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Carceri troppo piene: numeri e riflessioni

29 Lug

“Nelle carceri italiane a migliaia vivono in condizioni disumane e gli ospedali psichiatrici giudiziari sono un orrore, inconcepibile in un paese civile. Questa situazione ci allarma e umilia davanti all’Europa. Bisogna trovare soluzioni politiche”. (Giorgio Napolitano)

E’ possibile che, dinanzi ad una situazione intollerabile,  il nostro Presidente non chieda anche la costruzione di più carceri e di maggiore qualità, ma solo una “soluzione politica”, che, evidentemente, riduca il numero dei reclusi?

Improbabile.

Anche perchè, nella realtà dei numeri, i  criminali detenuti non sono poi troppi, circa 100 ogni 100mila abitanti, a fronte di Una Norvegia che ne annovera 70 e gli USA che arrivano a circa 500 detenuti ogni 100.000 abitanti.
Eppure, qui da noi i direttori degli istituti di pena scendono in piazza perché non hanno fondi neanche per “comprare i materassi e la carta igienica da dare ai detenuti”, i quali sembra vivano anche in 13 per cella.

Secondo i dati diffusi in rete, i detenuti sono poco meno di 70.000, di cui circa 27.000 in attesa di giudizio, di cui circa 15.000 verranno assolti o, soprattutto, andranno prescritti.
Possono sembrare tanti, quindicimila, ma ricordiamo che in Italia, ogni anno, vanno prescritti 150-200.000 reati, a volte anche gravi e gravissimi, nonostante spesso gli indagati siano stati condannati almeno in primo grado. Nel decennio, sono stati cancellati per prescrizione due milioni di procedimenti penali.

Le persone che entrano in carcere per la prima volta sono 32mila, di cui solo un terzo (6-7.000 persone) verrà, poi, assolto.
Dunque, se i nostri tribunali potessero lavorare con maggiore celerità ed efficacia, grazie ad un codice di procedura penale più efficiente, i reati prescritti andrebbero in giudicato, oltre al beneficio di evitare tanta detenzione preventiva, e dovremmo far fronte ad una popolazione carceraria di 100-150.000 persone, almeno fino a quando la certezza della pena, attualmente “prescrivibile”, non dovesse indurre gli italiani a vivere nella legalità.

Questo quadro di lassismo è confortato dal dato che, in Lombardia, la percentuale dei detenuti che “esce nel giro di una settimana varia dal 50 al 60 per cento.”

Inoltre, sono circa 23.000 gli stranieri detenuti, spesso per reati violenti o connessi al traffico di sostanze o di persone, che grazie ad accordi internazionali potrebbero essere trasferiti nelle strutture carcerarie dei paesi d’origine. Ricordiamo anche che da loro è commesso il 23% dei reati di stampo mafioso.

I boss al 41 bis sono il 10% della popolazione carceraria, circa seimila persone, una vera goccia nel mare se pensiamo che, ormai, anche Lombardia e Veneto appaiono seriamente infiltrate. Anche in questo caso, potremmo ipotizzare la necessità di un maggior numero di posti nelle nostre carceri, forse altri 50.000.

Ed i reati per possesso di droga o per immigrazione clandestina?
Forse, è a questi ultimi che si riferiva il nostro Presidente, visto che i primi riguardano la sfera personale dei cittadini e la nozione scientifica di “droga”, mentre i secondi rappresentano un’innovazione normativa piuttosto discutibile e decisamente inefficace.

Basterebbe eliminare la parola “detiene” dall’art.73 della legge Giovanardi-Fini, per veder crollare il numero di detenuti per “detenzione di droga” e che, essendo tossicodipendenti e non spacciatori, andrebbero aiutati, piuttosto che puniti.
Tra l’altro, gran parte dei 25.000 tossicodipendenti detenuti sono stati condannati per reati diversi dalla semplice detenzione di sostanze stupefacenti.

Ricordando che il 60% degli irregolari sono ex-lavoratori regolari e che i morti alle nostre frontiere sono ormai decine di migliaia, varrebbe la pena di notare che, abroigando il reato di immigrazione clandestina introdotto dalla Legge Maroni, ridurremmo sensibilmente il numero di detenuti stranieri e, soprattutto, accogliendo le indicazioni pervenute dalla Suprema Corte, dalla Santa Sede, dall’Unione Europea, dall’ONU.

