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Legge sugli stadi: non era difficile farla

24 Set

Cagliari – Roma, ieri, non si è giocata: “il Prefetto di Cagliari, a conclusione della riunione di coordinamento delle forze di Polizia, ha disposto che la gara Cagliari-Roma, programmata presso lo stadio Is Arenas a porte chiuse, sia differita ad altra data. Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente della Cagliari Calcio”. A guardare le foto dello stadio circolanti sul WEB, si potevano notare alcuni settori del cantiere, dove erano riposti pali di ferro ed imbullonature oppure ammassi di terreno e pietre, troppo facilmente accessibili da quella minoranza di pazzi e piccoli delinquenti che sappiamo essere assidui frequentatori degli stadi.
Demagogia? Sotto elezioni tutto è possibile. Intanto dal Giudice Sportivo arriva una sconfitta a tavolino per 0-3 afavore della A.S. Roma, giusto per chiarire dove fosse il torto.

Napoli, Stadio San Paolo, diversi giorni fa: abbiamo visto un manto erboso che tale non era, a causa, sembrerebbe, di un fungo (o un virus) colpevolmente introdotto con lo scopo di danneggiare la città e la società, dopo che circa 100 persone e ben due ditte erano state estromesse dalal gestione (comunale) dell’impianto sportivo. Da sottolineare che il terzo livello dello stadio è inagibile a causa dei lavori per la copertura voluti da Italia ’90, che vibrano ecausano onde sismiche percepibili nel raggio di oltre un chilometro. Con la situazione che c’è a Napoli, solo la SSC Napoli può avere i capitali e le sponsorship per sitemare il tutto, magari rendento fruttifera tutta l’area flegrea che include un porto turistico tutto da costruire, un’area dismessa dalla NATO di enorme valore immobiliare, la Mostra d’Oltremare che è un sito ricreativo dalle potenzialità eccezionali.

Roma, Stadio Olimpico, dove da anni alcune frange delle tifoserie della A.S. Roma e della S.S. Lazio spadroneggiano, approfittando del fatto che lo stadio è prospiciente al centro storico ed a quartieri residenziali, dove non di rado si è estesa la ‘guerriglia’ con conseguenze su passanti e residenti. Inspiegabilmente, dato che solo dal primo anello delle tribune si ha una buona visibilità del campo, l’impianto rientra nella categoria quattro (Elite) degli stadi europei. Da ricordare che tutti i progetti presentati dalle società calcistiche (e cassati da istituzioni e pubblica opinione) prevedevano rilevanti edificazioni ‘a contorno’ e tutti i costi diurbanizzazione a carico del Comune.

Torino, 905.780 abitanti: due stadi, lo Juventus Stadium, 69.000 posti), nato dove sorgeva lo Stadio delle Alpi, a fronte di soli 28.000 abbonati che potevano essere ampiamente ospitati nell’Olimpico (28.000 posti), sorto dalle ceneri del vecchio Stadio Comunale. Wikipedia lascia intendere, inoltre, che il ‘delle Alpi’ fu una sorta di disastro dal punto della malagestione: “costi di manutenzione di molto superiori ad ogni più infausta previsione pre-costruzione”, “la non buona visibilità del campo, soprattutto dai lati delle curve, poiché tra questo e le tribune c’era una pista di atletica leggera, che fu costruita essenzialmente per poter usufruire dei finanziamenti del CONI dal momento che il suo impiego effettivo si limitò a qualche rarissimo evento”, un tipo di impianto di irrigazione che causava una sorta di “allagamento” del terreno, “la Tribuna Ovest è stato il più costoso stand del Delle Alpi, il suo secondo livello era riservato esclusivamente per la stampa, commentatori e personaggi importanti avendo incluso palchi d’onore”, “la Juventus Football Club ha acquistato per 25 milioni di euro il diritto di superficie sull’area dello stadio per la durata di 99 anni”, che, a dire il vero, sono quattro spiccioli.

