Spari a Palazzo Chigi mentre il governo giura, poteva essere una strage, due carabinieri ed una passante colpiti, uno è gravissimo, l’attentatore, un disoccupato: «Volevo colpire i politici».
Scoppia la polemica tra i partiti e nei talk show.
E’ colpa della Rete, della sopravvalutazione dei social network e dei messaggi di ira popolare che veicolano? E’ colpa della politica, che ha dato per mesi uno spettacolo deprimente? E’ colpa dell’eterna campagna elettorale in cui viviamo da decenni e della demonizzazione dell’avversario?
Probabilmente si, è ‘colpa’ sia dei social network e del labile senso di community che alimentano, è colpa della nostra partitocrazia che non riesce ad evolversi da almeno 20 anni, è colpa del berlusconismo e dell’antiberlusconismo, che hanno monopolizzato sentimenti e soluzioni nazionali.
Ma, in primis, è ‘colpa’ di uno Stato Italiano che è nato 150 anni fa promettendo liberalità e riforme, che non sono mai realizzate ‘per il popolo’, con conseguenti trasformismi, statalismi, clientelismi, populismi, fascismi.
Se in Italia è endemico uno status pre insurrezionale – come attestano da decenni studi, esperti e fatti – la causa non può essere contingente, bensì endemica, come le condizioni in cui è tenuto il Meridione, come l’improduttività della nostra Capitale, come la fatiscenza e l’arroccamento di scuola, sanità ed università, come il sistema del lavoro e delle pensioni che prevede doppi, tripli e quadrupli binari.
Se in Italia vogliamo pervenire, dopo 150 anni, ad una effettiva pacificazione è necessario innanzitutto riaprire la ‘questione meridionale’ e chiudere la ‘questione mafiosa’, con interventi ‘preventivi’ che taglino ‘i mercati del malaffare’, come una legge ‘legalizzante’ sulle sostanze stupefacenti, il commissariamento dei poli logistici e grandi mercati all’ingrosso, una legge sulla prostituzione e sui casinò, l’istituzione di porti franchi.
Se in Italia vogliamo elettori consapevoli e non ‘da bar dello sport’, è necessario maggiore decoro delle istituzioni (leggasi manutenzione ordinaria), più aggiornamento del personale pubblico (leggasi pensionamenti), più istruzione e formazione (leggasi finanziamenti alle scuole e interventi per i minori a rischio).
Un reddito di cittadinanza, letale per il lavoro nero, per il caporalato, fondamentale se vogliamo superare le casse integrazione, le pensioni da fame, i veri invalidi non riconosciuti, gli esodati e le casalinghe, il calo delle nascite, la flessione dei consumi …
Un reddito di cittadinanza che avrebbe dato un minimo di dignità alla vita di Luigi Preiti, un cinquantenne senza il lavoro e senza l’affetto che cercava, senza speranza.
A Karlsruhe, è accaduto che un uomo di 54 anni e la sua compagna, ex proprietaria dell’appartamento, hanno resistito allo sfratto, asserragliandosi in casa, dopo aver preso in ostaggio l’ufficiale giudiziario e due suoi accompagnatori, un mediatore sociale del comune ed un fabbro, cui si è aggiunto un manager della società che ha acquistato l’appartamento, sopraggiunto poco dopo.
Dopo pochi minuti, quando il sequestratore si è reso conto che l’ufficiale giudiziario non intendeva sospendere l’esecuzione dello sfratto, la situazione è precipitata nel panico totale. L’ufficiale giudiziario ha tentato la fuga ed è stato colpito due volte alle gambe. Intanto, i vicini di casa allertavano la polizia e il fabbro ha dovuto legare gli altri due ostaggi con delle fascette e metterli a sedere sul divano.
Proprio in quel mentre, il giovane fabbro avrebbe tentato di strappare l’arma al sequestratore senza successo, restando gravemente ferito da quattro o cinque colpi alla testa ed al torace, dove è stato lasciato morire.
Circa 40 minuti più tardi, l’assistente sociale poteva lasciare l’appartamento e, nell’allontanarsi, sentiva esplodere 4-5 colpi di arma da fuoco. Prima di eseguire il massacro e suicidarsi, il sequestratore ha dato fuoco ad un tappeto, provocando l’incendio dell’appartamento.
Dopo tre ore, le forze speciali tedesche ( SEC ), che avevano circondato l’edificio, hanno fatto irruzione e li hanno trovati tutti morti. “Quando le forze dell’ordine sono entrate nell’appartamento, tutte e cinque le vittime erano già morte. Non c’è stato uso delle armi da parte della polizia,” ha precisato il procuratore aggiunto Spitz.
