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Roma, la black list degli ‘onesti’ e i 350 milioni che non tornano

1 Set

Roma Capitale da aprile 2014 ha avviato un piano di razionalizzazione e riorganizzazione dell’azienda controllata ATAC (tram e bus) tra cui la gestione dell’eccedenza di personale amministrativo, non direttamente coinvolto nell’erogazione del servizio.

Da oggi la ‘black list’ definitiva di chi andrà in esubero o cambierà ufficio è esecutiva, ma “il numero dei dipendenti che la compongono si riduce sempre più”, come denuncia il consigliere comunale Maria Gemma Azuni.

E, tanto per capire cosa sia accaduto Roma in questi anni ai dirigenti ed ai funzionari ‘utili ma scomodi’, Gemma Azuni denuncia che “continuano ad evidenziarsi forti contraddizioni circa i criteri e le motivazioni di inserimento nella black list di lavoratori che per anzianità, carichi familiari, tipologia lavorativa e caratteristiche prettamente operative ed influenti sul buon andamento del servizio sono finiti fra gli esuberi, mentre, coloro che proprio secondo l’Azienda dovevano esservi inseriti, sembra siano, magicamente scomparsi e, quindi, graziati.”
Per non parlare “delle circa 50 consulenze d’oro che appaiono di mera facciata e costano circa due milioni di euro, le gravi irregolarità sui contratti di fornitura e manutenzione, la “Parentopoli ATAC”, con l’assunzione di persone prive delle più elementari competenze necessarie per lavorare nel campo del trasporto pubblico, assunte, peraltro, con incarichi di prestigio e stipendi altrettanto prestigiosi.”

Se questa è una delle tante emergenze irrisolte da Ignazio Marino con cui devono confrontarsi l’assessore Esposito e il prefetto Gabrielli, ce ne è un’altra – molto ‘dolorosa’ che a andrà in scadenza con il nuovo anno.

Parliamo dei 350 milioni di fondi comunali andati in fumo per compensi non dovuti ai dipendenti comunali.
Una questione scabrosa che non riguarda l’operosità dei dipendenti in questione, ma scaturisce da accordi sindacali sugli straordinari arcaici o, talvolta, extra legem (come per le tutele della salute).

A maggio scorso, Renzi ha chiarito che il Mef – pur avendo notificato il ‘danno’, non può esigerli.
Resta, però, il Consiglio di Stato (Sez. VI, 2 marzo 2009 , n. 1164), che sancisce il diritto-dovere della Pubblica Amministrazione a recuperare le somme indebitamente erogate e che la buona fede del dipendente non è di ostacolo.

Dunque, salvo ripensamenti del Mef e dei suoi ispettori /revisori, i 350 milioni in questione dovranno essere in qualche modo iscritti al Bilancio di Roma Capitale entro la fine dell’anno.  Oppure, se Roma Capitale – tra farragini e distinguo – non provvederà all’iscrizione delle somme a residuo, anno per anno finirà tutto in prescrizione (vedi Sentenza TAR Lazio 1317 del 9 febbraio 2012).

Anche se siamo nell’Anno Santo della Misericordia, sarà da vedersi cosa deciderà di fare l’on. Marco Causi, nuovo vicesindaco ed anche assessore al Bilancio nella terza Giunta Marino da pochi giorni, come lo fu dal 2001 al 2008.
Non sarà facile: è sulle ex municipalizzate e sulla gestione /spesa per personale comunale che i suoi precedessori – Daniela Morgante e Silvia Scozzese al Bilancio, Luigi Nieri come vice di Marino – hanno trovato le maggiori difficoltà.

Intanto, speriamo che l’assessore Stefano Esposito voglia vederci chiaro nella ‘black list’ dell’Atac.

Demata

Piazza Affari crolla: gli errori della BCE e i segnali dei mercati

2 Ott

A Milano Piazza Affari perde il 3,9% e l’Europa trema a Francoforte (-1,7%) , Londra (-1,49%) e Parigi (-2,5%). Il credito di fiducia concesso all’Italia è ormai palese che non sarà mantenuto e lo spread risale a 142.

Intanto, a giustificare i peggiori timori dei mercati, arriva la prudenza di Mario Draghi, che il Bel Paese lo conosce bene, con la BCE che mantenendo basso e bassissimo il costo del denaro – per rilanciare un Francia e Italia che non ripartono – di sicuro non favorisce la ripresa dell’inflazione.

