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Ponte di Crimea: un nuovo livello di conflitto

9 Ott

Tre persone sono morte a causa dell’attentato al ponte stradale e ferroviario di Kerch che collega Russia e Ucraina: dopo i droni commerciali modificati per colpire obiettivi militari e dopo gli attentati al gasdotto sottomarino, arriva il camion bomba che distrugge un’arteria essenziale.

I tre morti sono il conducente del camion esploso mentre sulla piattaforma ferroviaria era in transito un treno carico di combustibile e due persone a bordo di un’autovettura che lo stava sorpassando,

L’esplosione del camion di per se avrebbe causato danni modesti al piano stradale del ponte: è stata la sincronizzazione con il transito del treno (a sua volta esploso) a causare il collasso parziale della struttura.

Il camion trasportava pellet, proveniva dal territorio russo (Krasnodar), sarebbe stato ispezionato almeno in un check point russo e si ritiene che il conducente non fosse consapevole di cosa trasportasse effettivamente.

Se le fonti ucraine della prima ora (Ukrainska Pravda,  Unian) riportano l’attentato ad un’operazione speciale dei servizi segreti di Kiev (Sbu), Mykhailo Podoliak – Capo di Gabinetto di Zelenski – punta il dito verso un “conflitto fra forze di sicurezza russe” che “si sta intensificando” e sta andando “fuori dal controllo del Cremlino”.

Fatto sta che l’Ucraina garantiva i collegamenti con la Crimea solamente via traghetto, prima della costruzione del Ponte di Kerck da parte della Russia, come fosse un’isola e non una penisola.

Dunque, sarebbe davvero paradossale che proprio l’Ucraina vada a far saltare quel ponte, se poi vuol chiedere la restituzione di quel che c’è dall’altro lato.

Intanto, a prescindere da chi ne sia il mandante, l’attentato al ponte di Kerch è un duro colpo per tutti e non solo per la macchina bellica di Putin o per la restituzione della Crimea all’Ucraina.

Dopo i droni commerciali modificati per colpire obiettivi militari, dopo la giornalista Darya Dugina uccisa per colpire il padre e dopo gli attentati al gasdotto sottomarino, arriva il camion bomba che distrugge un’arteria essenziale: oggi in Crimea e domani dove?

Questo è il livello di conflitto raggiunto tra Ucraina e Russia, senza parlare dell’incubo nucleare.
Serve una moratoria per un armistizio.

Demata

Sicilia e Crimea: due annessioni a confronto

3 Feb

Con la flotta russa schierata di fronte a Marsala, dove sbarcarono i Mille, viene a mente che si è già combattuta una guerra in Crimea (1856) e un’altra in Sicilia (1860), in ambedue i casi finite con un plebiscito, una annessione, le accuse di brogli, un’instabilità decennale, un controverso riconoscimento internazionale e … due pesi e due misure.

Vediamo un po’ come viene il confronto tra Sicilia annessa all’Italia e la Crimea annessa alla Russia.

La Sicilia era una provincia duosiciliana fino al referendum (plebiscito) per l’annessione al Regno di Sardegna, che si svolse il 21 ottobre 1860 sotto la dittatura militare che Garibaldi aveva proclamato  “nel nome di Vittorio Emanuele, re d’Italia”.

La Crimea era una regione ucraina fino al referendum (plebiscito) per l’adesione alla Federazione russa che si svolse il 16 marzo 2014 indetto dal governo del legittimo parlamento della Crimea, facendo riferimento alla sentenza della Corte internazionale di giustizia sul Kosovo del 22 luglio 2010.

I cittadini siciliani iscritti nelle liste elettorali erano circa 575.000, andarono a votare in 432.720 e prevalse il partito dell’annessione con 432.053 ‘si’, cioè il 75% degli aventi diritto di voto.

I cittadini della Crimea iscritti nelle liste elettorali erano circa 1,8 milioni, andò a votare circa un milione e mezzo e prevalse il partito dell’annessione con 1.485.043 ‘si’, cioè l’80% degli aventi diritto di voto.

La Sicilia divenne regione “autonoma, fornita di personalità giuridica, entro l’unità politica dello Stato italiano. … Il Presidente regionale e la Giunta costituiscono il Governo della Regione”, come sancisce ancora oggi il vigente Regio Decreto Luogotenenziale del 15 maggio 1946, n. 455.

La Crimea ritornò ad essere una autonoma Repubblica di Crimea come era stata tra il 1992 e il 1995  e ritornò ad essere russa come era stata ininterrottamente dal 1783 al 1954, quando il dittatore Kruscev l’aveva letteralmente donata all’Ucraina.

Nelle Due Sicilie, all’annessione fecero seguito accuse di brogli, un lungo periodo di disordini (brigantaggio e deportazioni), la ‘piemontesizzazione’ linguisitica e amministrativa.

In Crimea, all’annessione fecero seguito accuse di brogli, come anche la ‘russificazione’ linguisitica e amministrativa, mentre nel Donetsk adiacente iniziava un lungo periodo di disordini (milizie e profughi).

La Spagna e l’Austria riconobbero l’annessione (duo)siciliana solo 5 anni dopo e Il riconoscimento internazionale avvenne sette anni dopo il plebiscito con la Conferenza di Londra del 1867.

Gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito rigettarono l’annessione della Crimea alla Russia perchè violava gli accordi del Memorandum on Security Assurances sul nucleare, firmato (frettolosamente) a Budapest il 5 dicembre 1994 tra Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Ucraina, che … avrebbe spento il reattore di Chernobyl solo sei anni dopo.

In Sicilia, il potere borbonico e la flotta partenopea divennero un ‘obiettivo’ dei britannici, a partire dai lavori francesi di Suez avviati nel1859 che aprivano all’Europa le vie del petrolio, allo stesso modo delle dinastie ottomane e arabe che vennero abbattute con le ‘rivoluzioni arabe’.

In Crimea, l’autonomia della penisola pesantemente fortificata e la flotta russa ospitata divennero un ‘obiettivo’ degli anglosassoni, a partire dai lavori finlandesi del Nord Stream avviati nel1994 che aprivano all’Europa le vie del gas, allo stesso modo delle autocrazie mediorientali che vennero abbattute con le ‘rivoluzioni arabe’.

La Sicilia – isola nota per la sua ricchezza e abbondanza fino a 200 anni fa, con una posizione strategica nel Mar Mediterraneo – ancora oggi è uno dei territori dell’Unione Europea meno ricchi e meno sviluppati.

Gli Oblast adiacenti alla Crimea ‘sotto assedio’ – penisola nota per la sua ricchezza e abbondanza fino a 20 anni fa, con una posizione strategica nel Mar Nero – sono un territorio europeo in guerra da 8 anni.

Detto questo, c’è da sapere che, prima che la Gran Bretagna entrasse nell’Unione Europea, nelle scuole italiane si insegnava che l’Inghilterra aveva cercato fin dal 1700 il controllo (o almeno la destabilizzazione) dei ricchi e popolosi mari interni europei Mediterraneo, Nero e Baltico.

Demata


							

Non sono solo canzonette: perchè l’Ucraina ci considera una potenziale minaccia?

16 Mar

Tre giorni faceva notizia che Albano Carrisi (in arte Al Bano) è stato inserito dal Ministero della Cultura ucraino nell’elenco di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale.

Pressocchè immediato l’orrore generale del Popolo Italiano, con Al Bano che al Corriere della Sera tentava a caldo di alleggerire «Io terrorista? Piuttosto terronista …» e Loredana Lecciso sul settimanale Spy in edicola aggiungeva: «Non pensavo di avere un pericoloso terrorista o una spia in casa, è riuscito a passare inosservato», per la gioia dei lettori di rotocalchi.

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Propaganda filorussa a Donetsk (foto da sakeritalia.it)

 

Eppure, non è una novità: il 10 dicembre 2018 era accaduto a Placido Michele di ritrovarsi nell’elenco di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale, cioè non ‘terroristi’, che è cosa ridicola, bensì come ‘testimonial filorussi’, che da che guerra è guerra è un problema di ‘propaganda del nemico’ …

L’allarme ucraino fu eccessivo, quando l’attore e regista italiano dichiarava che Putin “in politica estera è il numero uno in Europa, ed è più genuino rispetto alla Merkel e ai francesi: è il leader più capace, ha una statura internazionale straordinaria, può darsi che questo momento richieda persone con un pò più di coraggio, di chiarezza, capaci di assumersi delle responsabilità di fronte alla storia. Credo che uno come Putin sia più utile all’Europa di quanto possiamo pensare”?

Difficile stabilirlo, ma certamente era una notizia eclatante il suo inserimento in un elenco che costituisce una sorta di messa al bando (restrizioni nelle autorizzazioni alla diffusione radiotelevisiva e a spettacoli, come nella distribuzione cinematografica) di tutte le opere a cui l’artista ha partecipato, cioè nel caso di Michele Placido di 150 tra film e serie tv tra cui quelle molto popolari di La Piovra, Romanzo Criminale e Suburra.

Insomma, un fatto rilevante a cui i media italiani non hanno dato particolare risalto, nel caso di Michele Placido. Più o meno come Albano Carrisi, intervistato il 2 gennaio 2018 in qualità di ” star nell’Europa dell’Est” e non come judoka, alla domanda “È sempre un putiniano?confermava che: «Lo sostengo da tempi non sospetti. È un grande. Ha un senso religioso della vita. Ha il pugno di ferro e non ci vedo nulla di male. Ormai lo usano molti, a partire da Trump ma anche da noi».

Putin “utile all’Europa“, pugno di ferro “anche da noi” … essendo l’Ucraina proprio tra la Russia e l’Europa con una secessione belligerante che dura da anni … è evidente che questo genere di dichiarazioni da parte di “star italiane nell’Europa dell’Est” creino qualche problema di … potenziale ‘propaganda filorussa’.

Quanto a Cutugno Salvatore, in arte Toto, finito nella lista degli indesiderati, iniziamo col dire che ha un seguito eccezionale proprio in Ucraina, dove pochi anni fa è stato eletto addirittura ‘Uomo dell’anno’.
Possiamo immaginare la reazione di alcuni ucraini quando più recentemente Toto Cutugno,  intervistato dall’Ansa, aveva dichiarato: “Ho tanti ricordi  con il Coro dell’Esercito Russo, il piu’ bello risale a quando li ho invitati al Festival di Sanremo nel 2013, in occasione del Premio alla carriera. Avevamo altri progetti insieme” ed oggi conferma che “la Rai non voleva, una cosa che invece rimarrà nella storia del Festival di Sanremo …  abbiamo pagato tutto noi, utilizzando il nostro cachet e anche di più per far venire quei quaranta soldati che erano una meraviglia. Rappresentavano la musica popolare russa: cantammo sì L’italiano ma anche un loro pezzo tradizionale”.

