 settimane prima (2 maggio 2013) dell’espulsione dall’Italia di Alma e Aula che la controllata Bank Austria aveva competato la vendita del 99,75% della seconda banca kazaka, la JSC ATFBank, alla KazNitrogenGaz, interamente controllata da Galimzhan Yessenov, genero del sindaco di capitale Almaty e magnate sel settore estrattivo dei fosfati.
Un’operazione di cui comprenderemo le ripercussioni a breve, per la quale l’Ufficio Studi del Gruppo SACE precisa un Country Risk Update: “secondo alcuni fonti il prezzo pagato per ATF Bank è pari al patrimonio netto della banca, circa USD 500 milioni. Unicredit aveva acquisito ATF Bank prima della crisi finanziaria internazionale, per un importo di USD 2,1 miliardi.”

Un Kazakistan ed un oligarca, Nazarbayev, che hanno ricevuto – oltre all’ex candidato alla Presidenza della Repubblica Romano Prodi – le visite di Luciano Violante, Giorgio Napolitano, Emma Bonino, Lamberto Dini, Massimo D’Alema, Tiziano Treu, secondo quanto riporta il quotidiano Libero di Maurizio Belpietro.

Visite di Stato, ne vorremmo esser sicuri, come quella, nel 2007, di Emma Bonino, in occasione dell’incontro per la centrale estrattiva di Kazakhstan fra il primo ministro kazako Karim Masimov , il ministro dell’Energia Sauat Mynbayev e l’Amministratore Delegato di Eni Paolo Scaroni, poi indagato per corruzione internazionale, mentre Human Rights Watch accusa da quasi un anno l’Ente nazionale Idrocarburi di violazione dei diritti umani proprio in Kazakhistan, dopo che numerosi operai vennero uccisi dalla polizia durante scioperi contro le multinazionali del petrolio

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Intanto – a Roma, ma non in Italia – anche Papa Francesco vuole vederci chiaro nella finanza pubblica ed ha istituito una commissione, che dovrà raccogliere «puntuali informazioni sulle questioni economiche interessanti le amministrazioni vaticane», preposte «ad evitare dispendi di risorse economiche, a favorire la trasparenza nei processi di acquisizione di beni e servizi, a perfezionare l’amministrazione del patrimonio mobiliare e immobiliare, ad operare con sempre maggiore prudenza in ambito finanziario, ad assicurare una corretta applicazione dei principi contabili ed a garantire assistenza sanitaria e previdenza sociale a tutti gli aventi diritto».
Eh già, se la spesa pubblica tracima, sono Sanità, Welfare e Infrastrutture a farne le spese.

Un’ora fa, ADN-Kronos annunciava che, “secondo Eurostat, il rapporto debito/Pil ha raggiunto quota 130,3%, contro il 127% dell’ultimo trimestre del 2012 e il 123,8% del primo trimestre dello scorso anno. In termini assoluti, il debito pubblico italiano nei primi tre mesi del 2013 è stato di 2.034.763 miliardi.”
Peggio di noi , in Europa, sta solo la Grecia, con la differenza che ogni greco è esposto per ‘solo’ 24.000 euro di debito pubblico pro capite, mentre noi italiani ce ne ritroviamo poco meno di 40.000.

Debito%PIL ITALIA 2010 2013

E non ci salverà – nella fiducia che ormai pochi, all’estero, si azzardano a riporre sull’Italia – l’uscita di Emma Bonino: ‘Allontanare l’ambasciatore kazako? Devo tutelare i nostri interessi là’. Nostri starebbe per ENI, Impregilo e tante altre aziende italiane andate ad investire all’estero …

Purtroppo, varrebbe la pena di convincersi che l’affaire kazako, come dichiara Gustavo Zagrebelsky intervistato da La Repubblica, “è l’umiliazione dello Stato. Ammettiamo che nessun ministro ne sapesse qualcosa. Sarebbe per questo meno grave? Lo sarebbe perfino di più. Vorrebbe dire che le istituzioni non controllano quello che accade nel retrobottega e che il nostro Paese è terreno di scorribande di apparati dello Stato collusi con altri apparati, come già avvenuto nel caso simile di Abu Omar, rapito dai “servizi” americani con la collaborazione di quelli italiani e trasportato in Egitto: un caso in cui s’è fatta valere pesantemente la “ragion di Stato”.

E se uno dei paesi ‘membri titolari’ dei G8 deve ritrovarsi, oggi, a subire il ricatto di qualche ‘benzinaio’ e di qualche corrotto lobbista, non è che le cose andranno meglio, domani.
Anzi, il sacrificio di Laura Prati sarà stato del tutto inutile e, forse, è proprio da lei e dal suo esempio che dovremmo ripartire.

