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Il Lockdown della Politica

2 Nov

Fin dai primi giorni della pandemia da Covid-19, il governo nazionale come i governatori regionali ed i leader di partito sono Federalisti quando le cose migliorano e Centralisti quando peggiorano.

Questo è uno dei fattori che maggiormente confonde i cittadini: divide et impera non è la migliore scelta quando – viceversa – serve coesione e condivisione.

Gli altri fattori che generano insicurezza sono noti:
la ridda di ‘opinioni’ tra loro divergenti diffuse da media, istituzioni ed esperti, che – addirittura – ancora oggi fanno aleggiare il dubbio che mascherine e distanziamento siano poco utili
la preoccupazione per un sistema sanitario e assicurativo ‘universali’ da troppi anni nelle mani dei Consigli Regionali, che hanno proceduto a tagli irragionevoli delle prestazione pur di salvare strutture e offerte obsolete
la spesa pubblica corrente che – per le inerzie e per gli sprechi – lascerà l’Italia e gli italiani in ginocchio, visto lo stallo in cui vivono scuole, partite iva, lavoratori in nero, esercenti, professionisti, artigiani, senza prospettive di un adeguamento o di una riconversione
i leader di partito e i governatori regionali, che stentano a prendere atto che il Covid colpisce tutta la nostra società – anche quella a basso rischio Covid – a causa delle carenze della Sanità, della Previdenza e dell’Assistenza, della Mobilità e dei Trasporti locali, dell’Edilizia scolastica e dell’agibilità dei locali pubblici in generale.

In altre parole, è fallito il progetto politico federalista (e consociativo) che avrebbe dovuto superare la struttura profondamente statalista (ed obsoleta già trent’anni fa) dell’amministrazione pubblica italiana, semplificando il peso ed il costo dei servizi e rendendo Regioni e Comuni più responsabili ed efficienti.

Ce ne è per tutti, dalla Lega che non fa mea culpa, anche se sono solo il Veneto e l’Emilia Romagna ad dimostrare certe capacità amministrative, al PD e FI che non vogliono riconoscere che troppi sono stati i Comuni travolti in questi venti anni da scandali e dissesti o, peggio, mafia, fino ai Cinque Stelle che – finora – non hanno espresso ministri o sindaci o esperti che abbiano poi riscosso particolari risultati, anzi.

Quanto alla Salute degli italiani, sappiamo tutti che fu un errore – tra il 1995 e il 2001 – voler derubricare l’art. 38 della Costituzione, per affidare alle Regioni e alla politica locale quel capillare servizio sanitario-assistenziale territoriale che prima era delle Casse e Mutue dei lavoratori.
E, grazie ad un Servizio Sanitario Nazionale privo di poteri sulle Regioni, ormai sono anni che le eccellenze mediche universitarie sopperiscono persino ai compiti prima svolti dall’Istituto Nazionale Assistenza Medica, mentre le principali garanzie enunciate dalla norma statale restano lettera morta.

Servizio sanitario-assistenziale territoriale ed eccellenze mediche universitarie: proprio quel che ci servirebbe per fronteggiare la pandemia e per non fermare il Paese.

Eppure, bastava e basterebbe che il Parlamento sostituisca una sola parola nella nostra Costituzione, all’art. 117, dove è scritto: “Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Basterebbe sostituire quel “salvo che per” con previa la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”, cioè al Parlamento. E c’erano tanti mesi per farlo.

Demata

Covid bis: perchè l’Italia ritiene di essere pronta?

9 Lug

Oggi, Cittadinanza Attiva Lazio ha chiesto al governatore Zingaretti di “mettere sotto controllo tutta la filiera dell’accesso alle prestazioni sanitarie” e di “rendere effettivi e ripetuti nel tempo i monitoraggi, le verifiche e le ispezioni nei territori riguardo l’applicazione delle norme regionali, delle strutture accreditate, dei servizi sociosanitari.
Il tema del monitoraggio, della verifica è un dovere che spetta alle ASL in prima battuta e, in caso di inerzia, alla Regione Lazio. Nessuno si può tirare fuori da questo percorso di verifica.”

CONFERENZA SULLA MANOVRA FINANZIARIA DEL GOVERNO

Intanto, mancano una 60ina di giorni alla riapertura delle scuole italiane, da una 60ina di giorni dovevano essere ripartiti i servizi sanitati ‘ordinari’ e ci saranno le elezioni regionali a breve.
L’Italia sarà pronta?