Dunque, l’Ucraina teme che i secessionisti ucraini usino come ‘propaganda’ l’adesione filorussa o le simpatie putiniane di alcuni nostri artisti: da quelle parti c’è una guerra, cioè una situazione dove il ‘morale’ è essenziale e le canzoni ispirano i cuori, come noto a chi si intende di cose belliche.
A partire dal timore che i loro concerti diventino un momento di aggregazione dei ‘nemici’ dello stato ucraino … come precisato durante i Mondiali di Calcio in Russia, allorchè ebbe inizio la messa al bando di artisti russi filosecessionisti.

Ricordiamo che sono al bando del Ministero della Cultura ucraino  anche il famoso attore Gerard Depardieu, come  Fred Durst cofondatore e frontman dei Limp Bizkit, per le vicende legate alle loro richieste di passaporto russo …  e l’altrettanto famoso regista serbo Emir Kusturitza, che a margine di una intervista aveva dichiarato che “la riunificazione della Crimea con la Russia e’ giunta come risultato non di una guerra ma di un referendum, e ha rappresentato un “processo naturale e organico”. Kusturica al tempo stesso aveva invitato la popolazione della Crimea a sviluppare la penisola come parte della Grande Russia”.

Per il governo ucraino è essenziale evitare che Putin venga sempre più percepito come un leader ecumenico, cioè acclamato da personaggi famosi.

Dunque, se Michele Placido, Albano Carrisi e Toto Cutugno finiscono sulla lista di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale per gli aperti apprezzamenti al presidente Putin od alla Russia, è possibile che l’Ucraina stia inviando un ‘messaggio’  alla Politica e all’Informazione italiane che simpatizzano per … il ‘nemico’?

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Strelkov – Miliziani filorussi

Ad esempio, possiamo immaginare la reazione in Ucraina (e dei suoi alleati) il 10 Gennaio 2017, quando durante la trasmissione di Dimartedì (La7), Marco Travaglio precisava che “non riesco a capire questo continuo elogio di Putin in bocca a molti esponenti del M5S e sul blog di Grillo” e Luigi Di Maio rispondevaabbiamo solo un problema: da quando abbiamo messo le sanzioni alla Russia abbiamo perso 5 miliardi di business per le nostre piccole e medie imprese. Se le sanzioni alla Russia danneggiano le nostre imprese, quelle sanzioni vanno tolte.

Riguardo Matteo Salvini, sono anni che le cronache italiane riportano delle sue simpatie e delle relazioni della Lega con la Russia di Putin, come anche delle contestazioni che ormai riceve anche all’estero per questo motivo. Anche nel suo caso – ad esempio -andrebbe compreso quali furono, il l’8 ottobre 2018 ad esempio, le reazioni dell’alleato ucraino … quando il ministro degli Interni italiano dichiarava che “il presidente russo Vladimir Putin è attualmente al governo e ritengo sia uno dei leader più lucidi e concreti da ammirare”.

Quanto al nostro Governo, di sicuro l’Ucraina (ed i suoi alleati) non avranno esultato il 24 ottobre 2018, quando Il Giornale titolava “Conte da Putin. ‘Via le sanzioni’: firmati 13 accordi commercialie La Repubblica precisava che “l’esito dell’incontro tra il presidente del Consiglio e Vladimir Putin conferma il feeling tra il governo italiano e quello russo (un rapporto visto con assai poco entusiasmo a Washington)” e sottolineava l’invito del Premier Conte a Putin: “mi auguro che lei possa venire in Italia al più presto, manca da troppo tempo: non vorrei che il popolo italiano pensasse che lei non gli presta attenzione”.

Ma chi sono gli alleati dell’Ucraina?
Il 6 dicembre 2018, il Pentagono ha annunciato un volo straordinario sotto l’Open Skies Treaty, precisando che “le tempistiche di questo volo hanno lo scopo di riaffermare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e di altre nazioni partner”.
Il ‘volo straordinario’ avveniva dopo l’escalation causate al passaggio di navi ucraine nello stretto di Kerch con i marinai ucraini sono ancora in stato di fermo ed il successivo annuncio russo di integrare l’area nel territorio nazionale con il dislocamento in Crimea una ulteriore batteria di missili terra-aria  S-400, quasi impossibili da localizzare ed in grado di intercettare praticamente qualsiasi cosa. 

Il Trattato per i Cieli Aperti (Open Skies Treaty) consente il pattugliamento aereo disarmato da parte di paesi sovrani o alleati, al fine di raccogliere informazioni riguardo forze ed attività militari.

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Battaglione Azov filoucraino

Il comunicato confermava la partecipazione di personale militare canadese, francese, tedesco, rumeno e britannico. 
Il Governo Conte, infatti, questa estate non ha riconfermato le  missioni di Air Policing della Nato in difesa dello spazio aereo degli alleati orientali, che coinvolgevano il 36° Stormo di Goia del Colle ed  il 4° Stormo di Grosseto. Nè l’Operazione Baltic Eagle in Estonia, nè la Bulgarian Horse sul Mar Nero.
Intanto, il 20 luglio, il Pentagono annunciava lo stanziamento di 200 milioni di dollari all’Ucraina, per potenziare le comunicazioni, la mobilità militare, la visione notturna e le cure mediche militari.