Un Mario Draghi che ancora non ha attivato il «Quantitative Easing», il programma di acquisto massiccio di bond da parte della banca centrale a sostegno della crescita, dopo averlo proposto con insistenza  – cosa sacrosanta – come toccasana della ripresa, ma senza evidenziare che per arrivarci sarebbe stato propedeutico che Italia e Francia riformassero pubblica amministrazione e sistema di bilancio.

E così è andata che in Italia tanti – ma non Carlo Cottarelli o Daniela Morgante – si sono illusi che potessimo scaricare il 60% del debito, senza prima smantellare l’enorme e inefficiente macchina burocratica delle proroghe, delle deroghe e degli sprechi.

Infatti, è accaduto che per due anni – dopo il rullo compressore di Monti, Fornero e Passera – nessuno tra Letta e Renzi abbia ben pensato di mettere all’ordine del giorno la riforma della giustizia nè quella della sanità e neanche quella dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per non parlare del blocco del Patto di Stabilità per gli enti locali che durerà, si spera, fin quando non cambieranno sistemi di reclutamento, contratti di lavoro a ‘posto fisso’ e regole per gli appalti.

Dunque, Mario Draghi qualche colpa ce l’ha.
Poteva, ad esempio, non illudersi che Roma – la sua città natale – cambiasse metodo e registro dopo oltre duemila anni durante i quali ha perfezionato quel ‘sistema’ di tributi prima, oboli dopo ed infine imposte e accise, che le permette di vivere nello spreco.
Non si offendano i romani o gli italiani: è nei fatti che in Europa ci sono almeno 200 milioni di cittadini i cui antenati – proprio per quei motivi – si opposero strenuamente a Roma fino a distruggerla e che altrettanto – secoli dopo nei loro territori – con la Chiesa Cattolica, salvo dove la spada (Francia, Baviera e Polonia) riuscì a far deserto chiamandolo pace.

In parole povere, specialmente dopo lo stallo che la Sinistra italiana e francese impongono in casa loro da anni, è evidente che l’Eurozona ‘che conta’ andrà a recriminare sulla promessa della BCE di un «Quantitative Easing», senza chiarire i requisiti minimi di accesso per i diversi stati dell’Unione, come chiederà la marcia indietro a Draghi sul recente abbassamento del costo del denaro, per salvare due nazioni decotte come Italia e Francia, ma frenando la crescita proprio della Germania e mettendo ancor più in difficoltà la Gran Bretagna.

Una BCE che – a vederla in altri termini – non può avviare un «Quantitative Easing» a cuor leggero, perchè ci si sta rendendo conto che comporterà anche un certo indebolimento contestuale dell’Euro, dato che farebbe ‘emergere’ che il valore infrastrutturale italiano è molto inferiore al dichiarato /ritenuto (ndr. addio spread …), visto che in metà del Paese strade, scuole, edifici pubblici e ospedali sono stati costruiti spesso male e manutentati certamente peggio: per almeno un ventennio rappresenteranno un costo e non esattamente un patrimonio …

A noi italiani non piace sapere tutto questo e, infatti, i media non ne fanno cenno, ma facile intuire cosa possano pensare di noi gli stranieri, se – da quando è iniziata la Crisi – abbiamo una Politica che ha cetamente il reccord mondiale di propri esponenti finiti in tribunale per scandali e ruberie, una Finanza pubblica che promette di tutto e non mantiene niente, un Sindacato che non propone mai ma diffida sempre, una Giustizia che non vede mai le Corti supreme costituite al completo, troppi cittadini che sanno sbraitare ma non rimboccarsi le maniche, tanti media che ‘non la raccontano giusta’ come la pessima posizione in classifica Reuter dimostra, troppe piccole imprese e cooperative che non sono altro che delle famiglie affatto allargate.

Che ci piaccia o meno, questa è la ‘figura’ che stiamo facendo da tanti anni ormai e gli unici che ancora non ci trattano da insolventi che campano sugli allori sono Mario Draghi e la BCE: il ‘segnale’ di oggi non era per l’Italia, ma per l’Eurozona e, quel che è peggio, a Napoli come a Roma non l’hanno capito …

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Roma: gli assurdi percorsi dell’Atac e gli ospedali irraggiungibili

6 Giu

Roma è una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

Inquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Dunque, la faccenda riguarda anche la Regione Lazio se – guarda caso – alcuni ‘ospedali a rischio o parzialmente inutilizzati sono proprio quelli mal raggiunti dai trasporti pubblici.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, -non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico – andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti, servizi a casaccio ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 E, a dirla tutta, come ristrutturare l’ATAC e trovare investimenti per rinnovare e ottimizzare senza privatizzarla almeno al 40% del pacchetto azionario?