Per saperlo, basta vedere cosa accade nelle altre nazioni e … leggere le ‘spiegazioni’ riportate in fondo.

L’ultimo bilancio dell’epidemia di covid-19 in Brasile parla di nuovi 1.223 morti e 4.4571 casi positivi in 24 ore. Bolsonaro – a peggiorare le cose – ha confermato il veto presidenziale alla legge per garantire l’accesso ai letti di terapia intensiva, ai prodotti per l’igiene, alla distribuzione di cibo anche per la popolazione indigena”.

Nello stato andino del Perù lunedì ci sono state 2.985 nuove infezioni e 183 morti. Più di due terzi della popolazione attiva sono impiegati nel settore informale, vale a dire l’economia sommersa. Quindi la gente è tornata a pulire le scarpe, a lavare le auto e ad andare dai venditori ambulanti troppo presto.
Lo stesso in Cile, Colombia e Cuba, dove  organizzazioni non governative di tutto il mondo stanno inviando aiuti .

Il Messico ha toccato un nuovo record di contagi giornalieri, con 6.995 nuovi casi di covid-19 nelle ultime 24 ore. Nei vicini USA balzo dei casi di coronavirus in Oklahoma,  che lunedì ha registrato 261 nuovi casi di coronavirus a Tulsa, la città dell’ dove Donald Trump ha tenuto un comizio lo scorso 20 giugno. “Negli ultimi due giorni abbiamo avuto quasi 500 casi e sappiamo che ci sono stati diversi grandi eventi poco più di due settimane fa”, afferma Bruce Dart, il direttore del Dipartimento della Salute.

L’India ha visto recentemente una serie di picchi record, aggiungendo decine di migliaia di casi ogni giorno. Ha registrato la maggior parte dei casi a giugno, a poche settimane dalla riapertura dopo un rigido blocco.  Il governo ha condotto un campione casuale di 26.000 indiani a maggio, dimostrando che lo 0,73% aveva il virus. Dato che i casi confermati in India sono raddoppiati ogni 20 giorni, ciò porterebbe il totale attuale tra 30 e 40 milioni.
Aumenta il bilancio anche in Bangladesh, dove, secondo i dati riportati dal Dhaka Tribune, sono stati registrati 3.307 nuovi casi di contagio, per un totale di 175.494 casi ufficiali dall’inizio della pandemia.

I Balcani non sono mai stati sullo schermo radar, ma la situazione sta peggiorando in paesi come la SerbiaDi recente sono state segnalate più di 300 nuove infezioni ogni giorno. La politica ha contribuito al rapido aumento, consentendo eventi di massa come partite di calcio con 15.000 spettatori a Belgrado. La politica incoerente del presidente serbo Aleksandar Vucic per combattere la pandemia ha scatenato disordini nel centro della capitale, Belgrado, per la seconda volta di seguito.

Nella Macedonia settentrionale , la situazione è grave da giugno. Nel piccolo paese con solo due milioni di abitanti, sono state segnalate tra le 80 e le 170 nuove infezioni al giorno. Tuttavia, le elezioni generali si terranno il 15 luglio. Anche nella vicina Bulgaria, il numero di nuove infezioni è salito alle stelle dall’inizio di giugno. Lo sviluppo è simile in Bosnia Erzegovina, Kosovo e Albania

La Turchia conta 1.024 contagi registrati nelle ultime 24 ore su 50.103 test effettuati.  In Croazia , il tasso di infezione giornaliero è aumentato rapidamente dal 25 giugno. La pandemia era precedentemente considerata contenuta. Le regioni turistiche dell’Istria e la costa dalmata sono molto meno colpite. La scorsa settimana, il numero di infezioni giornaliere era compreso tra 50 e 100. 

Lunedì scorso è stato il campanello d’allarme per Israele: 1057 nuove infezioni hanno scosso il paese con circa nove milioni di abitanti. Israele aveva reagito rapidamente all’inizio della pandemia e il processo era inizialmente mite. Dopo aver allentato a maggio, tuttavia, si è verificato un forte scoppio di infezioni. Il governo è ora severamente criticato per essere lassista.

L’Algeria registra altri 460 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore, che portano a 17.804 il bilancio totale dei contagiati nel Paese nordafricano.  La Tunisia ha protratto il lock down fino alla settimana scorsa e registra un basso numero di contagi.