Arriveranno altri “confetti” dall’Ucraina? Probabile, almeno fin quando i nostri media non inizieranno a raccontare tutta la vicenda, invece di ridurla ad una sorta di post-sequel di Sanremo … mentre sullo sfondo la vera ‘questione internazionale’ è quella di un possibile aggiramento italiano delle sanzioni alla Russia con la sigla di ben 13 accordi commerciali e, soprattutto, quella di un suo possibile ‘ingresso nella finanza pubblica italiana’ in posizione progressivamente dominante, se Putin, il 24 ottobre scorso, confermava a Conte che “non ci sono remore di carattere politico sull’acquisto dei titoli di stato italiani dal fondo sovrano russo“.

Intanto, in Donbass ci sono anche le brigate internazionali come nella Guerra civile spagnola, Kiev li ha inquadrati nel Battaglione Azov dove sono segnalati svedesi, spagnoli e americani, mentre con i “novorussi” sono stati intervistati spagnoli, francesi, serbi ed italiani.

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foto da Sputnik Italia

Non sono solo canzonette.

Demata

L’Ucraina del battaglione neonazista e dei laboratori biohazard

12 Giu

Iniziano i Mondiali di Calcio in Russia e, forse, sarà possibile che la questione ucraina approdi ai media mondiali, che finora l’hanno narrata in modo davvero frammentario.

Nel ricostruire i fatti, partiamo dalla Dichiarazione di sovranità dell’Ucraina che è molto giovane: risale al 16 luglio 1990 ed arrivò ben un mese dopo la dissoluzione dell’USSR ed in subordine alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

Fu, inoltre, una rivendicazione parziale, che demandava a miglior futuro la situazione del 1921, cioè anche la Galizia e la Volinia insieme a Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano-Frankivs’k e Tarnopol (oggi Polonia), la Transcarpazia (Cecoslovacchia) e Černivci (Romania).
Territori che – con l’Ucraina in UE – potrebbero resuscitare ulteriori regionalismi ed autonomie.

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Un’identità nazionale complessa, quella ucraina, se fino al 1917 l’odierna Ucraina era divisa fra la Piccola Russia, la Russia Meridionale e la Russia Occidentale … mentre gli ‘ucraini’ sudditi dell’Impero austroungarico avevano il nome di un popolo – ruteni – ed erano divisi fra il Regno di Galizia e Lodomiria, la Bucovina e l’Ungheria.  A parte il Khanato di Crimea che era un vassallo dell’Impero Ottomano fino alla conquista russa nel 1783 e fu ‘donato’ nel 1954 da Nikita Sergeevič Chruščëv, come fosse un pezzo di formaggio, ma rimase comunque la base naturale della Flotta Russa del Mar Nero, sorta nel 1800.

Ancora oggi quei territori continuano a consegnarci la stessa fotografia: nel 2004 la popolazione verso il Mar Nero optava per il Regionalismo, finendo per estremizzarsi russificandosi del tutto, mentre verso la Bielorussia la cittadinanza sosteneva la centralità dello stato e … delle proprie città nel raggio di attrazione della mittel-Europa.

E’ evidente che a monte del caos iniziatosi in Ucraina nel 2004 ed esploso nel 2014 c’erano ottimi motivi diversi da quelli maggiormente noti, che la propaganda filorussa non dimentica di sottolineare.

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A parte la propaganda, è un fatto che la ‘mitica’ Flotta del Mar Nero aveva diritti di stanziamento in Crimea fino al 2042 e che referendum e secessione non erano stati dissimili da quelli del Kossovo dalla ex Yugoslavia con ampio plauso internazionale.
Ci sono anche le fabbriche aeronautiche militari russe (nuovi Mig 29) che sarebbero finite in ‘territorio ostile’, secondo i russi, per cui alcuni comparti industriali ‘ucraini’ furono delocalizzati in Russia, secondo per l’appunto gli ucraini.

Ma c’è anche che il nascente popolo dello stato ucraino si è scelto da solo un presidente come Janukovyc, noto per essersi “adoperato utilmente” tra interessi russi ma anche europei e cinesi, al quale vanno imputati la mostruosa corruzione nepotistica, i vasti territori agricoli affittati alla Cina che invia la propria manodopera a discapito di quella locale, la disastrosa gestione dei gasdotti, una totale incapacità a far decollare economicamente il paese con pesantissime ricadute sulle consociate di Unicredit.

Quanti affari ha la Germania  da quelle parti per essere esente da conflitti d’interesse, a parte quelli già storicamente consolidati?
Era necessaria la scintilla – a febbraio del 2014, prima di secessioni e belligeranze – causata dalla proposta del partito vincitore nazionalista e filoeuropeo di cancellare le leggi sulle minoranze linguistiche?

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E’ noto a tutti che il Battaglione Azov raccoglie neonazisti ucraini e di mezza Europa ed è da anni un reparto inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina sotto la giurisdizione del Ministero degli interni, con lo scopo principale di contrastare le crescenti attività di guerriglia dei separatisti filo-russi del Donbass ?