Milano, Stadio San Siro – Giuseppe Meazza: si regge ormai sugli investimenti del Consorzio San Siro, che, in cambio, verseranno al Comune di Milano circa di 15-6 milioni di euro per l’affitto in ben sei anni.  “Oltre 51 milioni di euro spalmati su sei anni di affitto per interventi di riqualificazione sulle coperture, sui controsoffitti del secondo anello e sulle rampe di accesso, per realizzare una nuova segnaletica e rifare tutti i bagni, per aggiungere un’altra rizollatura all’anno del campo oltre a quelle già previste e per sistemare l’area esterna (quella dove sorgeva il Palazzetto dello Sport) con aree giochi e verde. Le migliorie riguarderanno soprattutto le zone dove i posti costano di più, tra “Sky lounge” (sei al primo anello settore rosso, altrettanti al primo anello arancio, dove ci sarà anche una nuova sala executive), poltrone riscaldate con monitor nelle tribune d’onore, ma anche nuovi spazi per il museo delle squadre, un negozio e un ristorante, quel genere di servizi che danno punti nella corsa per la finale di Champions. Lavori che, come spiegano in Comune, avranno tempi più rapidi, «visto che il Consorzio non deve attendere i tempi tecnici dei finanziamenti delle opere».  … Alla fine il Comune ha strappato un cadeau: 50mila euro di bonus all’anno (oltre i 100mila già previsti) dagli introiti dei concerti.” (La Repubblica) Siamo sempre ai quattro spiccioli.

Dunque, la necessità di legiferare sugli stadi ha due evidenti origini: la malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e la lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

L’impossibilità di legiferare rapidamente deriva dalla malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e dalla forte azione di lobbing derivante dalla lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

Fermata la Casta, fatti gli stadi.
Intanto, mentre si aspetta qualcosa da anni, le malagestioni proseguono e le perdite aumentano, le aspettative delle lobbies crescono ed incalzano, il lavoro e la ricchezza che potrebbero arrivare languono, i tifosi bisticciano e la sicurezza è una chimera.

Tra un po’, forse, qui inizia a piovere. Governo ladro?

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A chi non conviene il Fair Play finanziario?

18 Giu

Ormai, l’Europa del calcio è entrata nell’Era del Fair Play finanziario, fosse solo per difendere quel che resta dello sport, che rischia di cedere sotto l’assalto delle centinaia di milioni di dollari che nababbi del petrolio e speculatori finanziari stanno già versando nelle casse di noti club.

Sono sotto gli occhi di tutti le ‘campagne acquisti’ del Paris Saint Germain e del Manchester City, del Chelsea e del Manchester United, come del Real Madrid o del Bayern Monaco. Squadre che somigliano, ormai, più agli Harlem Globetrotter che ad altro, come quel ‘vecchio guarriero’ di Drogba ha dimostrato alle attonite od esaltate platee dei football fans in Coppa dei Campioni.

Fenomeni eclatanti per le vistose spese, che falsano campionati nazionali e coppe internazionali, visto che ‘dette spese’ non rispondono spessissimo ad una effettiva differenza di valori in campo.

Campionati falsati anche da spese ugualmente ingenti – ma meno vistose in quanto ‘passivi’ – come quello italiano, ad esempio, se si vuole considerare il rapporto sui bilanci societari delle Società Calcistiche che La Gazzetta dello Sport redige annualmente e ripubblicata da tuttonapoli.net.

A far due conti della serva, c’è da restare stupefatti, se tifosi delle tre ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter), da sollevarsi indignati, se tifosi delle altre squadre di calcio, e da restarci secchi per la depressione, se si è dei cittadini normali.

Basti dire che Juventus, Milan ed Inter vanterebbero ‘perdite’ sul rendimento netto di circa 250 milioni di euro, ovvero l’80% del ‘buco’ complessivo della Serie A.

E, dunque, se volessimo pensare ad una ‘classifica avulsa’, che tenga conto della effettiva disponibilità finanziaria delle società di calcio – e non dei giocatori comprati e pagati con ‘le cambiali’ – questo sarebbe il quadro.

Se i tifosi di Udinese, Napoli, Lazio, Roma, Parma, Lecce, Novara potrebbero gridare allo scandalo, ben altro che di uno scandalo dovrebbe parlarsi, se volessimo discutere di bilanci societari, di sostenibilità del ‘calcio moderno’, di  diritti televisivi e di distribuzione dei proventi, di stadi nuovi e sicuri.

Infatti, il budget velleitario e catastrofico delle nostrè ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter) ingessa definitivamente il ‘sistema calcio’, già soffocato dall’elevata leva fiscale sui compensi dei calciatori, che rende impossibile dotarsi di giocatori affermati se non sperperando enormi somme: ogni cambiamento sarebbe disastroso per dei brand che tanto sono quotati quanto sono in rosso.

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Una situazione che non può continuare così, bloccando le nuove norme sugli stadi di calcio e congelando i diritti televisivi a favore dei soliti noti, mentre il sistema fa acqua da tutte le parti.

Parlare di gestioni disastrose è un eufemismo, dunque.

Ma quel che è peggio, per chi ama lo sport, è che potrebbe davvero diventare grottesco – di fronte al persistere di questi numeri – parlare, per il futuro, di ‘campionati regolari’.

