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Sanità Lazio, Zingaretti va via: inizia la conta dei debiti

8 Ott

Potevano essere approvati 4 mesi fa i bilanci consuntivi della Sanità laziale, ma c’era in ballo la credibilità del “Campo Largo” di centrosinistra del duo Zingaretti (PD) – Lombardi (M5S).

Così è andata che solo ieri abbiamo scoperto che “sette aziende ospedaliere del Lazio l’anno scorso hanno accumulato perdite per quasi mezzo miliardo di euro” (Il Tempo) ed è solo la punta dell’iceberg.
Qualcosa di veramente incredibile, se si considera che nel 2021 i servizi (e la relativa spesa per prestazioni e consumi) erano calati “del 20,3% le prestazioni ambulatoriali e specialistiche; 2 milioni in meno di prestazioni indifferibili (-7%) rilevate dall’Istat; 1,3 milioni di ricoveri in meno (- 17%) denunciati dalla Corte dei Conti” (Sole24ore).

Nell’ordine, tra i sette “primatisti” dello sfondamento di bilancio abbiamo

  • Umberto I = 127 milioni di € (saranno 155 come da delibera apposita?)
  • San Camillo-Forlanini = 134 milioni
  • San Giovanni-Addolorata = 79 milioni di €
  • Sant’ Andrea = 49 milioni di €
  • Tor Vergata = 47 milioni di €
  • Ares = 31 milioni di €
  • Ifo-Regina Elena = 42 milioni di €
  • Poi c’è il resto, con debiti ad una cifra.

In questa follia regionale da mezzo miliardo di euro l’anno (almeno …), però, è possibile individuare dei fattori che possano indicarci una soluzione.

San Camillo-Forlanini e Umberto I sono dei policlinici come Sant’Andrea e Tor Vergata, ma sono esposti quasi del doppio.
La loro più vistosa differenza è nelle strutture: le prime vecchie oltre un secolo, le seconde costruite meno di 40 anni fa. Quanto costa la obsolescenza in termini di manutenzione, consumi e sprechi ? Ambedue i lotti erano cedibili, ma ci fu chi si oppose, ma oggi dobbiamo chiederci: con quelle perdite milionarie ogni anno quanti ospedali nuovi si costruiscono in dieci anni?

E se confrontiamo tutti e quattro i policlinici ‘pubblici’ in perdita sia tra di loro sia con il Gemelli e il Campus, come non notare che l’efficienza gestionale genera economie e qualità, come l’accettazione di solventi produce utili e sostiene l’eccellenza che servono a tutti?

Ares  è il servizio di soccorso e allarme sanitario in sede extra ospedaliera attivo in Italia e dunque è difficile comprendere come possa essere in rosso in alcune Regioni e per entità stratosferiche come nel Lazio.
A maggior ragione è poco comprensibile se Ares si basa quasi completamente sull’operato delle associazioni di volontariato, che forniscono i mezzi sanitari (ambulanza, automedica etc.) e il personale soccorritore, in convenzione con le locali centrali operative del 118. Associazioni che a loro volta possono percepire il 5xmille come fornire servizi di trasporto in ambulanza a privati.

Poi, c’è Ifo-Regina Elena con ‘soli’ 42 milioni di € di debito, che però sono un’enormità, considerate le dimensioni e soprattutto che si occupa solo e specificamente di dermatologia ed oncologia.
Infatti, a parte il potenziale originario della struttura rimasto inespresso già solo nel creare un parcheggio adeguato, l’aspetto disarmante è che queste due branche della medicina solitamente garantiscono utili aziendali, sia come cure palliative o estetiche sia come finanziamenti alla ricerca sia come gestione residenziale e solventi.

Nella sostanza, le voragini gestionali (e di bilancio) come quelle del San Camillo e Umberto I non si ristrutturano in un anno o due, come potrebbe avvenire per le altre strutture fortemente indebitate come Sant’Andrea e Tor Vergata, intervenendo sulla gestione del personale, sui contratti di prestazione e forniture esterni e sull’apertura a servizi pro soluto.

La domanda per i due policlinici centenari è un’altra: quanto si ricava a venderli tenuto conto del pregio architettonico, della logistica e della centralità e quanto costano due strutture equivalenti, moderne, funzionali, ergonomiche per sostituirli?