Quanto la Russia ha contribuito a questa situazione la muscolarità russa nei Mari Baltico e del Nord e quanto effettivamente ha oggi il controllo del caos militaresco scatenatosi dopo la resistenza dei militari russi nelle caserme in Crimea e la defezione della flotta ucraina? Quali responsabilità russe se il volo civile MH17 fu abbattuto da un Buk SAM dello stesso tipo di quelli in dotazione alla 53° Brigata Missili Antiaerei di stanza a Kursk in Russia a pochi chilometri dal confine ucraino?

Ma come mai – stando alle rivelazioni hacker diffuse giorni fa – l’attuale governo mantiene sul territorio ucraino ‘senza interferire’ ben sedici laboratori dediti allo studio e alla produzione di agenti infettivi … non per scopi bellici ma di  ‘bio-difesa’, finanziati direttamente dal Pentagono ed occupano solo personale statunitense ?
Vi è un nesso tra le recenti gravi epidemie/infezioni causate da rari agenti tra la popolazione ucraina e le dimissioni del Ministro della Salute Ulyana Suprun, fino al 2013 residente a Detroit e solo dal 2015 cittadina ucraina?

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A quanto pare sono molte le cose che non stanno come stanno …

L’unica cosa certa è che Europa, Russia ed Ucraina avrebbero interesse ad estinguere “l’economia di guerra” del Donbass prima che produca qualche milizia come Al Qaeda in Afganistan, ma è anche evidente che gli ucraini hanno da risolvere qualche problema interno prima di entrare nell’Unione, che – comunque, prima e innazitutto – ha da risolvere i problemi … di casa nostra.

In Ucraina, la soluzione irlandese insegna dove sia la strada per la Pace.

Quanto all’Europa,, deve chiedersi che conseguenze avrebbe l’ingresso forzato in Europa di regioni e provincie dove oggi si combatte per non entrare in Europa, se l’Ucraina nasce (incompleta) nel 1990, collassa a partire dal 2004 e  finisce nel 2014 con le sommosse e le secessioni?

Vista la situazione finanziaria dell’Italia come di tutte le periferie dell’UE, l’Ucraina in Europa assorbirà capitali ed investimenti che potrebbero servire nelle aree dell’Unione che avrebbero bisogno di investimenti pubblici per lo sviluppo e/o il risanamento?

Demata

 

Crimea, Ucraina, Kazakistan, Siria, petrolio, gas, Heimat, dominio dei mari e altro ancora

31 Mar

Se qualcuno volesse scrivere la sceneggiatura o delineare uno scenario internazionale di quanto sta accadendo tra Stati Uniti, Germania e Russia via Ucraina-Siria-Crimea, ce ne sarebbe abbastanza per un ottimo polpettone cinematografico stile Spy Stories ambientate durante la Guerra Fredda.

Iniziamo dalla scacchiera.

Il progressivo incremento dei trasporti via mare va di pari passo con le piraterie, i porti franchi e le micronazioni dalle tante pretese. La flotta russa, oltre ad essere più moderna di quella USA in fatto di portaerei, è pressochè inutilizzata e confinata nei mari freddi del Baltico e dell’Artico. La superiorità della tecnologia militare russa è notoria anche a livello di aviazione (Sukoi – Mig), di ‘artiglieria’ leggera (sistemi razzo russi e iraniani) e di armi leggere (Kalashnikov). E, quanto alle guerre in Afganistan, possiamo prendere atto che i soldati russi si dimostrarono ben più coriacei dei cow boys yankees odierni.

Il Climate Change prefigura un notevole incremento delle terre coltivabili a disposizione delle repubbliche ex sovietiche, Russia inclusa. Niente di fantascientifico. E’ già accaduto 3-4.000 anni prima di Cristo e dal 600 d.C a seguire che le popolazioni scandinave, grazie al disgelo, siano cresciute demograficamente ed abbiano dovuto espandere i propri territori. Inoltre, il dopo Fukushima rende ancor più interessante l’uso del gas naturale come fonte energetica. Questo gas, per motivi geografici, deve passare attraverso l’Ucraina o il mare al largo della Polonia, che sono ambedue, ormai, delle colonie della Deutsche Bank e della Goldman&Sachs. Una discreta quantità del gas ‘russo’ proviene dalla repubblica kazaka, dove vivono e governano gli ultimi discendenti di quella che alcuni considerano la ‘dodicesima tribù di Israele’, i Cazàri.

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Israele, a sua volta, non sembra essere per nulla infastidito nè dalle guerre – prima irakena, oggi siriana, per non parlare della caotica rivoluzione egiziana – nè dall’iperattivismo saudita in Medio Oriente. E, d’altra parte, mandare in tilt Damasco è il mezzo migliore per evitare che si ricomponga l’ultimo califfato mancante al mosaico, ovvero la riunione di Libano, Siria, Giordania e Iraq. Qualcosa di inimmaginabile negli anni ruggenti del sionismo, ma altrettanto realistica se Erdogan (ri)vince alla grande le elezioni.
E i ‘nemici’ di Israele sono noti da decenni: Russia, Iran e, guarda caso, Siria. Come lo sono gli ‘amici’: Stati Uniti e, guarda caso, Germania e Arabia Saudita.

