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Costa Concordia: il mistero della rotta

22 Gen

Sembra chiarirsi il “mistero” della rotta seguita dalla Costa Concordia.

Infatti, dalle primissime notizie arrivate dopo il naufragio, questo blog aveva ricostruito su una mappa quello che si conosceva in quel momento.

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La curiosità aguzza l’ingegno e da due giorni un forum russo ha pubblicato un’altra ricostruzione, molto interessante.

La Costa Concordia attraversava abitualmente nelle acque del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, compiendo, come comprovato, manovre che comportano il rischio di naufragio e di contaminazione ambientale, come abbiamo dovuto constatare.

Da questa mappa, confrontandola col tracciato verde “satellitare” dell’altra, si evince che la Costa Concordia avrebbe avviato la manovra di accostamento all’Isola del Giglio alcune miglia più avanti (o diversi minuti dopo) il punto ottimale. Di conseguenza, la rotta verso il Giglio era più perpendicolare  e la virata andava anticipata per non toccare gli scogli.

Una decisione – la Concordia era in rotta manuale – presa, inquivocabilmente, dal Comandante Schettino e non dalla Costa Crociere …

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Scie chimiche: pioggia o desertificazione?

23 Dic

Far piovere non è poi tanto difficile.

I primi esperimenti risalgono agli Anni ’40, quando Vincent Schaefer, nei laboratori della General Electric di Schenectady (NY), riuscì a coagulare le goccioline di acqua che compongono le nuvole, aggiungendo ghiaccio secco, ovvero anidride carbonica raffreddata.
Oggi il reagente più usato per “inseminare” le nuvole è lo ioduro di argento, una sostanza economica che viene immessa nel carburante di aerei o razzi, che poi andranno ad attraversare le nubi.
L’inseminazione può essere anche fatta con sostanze igroscopiche, come il carbonato di calcio, per far aumentare le dimensioni delle goccioline e provocarne la caduta per l’appesantimento.

«Molti ecologisti concordano sul fatto che queste tecniche, utilizzate  in molti paesi per l’irrigazione, non costituiscono una minaccia per l’ambiente o la salute delle persone, come anche il periodo di influenza attiva sulle nuvole è molto breve». (fonte BBC)

Ovviamente, questi sono interventi su scala locale, ma va ricordato che, nel 2009, la Cina Popolare intervenne su vastissima scala, alterando così il clima, ricorrendo alla pioggia artificiale per porre fine a una lunga e diffusa siccità.

Ed, infatti, la capacità di intervenire sul meteo è anche un business.
Si parla, ormai, di “ingegneria climatica”, di azoto liquido contro la nebbia, di vulcani artificiali contro il riscaldamento globale”, di “microonde contro i tornadi”, di “nuvole sintetiche”, mentre la gente è preoccupata da notizie non verificate riguardo le “scie chimiche” e presunti danni o complotti.
Non a caso, la Weather Modification Inc., azienda leader nel settore che vanta “cinquant’anni di esperienza nelle scienze atmosferiche”, ha clienti negli Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, Mali, Marocco, Arabia Saudita, Spagna, Grecia, India, Tailandia, Australia e Indonesia, enti governativi inclusi.

Intanto, sono tante le voci che attraversano la Rete, nel timore generale causato dal Global Warming, e che raccontano delle semisegrete tecniche che l’ingegneria climatica sta approntando e diffondendo.
Infatti, oltre alla questione delel cosiddette “scie chimiche”, tutta da verificare, si racconta di certi aeroporti, in cui si utilizzerebbe sistematicamente metodi antinebbia a base di azoto liquido, o degli esperimenti inglesi in Devonshire, che avrebbero provocato il disastroso nubifragio del 1952 con 34 morti, per non parlare dei tentativi USA, di cui si parlò già durante la guerra in Vietnam, per anticipare i monsoni e tagliar fuori i rifornimenti dei Vietcong.

D’altra parte, stante l’incrementale necessità di acqua per colture, allevamenti, industrie e persone, l’esigenza di controllarne il ciclo è un target essenziale per  la nostra società tecnologica e sovraffollata.

In Italia, è operativo, con buoni risulati per l’agricoltura e gli acquedotti, il “Progetto Pioggia”, che prevede l’inseminazione delle nubi con ioduro di argento, una tecnica utilizzata in tutto il mondo e con scarse contestazioni degli ambientalisti, dato che, come detto, si tratta di irrorazioni a bassa quota su scala locale.

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