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L’Italia vista dai meccanici e dagli hardwaristi

2 Set

Un veicolo per funzionare necessità di più “motori”.

Ad esempio, nella nostra autovettura c’è quello di avviamento, quello a scoppio, quello ‘inerziale’ (volano), quello elettrico (dinamo) che da corrente e ricarica la batteria, eventualmente quello elettrico nelle ibride, la centralina che è la rappresentazione logica del motore e non solo.

 

Qual’è la situazione della nostra (ex) bella Italia?

Innanzitutto, c’è che la centralina deve basarsi su un processore e un sistema operativo strutturati con tutti i limiti e i vizi che c’erano dopo il 1871, quando il Meridione era una quasi una colonia, il Vaticano quasi una banca da nazionalizzare e la ‘nazione’ coincideva più o meno con la famiglia Savoia e la sua corte di provinciali.

Un ristretto ‘core’ di poteri e di norme che sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale e fu upgradato alla meno peggio nel 1974 con un software di emulazione come nel 1922, senza sostituire la CPU nè riprogettare la scheda madre e, soprattutto, presumendo che fosse eterno, senza manutenzione od aggiornamenti.
Oggi, la dimensione debordante di questo software non è quantificabile, ma consta di centinaia di migliaia di leggi, determine, delibere e circolari.

Lo stesso accade per:

  • le costanti perdite di olio, acqua o benzina, cioè gli sprechi,
  • la trasmissione che è logora e va a scossoni, cioè malessere e andatura lenta,
  • luci ed elettronica che malfunzionano, cioè regole double face,
  • la carrozzeria rabberciata, cioè degrado urbano e del paesaggio.

E ritornando al ‘motore’ ed alle sue ‘parti’:

– l’ibrido (l’innovazione) diventa un costoso, superfluo e deregolabile ‘accessorio’, in realtà si va sempre avanti ‘a benzina’ (cartaceo)
– la corrente generata è alternata, mentre batteria e impianti richiedono quella continua
– lo spreco inizia dal volano dove si consuma nei pesi e contrappesi dell’obsoleto software di emulazione
– il motore a scoppio (il ‘pubblico’) è sempre quello di una volta e decisamente arranca
– il motorino di avviamento e i contatti della dinamo soffrono degli agenti atmosferici ed ambientali, cioè sono affidati al “fattore caso”
– il linguaggio con cui comunicano i diversi apparati e sistemi dell’autovettura deve essere necessariamente molto semplificato.

Dunque, dal punto di vista “funzionale” questo è il nostro (ex) Bel Paese.

La domanda che dovrebbe sorgere spontanea è semplice.

Come mai potrà uscire l’Italia da questo gorgo inabissante, se in Parlamento ed al Governo troviamo quasi solo avvocati, medici e diplomati oppure se i ministri dell’Economia e Finanze, delle Infrastrutture e dell’Istruzione durano spesso meno di una legislatura?

E quando prenderemo atto che la visione della ripresa italiana è sostanzialmente omogenea leggendo le dichiarazioni dei ‘tecnici, cioè Calenda, Cottarelli, Cantone e … Landini o Draghi?

Demata

Cronache di un’Italia colonizzata

22 Ott

Mario Monti spera che «grazie a noi si dica che l’Italia non è stata colonizzata dall’Europa e ha mantenuto la sua sovranità».

Quasi in simultanea, però, TGcom24 ci informa che “non c’è stato nessun incontro a Palazzo Chigi sul futuro dei vertici di Finmeccanica“, dopo che la Uilm aveva annunciato “che Finmeccanica ha confermato di voler passare “da una quota di maggioranza a una di minoranza” in Ansaldo Energia, l’azienda genovese oggetto di trattative per una dismissione, e ha confermato anche trattative con un partner “estero” per la cessione di Ansaldo Breda.

Riguardo gli F35, “l’impianto Final Assembly and Check-Out (FACO) sulla base aerea novarese partirà a regime ridotto, con inevitabili aggravi di costo cui si aggiunge per il Governo – che li ha spesi – l’onere di recuperare i circa 800 milioni di euro investiti per realizzare la struttura. … Non mancheranno tuttavia di avere conseguenze almeno indirette sul nostro Paese i nuovi contrasti fra Pentagono e Lockheed sulla conduzione complessiva del programma, con una sovrapposizione di attività che porta a risultati negativi sul piano del costo-efficacia … Il Pentagono è preoccupato fra l’altro per le difficoltà di sviluppo del software dell’aereo, la non corretta pianificazione de collaudi, la vulnerabiltà ai “cyberattack” del sistema logistico integrati“. (fonte AnalisiDifesa.it)
Intanto, il futuro ‘civile’ di Alenia Aermacchi, il Superjet 100, è al 49% della Sukhoi, che ne gestisce anche la commercializzazione in Europa. Dulcis in fundo, i piani alti di Finmeccanica sono scossi da scandali che raccontano di tangenti, commesse sporche e leader di partito.