In Egitto, 1.025 nuovi casi di contagio, il governo sta cercando di reprimere con gli arresti le critiche dei medici e dei giornalisti che condannano la gestione della crisi sanitaria da parte del presidente Abdel Fattah al-Sisi. In Marocco, 242 nuovi casi ufficiali e il regno riaprirà le sue frontiere per via aerea e marittima solo a partire dal 15 luglio.

Intanto, nei paesi dove la prima ondata di Coronavirus sembrava estinta, ci si prepara alla seconda.

In Giappone, dove si erano limitati i danni all’esordio della pandemia, l’esecutivo “monitorerà attentamente lo stato delle infezioni a livello regionale” e il portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga ha confermato che nella sola Tokyo sono stati registrati 224 nuovi contagi nelle ultime 24 ore, l’80% dei quali in pazienti sui 30 anni o di età più giovane.

La Corea del Sud ha riferito 38 nuovi casi collegati a riunioni nelle strutture religiose di Daejeon e Gwangju e   il governo ha deciso di mettere in atto regole restrittive di distanziamento sociale nelle chiese, in vigore da venerdì. 

Con uno dei blocchi più severi al mondo, il Sudafrica era riuscita a rallentare la diffusione della pandemia dalla fine di marzo. Ma a causa della pressione dell’economia, i coprifuoco sono stati parzialmente allentati all’inizio di giugno, nonostante il crescente numero di infezioni. Ma lunedì si sono contate 10.000 nuove infezioni in 24 ore.

La seconda città più grande dell’Australia , Melbourne, è di nuovo in un blocco di sei settimane a causa di un aumento delle infezioni. La capitale dello stato di Victoria, che conta circa cinque milioni di abitanti, ha riaperto l’economia dall’inizio di giugno. Martedì, le autorità sanitarie hanno confermato 191 nuove infezioni, uno dei più alti aumenti in un giorno in Australia. Anche se il coprifuoco colpisce l’area metropolitana di Melbourne, praticamente l’intero stato del Victoria è isolato dal resto del paese, poiché anche i confini dello stato sono chiusi a mezzanotte.

La Corea del Nord è uno dei pochi paesi che ha riferito di “nessun caso” di infezione da COVID-19 e il leader Kim Jong Un della scorsa settimana ha annunciato il “brillante successo” del governo nel gestire la pandemia, perchè ha chiuso i suoi confini alla fine di gennaio.
In realtà, “poiché la Corea del Nord ha sofferto di incessanti epidemie, le persone hanno costruito una immunità mentale. 
Non che siano immuni biologicamente, ma i continui anni di epidemie li hanno resi insensibili al timore.” 

E qualcosa di simile potrebbe essere accaduto in qualunque delle nazioni dove la Sanità è autoreferenziale e fine a se stessa.

L’Italia è pronta come lo fu Amleto?

Demata

Le scuole, gli ospedali e la trasmissione del Covid per via aerea

7 Lug

I vertici della Medicina mondiale avevano sempre ribadito il Covid-19 non è aerobico, cioè non si trasmette per via aerea se non in condizioni estreme, da ultimo in un documento del 29 giugno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Questo il motivo per le resistenze dei vertici sanitari mondiali verso l’uso generalizzato delle mascherine come quello nel riconoscere le polveri sottili dell’inquinamento come vettore dell’infezione oppure nel focalizzarsi sul distanziamento e quasi solo quello.

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Era già accaduto con le mascherine e la protezione degli altri da se stessi, ampiamente dimostrata, ma per le PM10 e PM2 il fatto che siano particelle ‘umide’ cioè goccioline d’acqua sospese nell’aria ancora sembra non dire nulla alle maggiori istituzioni mediche.

Dunque, sono serviti mesi ai fisici e agli ingegneri come ai medici ricercatori per raccogliere sufficienti prove per dimostrare l’approccio errato alla trasmissione dei contagi che dura da oltre sei mesi.

Ieri, la autorevole Oxford Academic nella sezione Clinical Infectious Diseases ha pubblicato una prima lettera di 239 scienziati da 32 paesi diversi che chiedono all’OMS di rivedere le sue raccomandazioni, tra loro il professor Gianluigi de Gennaro della Facoltà Medica di Bari.

È arrivata l’ora di dedicarsi alla trasmissione del COVID-19 per via aerea, questo il titolo della pubblicazione.

“Siamo preoccupati per la mancanza di riconoscimento del rischio di trasmissione aerea di COVID-19 e per la mancanza di raccomandazioni chiare sulle misure di controllo contro il virus aereo, con conseguenze significative: le persone possono pensare di essere completamente protette aderendo alle correnti raccomandazioni, ma in effetti sono necessari ulteriori interventi per ridurre ulteriormente rischio di infezione aerea.