P.S. Dimenticavo … quelli che vedete sono più o meno i tempi di intervento/ percorrenza delle ambulanze verso i pronti soccorsi.

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Viabilità Roma: troppi incidenti, troppe buche, troppo traffico. Dati e proposte

5 Giu

L’Istat, per il 2012, segnalava 15.782 incidenti con vittime Roma, di cui 145 mortali, con 154 decessi e 20.670 feriti. Negli scontri sono state coinvolte 246 bici. E, se  Roma erano ‘solo’ cinquantasei, nel Lazio si arrivava a ben 89 pedoni morti (15,8% su 564 in Italia) di cui un terzo stava attraversando sulle strisce pedonali.
Secondo i dati della Polizia Capitolina – solo tra gennaio e giugno 2013 – il numero totale degli incidenti con e senza vittime a Roma si attestava a 35.504 con 4.191 motocicli, 94 biciclette e 1.071 pedoni coinvolti.
Praticamente 200 incidenti al giorno registrati, otto all’ora, più quelli per i quali non viene richiesto l’intervento dei vigili.

Perchè?

Partiamo dalle famose ‘buche di Roma’, quelle derivanti da cattiva o mancata manutenzione stradale, e scopriamo che le Buche e voragini a Roma: i numeri di Codici
segnalazioni del sito http://www.voragini.it raccontano che , solo nel 2012, si sono aperte 72 nuove voragini. Nel 2008 il sindaco di Roma e i rappresentanti della fondazione Ania fornivano dati che contavano 215 buche sulle strade romane per un totale di 448 punti potenzialmente pericolosi per automobilisti e motociclisti romani.

Lo stesso Ufficio per la Conciliazione del Comune di Roma precisa che “i casi più frequenti possono riguardare incidenti causati da buche e dissesti del manto stradale di proprietà comunale, da caduta di alberi o da allagamenti determinati da tombini otturati.”
Difficile enumerare i costi che si ripercuotono sulle casse comunali, per decine di migliaia di contenziosi avviati da automobilisti e pedoni, se le sole raccomandate postali di risposta costano oltre 100mila euro all’anno. (Agenzia Dire)

D’altra parte, come fare a sostenere la spesa manutentiva di ben 5.400 km di strade  in una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

 

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Inqquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico, andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali - Mexico City

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 

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Roma nel caos senza un bilancio, tra guerriglia, cantieri e nuove tasse, mentre turisti ed arabi scappano

17 Apr

A Roma, nel 2001, il disagio abitativo era contestualizzato in  1.476 famiglie che occupavano alloggi diversi da quelli convenzionali (roulotte, camper, container, baracche, garage, cantine, soffitte), 3.078 famiglie erano senza tetto o senza abitazione, 4.554 famiglie in grave disagio abitativo su un totale di 1.039.152 famiglie.

Case Roma dati Istat 2001 Sempre in base al Censimento 2001, erano 656.599 le abitazioni (64,6%) occupate dai legittimi proprietari,  287.824  (28,3%) erano in affitto a residenti, 71.572 (7%) erano occupate per ‘altro titolo’ da 168.447 romani (6,7%). Le abitazioni non occupate erano 110.018.
Gli alloggi erano grandi in media 84,33 metri quadrati e  composti da 3,88 stanze, con una superficie media pro-capite di 34,56 metri quadrati per persona residente.

Riguardo le abitazioni in affitto od occupate ‘per altro titolo’, significativa la presenza di 30.210 (3,0%) alloggi di prorietà statale o degli enti locali, ben 57.727 (5,7%) di enti previdenziali, altri 54.076 (5,3%) di Iacp o Aziende per il territorio.

 

Case Roma x proprietario dati Istat 2001

Il Censimento del 2001 mostrava, inoltre, che il numero di abitanti di Roma era calato di ben 300.000 unità dal 1981 al 2001, con una bassa densità abitativa di 2.213 abitanti per kmq (Milano 7.254, Napoli 8.058).
Quanto al PIL, secondo i dati 2011, Roma Capitale non avrebbe nulla da invidiare alla Grande Milano «Grande Milano» con un reddito pro capite capitolino (32.689) ampiamente paragonabile con quello milanese (36.400 euro).