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IMU, non IMU ed il paese senza meraviglie

2 Mag

Giorni fa, italiani e mercati tiravano un respiro di sollievo: è fatto, l’Italia ha un governo, che, forse, durerà pià di una stagione o di un anno, chissà. Tra l’altro, l’ultima cosa che si poteva pensare di Enrico Letta è che fosse un uomo da passi avventati, come quello del ‘salasso’ per le esauste finanze italiane, che zero IMU e tanta cassa integrazione apporteranno, insieme alle risorse che comunque servono per intervenire in aiuto di tanti esodati e disoccupati, che le politiche del Lavoro dell’ultimo anno hanno dimenticato.

Fermo restante che è ingiusto ed iniquo far pagare l’IMU sulla prima casa a chi rientra nelle fasce ISEE, che i redditi bassi devono pagare tasse locali proporzionate e che se si tratta di attività con ricavi sgravi ed esenzioni vanno ben valutati in funzione della crescita locale, va detto anche che a ‘voler mobilizzare 20 miliardi’ per alleviare la pressione fiscale ed alimentare l’occupazione si potrebbe fare ben altro.

Ad esempio, con previsionalità di minori entrate equiparabili a quella dell’IMU, si potrebbe ridurre l’IVA, almeno in alcuni settori, di un punto – non solo lasciarla così com’è – e rilanciare consumi e produzione . Come anche si potrebbero ‘aggirare’ alcune norme antiprotezionistiche dell’Unione, introducendo norme che consentano ai Comuni di modulare imposte e tributi in modo che abbiano effetti positivi sulle economie locali.

Allo stesso modo, se si vuol far ripartire le grandi aziende, oltre agli sgravi ed aiuti, servono contratti di lavoro molto diversi da quelli di cui si sente parlare dai nostri sindacati, che vogliono mantenere l’organizzazione verticistica che li ha resi parte della Casta ed arbitri dei destini italiani.
Contratti che diano spazio alle scelte ed ai benefit locali, in un quadro nazionale di regole, ma anche di intese che permettano – secondo un modello molto affermato nei paesi ‘veramente’ industriali e sperimentato con successo in Italia dall’Olivetti che fu – a fondazioni ed enti benefici alimentati dalle aziende di sostenere il benessere del territorio dove operano.

Una piccola rivoluzione, che riporterebbe la politica al ruolo ed al livello (alto) che le compete: in nessun paese al mondo, salvo quelli comunisti, esistono dei raprresentanti sindacali che sforino così tanto dal loro ruolo di lobby rappresentativa di interessi di una parte, ormai neanche maggioritaria, dei cittadini che producono.

Un mondo produttivo che è relativamente in crisi nei settori coperti dalle casse integrazione che tanto CGIL-CISL-UIL difendono a spada tratta. I disoccupati di oggi sono manovali, camerieri, banconisti, piccoli artigiani, precari con famiglia a carico, casalinghe con la laurea, giovani con la terza media che stazionano in sala giochi. Ditte individuali.
Dunque, non c’è da prendere atto che oggi come 30 anni fa i nostri sindacati continuano a distinguere tra un’illicenziabile pubblica amministrazione, gli occupati/disoccupati da cassa integrare, gli altri lavoratori.

Anche in questo caso ci si aspettava qualcosa di diverso. Ad esempio, formazione e riconversione professionale, non solo aiuto sociale. Anzi, visto che il reddito minimo è tutto ancora da discutere (abbatterebbe lo sfruttamento del lavoro nero, mettendo nei guai una parte del made in Italy), perchè non condizionare aiuti e sussidi all’inserimento in programmi sociali di riprofessionalizzazione e riqualificazione? Dicono che il turismo è il futuro dell’Italia e lo dicono proprio i vari Monti e Prodi …

E qui arriviamo al dunque: dove trovare i soldi per ripartire.
Certo, ci sono i tagli, ci sono gli sprechi, ci sono le caste, c’è l’evasione fiscale come c’è la mafia. Tutti obiettivi a lungo termine, che solo un governo forte e di longevo può sperare di affrontare con successo. Il buco Sanità? Indiscutibile con quasi 100 parlamentari che arrivano dal settore …