Come c’è la realtà degli Ifo, che avevano tutte le premesse per volare alto e diventare un polo attrattivo a livello internazionale, ma (come raccontano persino delle interrogazioni parlamentari di 20 anni fa) non c’è speranza finchè l’Ente preposto (la Regione) non interverrà sugli Statuti degli Irccs, ancora oggi modellati secondo la realtà esistente 40 anni fa.
Per gli Ifo è solo una questione di volontà politica, che evidentemente finora non c’è stata, non solo a Roma, ma per gli Irccs tutti che attendono una riforma dal Parlamento.

Risanare il debito regionale, sottoscrivendo un mutuo pesantissimo che ingessa bilanci ed organigrammi, ma in cambio lascia immutata lo status quo, … non porta agli stessi risultati positivi del lasciarsi anche l’ossigeno per poter ristrutturare o investire impedendo l’innovazione e lo sviluppo.
Quanto ad offrire servizi pro soluto anche nelle strutture pubbliche, oltre agli utili, c’è che sono il miglior antidoto per il degrado dei servizi ‘uguali per tutti’, ponendosi come termine di confronto internamente alla struttura ed attraendo eccellenze che servono a tutti gli assistiti.

Speriamo solo che la prossima Giunta regionale non abbia i soliti paraocchi.

A.G.

USA, UE, Russia, Cina: warfare, potenza e costi a confronto

23 Feb

Attualmente, l’Unione Europea non ha granché da invidiare rispetto a USA, Russia e Cina, quanto a forze armate, specialmente se si considera che l’Europa non ha più fronti come le tre superpotenze. Questi i dati della Corte dei Conti Europea (LINK).

Cosa c’è che non va, dunque, se l’esercito russo appare “spaventoso” e se anche la Gran Bretagna vuole avere voce in capitolo?

A ben vedere, quello statunitense è un gigante d’argilla e non solo nei piedi, a quanto pare.

Secondo la BIS (Bank for International Settlements) nel mondo, nel 2020, c’erano circa 7.081 miliardi di dollari statunitensi circolanti nel mondo, di cui solo 1.200 miliardi in USA, secondo la Federal Reserve Bank. Forse anche meno, se il Fondo Monetario Internazionale (IMF) confermava che erano 6,794 miliardi i dollari Usa posseduti da altre nazioni sotto forma di “Foreign Exchange Reserves”.

In poche parole, 1 dollaro statunitense su sette esiste perchè lo paga/compra un altro stato. Anzi, diciamo che 1 dollaro va alla Cina, un altro al Giappone e un altro ancora alla Svizzera, mentre Russia e Arabia Saudita ‘controllano’ 50 cents ognuna …

E’ una dinamica nata quando l’oro cessò di essere il riferimento per i cambi delle valute ed era un modo per assicurarsi che tutte le nazioni ‘tifassero’ per il dollaro (e l’economia) statunitensi.

Ma nel corso dei decenni sono emerse altre valute potenti, come l’Euro e lo Yuan: oggi gli USA possiedono solo 141 miliardi in valuta estera e vantano una riserva aurea di appena 8.133 tonnellate.
La Cina ha raggiunto le 14.727 tonnellate, la Bce vanta una riserva di 16.229 once (oltre 45mila tonnellate).

Intanto, Europa e Giappone trainavano un cambiamento tecnologico senza pari, mentre la produttività manifatturiera cinese e latinoamericana diventavano competitive: mentre il valore totale delle esportazioni (FOB) statunitensi è di 1.644 miliardi di dollari, mentre il valore totale delle importazioni (CIF) è arrivato a 2.567 miliardi di dollari, con un disavanzo di quasi 1.000 miliardi.

E – anche senza Silk Road, negli ultimi due anni l’Unione Europea si è resa più autonoma dalle importazioni dagli USA rispetto alla Cina.

Infatti, oggi, il debito federale Usa è arrivato alla cifra record di circa 28.500 miliardi di dollari, di cui un terzo è sostenuto dai fondi pensione privati e statali e singoli investitori, un altro terzo è assorbito  attraverso la previdenza sociale. i fondi pensione federali e titoli del Tesoro, l’ultimo terzo è in mano straniera, sia nazioni (principalmente Cina e Giappone) sia privati (tra cui potenzialmente anche i Narcos – cfr. scandalo Credit Suisse).