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Dunque, esiste la probabilità che qualche potente kazako e qualche suo lontano cugino di New York o di Tel Aviv non vedano di buon occhio l’aggiramento dell’Ucraina e della Germania con gli oleodotti e i gasdotti del South Stream attraverso il Mar Nero. Tutto legittimo, come potrebbe esserlo, viceversa, l’idea russa di risolvere a pie’ pari il ‘problema ceceno’, che ha finora bloccato la realizzazione dell’autostrada energetica, riprendendosi la Repubblica di Crimea, regalata da Krushev all’Ucraina e da questa inglobata, che si trova abbastanza a nord per poter abbandonare la Cecenia al proprio destino di area tribale.

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Per completare la scacchiera, ricordiamo che l’Italia si  approvvigiona di gas tramite la Tunisia e potrebbe infischiarsene, come gli stati europei del Nord Europa che utilizzano il North Stream, come anche ha forti interessi (tramite ENI) in Kazakistan e, dunque, la ‘cresta’ che gli ucraini fanno sul gasodotto  principale non può farci gioire. Come non gioiscono – di sicuro – nè i bulgari, nè i serbi, nè i turchi, nè gli albanesi e neanche i molisani, che dalla messa in opera del South Stream potrebbero ottenere l’energia e l’upgrade necessari per lo sviluppo.
L’Italia è anche il paese al quale fu demandato di provvedere alla costruzione di caccia F35, in quantità non inferiore a 100 come sembra, che prima o poi saranno usati per fare la guerra da qualche parte.
E, se il Kazakistan vi ha portato alla mente il caso Shalabayeva-Bonino, mettiamo anche in conto che neanche 12 ore dopo le rassicurazioni di Obama a Renzi sul caso dei marò in India, il governo indiano ha dichiarato illegittimo l’uso delle leggi antiterrorismo a carico dei nostri militari, aprendo un’inchiesta.
Meglio incassare, si sarà detto Matteo Renzi, piuttosto che un nuovo caso Mattei … tanto sarà difficile scalzare ENI dalle repubbliche ex sovietiche e … dalla Turchia.

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Il tutto mentre, prima o poi, la Gran Bretagna si troverà – per la prima volta in 200 anni con un re giovane e, dopo tanti secoli, con un principe cadetto scalpitante. E mentre la Scozia potrebbe diventare una repubblica, incassando molto del petrolio del Mare del Nord, Londra sta cercando in ogni modo di ottenere il controllo dei ricchi pozzi delle Falkland – Malvinas, al largo dell’Argentina.
I francesi hanno i loro problemi, con una sinistra che ormai è andata ad aggiungersi ai lauti banchetti (e qualche scampagnata extraconiugale) dell’alta borghesia affermatasi nell’Ottocento.
Quanto alla Germania, c’è poco da dire: nel momento in cui è arrivata (anni fa) a dotarsi di una corolla di stati satellite (Olanda, Lussemburgo, Polonia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Repubblica Ceca, Triveneto …), grazie al potere delle proprie banche e alla forza delle proprie istituzioni, i suoi confini coincidono con quelli della Heimat.

Obama?
Possibile che gli USA siano talmente alla canna del gas – tra complesso industrial-militar-finanziario e un melting pot che funziona in parte – da dover trasformarsi nel braccio (armato) degli interessi di Germania e Israele?
Dov’è l’afflato di Carter e di Clinton che riuscirono a costruire e sugellare l’armistizio ancora corrente, seppur instabile, tra Israele e Palestina? Dov’è la competenza di George Bush senior che preferì non invadere l’Irak? E dove sono gli staff di quei presidenti americani?

Perchè, da quando Barak Obama è subentrato a G. W. Bush come presidente agli inizi del 2009, della ‘Road map for peace‘ non se ne è più parlato?
E come spiegarsi il perchè, se Hillary Clinton – che pure ci aveva provato – ha lasciato la carica di Segretario di Stato a John Kerry, nipote di James Grant Forbes II e pronipote di Robert Charles Winthrop per parte di madre, ma anche nipote di ebrei austroungarici, immigrati ai primi del ‘900 in USA,  e con due zii  – Otto e Jenni  – sterminati dai nazisti con tutte le loro famiglie.

Timori dovuti, dato che Mr. President ha già dimostrato – in occasione delle rivolte arabe contro i regimi corrotti – di non cavarsela molto bene fuori dai confini delle metropoli wasp statunitensi. Come anche, ha lanciato promesse al vento, vedi il ritiro dall’Afganistan o la guerra lampo in Siria, per non parlare dell’Obamacare o dell’assimilazione degli ispanici o, peggio, del grande piano infrastrutturale che annunciò cinque anni fa.
Questa è la chiave di volta.

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Per il resto, va tutto bene. La Germania – grazie al distacco della Crimea dall’Ucraina – ormai arriva a Kiev e controlla i rubinetti di francesi e olandesi. L’Italia incassa sconti e commesse più due marò liberi, tanto tra tre mesi la banderuola gira. Israele ha un rapporto con i Sauditi ormai ben consolidato e, se l’Imperatore americano facesse il suo mestiere, si dedicherebbero ambedue al business as usual piuttosto che trovarsi prima o poi la casa in fiamme.
Russia e Kazakistan hanno indietro la loro Crimea e potranno avere un South Stream che fa capo all’attuale hub di Odessa, senza dover dipendere – come accade a noi italiani – dai voleri (e dagli affarucci) dei Graf di Berlino (e Monaco di Baviera), che – come Machiavelli e la storia medievale insegnano – abitano troppo vicino alle nostre amate coste.