Ma, se parliamo di soldi, c’è il Demanio, con coste e luoghi ameni che attendono solo di essere valorizzati, c’è l’INPS, tirchio con i deboli e benefattore con i potenti, ci sono sedi ministeriali e degli enti locali del tutto inutili, mal dislocate e onerose. C’è Equitalia, che se vale quel che dice di valere – potrebeb essere effettivamente privatizzata privando il MEF di un ignobile ruolo di gabelliere e privando gli esattori del ruolo ‘istituzionale’ e degli accessi ai nostri dati personali di dubbia costituzionalità.
C’è la questione degli interessi maturati sui mutui, specie quelli ultradecennali, e l’evidenza che da un lato sono enormi, con la conseguenza che è crollato il settore, e che anche un’aliquota minima dell’1% sgli utili porterebbe nelle casse dello Stato enormi quantità di liquidità. Una questione che potrebbe essere affrontata nel corso della soluzione del caso Cassa Depositi e Prestiti o nel riparto – che prima o poi avverrà – di Finmeccanica e RAI.

In questo momento, il Governo Letta ha un’ampia maggioranza parlamentare, ma – mettendo insieme il 20% che non ha votato, il 18% che è andato a M5S, il 3% della Lega e di SEL con il 2% di Ingroia – viene fuori che quasi la metà di italiani è molto lontana dal sentirsi rappresentata.
Diciotto milioni di elettori – uno più uno meno – ai quali si aggiungono i tanti che hanno votato PD-Monti-PdL, ma stanno lì, diffidenti, a guardare … come, a guardare, c’è l’Europa, aspettando qualche passo falso del buon Enrico Letta che, forse, è già avvenuto.

Dunque, basta giochi di palazzo, si inizi a parlare di politica economica e del lavoro e, se si vuole placare il malcontento e smetterla con la politica ‘urlata’, si dia al Movimento Cinque Stelle un ruolo importante nella Convenzione per le Riforme, visto che con il 25% alla Camera è fuori da tutte le cariche istituzionali e da tutte le commissioni che contano. A furia di occupare sedie e poltrone, s’è lasciato il trono fuori le mura …
Aggiungere nanismo politico ed altra arroganza all’iniquità e all’incapacità ed all’avidità già dimostrate sarebbe un errore ferale per la politica e la governabilità italiane.

Mario Monti spiegava – giorni fa in televisione – che ‘loro’ prefriscono non confrontarsi con un certo mondo, come se fosse tutto composto da ignoranti od urlatori, ma che, comunque, ‘accettano i suggerimenti’.
Il Professore, a dire il vero, di suggerimenti che arrivavano ‘da noi comuni mortali’ ne ha accettati davvero pochi. Speriamo che Enrico Letta, almeno un’oretta in Rete al giorno, magari anche su siti non italiani, la trascorra e che, ancora quarantenne, non si sia già tagliato fuori dal (caotico, ma spietato) dibattito globale … smettiamola di dimenticare che dietro 100 tweet su una pagina di un politico, ci sono migliaia di ‘popolani’ che borbottano, centinaia di notizie unofficial, studi e statistiche ben accreditati.

Se le folle urlanti sono preludio di fatti infausti, e siam d’accordo, questa Politica preferisce forse vivere in un ‘mondo a parte’ e che si continui a ridergli dietro, visto che Crozza è più seguito dei telegiornali, ormai, e che l’immagine dell’Itala è putualmente deturpata?
Vogliamo continuare a vivere degli spiccioli che forse Angela Merkel concederà ‘per il bene dell’Europa’? E per quanto ancora?

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Arriva un governicchio di larghe intese?

23 Apr

Giorgio Napolitano resterà in carica finché avrà forze e, poi, sferza i partiti: «Voi, sordi e sterili, non autoassolvetevi» ed i partiti, tutti, applaudono in piedi come se i rimproveri fossero per i rivali.

Stamane, su Omnibus di La7, giusto per far finta di nulla, Rosa Maria Di Giorgi (assessore PD a Firenze) continuava a parlare di ‘difficoltà di Bersani’, di ‘svolta del Capranica’, di ‘debacle orrenda’ del M5S nel Nordest, di ‘dirigenti’ che non devono farsi influenzare dalla Rete, di non confrontarsi con la base … che la fiducia è d’obbligo se il partito lo decide.

Intanto, Serracchiani vince per un pelo in Friuli Venezia Giulia, che non è una regione rappresentativa degli equilibri nazionali, Renzi è stracorteggiato, ma fino ad oggi ha amministrato solo una piccola città come Firenze, SEL appare fortemente egemone sull’ala sinistra del PD, ma in Parlamento sono tanti gli eletti che arrivano dalla nostra famigerata Malasanità, alla Camera siedono circa 100 democratici che arrivano dall’apparato di partito, alla faccia delle Primarie.