E’ per questo che le Borse tremano e gli eserciti si armano: se non subentra un fattore di intensa ripresa produttiva … per non far crollare le pensioni (e il welfare dem) statunitensi, la FED dovrà alzare il costo del denaro, indebolendo investimenti, pensioni e welfare delle nazioni altrui.
Le guerre consumano enormi risorse e richiedono un maggior sforzo produttivo.

L’unico settore (oltre l’emissione di valuta) in cui gli USA sono ancora un gigante è quello militare: almeno il 2% degli statunitensi è un militare in servizio o un riservista oppure lavora/ha lavorato come contractor.

Il sito specializzato GlobalFire (LINK) riporta una spesa militare statunitense annua di 770 miliardi a fronte di quella russa di ‘soli’ 154 e quella cinese di 250. Il personale militare in attività in USA è il 9,4 x mille della popolazione adulta in età attiva, con una spesa per singolo soldato di oltre 550mila dollari.
In Cina i militari sono il 2,6 x mille con una spesa di circa 120mila $ per singolo soldato come in Russia che vede arruolati 1,22 cittadini ogni mille. L’enorme spesa statunitense è dovuta all’enorme forza militare aerespaziale statunitense che conta oltre 13mila aerei, il doppio rispetto alla Cina (circa 3.000) e la Russia (circa 4.000) messe insieme.

L’Unione Europea conta su 1,5 di effettivi, pari a 6,6 militari ogni mille persone in età attiva, con una spesa di complessiva di oltre 260 miliardi di dollari e un costo per soldato di 165mila $ circa.

Acclarato che c’è un solo esercito ‘grande e grosso, ma squattrinato’ e che gli altri si equivalgono per effettivi adeguati e spesa contenuta, … a quale stato conviene una nuova Guerra Fredda o anche solo di prender tempo con i creditori?

Demata

Debito USA, Obama ritorna alla carica

15 Gen

Se il tetto del debito pubblico statunitense non sarà innalzato «le conseguenze saranno disastrose»: lo ha detto Barack Obama, che ha sottolineato «i rischi di una crisi dei mercati finanziari».
Dunque, per Mr. President la strada per rilanciare l’economia è necessario ‘alzare le tasse per i piu’ ricchi’, con il Fiscal Cliff approvato dal Congresso, per incrementare il debito pubblico e salvaguardare, solo temporaneamente, la classe media.

Secondo Obama è «assurda» anche solo l’ipotesi di lasciar aumentare il debito statunitense, che da anni viene a mala pena contenuto, grazie alla legge di bilancio, a ben 16.400 miliardi di dollari, perché il Paese «potrebbe finire in recessione».

Una richiesta che arriva nonostante proprio nel Fiscal Cliff, che ha ‘alzato le tasse ai ricchi’, rientrerebbe anche la proroga dell’indennità sulla disoccupazione (per un anno), lo stop delle riduzioni dei pagamenti ai medici che curano pazienti con il Medicare (la sanità ‘pubblica’ e degli anziani) e i tagli automatici alla spesa domestica e alla difesa vengono rinviati di due mesi.

Evidentemente, non è tutto oro quello che luce, dato che ai ricchi (redditi lordi superiori a 220.000 euro) sono state aumentate le tasse, mentre chi produce reddito per meno di 100.000 euro annui si vedrà ridurre del 2% gli sgravi sulla Social Security. Praticamente, 1.600 dollari annui di tasse in più per lavoratori che guadagnano fino a 113.000 mila dollari annui lordi.

Intanto, con buona pace del complesso industrialmilitare statunitense su cui regge l’economia USA e, anche, dei suoi sostenitori europei, Obama annunciava che “nei prossimi dieci anni, l’aumento delle risorse per la difesa rallenterà. Ma il punto principale è che il budget per le spese militari rimarrà maggiore rispetto a quello della fine dell’amministrazione Bush”.

A cosa serva, dunque, la richiesta di Obama di aggravare la situazione finanziaria del colosso statunitense, non è dato saperlo, se non ricordando che tra poco più di un anno, nel 2014, arriveranno le elezioni di mid term ed i Democrats di Nancy Pelosi ritengono che “l’America ha rieletto Obama quindi vuole che il suo programma venga attuato”.

Così accade che dopo aver preteso dal Congresso, anche con il voto repubblicano, l’incremento fiscale per evitare di alzare il tetto del debito o non poter pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, adesso chiede di alzare il tetto del debito per evitare la recessione causata dall’incremento fiscale.

Congratulazioni, Mr. President.

originale postato su demata