Tag Archives: emilio fede

Gli aforismi politici di Confucio e i partiti italiani

1 Ago

ConfucioNon tutti sanno che Confucio fu il padre di tutti gli statisti, oltre che ‘fondatore di una religione’.

Uno statista talmente abile e lungimirante che il ‘suo’ impero, quello cinese, esiste ancora oggi sostanzialmente intatto e dopo aver garantito la pace e la prosperità per quasi 2000 anni. Un uomo rispetto al quale appaiono dei ‘nani’ il nostro Nicolò Machiavelli o l’anglosassone Adam Smith  oppure il germanico Karl Marx.

Dunque, da Confucio (e non solo da lui) avrebbero molto da imparare i nostri governanti e i nostri partitielli.

Ad esempio, Beppe Grillo e i Cinque Stelle – followers inclusi – potrebbero lanciare un voto on line per ‘scegliere il metodo’, visto che “Esistono tre modi per imparare la saggezza. Primo, con la riflessione, che è il metodo più nobile. Secondo, con l’imitazione, che è il metodo più facile. Terzo, con l’esperienza, che è il metodo più amaro.

La Sinistra potrebbe  organizzare un convegno agostano  dal tema “Non mi affliggo che gli altri non mi riconoscano. Mi affliggo di non riconoscere gli altri oppure un congresso nazionale riguardo al dato che “Solo i grandi sapienti ed i grandi ignoranti sono immutabili.”

Il Centrodestra potrebbe addirittura ricompattarsi se Silvio Berlusconi apprendesse che  persino Confucio dovette ammettere: “Non ho mai conosciuto un uomo che vedendo i propri errori ne sapesse dar colpa a se stesso.”

Ai ‘moderati’ – da Mario Monti ed Enrico Letta passando per D’Alema – potrebbe essere utile sapere che “Vedere ciò che è giusto e non farlo è mancanza di coraggio” oppure che  “Chi impara, ma non pensa, è perduto. Chi pensa, ma non impara, è in pericolo.”

Matteo Renzi, Beppe Grillo e quant’altri potrebbero guardare ai politici di altrove che ben sanno come “L’uomo superiore è modesto nelle parole, ed eccede nelle azioni.” E chi pretende ascolto ‘assediando i palazzi del potere’ dovrebbe comprendere che  non è a queste condizioni che si ottiene dialgo e apertura: “Non mettetevi a discutere con un pazzo! Chi vi guarda non distinguerebbe l’uno dall’altro.”
Come chi vede ‘trame’ dovunque, potrebbe anche iniziare a considerare l’ipotesi che Niente è più evidente di ciò che è nascosto.”

Quanto alla Lega di Salvini, alla Destra ‘europea’ e all’arcipelago Antagonista, sarà sempre troppo poco il ripetere che “Per natura gli uomini sono vicini, l’educazione li allontana e che “È impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole.”

Prima di ri-candidarli, i partiti dovrebbero rispettare  la regola aurea che “Un uomo che ha commesso un errore e non lo ha riparato, ha commesso un altro errore.”

Tutti, prima di pronunciare un discorso, dovrebbero rammentare il detto: Dimmi e dimenticherò, mostrami e forse ricorderò, coinvolgimi e comprenderò.” Come anche prima di legiferare, potrebbero ricordare che In un Paese ben governato la povertà è qualcosa di cui ci si deve vergognare. In un Paese ben governato, è vergognosa la ricchezza.”

I nostri intellettuali e direttori di giornali e televisioni varie potrebbero iniziare a rendersi conto che “Un padre che non insegna al figlio i suoi doveri è tanto colpevole quanto il figlio che non li segue”.

Quanto a noi elettori (Grandi e piccoli che siamo), basterebbe tener conto che Belle parole e un aspetto insinuante sono raramente associati con l’autentica virtù” e che “L’uomo superiore comprende la giustizia e la correttezza; l’uomo dappoco comprende l’interesse personale.”

originale postato su demata

Silvio e Ruby, una sentenza da brivido

22 Nov

Cinque mesi fa – era il 24 giugno – i giudici della IV sezione penale del tribunale di Milano Orsola De Cristofaro, Carmela D’Elia e Giulia Turri condannavano Silvio Berlusconi a sette anni di carcere e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione per costrizione e per prostituzione minorile, nonostante il Pubblico Ministero avesse chiesto una pena inferiore.