L’abitazione, di tre stanze, era stata pignorata a causa del ritardato pagamento di alcune rate del mutuo. Inoltre, come riporta il Taz.de Tageszeitung, ambedue erano disoccupati ed a causa dello sfratto si sarebbero dovuti separare: lui in Alsazia dove aveva il domicilio, lei in una stanza e poco più in un edificio pubblico di Kalsruhe destinato alle emergenze abitative.
Una tragedia ampiamente evitabile, secondo buon senso, ma non secondo il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, che ha definito la tragedia un “unbegreiflichen Tat” (atto incomprensibile), come riporta il Der Spiegel.
Peccato che tutto questo non sarebbe accaduto in un paese europeo diverso dala Germania, dove ingiunzioni, pignoramenti e sfratti sono una procedura che viene messa in atto dagli interessati tramite un pubblico ufficiale con una ben specifica parcella. Contese private …
E, sempre puntando i riflettori sulla Germania di Angela Merkel e della Socialdemocrazia renana, dobbiamo accorgersi che, ad ore ed ore dai fatti, non si conoscono nè i nomi nè le ‘storie’ del sequestratore e delle altre vittime. E, senza ‘storie’, niente ‘perchè’ a cui rispondere.
Una inaudita violazione del diritto di cronaca che si protrae, mentre i quotidiani iniziano a mettere in luce le contraddizioni che emergono dalle prime dichiarazioni delle forze di polizia tedesche.
Secondo il procuratore, le vittime sono state ‘letteralmente giustiziate’ dal sequestratore, ma l’ufficiale giudiziario è stato prima ferito ad una gamba, probabilmente perchè aveva tentato la fuga. Oppure che l’autore del sequestro non avesse precedenti per reati violenti, ma era stato descritto come ben armato e con una certa dimestichezza con le armi. (Faz.net) In realtà, come riporta Die Zeit, aveva un fucile da caccia, due pistole ed una bomba artigianale.
‘Ci sono indicazioni dell’utilizzo di circa 200 agenti di polizia, tra cui molte forze per operazioni speciali. “Molte cose sono ancora oscure”, ha detto il portavoce della polizia’. (Der Spiegel) Infatti, ‘diversi isolati sono stati evacuati nella zona nord della città. Per motivi di sicurezza i residenti non hanno potuto rientrare nelle loro case’ e gli studenti due istituti ed i bambini di una scuola d’infazia sono stati bloccati nelle scuole. (Taz.de) Un numero di agenti e di ‘terrore’ generalizzato spropositati, che hanno mandato in tilt i quartiere settentrionali di Karlsruhe, mentre nell’appartamento erano già tutti morti e divampava, all’insaputa di tutti, un incendio.
Così andando le cose, non ci resta che prender atto – dopo la Norvegia di Anders Brevik – che anche in Germania ci son cose che vanno bene ed altre che meriterebbero, viceversa, maggiori approfondimenti. Come il diritto di cronaca, che va a farsi benedire, se le news di stasera ed i tabloid fi domani continueranno a raccontare una storia senza volti e senza perchè.
Preso atto che nella socialdemocratica ‘valle dell’Eden’ germanica si spara e si muore per un mutuo, ritorniamo alla realtà, quella che per il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, è “unbegreiflich” (incomprensibile), cerchiamo di spiegare alla buona come si sia arrivati all’eccidio.
Immaginiamo una coppia di cinquantenni che (soprav)vivono arrangiandosi e che perdono l’unico bene – l’unica ancora di salvezza, la casa – per dei pagamenti ritardati e che, a causa dello sfratto e dato che lui è domiciliato in un altro Lander e non ha diritto ai servizi sociali del Baden Wuttemberg – debbano separarsi per affrontare una misera vita ‘da vecchi’ in una blockhaus per poveri.
Considerata l’età anagrafica del sequestratore non è difficile pensare che, essendosi accorto di non essere nella ‘valle dell’Eden’, si sia reso anche conto di esser figlio di una ‘gioventù bruciata’, come quella che, 35 anni fa, ascoltava un motivetto dei The Clash” – l’unico scritto e cantato da Joe Salomon – che diceva: “When they kick out your front door, how you gonna come? With your hands on your head or on the trigger of your gun? When the law break in, how you gonna go? Shot down on the pavement or waiting in death row”?
