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La Dad si poteva evitare, regioni permettendo

3 Gen

A pochi giorni dalla riapertura della scuola,  gli insegnanti vogliono ripartire in presenza, anche se sono ancora circa 40mila quelli che rifiutano l’obbligo vaccinale, mentre aumentano i contagi tra i minorenni. Stranamente, tutti se la prendono con i ministri Speranza e Bianchi, anche se quello che dovevano fare era solo una piccola parte del necessario e, tra l’altro, l’hanno fatto.

Il Ministero della Salute, infatti, in Italia non ha poteri in materia sanitaria, perché non ha le competenze che l’art. 117 della Costituzione attribuisce alle Regioni. E quel che resta (farmaci e sicurezza sanitaria) non è più del ministero, bensì di due apposite quanto autonome agenzie, Aifa e Agenas.
Bene avrebbe fatto Giuseppe Conte a ripristinare in Parlamento qualche potere centrale piuttosto che inerpicarsi nei suoi equilibrismi regionali.

Quanto al Ministero dell’Istruzione, anche per esso l’art. 117 della Costituzione parla chiaro, attribuendo alle Regioni (e ai Comuni) edilizia, dotazioni e trasporti scolastici, mentre il funzionamento è tutto delle ‘istituzioni scolastiche autonome’, responsabile per la sicurezza e medico scolastico inclusi.
Dunque, organizzata la sostituzione del personale, fissati i criteri per la didattica e la valutazione, condivise con i sindacati le regole per funzionare al meglio, è davvero una gran cortesia quella di Viale Trastevere nel non lagnarsi – quotidianamente e a media unificati – dell’operato dei governi regionali e delle amministrazioni comunali.

Piuttosto, parlando concretamente di Covid, in questi due anni gli Enti Locali:

  1. quante mascherine idonee hanno fornito agli alunni?
  2. quante aule hanno ampliato o creato ex novo?
  3. quanti impianti elettrici e infissi sono stati adeguati?
  4. quanti sistemi per l’aspirazione dell’aria sono stati installati?
  5. quanti accessi scolastici sono stati ampliati e resi sicuri?
  6. quanti vettori per il trasporto scolastico sono stati previsti e aggiunti?

Poi, c’è chi si preoccupa e qualcuno che protesta, ma poco resta al di là del folklore di una carnascialata. Infatti, riguardo ai Sindacati, alle Associazioni di categoria e/o di genitori, ai diecimila consigli d’istituto – tutti sempre attenti al Piano dell’Offerta Formativa progettato dai docenti – è improbabile che non si siano accorti da tempo del gap tecnologico e culturale di una didattica a distanza italiana che riesce ad esprimersi quasi solo in videoconferenza di classe, sovraesponendo gli alunni e ‘bruciando’ i docenti.

E’ vero, “non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al Pc” – come dice la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi – ma, allora, perché i docenti italiani offrono ancora, sempre e solo la lezione frontale di classe, ma raramente le webinar, l’elearning e i materiali strutturati?
Come mai in due anni di DaD il Coding non è diventato un’esperienza cognitiva diffusa?

Anche in questo non è il Ministero a decidere, ma lo sono – tra fondo d’istituto e piano formativo – i Sindacati, i Collegi dei docenti e, soprattutto, i Consigli di istituto dove sono rappresentati anche genitori e alunni, ma non gli enti (e la politica) locali che tanti doveri hanno sull’istruzione.

Demata

Covid-19: docenti sotto controllo e poi?

8 Lug

Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità inizia, finalmente, ad ammettere che il Covid-19 può trasmettersi per via aerea, il Governo Conte annuncia “controlli a tappeto su docenti e bidelli, a campione sugli studenti. In 15 giorni servono 2 milioni di test”.

E dire che a differenza dell’OMS, l’Istituto Superiore di Sanità italiana aveva fatto centro già mesi fa (Rapporto Covid 5/2020), indicando “alcune azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente nelle condizioni di emergenza associate all’epidemia virale SARS-CoV-2 per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro”:

  1. “Garantire un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale
  2. L’ingresso dell’aria esterna outdoor all’interno degli ambienti di lavoro opera una sostituzione/diluizione e, contemporaneamente, una riduzione delle concentrazioni degli inquinanti specifici (es. COV, PM10, ecc.), della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi (muffe)
  3. Il ricambio dell’aria deve tener conto del numero di lavoratori presenti, del tipo di attività svolta e della durata della permanenza negli ambienti di lavoro.” (ndr. ci sono Norme UNI apposite)

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Classi pollaio – Foto ANSA

Ed anche il Rapporto “Scuole Aperte” del Politecnico di Torino andava nella stessa direzione, consigliando di raddoppiare la cubatura di spazio (e aria) disponibile per alunno (circa 10-12 alunni per aula).
Infatti, il tipo di attività svolta nelle aule scolastiche è ‘sensibile’, dato che si fonda sulla parola, cioè sull’emissione di aerosol.

Viceversa, cosa comporta la decisione di ‘controllare’ il personale scolastico ed a campione gli alunni, secondo un ‘metodo italiano’, visto che in Germania e altrove le scuole d’infanzia sono attualmente aperte senza questi parametri?

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Classi pollaio – Foto Professioneinsegnante

Ad esempio, con il diverso ‘metodo italiano’ nelle scuole:

  1. andranno prima censiti dal datore ed esentati dall’Inail i lavoratori ‘fragili’?
  2. sarà garantita l’areazione adeguata delle aule in base al numero dei presenti e delle attività svolte?
  3. i controlli verranno ripetuti ogni settimana, per avere relativa certezza?
  4. quale sarà l’esigenza di supplenti a loro volta testati, per sostituire il personale positivo?
  5. in caso di ‘presunti’ infetti le classi verranno messe in quarantena domiciliare?
  6. per ogni tampone positivo ‘in classe’, la ASL avvierà automaticamente la filiera dei controlli sui gruppi familiari del personale e degli alunni?
  7. tra docenti sostituiti con docenti e classi in auto-isolamento, senza un progetto DaD organico e funzionale, come saranno garantite la continuità della didattica e l’uniformità della valutazione?
  8. se la metà degli edifici già oggi non ha l’agibilità sanitaria ‘ordinaria’, la previsione ‘realistica’ è quella delle “scuole da campo”, come in Francia?
  9. la scelta delle “scuole da campo” è migliore e/o più economica di quella di installare aspiratori di aria (tipo quelli dei vivai) e restare tutti nelle aule attuali?

Demata