Inoltre, i giudici hanno chiesto per larga parte dei testimoni a favore di Berlusconi che la Procura della Repubblica valuti nei loro confronti una accusa di falsa testimonianza.
Parliamo di trentadue persone tra cui il consigliere per la politica Estera dell’ex premier, Valentino Valentini, la deputata Pdl Maria Rosaria Rossi, la europarlamentare Licia Ronzulli, il giornalista e presidente di Medusa Film Carlo Rossella.

Una falsa testimonianza, secondo la IV sezione penale, che finora la Procura di Milano – a ben cinque mesi dall’ipotesi di reato – non ha affatto confermato.
Ben trentadue persone – tra cui alcune certamente autorevoli – che hanno affermato cose e raccontato fatti che – evidentemente – andavano in tutt’altra direzione rispetto alle motivazioni della sentenza: “la notte ad Arcore «con il presidente del Consiglio, in promiscuità sessuale», sempre secondo i magistrati milanesi, era riservata soltanto ad alcune giovani «scelte personalmente dal padrone di casa tra le sue ospiti femminili». «Tra queste, egli scelse El Mahroug Karima in almeno due occasioni». Anche le altre ospiti femminili, si legge nelle motivazioni della sentenza, venivano ricompensate «con denaro, con gioielli, con autovetture, con il pagamento del canone di affitto delle abitazioni in via Olgettina, con contratti di lavoro a Mediaset ed altre utilità».” (Corsera)

E’ vero che alcune testimonianze erano degne di un deficiente e che qualcuno potrà credere che ben trentadue testimoni – tra cui alcune note escort se non prostitute – siano poco attendibili o che ritenere falsa una testimonianza da parte di un giudice equivalga ad averlo dimostrato in un giudizio.
Purtroppo per la nostra povera Italia, in uno Stato di diritto è vero il contrario.

Ma c’è dell’altro.

Le motivazioni della sentenza riportano che «risulta innanzitutto provato che l’imputato abbia compiuto atti sessuali con El Mahroug Karima in cambio di ingenti somme di denaro, variabili, ci circa 3.000 euro per volta, e di altre utilità quali gioielli».
Peccato che la diretta interessata non abbia confermato la cosa e che, in mancanza di testimonianze dirette dell’atto sessuale, da che mondo e mondo non c’è verso di processare qualcuno. Tra l’altro, la ragazza ha dichiarato che alle serate cui aveva partecipato c’erano solo Emilio Fede e Lele Mora, ovvero che il prostitutore non è Berlusconi ma i due noti personaggi.

«Risulta provato che il regista delle esibizioni sessuali delle giovani donne fosse proprio Berlusconi, il quale dava il via al cosiddetto bunga bunga, in cui le ospiti si attivavano per soddisfare i desideri dell’imputato».
Peccato, soprattutto, che essendo Ruby minorenne, si sarebbe dovuto parlare di ben altri reati, caso mai risultassero ‘provati’ la promiscuità o gli atti sessuali – come sostiene nella sentenza la IV sezione penale. Reati che – tra l’altro – dovevano coinvolgere anche coloro che dovevano vigilare sulla ragazza minorenne in affido e non solo la funzionaria della Questura.
E peccato che quello che emerge anche dalla testimonianza della testimone chiave dell’accusa – Nadia Tumini – è la descrizione di feste ‘scollacciate’ – ma non di ammucchiate od orge, come precisa telefonicamente al padre – e soprattutto di un gruppo di persone, principalmente donne, che ottenevano scientemente regali e favori offrendo sapientemente le loro grazie ad un attempato ed impenitente signore.

Dulcis in fundo: «Ritiene il Tribunale che la valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato evidenzi lo stabile inserimento della ragazza nel collaudato sistema prostitutivo di Arcore ove giovani donne, alcune delle quali prostitute professioniste, compivano atti sessuali in plurimi contesti».
Ritiene?

Poco interessa che Silvio Berlusconi venga condannato per ‘concussione per costrizione’, mentre la stessa motivazione racconta di un Premer che ‘induceva il dott. Pietro Ostuni’ e non ‘costringeva’.