Una canzone molto nota anche dalle parti di Karlsruhe, visto che la band dei Toten Hosen ebbe la sua prima notorietà proprio con una cover semi-acustica delle ‘pistole di Brixton’. Una ballad che racconta molto bene cosa sia accaduto a Karlsruhe, ieri, nella mente di due persone che si son viste cancellare – per dei banali pagamenti – la storia intera di una già modesta vita e quelle briciole di futuro, alle quali anche loro avrebbero avuto diritto.
La gente non va portata alla disperazione. Altrimenti, ci scappa il morto ed, a volte, non sono solo suicidi.
Andiamo verso un week end uggioso, come se il clima quasi volesse anche lui associarsi al profondo dissenso che ormai ha fatto suoi pressochè tutti gli italiani.
La piaggieria di Mario Monti verso i grandi poteri europei e statunitensi, l’ostinazione di Fornero nello stangare lavoratori e bisognosi anzichè supportarli. L’attesa perdurante di una proposta di Patroni Griffi per limitare la spesa della pubblica amministrazione, quella di Balduzzi riguardo sprechi e disastri sanitari, l’effimera attività diplomatica di Terzi visto cosa accade agli italiani in India. L’invisibilità di Gnudi, agli affari regionali, o di Barca, per la coesione territoriale, il mancato rilancio. I mancati investimenti che le piccole e medie aziende attendono ancora “buone nuove” da Renato Passera.
Intanto, tutti hanno capito che i mercati vanno male non per colpa nostra, ma della Germania e degli USA che ci scaricano addosso la crisi, sotto forma di “derivati”, “moral suasons”, “incorporamenti”.
Riguardo i partiti, nulla da dire, nel senso che nulla accade. Solo scandali e protervia – il tempo dell’ostinazione è finito – nel mantenere denari, privilegi ed impunità.
Tutto come al solito, insomma. Non proprio.
C’è una lista che sta girando in rete. Una lista che, ahimé, giorno su giorno si allunga.
21/03/2012: Cosenza, 47 anni, disoccupato si spara
23/03/2012: Pescara, 44 anni, imprenditore si impicca
27/03/2012: Trani: 49 anni, imbianchino disoccupato si getta dalla finestra
28/03/2012: Bologna: 58 anni, si dà fuoco davanti all’Agenzia delle entrate
29/03/2012: Verona, 27 anni, operaio si da fuoco
01/04/2012: Sondrio: 57 anni, perde lavoro, cammina sui binari, salvato in tempo
02/04/2012: Roma: 57 anni, corniciaio, si impicca
03/04/2012: Catania, 58 anni, imprenditore si spara
03/04/2012: Gela,78 anni pensionata si getta dalla finestra, riduzione della pensione
03/04/2012: Roma, 59 anni, imprenditore, si spara con un fucile
04/04/2012: Milano, 51 anni, disoccupato si impicca
04/04/2012: Roma Imprenditore si spara al petto col fucile. La sua azienda stava fallendo
Appare davvero impensabile tentare di arrivare alle amministrative per poi prender decisioni, che, a tal punto, non potranno altro che essere attuate in settembre, quando sarà troppo tardi, visto che fino ad allora i suicidi saranno centinaia. Ammesso che ci si fermi ai suicidi.
Un anziano invalido, Vittorio Delli Carri di 74 anni, è morto per le condizioni inaccettabili in cui aveva vissuto negli ultimi tre mesi, a partire dalla fine di luglio.
La malasorte si era accanita: sfrattato con la moglie pensionata, l’unica figlia s’era ritrovata anch’essa sfrattata e senza lavoro: ha (soprav)vissuto accampato in auto, in un parcheggio coperto di Torino, senza che avessero neanche i soldi per fare un minimo di spesa.
Solo grazie alle denunce di La Stampa, dopo tre mesi di agonia, i servizi comunali si erano “accorti” del caso ed un ospedale l’aveva preso in carico: troppo tardi.
«Non aveva più forze – ricorda la figlia – né per stare in piedi né per stare seduto con la schiena dritta». Chissà se qualcuno pagherà mai …
E’ il secondo caso nel Piemonte in pochi mesi, dopo il pensionato sfrattato morto d’infarto, e, probabilmente, in Italia ne avvengono molti più di quanto crediamo.
Non resta che chiedersi cosa se ne facciano i Comuni e le Onlus dei 5xmille, 8xmille, finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, fondi per il Welfare, donazioni, sponsorship e fund rising …
Possibile mai che debbano accadere queste cose con quello che viene speso quotidianamente in Italia per il Welfare?