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Una Roma a destra sterilmente sinistra

11 Mag

Mentre a Milano lo scandalo delle 2,5 tonnellate di mozzarelle blu per le mense scolastiche scivola via senza affatto turbare la conduzione della città, a Roma la campagna elettorale è già iniziata e, con lei, la “caccia al Sindaco” Gianni Alemanno.

Una caccia “di per se” facilissima, visto che nulla o poco se non peggio è stato fatto in questi anni, che però prende vie inconsuete ed improbabili, visto che gli “altarini” del Comune di Alemanno son gli stessi dell’era Veltroni con qualche variazione in tema.

Infatti, così andando le cose nella nostra inefficiente Capitale, tutto quello che si riesce a rimproverare ad Alemanno è il suo passato “fascista”.

La polemica in corso è quella di Mario Corsi, detto Marione, che il 25 maggio per riceverà al Campidoglio il premio “Microfono d’oro 2012” sulla base, sia chiaro, delle preferenze espresse dai cittadini.

Marione è uno speaker sportivo molto seguito nella Capitale pere la sua trasmissione “Te la do io Tokio”, dedicata alla squadra di calcio della Roma e ai suoi tifosi, ha un effettivo seguito.

Il “problema” è che, oltre 30 anni fa, Mario Corsi, militante di estrema destra, rimase coinvolto di diverse inchieste riguardanti i Nuclei armati rivoluzionari, un’organizzazione terroristica di estrema destra attiva fra il 1977 e il 1981. Pur avendo dei precedenti minori, riguardo ai NAR, va precisato che Mario Corsi è stato assolto dall’accusa dell’omicidio di Ivo Zini, mentre il caso Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci è stato archiviato per insufficienza di prove.

Come capotifoso della A.S. Roma è stato accusato di recente da una inchiesta delle Iene di aver tentato di truffare/ricattare la nuova proprietà made in Usa del club insieme ad altri “nostalgici” della vecchia gestione della Famiglia Sensi, molto benevola verso le frange estreme del tifo.
Marione, proprio per l’egemonia nell’audience dei tifosi,  è noto anche per il pesantissimo attacco al Direttore del Romanista definito ‘un pedofilaccio‘.

Di sicuro, Marione è un personaggio molto discutibile, demiurgo degli Ultrà della A.S. Roma, inclusi quelli, temo, che non vorremmo vedere allo stadio, ma ai lavori sociali quantomeno.

Fatto sta, però, che di professione fa lo speaker, che per l’Ordine dei Giornalisti “è tutto a posto” come lo è per la Magistratura e che sono i cittadini ad averlo votato visto che “fa audience”.

Negargli un premio “artistico” per reati di oltre 30 anni fa è pura follia.

Ancor più folle, ovvero sterile, è additare Gianni Alemanno, se, già nel 1999, Mario Corsi detto “Marione” ricette il premio Simpatia dall’allora sindaco Rutelli in Campidoglio.

Ed ancor peggio va, se a capo di gabinetto del vicesindaco Maria Grazia Guida a Milano venga nominato quel Maurizio Azzollini, fotografato con una Beretta in mano mentre sparava verso i carabinieri 35 anni fa. Oppure, se il sindaco  Veltroni dette addirittura lavoro a Silvia Baraldini, che mai avrebbe dovuto essere scarcerata in base agli accordi Italia-USA sui trasferimenti di detenzione.

Chiacchiere romane, dunque.

Chiacchiere che denotano l’incapacità profonda della Sinistra capitolina di rilevare i bisogni reali della popolazione e ricercare nuove soluzioni di governance.

Una realtà politica capitolina che non riesce a percepire come la città – dopo l’enorme espansione edilizia voluta da Veltroni – sia “nuova”, con almeno un terzo della popolazione immigrata dal Sud negli ultimi 20 anni.

Una classe politica, di ogni ceto e colore, attenta solo ai “romani de Roma”, incapace di proporre nuovi riferimenti politici e soluzioni adeguate per una città che non è più quella “famigerata” degli Anni ’70, quella dei  “fascisti e comunisti” e delle bande di borgata.

Altro e ben più urgente dovrebbe occupare il tempo dei partiti in città e dei loro fans: Malagrotta ed il trasferimento della discarica, mobilità e servizi per le “nuove periferie”, un piano di manutenzione urbana credibile, la sicurezza e la legalità che partono dal rispetto del codice stradale, l’occupazione non può continuare ad essere pubblica o parastatale, i flussi turistici sfruttati al minimo, i servizi per anziani e malati da Terzo Mondo, la larghezza delle spese sociali che vedono interi quartieri sussidiati da generazioni.