Che ad Arcore le ‘festicciole del Premier’ somigliassero pià ad un club privé che ad un salotto borghese-sembra acclarato e questo ‘di per se’ non è reato, ma lo diventa se i presenti sono a conoscenza della minore età di Ruby-Karima. Ed, in tal caso, tutti i presenti sono in qualche modo colpevoli.
Intanto, sempre dagli atti quello che emerge è più un Silvio Berlusconi invaghito di una scaltra ‘giovane adultizzata’, che “le consegnò anche delle somme di denaro considerevoli, per un importo complessivo di euro 187.000 in appena tre mesi, da febbraio a maggio 2010.” Difficile credere che volesse ‘condividere’ con altri la sua fiamma.

Che la minorenne Ruby abbia raggiunto Milano dopo essersi “arbitrariamente allontanata dalla comunità La Glicine CIR di Messina” appare un ‘danno collaterale’. Eppure, la sua età non era molto diversa dalle due prostitute minorenni del recente scandalo pariolino, quando Emilio Fede conobbe – secondo i giudici – Karima Heyek aka Ruby Rubacuori nel 2009 alla manifestazione ‘Una ragazza per il cinema’ o quando, subito dopo, la ragazzina raggiunse Milano sostanzialmente per prostituirsi, come dimostra una conversazione telefonica del 20 agosto 2010, quando si accordava “per evadere, in una notte, le richieste di cinque clienti per la somma complessiva di euro 4.000.”

A proposito, che le signorine presenti alle serate di Arcore – non solo Ruby – abbiano evaso il fisco, non dichiarando le laute donazioni, non sembra interessare alcuno. Meglio non approfondire la questione, che poi finisce che c’è da legalizzare e tutelare la prostituzione. Non sia mai detto.

Da un collegio giudicante composto da tre donne – che paventa l’esistenza di una cricca che ‘ha messo in mezzo una (furba) ragazzina’ e non  un Silvio Berlusconi redivivo Immanuel Rath, l’attempato professore di ginnasio di Der Blaue Angel – ci saremmo aspettati ben altro.

Anche perchè –  e questa si che è una vergogna – per la legge italiana si configura il reato di atti sessuali con minorenni, anche con il consenso del minore, solo quando l’adulto è un genitore et similia.

 originale postato su demata

Lavoro, Iva, F35: rinviare è peggio

27 Giu

Marco Tullio il Temporeggiatore non sarebbe riuscito a far di meglio, se si voleva perpetuare lo stallo cattolici-comunisti, in cui sta lentamente sprofondando l’Italia da che si è fatta repubblica.

L’IMU è sospeso e diventerà, entro Natale, una cambiale raddoppiata per tanti cittadini, mentre i Comuni restano senza risorse proprie. Anche per le commesse degli F35 se ne riparla tra sei mesi, nonostante questo significhi azzerare quel poco di elettronica e meccanica d’eccellenza che esiste ancora in Piemonte. L’incremento dell’IVA è anch’essa sospeso, con appuntamento a dopo l’estate e sperando di rinviare il tutto a dopo le elezioni autunnali in Germania.

Rinvii pericolosi, come insegna l’esperienza, visto che, comunque andassero le elezioni in Germania, stanno preparando una Patrimoniale per il Capodanno, da attuare con urgenza tra i botti (in borsa) di fine anno.

Intanto, aumentano al 100% l’acconto Irpef, del 101% (dal 100%) quello Ires; contanti ed in anticipo per ben 2,6 miliardi stimati. Arriveranno (si noti il tempo futuro) 1,5 miliardi per le aziende che avranno la forza di investire e assumere giovani under30.

Niente sgravi per le aziende, niente riduzione del costo del lavoro: welfare camuffato da investimento infrastrutturale a patto che ci siano commesse e appalti per creare lavoro. Cosa resterà di quanto lo sappiamo già: l’abbiamo imparato durante gli Anni ’90 dalle analoghe politiche del Centrosinistra.

La legge elettorale è rinviata ad un ipotetico termine di 180 giorni, come lo sono tutte le riforme del sistema politico. Nelle carceri si preferisce andare avanti con mini-indulti, piuttosto che affontare la questione di due leggi poco costituzionali come quella sull’immigrazione e quell’altra sul consumo di stupefacenti. Berlusconi è fuori gioco, a Napolitano non restano che le dimissioni per motivi di salute e alle urgenze si aggiunge quella – dimenticata – di riformare la giustizia e la pubblica amministrazione, scuole, università e ricerca incluse. Il Partito Democratico paralizzato dall’incombente congresso che somiglia ad una nemesi storica, prefigurandosi simile a certe assemblee toscane, tramandateci dalle cronache del Rinascimento, come quelle, romane, che potrebbero descrivere cosa accade a Destra, alal ricerca di una Papessa, caduto il Papa Re.