Non è di certo l’indulto o l’amnistia, che risolveranno un’infrastruttura carceraria che andrebbe ammodernata ed ampliata, nonchè deregolata, allorchè si volesse prevedere un effettivo percorso di rientro nella società produttiva.

Possiamo alleggerire l’attuale sovraffollamento (156 detenuti ogni 100 posti previsti) solo iniziando ad uniformare la nostra legislazione sui reati minori, derubricando o depenalizzando reati o, ancora, adottando quelle forme sostitutive al carcere che la Mitteleuropa ha già adottato. Non dimentichiamo che il numero di detenuti che, in Italia, conseguono un titolo di studio in carcere è davvero esiguo.

Possiamo evitare di ritrovarci con un problema analogo, tra due o tre anni, sono assicurando maggiore legalità al Sistema Italia tutto, ovvero abbattendo i reati stessi, e, ahimè, iscrivendo al debito pubblico dello Stato la costruzione di nuove carceri e l’ammodernamento delle attuali.

Elezioni subito!

29 Gen

Berlusconi si deve dimettere, ma non solo: è tutto il “suo” PdL che dovrebbe decorosamente rimettere il mandato, visto che non c’è verso di convocare un congresso e rimuovere il leader di partito.

Che debbano arrivare la dimissioni, degli uni o degli altri o di tutti è cosa evidente, anche se i nostri media ed i nostri poteri forti fanno di tutto per aggirare “l’ostacolo”.

La questione è semplice.

Non possiamo permetterci un “bunga bunga premier”, un “wild parties Silvio”, nè per il feroce sfottò internazionale e popolare che ne deriva, nè per l’estrema ricattabilità del personaggio, nè per lo stallo perenne del nostro parlamento a causa dei suoi personalissimi problemi, nè per la manifesta incapacità nel legiferare e (con Tremonti) nel risanare il paese.

D’altra parte, non è più possibile attendere una Sinistra incapace di risollevarsi dalle fallimentari strategie dalemiane, dai chiacchiericci veltroniani e vendoliani, dai rigurgiti postcomunisti della CGIL e dalla comprovata contiguità con il malaffare impediscano la nascita di un’opposizione.

Elezioni subito.

Sacco di Roma: è l’ora di Alemanno?

26 Gen

A Roma stanno arrivando “oltre 17 milioni di nuovi metri cubi di cemento in piú in mille giorni di governo della città, quasi 17mila metri cubi al giorno”.

Questo è uno dei dati forniti dalla Legambiente Lazio, che ha presentato il dossier “Roma al metro cubo” che dimostra come “i Re di Roma continuano ad essere i costruttori”.

Dieci i punti critici denunciati:

  1. l’housing sociale (ndr. case popolari) che ricade sull’Agro romano,
  2. il raddoppio delle centralità da pianificare,
  3. l’operazione Tor Bella Monaca,
  4. gli stadi di Lazio e Roma,
  5. le varianti dell’area Casilino-Parco Somaini
  6. il nuovo tracciato della metro B1 e B2,
  7. la cosiddetta “valorizzazione” delle caserme,
  8. la (tramontata) Formula 1 dell’Eur,
  9. il cambio di destinazione d’uso del Velodromo ad uso residenziale
  10. la modifica degli indici edificatori nei toponimi.

“Se tutti i dieci punti fossero attuati il Prg crescerebbe passando dagli oltre 65.886.062 metri cubi previsti a 83.589.294 divisi tra uso residenziale 58%, non residenziale 38% e uso flessibile 4%.”

Inoltre, “si continuano a costruire case destinate al mercato in proprietà e non case per risolvere l’emergenza abitativa, … La dimostrazione di quanto denunciamo – secondo il presidente Lorenzo Parlati – sta nel numero di alloggi di edilizia sociale previsti: 140”.

In poche parole, Alemanno starebbe lavorando non per risolvere i problemi dei romani, ma, viceversa, per caricare la città di un altro milione di sottoccupati e pubblici impiegati …