Ce ne sarebbe da dire sui sindaci di Roma e non solo su Alemanno, il cui demerito “terribile ed inappellabile” è sostanzialmente l’inazione, ma che, a differenza di Walter Veltroni, almeno ha evitato ulteriori indebitamenti, certamente non ci ha afflitti con decine di presenze mediatiche al giorno e comuunque qualche toppa per le strade l’ha messa.

Dunque, cari politici e giornalisti capitolini, diteci qualcosa di sinistra … o di destra (se preferite).

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Campionato di calcio in sciopero: i motivi

25 Ago

E’ ormai agli sgoccioli la trattativa riguardante il contratto dei calciatori.

Uno sterile e controproducente sciopero sembra essere l’unico e già previsto esito del braccio di ferro, ingaggiato con le imprese del calcio italiano riunite nella Lega Calcio,  dall’ex-romanista, Damiano Tommasi, avanzando pretese indecenti, specie in tempo di crisi e di eurotasse, a favore dell’ennesima casta d’Italia.

Un piccolo esercito di fortunati e fortunatissimi ventenni, dai pochi ultra milionari, scendendo ai “mono”milionari fino a quelli, fuori rosa nelle serie minori, che dovrebbero rendersi conto che lo sport non fa per loro …

Queste le proposte della Lega Calcio e le richieste dell’AIC, in verde o rosso le ipotesi condivisibile e quelle no.

Le soluzioni della FGCI, Federazione Italiana Giuoco Calcio?  Per ora nessuna.

Eppure, sarebbe bastato che Abete si fosse espresso su qualcuno dei (sacrosanti) punti proposti dalla Lega Calcio, visto che i calciatori, sia per la fortuna a loro riservata dal destino sia perchè atleti e sportivi, dovrebbero dare l’esempio ed accettare regole e sanzioni.

Punto

Lega Calcio

Associazione italiana Calciatori

FLESSIBILITÁ DEL CONTRATTO Flessibilità contrattuale in base ai risultati. Emolumenti garantiti almeno al 50%
LAVORO IN ESCLUSIVA Divieto di ulteriore attività lavorativa senza l’autorizzazione della società, inclusi i contratti pubblcitari Il calciatore (n.b. lavoratore dipendente) è libero di fare altre attività lavorative nel tempo libero
COMPORTAMENTO Codici di condotta ed etica in campo, in ambito societario e fuori, nella vita privata Massima libertà di comportamento
CURE MEDICHE Gli atleti (ndr. lavoratori dipendenti) siano curati solo da medici di fiducia delle società. I giocatori siano liberi di scegliere da chi farsi curare con spese a carico della società.
SANZIONI Sanzioni automatiche per le irregolarità degli atleti Ogni singolo caso sia analizzato dal Collegio Arbitrale
COLLEGIO ARBITRALE Presieduto da un personaggio esterno al mondo del calcio, ad esempio un magistrato in pensione Designazione di un tesserato
PREPARAZIONE E ALLENAMENTO Diritto per l’allenatore di dividere la rosa in più gruppi per l’allenamento Tutti i calciatori si allenano in un solo gruppo, inclusi i fuori rosa, a prescindere dalle scelte dell’allenatore
RIFIUTO DI TRASFERIMENTO Penale (ultimo anno di ingaggio decurtato del 50%), se un giocatore si oppone al trasferimento ad altro club, a parità di stipendio e visibilità Diritto a rifiutare il transfer

DiBenedetto lancia l’OPA sulla AS Roma

20 Ago

Questi, nella sostanza, i numeri ed i fatti indicati nell’Offerta Pubblica di Acquisto per l’A.S. Roma, che Thomas DiBenedetto sta conducendo per recuperare al più possibile l’enorme numero di azioni messe  sul mercato durante la gestione di Rosella Sensi.

La AS Roma ha un capitale sociale di 19.878.494,40 Euro distribuiti su 132.523.296 azioni del valore di 0,15 Euro ciascuna. La sua proprietà è al 67%  di NEEP S.p.A.  ed al 33% dei Piccoli Azionisti.

L’OPA lanciata da NEEP su AS Roma offirà  0,6781 Euro per ciascuna azione  “resa” dai piccoli azionisti. L’esborso massimo previsto su 43.604.610 azioni, tante sono quelle in circolo, è di 29.568.286 Euro.

I restanti 100 milioni di ricapitalizzazione della NEEP vanno, come noto, alla AS Roma in due tranches di 50 milioni ciascuna per chiudere definitivamente i residui del bilancio di Rosella Sensi e per rinforzare la squadra.