Uno stallo, non un rinvio, in cui Milano e la ‘Padania’ vogliono solo un minimo di stabilità per profittare al massimo dell’Expo 2015, Roma ed il Centroitalia trovano gioco per nulla mutare pur cambiando tutto, al Sud ‘va tutto bene’.

Intanto, Beppe Grillo resiste e continua a raccogliere – nonostante diaspore, polemiche ed espulsioni – più persone di quante ne mettano insieme la Triplice sindacale o anche il maggiore dei partiti. Cosa ovvia, se lo spettacolo è quello del rinvio, dopo aver urlato agli italiani per due anni “fare presto, fare tutto”.

Dunque, tutto rinviato all’autunno, quando, trascorse le elezioni germaniche, si spera arrivi qualche fiume di denari o qualche strappo ai vincoli di Maastricht oppure il solito ultimatum UE che consenta di far cadere il governo. E nessuno ha – per ora, solo per ora – da ridire che le carenze finanziarie che necessitano di Imu anche sulle prime case, Iva maggiorata, acconti Irperf e Ires raddoppiati e ‘verifica’ degli F35 derivano tutti da errori di computo (vedi titoli di Stato o pensioni), da generose elargizioni (vedi Monte Paschi di Siena) e da scelte avventate (leggasi recessione) attuate dal senatore a vita Mario Monti e dal suo governo. Scelte che, nonostante i rapporti della Corte dei Conti e dell’INPS, nessuno si accinge a risanare. Come nessuno tiene in conto degli interventi della Corte Costituzionale su troppe leggi, che restano lì, e della ‘lettera morta’ che è rimasta la Riforma Brunetta, se parliamo di contratti, mansionari e metodi di assunzione nel pubblico impiego.

Dicevamo di Expo 2015 a Milano. Ma siamo davvero sicuri di non ritrovarci, con un palcoscenico mediatico simile e andando di questo passo, con una ‘patata bollente’ come quella brasiliana per la Confederation Cup?
Forse Letta o Alfano non se ne rendono conto, ma – dopo il transito di Monti e Fornero – la gente non sa neanche più quale dei mille cavilli rispettare o quale balzello gli tocchi mentre va a ritirare lo stipendio … figuriamoci a tirar su i consumi e la produzione se a tavola si mangia pane e bollette.

originale postato su demata

Letta – Berlusconi crash test

26 Giu

Erano gli ultimi giorni di febbraio quando gli italiani votarono per darsi un nuovo governo, dopo due anni di buio e vuoto politico, con i ‘maghi della finanza pubblica – Tremonti, Monti e Fornero – che imperversavano.
Dovevamo fare in fretta, ci dicevano, anche se era dal luglio del 2009 che era ben chiaro che c’era da andare a votare. Ed in fretta andammo, non proprio tutti, anzi solo il 60%, ma andammo e votammo.

Ne venne fuori un gran pasticcio, dato che l’unica alternativa era il partito di Beppe Grillo, con un Partito Democratico praticamente appaiato – nei numeri – al Popolo delle Libertà, come, del resto, era stato per vent’anni o poco meno.


E, dopo due mesi di delirio e pochezza, si pervenne – era il 28 aprile – ad un Governo presieduto da Enrico Letta in condominio con Angelino Alfano (vicepremier), dotato di due terzi dei voti sia alla Camera sia al Senato.
Trascorsi ancora due mesi, siamo ad oggi ed al pantano in cui sembra essersi ancor più arenata l’Italia. Eppure, con una maggioranza così si poteva votare una riforma al giorno o poco meno.

Invece, la legge elettorale è rinviata ad un ipotetico termine di 180 giorni, come lo sono tutte le riforme del sistema politico. L’IMU è sospeso e diventerà, entro Natale, una cambiale raddoppiata per tanti cittadini, mentre i Comuni restano senza risorse proprie. L’incremento dell’IVA è anch’essa sospeso, con appuntamento a dopo l’estate e sperando di rinviare il tutto a dopo le elezioni autunnali in Germania. Stiamo per sospendere anche le commesse degli F35, nonostante questo significhi azzerare quel poco di elettronica e meccanica d’eccellenza che esiste ancora in Piemonte.

Marco Tullio il Temporeggiatore non sarebbe riuscito a far di meglio, se si voleva perpetuare lo stallo cattolici-comunisti, in cui sta lentamente sprofondando l’Italia da che si è fatta repubblica.