La questione è ora di grande importanza, quando i paesi riapriranno a seguito dei lockdown, riportando le persone nei luoghi di lavoro e gli studenti nelle scuole, nei college e nelle università.”

“Lavare delle mani e distanziarsi sono appropriati, ma a nostro avviso insufficienti a fornire protezione alle vie respiratorie dai microdroplet portatori di virus, rilasciati nell’aria da persone infette.
Questo problema è particolarmente acuto in ambienti chiusi, in particolare quelli affollati e con ventilazione inadeguata, in relazione al numero di occupanti e ai tempi di presenza prolungati”.

“Le misure che dovrebbero essere prese per mitigare il rischio di trasmissione aerea comprendono:
Fornire una ventilazione sufficiente ed efficace (fornire aria esterna pulita, ridurre al minimo ricircolo dell’aria) in particolare negli edifici pubblici, negli ambienti di lavoro, nelle scuole, ospedali e case di cura per anziani.
 Integrare la ventilazione generale con i controlli delle infezioni nell’aria come lo scarico locale, filtrazione dell’aria ad alta efficienza e luci ultraviolette germicide.
Evitare il sovraffollamento, in particolare nei trasporti pubblici e negli edifici pubblici.”

Dunque, come alcuni tecnici del settore scolastico avevano previsto, il parametro per la riapertura delle scuole non potrà più essere il ‘metro di distanza bocca-bocca”, ma Comuni, Regioni e Scuole dovranno riferirsi alla cubatura indicata dal Rapporto del Politecnico di Torino (circa 4 metri quadrati per alunno) e alle raccomandazioni per una areazione ottimale delle aule del Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità?

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Come riporta il New York Times, “il virus ristagna nell’aria umida degli ambienti chiusi, raggiungendo una carica virale adeguata ad infettare chi è vicino.

Se la trasmissione aerea è un fattore significativo nella pandemia, specialmente in spazi affollati con scarsa ventilazione, le conseguenze per il contenimento saranno significative.

I sistemi di ventilazione nelle scuole, nelle case di cura, nelle residenze e nelle aziende potrebbero dover minimizzare il ricircolo dell’aria e aggiungere nuovi filtri efficaci.
Le luci ultraviolette potrebbero essere necessarie per uccidere le particelle virali che galleggiano in minuscole goccioline all’interno dei locali.

Le maschere potrebbero essere necessarie al chiuso, anche in ambienti socialmente distanziabili.

Inoltre, gli operatori sanitari avranno bisogno di maschere N95 che filtrano anche le più piccole goccioline respiratorie mentre si prendono cura dei pazienti.”

Demata

Covid: il Metodo Italiano raccontato in dieci link

2 Mag

Metodo italiano … se volete sapere di cosa si tratta. … if you want to know what it is. … si vous voulez savoir ce que c’est.

Demata

Servizio Sanitario: conoscere per capire

2 Mag
(tempo di lettura 4-5 minuti)

Se verifichiamo i passaggi normativi riguardo la Salute, troviamo in Costituzione DUE articoli e non uno.
Infatti, fino alla Crisi del Petrolio di quasi 50 anni fa, avevamo l’Istituto Nazionale Assistenza Medica per l’art. 32 e la Mutue dei vari ordini e comparti di lavoro per l’art. 38.

art 32

Poi, nel 1974, mentre esplodeva il costo del petrolio e crollavano la Lira, la Sovranità e il Bengodi italiani, molte Mutue fallirono e le Regioni vennero preposte temporaneamente al Servizio Sanitario.

Che le intenzioni non fossero delle migliori fu chiaro fin dall’inizio: l’idea era quella di assorbire anche le Mutue sane (leggasi ENPAS, con milioni di dipendenti pubblici), onde compensare l’incapienza finanziaria di quelle dei settori sociali incontribuenti.
Ma andò peggio, dato che la storia d’Italia degli Anni ’80 fu un continuo rinnovarsi di bilanci sanitari regionali finiti in tribunale (Corte dei Conti Regionale – CoReCo), fino al crollo della Lira (… un’altra volta) del 1994.

E fu in quegli anni che l’articolo 38 della Costituzione venne del tutto accantonato per passare alla “Sanità Universale”, estendendo ai non contribuenti quello che già il lavoratori si garantivano versando il 9,9% del reddito.