Inoltre, non sono solo Travaglio & Santoro a sospettare che PD e PdL non siano l’un l’altro opposti, ma semplicemente complementari, con la conseguenza che il Centrodestra liberale è incatenato dalla stagnante componente populista ed il Centrosinistra riformista non ha voce in un’eterna campagna elettorale che privilegia i consensi gauchisti e sindacal-azionisti.

Dunque, in questa situazione, va bene qualsiasi governo, con il rischio di vederlo impallinato al primo incrocio o bivio dal qualche fazione democratica? Oppure serve un governo di larghe intese che accetti la Rete come principale vettore di informazioni e di conformazione della pubblica opinione, ma, soprattutto, tenga in debito conto che l’azionista di maggiornza è il PD, ma anche che il controllante è il PdL?
Oppure vogliamo proporre ai cittadini un Giuliano Amato, sconosciuto a chi abbia meno di 40 anni, tesoriere di ‘quel Partito Socialista Italiano’, massacratore delle nostre pensioni e del Titolo V della nostra Costituzione, nonchè prelevatore patrimonaile dei nostri conti?

Il Patron del futuro governo è il Popolo della Libertà, il padrino è il Partito Democratico: non facciamoci abbagliare dal il fatto che una componente parlamentare sia più numerosa dell’altra, grazie agli artifici del Porcellum.

E smettiamola, a sinistra, di pensare che quanto detto in televisione sia ‘reale’ e che quanto circoli in Rete sia ‘passatempo’. Piuttosto, è il contrario. Inoltre, se il mezzo televisivo permette allo spettatore l’unica possibilità di cambiar canale – cosa del tutto inutile se andiamo avanti da anni con talk show partitici a reti unificate – va considerato che in Rete l’utilizzatore va puntualmente a cercarsi le notizie secondo l’approccio che ritiene più verosimile.
Se i talk show politici diventano intrattenimento partitico, il ‘passatempo’ è in TV, le notizie sono in Rete: è inevitabile che sia così.

Inoltre, l’idea fissa dei democratici ‘a confrontarsi con i sindacati’ appare piuttosto bizzarra -ai nostri giorni – se il persistere della Crisi è causato dall’over taxing che la sinistra pretende da anni, dal suo profondo legame con gli apparati pubblici, dalla diffidenza verso il mondo imprenditoriale e la libera iniziativa, dal basso o bassissimo livello di istruzione e di formazione professionale di tanti attuali inoccupati (manovali, camerieri, banconisti, padroncini, artigiani e operatori di basso livello, eccetera), dal limitato ruolo delle donne nella nostra società, dal famigerato Patto di Stabilità interno di centralistica e statalista memoria.

Difficile credere che la situazione attuale del Partito Democratico possa essere superata senza una chiara e profonda scissione tra la componente social-liberale delle elite metropolitane, quella cattolico-populista dei mille campanili di provincia e quella gauchista ondivaga ed il suo elettorato di lotta e di governo, attualmente ‘in carico’ a SEL ed M5S.

Far finta di nulla o, peggio, paventare ai cittadini un governicchio di ristrette intese servirebbe solo ad accentuare la sfiducia degli elettori e la rabbia dei cittadini.
A sentire i Democratici – in nome dell’emergenza, si badi bene – serve uno ‘scatto di responsabilità’ da parte del PdL e che per loro si tratta solo di ‘un cammino altanelante’, mentre i conti del governo Monti-Bersani iniziano a non tornare, serve una nuova manovra, c’è cenere sotto il tappeto, le politiche di Elsa Fornero sono palesemente un disastro, l’IMU e la TARES sono de facto delle patrimoniali.

Un governo Monti fortemente voluto da Eugenio Scalfari che, come ricorda Verderami del Corsera, si è rappresentato come un’anomalia fin dall’inizio, dal novembre 2011, quando, invece di sciogliere le Camere, Giorgio Napolitano nominò senatore a vita Mario Monti per poi indicarlo come premier di un ‘governo del presidente’ e per poi ritrovarselo come leader di partito.
Un semipresidenzialismo di cui non v’è traccia nella Costituzione, un dirigismo di cui non v’è traccia nella storia nazionale, salvo il primo gabinetto Mussolini indicato direttamente dal Re. Un errore ed un equivoco che persistono e che ‘il popolo bue’ percepisce ampiamente.

Intanto, il Financial Times scrive, oggi, di “Napolitano gigante di Roma tra i nani della farsa italiana”. Purtroppo, i nani non leggono l’inglese e la ‘base’, per loro, sono solo quelli che incontrano in piazzetta o nel salotto buono …

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