E poi accade che Silvio Berlusconi venga condannato per costrizione e concussione, in un paese che ‘lascia correre’ sulle schiave del sesso che vediamo lungo le strade di notte e dove non esiste una legge che regoli la prostituzione, con decine di milioni di uomini che – in questi 60 anni – hanno ‘fruito’ di illeciti servizi sessuali a pagamento, centinaia di migliaia di donne che hanno ‘fruito’ di un reddito, classificato dal fisco come ‘donazione’ ed esentasse, decine di migliaia di case sono, di sicuro, state destinate a tale ‘commercio’, nonostante la legge lo vieti espressamente.

Una condanna a sette anni di reclusione: tanta quanta quella inflitta a Totò Cuffaro per favoreggiamento aggravato per avere agevolato la mafia e rivelazione di segreto istruttorio o quelle inflitte di solito ai pedofili. Una condanna di un anno superiore a quella inflitta a Giovanni Scattone per l’omicidio di Marta Russo od a quelle che disolito vengono inflitte per gli omicidi colposi ed i tentati omicidi.

Una sentenza che viene chiesta non dalla titolare dell’accusa – quell’Ilda Boccassini oggetto di innumerevoli polemiche – ma dal procuratore della Repubblica di Milano, il marchese Edmondo Bruti Liberati, già segretario generale e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati ed ex presidente di Magistratura Democratica. Una pena sostanzialmente annunciata nel film “Il Caimano” di Nanni Moretti, noto ed acerrimo oppositore politico di Silvio Berlusconi, la cui vera colpa fu non la vita privata, ma l’intervento per il rilascio di Ruby Rubacuori, millantando una sua parentela con l’ex premier egiziano Mubarak.

Una vicenda che ci riporta alle polemiche dell’ottobre 2001, quando sia Luciano Violante sia Fabrizio Cicchitto sollevarono la questione di istituire o meno un organismo che indagasse sull’«uso politico della giustizia» durante Tangentopoli.
Come anche ci riporta a quei giorni ancora secretati il governo ‘democristiano’ di Enrico Letta e Angelino Alfano, affannato nel rinviare il cambiamento alle calende greche e tutto preso dal disequilibrio permanente delle ‘correnti’, proprio come lo furono i tanti governi della DC.

Intanto, il Governo Letta precisa che la riforma della giustizia ‘non è in programma’, come lo fu durante la Prima Repubblica, che andò avanti fino alla sua fine con il Codice di procedura penale introdotto da Alfredo Rocco, sotto il Fascismo.
E, come nel 1930, quando l’Italia era uno stato totalitario, continua ad accadere che il funzionario che rappresenta il Pubblico Ministero in tribunale sia un giudice come lo è il magistrato giudicante. Anzi, può accadere che l’accusa sia rappresentata da un potente ex rappresentante di categoria.

Tanto il tempo per attendere c’è, ha iniziato a lavorare solo da pochi giorni – cosa vogliamo mai – la Commissione che stabilirà, entro un mese, il percorso per eleggere il segretario del Partito Democratico. «Nel partito cresce la discussione sulle idee», racconta La Repubblica, «no a gara tra aspiranti segretari», ribatte Guglielmo Epifani dalle pagine de L’Unità.


Cosa volete mai, questo è davvero il massimo che riescono a fare … ditemi voi quant’altro ancora saranno capaci di durare.

originale postato su demata

Senza Fede (Emilio)

29 Mar

Due giorni fa, il Corriere della Sera raccontava l’inusitata storia di Emilio Fede, respinto alla cassa di una banca svizzera mentre tentava di versare “una valigiata” di contanti, sembra circa due milioni di euro.  Oggi arriva il comunicato di Mediaset che “dopo una trattativa per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non approdata a buon fine, Emilio Fede lascia l’azienda”.

Secondo le cronache, i responsabili della banca non avevano accettato il versamento, tenendo conto della necessità di fornire spiegazioni, presumibilmente, in relazione al procresso per concorso in bancarotta fraudolenta ed i diversi problemi avuti in precedenza con i magistrati italiani. Secondo Emilio Fede si tratta di “un falso organizzato per colpirmi e convincermi a lasciare la direzione del Tg4”.