Restando all’aereonuatica, abbiamo di recente scoperto che il Commissario europeo alla Concorrenza ha aperto un numero impressionante di procedure contro aeroporti di piccole e medie dimensioni per finanziamenti illeciti alle compagnie aeree, che non pochi aeroporti italiani che non sono in grado di sostenersi senza aiuti pubblici, che si prospettano “tagli ben più drastici di quelli proposti dal piano elaborato dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, mettendo a repentaglio persino aeroporti centrali come Genova, Bologna, Firenze o secondari come Ciampino” (fonte Gazzettino.it).

Intanto, giorni prima, Alitalia annunciava 690 esuberi a fronte di diverse centinaia di milioni di perdite ed un magistrato la condannava per ‘monopolio sulla tratta Roma-Milano”, ordinando di “liberare entro il 28 ottobre gli slot necessari all’ingresso sul mercato di un altro competitor.”

Ricordiamo che l’INAIL racconti di “cantieri navali senza più ordini, di fatturato dimezzato sul pre-crisi dei posti barca, di porti deserti” o che Tassinari, presidente di Coop Italia annunci che “la grande distribuzione soffre per la caduta dei consumi provocata dalla crisi. Ci aspettiamo, per la prima volta dopo 20 anni, non solo la chiusura di punti di vendita, ma la cessione di rami d’azienda e purtroppo anche la chiusura di imprese distributive“. Mettiamo in conto anche che a Torino si fanno le Jeep ed a Pomigliano ‘solo la Panda’, che ILVA Taranto è affogata nell’inquinamento, che da alcuni mesi Parmalat fa parte del gruppo francese Lactalis, che ne ha acquisito l’83,3%, ed andiamo alla sostanza: le Banche.

Di Unicredit si legge, in questi giorni, di “voci che corrono sul taglio di 35mila bancari, ma secondo l’Abi di Mussari non sarebbero più di 25mila” (Dagospia), che “il consiglio ha anche cooptato Mohamed Ali Al Fahim quale consigliere. Mohamed Ali Al Fahim è attualmente responsabile della Divisione Finance dell’International Petroleum Investment Company, società di investimenti interamente detenuta dal governo di Abu Dhabi e controllante di Aabar, uno dei maggiori azionisti di Unicredit” (Milano Finanza), riguardo lo “scorporo della banca italiana dalla holding, l’ad Ghizzoni spiega che per ora e’ un tema che non e’ in agenda” (Borsaitaliana.it).

Una settimana fa,  Moody’s declassava la gloriosa Monte Paschi di Siena a livello ‘trash’, con un downgrade a «Ba2» da «Baa3», nonostante il ‘dono’  – è proprio il caso di dirlo – fatto dal governo Monti per 1 miliardo e mezzo di euro, tagliati a pensionati, scolari e malati.
Una situazione che richiedeva cautela, se parliamo di soldi pubblici, visto che, nonostante un ‘provvidenziale’ accordo tra MPS e CartaSì – siglato pochi giorni prima del report di Moody’s, “il primo in Italia di questo genere” – consentiva “all’istituto senese di diventare il quarto operatore per numero di carte emesse (circa 3,3 milioni) sul mercato nazionale” (fonte MPS), l’agenzia di rating ritiene «che ci siano probabilità reali che la banca abbia bisogno di ulteriore aiuto esterno nell’arco dell’orizzonte del rating. Come gli stress test dell’European Banking Authority (EBA) e della Banca d’Italia hanno mostrato, Mps non è stata in grado di aumentare la propria base di capitale ai livelli richiesti».

A cosa si riferiva, allora Mario Monti con ‘abbiamo mantenuto la sovranità’? Quali informazioni lo inducono a promettere che «pochi mesi, spero pochi, che ci mancheranno all’emergere chiaro di segni di ripresa»?

originale postato su demata