Ignazio MarinoOggi, le cose stanno di sicuro molto peggio: più emergenze abitative, più case sfitte, più edifici pubblici insostenibili, molte meno prospettive di crescita per una città che ha dimostrato di non sapersi innovare e di non essere in grado di far ordine nei propri armadi.

E’, dunque, a dir poco singolare che i Movimenti per la Casa se la prendano con governi e ministeri o banche, se i numeri ci raccontano che – almeno a Roma – la causa di tutti i mali risiede in come furono amministrate la politiche economiche, finanziarie e di bilancio a partire dal 2002, quando i dati già denotavano disagio sociale e flessione nella crescita.

Come è quanto meno incomprensibile l’assenza di risposte – positive o negative che siano – da parte del Campidoglio ad un problema che è di migliaia di famiglie di residenti romani … e di reazioni se il turismo primaverile e pasquale viene  ‘accolto’ tra guerriglia urbana e cantieri sparsi o se addirittura un municipio è occupato.
Nel 2010 il Comune di Roma aveva provveduto ad una mappatura dove risultavano occupati anche edifici dell’ex Inpdap, dell’Atac, dell’Acea o delle ASL (tutti enti con forti deficit), alloggi da destinarsi agli anziani (sic!), “interi edifici occupati da associazioni, palestre, sedi politiche” … una sfilza di scuole anche in zone dove “si registra una carenza di scuole” … per non parlare di comprensori sanitari, cinodromi, centri sportivi e persino una sede centralissima della Banca d’Italia …

Tutte persone e attività per le quali dovrebbe provvedere il Comune di Roma, accogliendo gli aventi diritto e assumendosi la respondabilità politica di respingere le istanze non sostenibili.

Intanto, il Messaggero titola “Alitalia-Etihad, salta il matrimonio. Gli emiri si sono sfilati: nessuna garanzia su tagli del personale e rotte” … “Buche, lavori e difficoltà: Roma ostaggio di cantieri infiniti durante la canonizzazione dei Papi”  … “l’assessore Morgante: Volevo il rigore, ma non mi fanno tagliare” … “Roma capitale delle tasse: stangata senza servizi, i contribuenti pagano il doppio rispetto alla media italiana”.

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La No Exit Strategy di Ignazio Marino e … Massimo D’Alema

17 Apr

Ignazio MarinoLo scontro tra  l’assessore al Bilancio del Comune di Roma, Daniela Morgante, e il sindaco Marino con tutto il Partito Democratico al seguito si era  manifestato nelle scorse settimane con posizioni, metodi e stili diametralmente opposti.
Da un lato, una magistrata della Corte dei Conti che ben sa che è atto dovuto ufficializzare la proposta di bilancio in forma pubblica, dall’altro lato il primo cittadino che pretendeva come “le cifre e le scelte rese note preventivamente dall’assessore al Bilancio devono essere ancora sottoposte al sindaco, alla giunta e all’assemblea capitolina” … come se si trattasse di materiali secretati.

Secondo La Repubblica, si era trattato di “una riunione-fiume durata più di sei ore, in cui la titolare del Bilancio ha presentato ai suoi colleghi di Campidoglio il piano per risanare i conti della capitale, cercare di far fronte ai nuovi maxi-buchi di bilancio (circa 60 milioni di euro). Una riunione in cui il sindaco Marino ha bollato le proposte dell’assessore Morgante per i conti della capitale come “un puffo informe” …
A nulla erano serviti “linea dialogante, compromesso sulle tasse, concessioni sul salario accessorio dei dipendenti. … Anche se il pensiero della Morgante è noto: abbiamo perso un’occasione, potevamo tagliare le tasse e ridurre la spesa, come sta facendo Renzi.” (Il Messaggero)

Significativa la nota congiunta di Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza in Campidoglio, Francesco D’Ausilio, capogruppo del Pd in Campidoglio, Gianluca Peciola (Sel), Luca Giansanti (Lista civica per Marino) e Massimo Caprari (Cd): «Apprendiamo dalle agenzie la notizia della decisione condivisa dal Sindaco Marino e dall’assessore al Bilancio Daniela Morgante di interrompere la loro collaborazione. Auspichiamo che il lavoro per dare il bilancio alla città prosegua».
Ancor peggiori i commenti dell’opposizione, come la nota del coordinatore romano di Forza Italia, Davide Bordoni, che prende atto del “fallimento di questa amministrazione e del suo sindaco, che appare ogni giorno di più in balìa di se stesso, incapace di elaborare e avviare un piano e una strategia a lungo termine. Anche la Morgante si è resa conto dell’incapacità politica e amministrativa di questo sindaco e lo ha abbandonato alla sua fine“.

