Era il 1993, allorchè Rutelli divenne sindaco di Roma; dopo di lui, Veltroni, dal 2001 al 2008, ed Alemanno, fino ad oggi.
Del primo, ricordiamo i controversi consulenti, che gli valsero una condanna, ma, anche e soprattutto, l’informatizzazione dei servizi anagrafici e comunali, la fine delle auto in doppia fila e l’introduzione massiva di parcheggi a pagamento e ZTL, la razionalizzazione della mobilità e delle infrastrutture, l’accatastamento di migliaia di abitazioni che i suoi predecessori avevano condonato ma non sanato, un minimo di trasparenza nelle oscure procedure comunali, l’alto là all’edificazione di nuove cubature residenziali.
Di Veltroni, spiace dirlo, potremo ricordare il ritorno delle auto in doppia fila, l’assenza di manutenzione stradale, la ripresa dell’abusivismo edilizio, dimostrato dai condoni inerenti quel periodo, l’edificazione di nuove cubature residenziali, l’ossessiva esposizione mediatica dell’onnipresente “sindaco di tutti”, lo spaventoso indebitamento comunale, il totale abbandono di migliaia di migranti (regolari e non) accampati praticamente ovunque, l’isolamento di interi settori periferici della città.
Di Alemanno e della sua giunta cosa racconteranno i posteri?
Sicuramente, ricorderanno Parentopoli e le migliaia di familiari ed amici assunti (per centinaia di milioni di euro annui di stipendi) nelle cosiddette “aziende municipalizzate”, che, per altro, costavano già mediamente tanto a fronte di una città che a stento riesce a cosmetizzare il degrado nelle zone turistiche e del potere. Una città in profondo declino alla quale l’Italia aveva già “regalato” il mantenimento di Alitalia e l’Hub di Fiumicino, un sindaco che aveva “denunciato” i folli indebitamenenti di Veltroni e ricevuto aiuti governativi miliardari per “Roma capitale”, spesso sottratti alle risorse per il Sud.
Altrettanto certamente, Alemanno verrà ricordato per l’immobilismo, visto che gli interventi (metropolitane, ponti eccetera) in corso di realizzazione furono avviati dai vari Veltroni e Rutelli, ed il basso profilo, considerato che Roma è oggi una città meno sicura e meno solidale di 2-3 anni fa, quando si lagnava, giustamente, il lassismo di Veltroni.
Un quadro sconfortante che l’attuale leadership romana riesce a peggiorare drasticamente con la proposta di creare (ndr. edificare cosa mai, altrimenti) dei centri commerciali a Castel Sant’Angelo, Villa Pamphili, Borghese, Torlonia eccetera.
Inutile dire che un maggiore afflusso automobilistico nei luoghi in questione paralizzarebbe pendolari e fornitori che dai municipi periferici vanno verso gli uffici ed i negozi siti nell’area “umbertina” della città.
Un sindaco serio avrebbe già spiegato ai romani ed ai loro palazzinari, da 20 anni almeno, che “non c’è trippa per gatti” in una città di “soli” 4 milioni di abitanti, che si estende, però, su 900 km quadrati e che è riuscita a costruire 250 km di strade interne, che è pressochè priva di una solida realtà industriale, che si è sviluppata enormemente in soli 150 anni esclusivamente grazie ai capitali sottratti al Sud ed estorti al Nord.
Una città millenaria incapace di sviluppare un’industria turistica adeguata (vedi Parigi o Firenze) in modo da trasformare i propri beni archeologici in utili (per se stessa), anzichè in spese (per lo Stato).
Una città del Novecento, già ricca di negozi, dove nell’ultimo decennio sono stati già “creati” dei megacentri commerciali con il risultato che i pensionati oggi son costretti a far chilometri per trovare quello … che prima avevano sotto casa.
Che Alemanno e la sua giunta svenda pure i “gioielli di famiglia”, se non c’è altro da fare, ormai, perchè non si è capaci di qualcosa di diverso dall’affaruccio edilizio: la storia di Roma avrà modo di ricordarli adeguatamente.
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