In una situazione di indebitamento endemico, “fisiologico”, diffuso, i governi degli stati sovrani, come ogni debitore incallito, non possono evitare, a lungo andare, il ricorso a comportamenti scorretti, elusivi, procastinanti, volti a scaricare le responsabilità di oggi sui cittadini di dopodomani.
Nel 2009, in base ai dati della CIA, la Grecia “vantava” un PIL procapite di circa 30.000 Euro, quasi quanto Francia (>32.000) ed Italia (>31.000). Cifre possibili solo mettendo in conto un turismo ben più florido ed organizzato di quello greco, in un mondo occidentale non vessato dalla Crisi.
Cifre reali, quelle greche, che ci danno un’idea di quanto da quelle parti un intero sistema nazionale vivesse sugli allori. Cifre impossibili, se non fosse accaduto che l’indebitamento pubblico verso banche private non fosse cresciuto a furor di popolo con il sostegno di clientele e populismi.
Non solo la Grecia fa traballare la giovane Europa, c’è anche la Spagna con uno spaventoso 20% di disoccupazione che supera il 40%, se parliamo di giovani. Od il Portogallo, che vede aziende e famiglie sull’orlo del fallimento o della bancarotta, per non parlare dell’Irlanda dove le aziende sono praticamente insolventi.
Non dovrebbe preoccupare, secondo i dati di Standard & Poor’s, la situazione della Gran Bretagna e dell’Olanda, dove il debito delle imprese, molto elevato, è sostanzialmente fisiologico al basso costo del denaro e alla presenza delle Borse Valori.
Si delinea, dunque, quanto prefigurato da Mario Monti, tanti anni fa ormai, allorchè ipotizzò un’Europa a due velocità”, che vedeva Spagna, Grecia e Portogallo con Romania, Bulgaria, Polonia, ex-Yugoslavia eccetera.
E l’Italia?
Alla pari della Grecia (115% del PIL) abbiamo lo stato più indebitato ed il nostro deficit (>10% del PIL) si sta allineando con quello di Grecia, Irlanda e Portogallo, l’indebitamento delle aziende non è ancora al di sotto del livello di guardia (>70% del PIL). Le nostre famiglie, però, “contraggono” pochi debiti (33% del PIL), probabilmente a causa dei redditi resi bassi sia per la povertà incalzante sia per l’elevata pressione fiscale, che a sua volta è indispensabile a mantenere un sistema di sprechi e disinvestimenti.
Nell’attuale sistema dell’Euro, una governance come il nostra, finchè è bloccata, non può crollare ed è difficile credere che possa implodere.
Meglio passare il testimone ai posteri … caso mai l’Europa che conta dovesse aspettarci.
(tempo di lettura: 5-7 minuti) In Italia il fabbisogno di energia elettrica lordo annuo è nell’ordine di 330mila GWh (“gigawattora”), che attualmente arrivano da: 150 mila Gwh = centrali idroelettriche, eoliche, fotovoltaiche, a biomassa 85mila Gwh = centrali a gas naturale acquistato in Russia, Algeria e Libia 35mila Gwh = centrali a carbone acquistato in […]
(tempo di lettura 2-3 minuti) Quando lo Stato italiano prese Roma arrivò anche l’ora di saldare gli enormi debiti contratti dai Savoia in quarant’anni per conquistare un territorio grande dieci volte il Piemonte. Un problema risolto con l’introduzione della cartamoneta, tramite la quale lo Stato italiano obbligò tutti i cittadini a riconsegnare la moneta metallica. […]
(tempo di lettura 4-5 minuti) Se verifichiamo i passaggi normativi riguardo la Salute, troviamo in Costituzione DUE articoli e non uno. Infatti, fino alla Crisi del Petrolio di quasi 50 anni fa, avevamo l’Istituto Nazionale Assistenza Medica per l’art. 32 e la Mutue dei vari ordini e comparti di lavoro per l’art. 38. Poi, nel […]
(tempo di lettura 4-5 minuti) Il professor Paolo Savona ha avuto il grande merito di annunciare, in tempi non sospetti, che l’Italia non avrebbe avuto i requisiti economico-finanziari e – soprattutto – amministrativi adeguati per entrare in Europa, ma per ragioni di opportunità politica la Germania avrebbe chiuso un occhio, come il Der Spiegel confermò […]
(tempo di lettura 8-10 minuti) Romano Prodi, dopo il flop del suo esecutivo ‘di lotta e di governo’, nel 2007, e dopo il conseguente oblio, neanche interpellato sui guai dell’Eurozona di cui fu l’ideatore ed il fondatore, ritorna in auge nel listino degli probabili presidenti della Repubblica, con il voto del PD e del M5S. […]
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.