La NEEP S.p.A.  con sede a Roma ha un capitale sociale di 120.000 Euro distribuiti su 120.000 azioni del valore di 1 Euro ciascuna. )
La NEEP S.p.A. è di proprietà al 40% Unicredit S.p.A. con sede a Roma ed al 60% DiBenedetto AS Roma LLC con sede a Fort Meyers (USA). LA NEEP, il 18 agosto 2012, ha aumentato il capitale sociale scindibile in più tranches per 130.000.000 di Euro.

A sua volta, la DiBenedetto AS Roma LLC (LLC equivale ad SRL) è così suddivisa:

  • 25% DiBenedetto Investiments LLC (USA)
  • 25% James Pallotta (USA)
  • 25% Richard D’Amore (USA)
  • 22,5% Michael Ruane (USA)

La Dibenedetto Investiments LLC è l’azienda “personale” di Thomas DiBenedetto, un facoltoso manager che ha, in passsato, lavorato per anche JP Morgan e per la Salomon Bank. Secondo Forbes, DiBenedetto è anche un partner della New England Sports Ventures, proprietaria del Liverpool FC.

James Pallotta è stato coproprietario, fino al 2008, dei Raptor Funds, chiusi dopo che, in un anno e mezzo il valore degli assets era calato da $9 a 5 miliardi di dollari.

Richard D’Amore è cofondatore della North Bridge Venture Partners, che investe nel settore dell’elettronica e nuove tecnologie.

Michael Ruane è fondatore della TA Associate Realty, che dagli anni ’80 opera nel settore immobiliare  bostoniano e californiano.

L’OPA avrà sicuramente un effetto benefico, dato che permetterà di raccogliere intorno ad un’unica leadership le risorse attualmente in balia dei mercati, mettendo la nuova società (e lo spogliatoio) al riparo da eventuali pretese di piccoli, ma potenti azionisti.

Chi è Thomas R. Di Benedetto

2 Feb

Thomas R. Di Benedetto è attualmente il Direttore della Alexander’s Inc., un’azienda del New Jersey, che opera nel settore finanziario-immobiliare.
L’italoamericano a capo della cordata che cerca di acquistare la AS Roma, è stato anche presidente di diverse finanziarie, come la Boston International Group (1983), la Junction Investors Ltd. (1992), e la Jefferson Watermann International, nonchè direttore della Olympic Partners (settore immobiliare), della Detwiler, Mitchell & Co. (sicurezza) e della NWH, Inc. (software).
La Alexader’s Inc. ha dichiarato un net income di 132 milioni di dollari (meno di 100 milioni di Euro) per il 2009, derivanti dalla rendita degli affitti della sua principale proprietà, a Manhattan, dove hanno sede, tra l’altro, gli uffici di Bloomberg, il sindaco di New York.
Il presidente della Alexander’s è Michael D. Fascitelli anche CEO della maggiore Vornado Realty Trust e consigliere della Toys “R” Us; sua moglie Elisabeth è una partner di Goldman & Sachs. Nel 2007 fece scalpore il suo acquisto di un “appartamento” a New York con tanto di campo di basket a due, per 16 milioni di dollari.

Non è dato sapere cosa abbia a che fare mr. Di Benedetto con la NESV, che sta partecipando all’asta della AS Roma.

La New England Sports Ventures è una società nata nel 2001 con la partecipazione al 16% del New York  Times, i cui principali soci sono John W. Henry e Tom Werner, rispettivamente il patron dei Boston Red Sox e del Liverpool FC.

La New England Sports Ventures è anche comproprietaria del Roush Fenway Racing che corre nella Nascar, la “Formula Uno” statunitense, oltre, ovviamente a possedere una TV via cavo, la New England Sports Network, che copre buona parte dello stato.
Nello scorso ottobre, la NESV è assurta alle cronache giudiziarie perchè un tribunale texano ha sentenziato che l’acquisto del  Liverpool Football Club per 477 milioni di dollari era di almeno 200 milioni in meno (fonte Forbes) delle stime di mercato. Il contenzioso è ancora pendente.

Cosa ci fa un professionista proveniente dal settore delle speculazioni immobiliari a capo di una cordata che lo porterà a presiedere un blasonato club calcistico europeo?

Come reagiranno la UEFA, le authorithy sulla concorrenza e  l’opinione pubblica, allorchè in Europa ci saranno due squadre di calcio con due diversi presidenti, ma con lo stesso azionista di maggioranza?

E cosa ne sarà dell’atavica rivalità tra Liverpool FC e AS Roma?