Un abbandono che trova origine sia nell’età avanzata dei Emilio Fede (80 anni) sia, soprattutto, nel suo coinvolgimento nello scandalo Ruby Rubacuori, che vedeva una ragazzina fuggita dalla casa famiglia inserirsi nel giro delle escort, addirittura lavorando “regolarmente” in locali notturni e partecipando a “feste private” anche in sedi “istituzionali”, come le residenze del Premier.

Uno scandalo che ha lasciato aperta una sola domanda: quanti adulti “sbagliati” o distratti ha incontrato Karima El Mahroug mentre diventava Ruby Rubacuori, tra cui Emilio Fede che l’accompagnò a casa di Silvio Berlusconi?

Un pensionamento forzato che arriva dopo una trattativa durata mesi in cui Emilio Fede probabilmente sperava di diventare – come ha spiegato lui stesso – direttore editoriale dell’informazione.

E invece no: è finita con Mediaset che chiude le porte e “ringrazia per il lavoro svolto in tanti anni di collaborazione e per il contributo assicurato alla nascita dell’informazione del gruppo”.

Finalmente.

Finalmente, è finita con le notizie che puntano in un senso ed i commenti frapposti da Emilio Fede che, tra “pro e contro”, spingevano gli ascoltatori in una sola, altra o confusa, direzione.

Nessuno dimenticherà il TG4 “religiosamente” berlusconiano o “pregiudizialmente” anti-islamico ed anti-immigrazione oppure “inderogabilmente” anticomunista, come resterà indimenticabile il sospiro ispirato con cui Emilio Fede pronunciava “il nostro presidente, Silvio Berlusconi”, cosa che ha reso l’anziano giornalista famoso (ed anche un po’ “sfottuto”).

E’ la fine dell’epoca secondorepubblicana dei direttori “sudditi” del Potere, anzichè censori, e dei “lavoratori dipendenti” per un Editore, anzichè professionisti “tenuti a porre anche domande sgradite”?

No, c’è ancora Bruno Vespa ed una bella fetta di RAI …

originale postato su demata

Elezioni subito!

29 Gen

Berlusconi si deve dimettere, ma non solo: è tutto il “suo” PdL che dovrebbe decorosamente rimettere il mandato, visto che non c’è verso di convocare un congresso e rimuovere il leader di partito.

Che debbano arrivare la dimissioni, degli uni o degli altri o di tutti è cosa evidente, anche se i nostri media ed i nostri poteri forti fanno di tutto per aggirare “l’ostacolo”.

La questione è semplice.

Non possiamo permetterci un “bunga bunga premier”, un “wild parties Silvio”, nè per il feroce sfottò internazionale e popolare che ne deriva, nè per l’estrema ricattabilità del personaggio, nè per lo stallo perenne del nostro parlamento a causa dei suoi personalissimi problemi, nè per la manifesta incapacità nel legiferare e (con Tremonti) nel risanare il paese.

D’altra parte, non è più possibile attendere una Sinistra incapace di risollevarsi dalle fallimentari strategie dalemiane, dai chiacchiericci veltroniani e vendoliani, dai rigurgiti postcomunisti della CGIL e dalla comprovata contiguità con il malaffare impediscano la nascita di un’opposizione.

Elezioni subito.

Chi ha rapito Ruby Rubacuori?

1 Nov

La vicenda della diciassettenne Karima El Mahroug e del settantaquattrenne Silvio Berlusconi si racconta da sola.

C’è poco da spiegare, se sentiamo raccontare di qualche facoltoso ed anziano signore e del regalo di una collana di Damiani o della promessa di una lussuosa Audi ad una ragazzina senza arte nè parte: una storia vecchia come il mondo. Un’amicizia indiscutibilmente profonda, se vede il potente Berlusconi affannarsi nella notte per sottrarre la giovane alla cella.

Se c’è poco da dire sul legame tra i due, se non nell’abuso di potere pubblico e nelle conseguenze politiche che  automaticamente comporta, molto ce ne sarebbe riguardo la storia di Karima, la ragazzina quattordicenne di Letojanni, affidata a servizi del Comune, arrivata poco dopo nella Milano da bere e rimastaci con un certo agio, a quanto pare.

Come è possibile che una ragazzina fuggita dalla casa famiglia possa inserirsi nel giro delle escort, addirittura lavorando “regolarmente” in locali notturni, senza neanche avere una carta di identità con se?

Quanti adulti “sbagliati” o distratti ha incontrato Karima  mentre diventava Ruby Rubacuori?   E quanti di loro erano datori di lavoro o uomini delle istituzioni?