Un grande presidente americano avrebbe rilanciato la Road Map per il Medio Oriente, prima che i turchi stacchino gli acquedotti che alimentano Israele. Un segretario degli esteri, con una carrriera da pacifista e da procuratore integerrimo del caso Contras, avrebbe rilanciato la Road Map per il Medio Oriente, prima che le masse arabe (egiziane e non solo) rivolgano all’esterno piuttosto che all’interno le loro tensioni.
Ma Obama e Kerry di politica estera ne masticano poca e di storia e dottrina politica ancor meno, basta leggere i curricula da avvocati per saperlo, e così andando le cose a festeggiare saranno Putin e Merkel …

Non a caso i repubblicani di Romney sono partiti alla carica, poichè proprio in campagna elettorale Obama accusò il suo contendente di ‘ricadere nella Guerra Fredda’, mentre i democratici – temendo che la debolezza finora dimostrata dal ‘loro’ presidente possa rivelarsi  un boomerang – ormai si sono  aggregati al coro bipartisan che al Congresso chiede di inviare aiuti militari in Ucraina ‘per supportare il nascente governo’.
La Crimea? E’ russa, come avranno avuto modo di spiegare le diplomazie francesi e inglesi …

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L’Europa va alle elezioni mentre le nazioni chiedono più autonomia

24 Mar

Il referendum sull’indipendenza del Veneto, organizzato dai movimenti autonomisti e appena svoltosi, avrebbe visto la partecipazione del 70% degli elettori veneti con un esito “plebiscitario”: 89% di “sì”.
I dati non sono verificabili, ma  li conferma un sondaggio di Demos, condotto tra il 20 e il 21 marzo, in cui poco meno dell’80% si dice favorevole o quanto meno ‘interessato’ all’indipendenza veneta.

In Italia, l’iniziativa è stata ignorata dai media, come sottolinea Ilvo Diamanti su La Repubblica, ma gli osservatori stranieri non l’hanno fatto: c’è “l’esempio” della Crimea, ma ci sono anche le tensioni scoto-gallesi, i baschi e i catalani, i fiamminghi eccetera. E ci sono la Sicilia e la Campania … ovvero le Due Sicilie, dove l’esito di un referendum autonomista ben organizzato sarebbe del tutto imprevedibile.

Europa di Tacito

Intanto, in Francia, le spinte verso uno Stato etico e ‘nazionale’ stanno portando ad una crescita – prima sensibile e oggi dilagante – della ‘vecchia’ destra gaullista e nazionalista, rigeneratasi nelle banlieues e nelle città meridionali sotto le insegne del Fronte Nazionale di le Pen. Paradossalmente, sono loro oggi i maquìs (ndr. partigiani) che resistono all’invasore tedesco … e ai collaborazionisti di Hollande.

Di qui l’ipotesi che l’idea di un’Europa ‘sacro romano impero germanico-napoleonico’ possa essere del tutto desueta e che certi padri fondatori abbiano preso una grossa bufala.

Europa 1811

Fosse solo perchè a dar voce a tutte le spinte autonomistiche o nazionalistiche (ndr. che poi è la stessa cosa) ci ritroviamo quasi esattamente con la cartina del 1400 dopo Cristo …

Europa 1400

Da un lato, c’è l’Europa angioino/aragonese e/o bizantina (Catalogna, Due Sicilie,  Grecia e Balcani) in parte sovrapponibile a quella bizantina (che includeva anche Maghreb, Libano, Turchia e Siria, Bulgaria e Romania) che non trova aspettative e opportunità di crescita nell’attuale Unione Europea. Dall’altro, un’area Germanica che va sempre di più affermandosi, aggregando la Pannonia, l’Illira e il Norico (Venezie, Croazia, Slovenia), la Batavia (Fiandre) e la Grande Polonia (che includerebbe Moldavia, Slovacchia e mezza Ucraina, guarda caso). Dall’altro ancora ci sono i popoli ‘nordici’ (Svezia, Danimarca, Norvegia, Gran Bretagna, le città del Baltico e qualche porto olandese) che in gran parte rifiutano l’Euro e il Fondo Sociale Europeo.

Ovviamente, buona parte di nostri ‘guru’ – i soloni ultraottantenni e i loro fedeli discepoli ultrasessantacinquenni – di tutto questo non sembrano accorgersene e i ‘piani alti’ continuano a spingere l’acceleratore verso qualcosa che non c’è, ma deve assolutamente esserci: gli Stati Uniti d’Europa.

Stati uniti che, a ben vedere, non ci sono in Cina, che è un’unica repubblica ‘popolare’ montata sul preesistente impero, e non ci sarebbero in America, se fosse stato per Thomas Jefferson e Benjamin Franklin (federalisti) come per i confederati – per l’appunto – del Sud e gli ‘annessi’ del Texas, Luisiana e California, senza parlare delle Hawaii, di Portorico, di Panama, di Guantanamo e di Grenada.
Ma, se è per questo, gli old boys delle cerchie che contano non si sono neancche ancora accorti che la Germania – de facto – ha un potenziale e una ‘estensione’ paragonabili o superiori a quello che aveva nel 1936. Gli errori di Obama in Siria e in Crimea ne sono la lampante riprova.

Come non è un caso che, alle soglie delle elezioni europee, non c’è partito che osi avviare una qualche campagna elettorale, figurarsi a sventolare la bandierina azzurra con le stelline in cerchio.