E come dargli torto se fosse vero quello che scriveva Il Messaggero del 14 aprile, ovvero che “entro il 4 luglio va scritto il piano di rientro con la cabina di regia di cui fanno parte Legnini (sottosegretario) e i parlamentari Causi e Melilli, tutti del Pd: quindi hai già la squadra pronta a darti una mano nella stesura della manovra. «Ci aspettiamo la rottura», dicevano fiduciosi ieri pomeriggio quelli del Pd prima dell’inizio della giunta che doveva trasformarsi in una resa dei conti” … specialmente se il segretario romano del Pd, Lionello Cosentino, tiene a precisare – sulla falsariga delle anticipazioni del quotidiano capitolino –  che “al sindaco Marino offro la collaborazione piena di tutto il Pd per affrontare, con spirito di squadra, la nuova fase. A Roma serve un bilancio che unisca rigore ad equità sociale. Un bilancio non solo di tagli, ma capace di guardare al futuro con due obiettivi: un salto di qualità nel funzionamento della macchina capitolina e delle aziende comunali e una politica di rilancio degli investimenti per lo sviluppo” …

marco causi

On. Marco Causi

Lapidario il tweet di Sveva Belviso in proposito: «Dopo le dimissioni dell’assessore Morgante il sindaco dovrebbe togliere il disturbo. Siamo in mano a gente irresponsabile».
Emblematico il comunicato di Unindustria:  «Siamo molto rammaricati per l’uscita di Daniela Morgante dalla Giunta del Campidoglio. Vigileremo per contrastare qualunque tentativo di bilanci che non vogliano affrontare i problemi indicando comodi pareggi. Ci auguriamo che le dimissioni di Daniela Morgante non comportino facili vittorie del partito trasversale della spesa e delle tasse che, purtroppo, ci appare ancora maggioritario in questa città».

Fabio Melilli

On. Fabio Melilli

Utile sapere che l’on. Fabio Melilli (ex presidente UPI) è uno strenuo difensore del mantenimento delle provincie e dei piccoli comuni, mentre l’ex senatore Lionello Cosentino faceva parte – con Ignazio Marino – della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale (sic!) … e che il deputato Marco Causi fu assessore alle Politiche economiche, finanziarie e di bilancio proprio nella giunta del Comune di Roma in cui si venne a creare l’enorme ‘buco’, quella guidata da Walter Veltroni …

 

Lionello cosentino

On. Lionello Cosentino

Una No Exit Strategy per Ignazio Marino, visto che, come commenta Alfio Marchini, «la scelta del sindaco di avocare a sè la delega al bilancio è invece semplicemente suicida, perchè se non riuscirà ad approvare la manovra entro aprile non avrà altra scelta che dimettersi».
A meno che la componente dalemiana, debole nel Paese, ma ancora forte in Parlamento e a Roma, non riesca a far approvare – tra un ponte pasquale e le rimembranze di una Liberazione dimenticata – qualche ignobile Salva Roma Ter od, ancor più probabilmente, riuscire a sottoscrivere uno scomputo dei ‘debitucci’ capitolini ancora più favorevole di quelli precedenti … in nome di “un bilancio non solo di tagli, … un salto di qualità nel funzionamento della macchina capitolina e delle aziende comunali … una politica di rilancio degli investimenti per lo sviluppo” …

Ovviamente, il modo e lo stile dei vari consiglieri e parlamentari ‘democratici’ presuppone una visione di Roma e dell’Italia molto simile a quella della capitale di un vicereame coloniale, in cui la nazione paga per qualunque spreco e bisogna della sua capitale, in cui lo Stato recede nel porre leggi che ledano interessi ‘di casta’, in cui il popolo stesso ha diritti diversi se è capitolino o meno … senza rendersi conto che gli occhi della nazione sono sulla capitale, sui suoi intrallazzi e sul suo nefasto immobilismo.

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