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Riformare il catasto … a Roma?

29 Feb

Il governo conferma, nell’Atto di indirizzo firmato dal premier Mario Monti, la volontà di riformare – fiscalmente e non solo – il settore immobiliare e il sistema estimativo del catasto per il “riequilibrio del sistema impositivo” ed il “graduale spostamento dell’asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette”.

Una bella idea? Forse, ma, …

Apparentemente, l’idea di mettere ordine al settore immobiliare non è errata, anzi. Il problema, però, è che possa essere troppo “ambiziosa”, ovvero che si finisca per avallare e legittimare deformazioni del mercato impressionanti.
Come esempio potremmo considerare Roma Nord, dove decine di migliaia di persone ha comprato appartementi nel nulla ad un prezzo pressochè doppio rispetto a tante abitazioni preesistenti, di pari livello e con parcheggi, viciniori a scuole, supermercati, farmacie e stazioni della metro o capolinea dei bus, che, viceversa, hanno visto crollare del 30% il proprio valore.

Come la mettiamo con il valore catastale? Qualcuno è disposto a rivalutare al ribasso l’enorme periferia capitolina, edificata dai palazzinari di turno e pressochè “nel nulla”?

E, parlando di catasto e di Roma, teniamo conto anche che gran parte del “popolo romano” vive ancora “entro le mura” in edifici spesso splendidi, non potrà di sicuro pagare le tasse ed i tributi per edifici fortemente rivalutati.

Come sarà impensabile che abitazioni di (extra)lusso possano andare in fitto o comodato d’uso per quattro spiccioli ad un assegnatario o restare con lo sfratto bloccato da decenni “per esigenze abitative”. Ed altrettanto andrà valutato per l’enorme messe di villette e palazzetti abusivi e poi condonati, che oggi rappresentano ormai un bene di lusso, specie se sono solo a pochi  chilometri dal Colosseo, e comunque hanno un certo valore, se sono a pochi passi da un ospedale, una sede consolare, un centro studi universitario.

Tutta gente che dovrà andare ad abitare altrove, sempre più in periferia, dove dovranno essere costruite nuove case, nonostante la popolazione non sia affatto in aumento, con i relativi servizi ed il solito degrado.

Sarebbe auspicabile che Mario Monti garantisca l’impossibilità di “cambi di finale” – ci sono i precedenti delle pensioni e degli F35, oltre che delle liberalizzazioni – e dia al Paese ed al Presidente Napolitano, la cui firma avalla tutte le leggi, opportune garanzie che tra Governo proponente e Parlamento emendante  non ci troviamo di fronte ai prodomi di un nuovo bagno di cemento per la nostra povera Italia ed al definitivo smantellamento del contesto sociale metropolitano.

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Spostare il carico fiscale … verso il basso

29 Feb

Non tutti sanno che il 50% del gettito fiscale italiano è dato dalle tasse che 4-5 milioni di contribuenti pagano. Un 10% circa di italiani, quelli che dichiarano redditi superiori agli 80-100.000 Euro, sostiene circa metà del carico fiscale.

Essendo a conoscenza di questo dato, non resta che chiedersi cosa possa intendere il professor Mario Monti, persona insigne per la quale “parla il curriculum”, con l’espressione “sposteremo il carico fiscale”.

Più tasse ai disoccupati, agli invalidi ed ai precari?

Dopo quello che hanno combinato con le pensioni, forse, c’è da preoccuparsi.

 

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Pompei a rischio di crollo

5 Gen

La «Carta del rischio archeologico per Pompei», realizzata nei mesi scorsi dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali, è una mappa con tre colori: rosso (rischio crollo oltre il 50%), azzurre (rischio medio intorno al 50%), gialle (rischio sotto il 50%).

Percentuali elevatissime, dunque, se addirittura la Domus di Loreio Tiburtino, dove c’è stato un crollo giorni fa, è situata sulla mappa nella “zona azzurra”.
Infatti, come spiega Teresa Elena Cinquantaquattro, sovraintendente ai beni monumentali: «Non c’erano indizi sui pilastri. È la malta che ha perso forza legante e si è sciolta. Si tratta di fenomeni invisibili e imprevedibili. Se vedi una fessura dici: è a rischio. Invece se collassa, te ne accorgi solo dopo».

Secondo una stima della stessa soprintendenza, «l’area messa in sicurezza è passata dal 14 per cento degli anni ‘90 (ndr. infimo) al 31 per cento del 2010 (ndr. scarso)».

«Una rapida occhiata alla carta del monitoraggio del rischio archeologico evidenzia un organismo urbano in fortissima sofferenza».
«Gravi fenomeni di degrado interessano le zone 5, 6, 7 e 9, sulle quali negli ultimi anni le risorse disponibili hanno consentito di procedere unicamente con interventi puntuali e non in maniera sistematica».

«Occorre intervenire con urgenza e in maniera diffusa», lamenta da mesi (od anni) la Sovraintendenza, ma per la gestione di Pompei, dopo mesi dall’annuncio, è arrivata in soccorso solo l’Unione europea con 105 milioni di euro.

E pensare che con i costi di un paio di F35, invece di beneficiare l’occupazione novarese e a finanza del MEF, ci si potrebbe sistemare Pompei per una buona decina d’anni … e, magari, creare la ricettività necessaria ad incrementarne i flussi turistici, per altro già conisdervoli.

Leggi anche Bondi, Tremonti ed il disastro di Pompei e Pompei: la Casa di Spartacus non c’è più

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