Europa 2014

L’Europa potrà sopravvivere a se stessa solo se si farà macroregione e federazione, con un sistema di bilancio unificato, un costo del denaro modulato ed un sistema lavoro-welfare integrato.

Altrimenti, gli europei si ricorderanno che una patria è meglio di una banca …

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Ucraina: le ragioni della Russia

3 Mar

Capire perchè i Russi rivendicano una parte dell’Ucraina è abbastanza semplice.

La città di Odessa (Одесса) venne fondata ufficialmente nel 1794 dalla Russia nel territorio perso dalla Turchia nel 1792, dove sorgeva la fortezza turca di Yeni Dünya, e divenne il principale porto russo sul Mar Nero. Durante la guerra di Crimea (1853-1856), la città venne pesantemente bombardata dalla marina inglese e francese.

Lo stesso per Sebastopoli,  che, rifondata nel 1783 dai Russi, durante la guerra di Crimea subì un lungo assedio anglofrancoitaliano. Il congresso di pace di Parigi del 1856 stabilì le clausole per l’autonomia di Moldavia, Bessarabia e Valacchia, ma non della Crimea o della regione di Odessa.

Nel 1905, Odessa divenne luogo della rivolta dell’equipaggio della corazzata Potëmkin e durante la Rivoluzione russa del 1917 la città fu aspramente contesa dalle armate rivoluzionarie russe di Kerenskji e Toltstoji.
Fu allora, era il 1921, che nacque la Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea, poi assorbita, nel 1945, dalla Repubblica Socialista Sovietica Russa, dopo l’annientamento etnico operato dai nazisti tedeschi, ucraini e rumeni, e infine trasferita dal leader sovietico Nikita Chruščëv alla RSS Ucraina come gesto propagandistico.

Sebastopoli, sede della Flotta Russa del Nar Nero durante la seconda guerra mondiale,  sostenne un assedio di oltre otto mesi da parte delle truppe tedesche, appoggiate da milizie rumene e ucraine, e venne liberata solo per l’intervento dell’Armata Rossa.
Ad Odessa toccò sorte peggiore, nell’agosto 1941, quando fu occupata dall’esercito romeno, supportato da truppe tedesche e milizie ucraine: oltre 280.000 abitanti, soprattutto ebrei, vennero deportati ed almeno altri 150.000 vennero massacrati.

Ucraina Mappa Etnica

Se questa è la storia del passato – anche relativamente recente, visti i massacri e i precedenti rapporti tra Crimea e Ucraina – ancor meglio sono comprensibili le ragioni dei Russi se si guarda al presente e al futuro.

Una delle questioni, ad esempio, è che dopo la dismissione nel giugno 2012 dello stabilimento di Tashkent, la produzione degli aerei Antonov è garantita dagli impianti di  Ul’yanovsk in Russia, ma anche da quelli ucraini di Kharkiv e Kiev, notevolmente potenziati con know how e capitali russi solo da pochi anni …

E c’è la questione della Flotta del Mar Nero (ndr. quella intervenuta in Siria) che all’epoca della  dissoluzione dell’Unione Sovietica contava su almeno 300 tra navi da guerra e sottomarini, la cui metà, tra il 1992 e il 1996, divenne la marina militare ucraina portandosi dietro circa metà dei suoi oltre 60.000 marinai e ufficiali, i quali, però, rimasero fedeli alla Russia e andarono ad arricchire le fila dei separatisti filo-russi della Repubblica autonoma di Crimea.
A partire dal 1997, Russia e Ucraina sottoscrissero una serie di trattati pervenendo ad un momentaneo compromesso: l’Ucraina cedette la maggior parte delle basi, inclusa quella di Sebastopoli, fino al 2042, con ulteriore opzione fino al 2047, in cambio della fornitura a un prezzo di favore del gas russo.

La Russia ha sempre dimostrato irritazione e preoccupazione sia per l’uso speculativo fatto dagli ucraini del gas che rivendono all’UE sia per i tentativi dei nazionalisti ucraini, appoggiati dalla Germania e dagli USA, di rimettere in discussione il trattato sulle basi.

Ecco perchè la flotta russa del Mar Nero presidia il porto di Sebastopoli e ha dato un ultimatum alle forze ucraine in Crimea, intimando loro di arrendersi entro le 4 (ora italiana) di martedì mattina. O perchè a Simferopoli, la capitale della Crimea, il governo autoproclamato ha annunciato un referendum il prossimo 30 marzo per l’indipendenza dall’Ucraina.
Stesso copione anche ad Odessa e a Donetsk, altra area russofona dell’Ucraina, dove, i manifestanti pro-russi hanno annunciato di voler convocare un referendum sullo status della regione.

Intanto, la «Bild on line» ci informa che Angela Merkel è «estremamente irritata» con Vladimir Putin e di «non esser sicura che abbia ancora contatto con la realtà». Il  «New York Times», che cita fonti ufficiali Usa, conferma che la Cancelliera tedesca ha detto che Putin «vive in un altro mondo».

Molto meglio il nostro neoministro degli Esteri, Federica Mogherini, ma lei non ha né Deutsche Bank nè Goldman & Sachs alle costole nè ha trascorso metà della sua vita dietro il Muro nè governa il  secondo investitore mondiale in Ucraina: “cerchiamo la strada del dialogo”.

E date allo Czar quel che è dello Czar …

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