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Letto cosa prevede l’art. 38 e che non c’è più da due generazioni, eccetto per le elite che hanno conservato le Mutue, è evidente che la Sanità Universale consisteva in una ‘spalmatura solidale’ delle risorse, una ‘redistribuzione’ in cui i “lavoratori ai sensi dell’art. 38” provvedevano anche ai “non lavoratori ai sensi dell’art. 32”.
Sarà per questo che sanità e pensioni sono un colabrodo?

Per i nostri ottimisti padri della II Repubblica, l’ipotesi era ‘anglosassone’ con lo Stato controllore, le Regioni amministratrici e le aziende erogatrici: così iniziammo.

Poi, la riforma del Titolo V della Costituzione in cui

  1. lo Stato abdicava ai propri poteri,
  2. le Regioni potevano proseguire con la burocrazia malasanitaria e sprecona condannata ai tempi dei CoReCo,
  3. i CoReCo nel frattempo erano stati depotenziati, 
  4. le ‘Aziende’ (ASL) restavano dei nani ambulatoriali e dei giganti burocratici
  5. le Facoltà Mediche assurgevano ad Enti Territoriali diventando conglomerati di servizi cheap, ricoveri ordinari, pronti soccorsi eccetera, cioè si trasformavano in ‘aziende’, ‘posti di lavoro’ e ‘appalti’.

Arrivati alla terza crisi finanziaria nazionale in cinquant’anni (non dimentichiamolo), l’Italia del III Millennio dovette tirare la cinghia e scegliere se cambiare o mantenere l’esistente.
Era iniziata già anni prima della batosta, con la ‘brillante’ soluzione di mantenere l’esistente (e gli sprechi) con i ‘nostri soldi’ e cambiare, usando i soldi dell’Europa (progetti) … peccato che questi denari erano per il sociale, per la formazione, per l’innovazione, per le reti sociali ma non per la Sanità, intanto divenuta ‘sociosanitaria’ … guarda caso.
Sanità obsoleta e Welfare a progetto: è anche questo il lascito di chi governava le Regioni venti anni fa.

Dicevamo della batosta: anno domini 2010.
Anche stavolta c’era da cambiare o mantenere: tagliare rami morti, innestando quelli nuovi. Furono tagliati i rami deboli, non quelli morti, e di nuovo si è visto poco, perchè le ASL restavano depotenziate e, con loro, i Livelli Essenziali di Assistenza per le malattie croniche e quelle rare.

Un diluvio di scelte regionali molto discutibili, tra cui quelle che ‘paghiamo’ oggi:

  1. derubricare a livello ambulatoriale non significa tagliare i ricoveri per i casi acuti
  2. garantire LEA e Centri a carico del SSN non significa far convergere tutti i malati cronici e rari sui Policlinici Universitari che ad altro servono
  3. risanare il bilancio non significa mettere in previsione solo le spese di personale regionale senza ampliare e ammodernare
  4. la specialità medica in igiene e medicina preventiva si è ritrovata ad essere l’unica con un piano di studi conforme ai requisiti della dirigenza sanitaria aziendale, che prima era aperta a tutte le specialità ‘di reparto’, senza un corrispettivo ‘consiglio d’amministrazione’ multispecialistico
  5. il sorgere di enti come gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e le Residenze SocioAssistenziali, il primo equiparato ad ‘ospedale’ ed il secondo a ‘lunga degenza’, ma senza le stesse regole degli ospedali, come abbiamo scoperto dalle ordinanze regionali per il Covid-19
  6. le priorità politiche disperse nei mille rivoli del consenso ed anteposte alle esigenze di salute effettive sul territorio.

Se questa è la Storia scritta negli Atti Parlamentari e nelle Emeroteche, sarebbe il caso che si ritorni all’ordine che c’era nel 1974 e ancora ai primi Anni ’90:

  1. libera scelta dei lavoratori convenzionati
  2. medicina del territorio con ambulatori, ospedali e medici di base
  3. posti letto sia per epidemie e i disastri sia comunque per fare gli accertamenti multispecialistici dei tanti che vagano tra un Recup e l’altro senza uscirne con una diagnosi completa
  4. eccellenza medica universitaria che sia da riferimento sia nelle situazioni difficili sia per guidare l’innovazione, formare nuovi medici ed anche fornire servizi sanitari
  5. riconoscimento della scelta dell’assistito in caso di malattia nel rivolgersi alla sanità pubblica diretta, convenzionata o assicurativa,  senza discriminazioni

L’Italia vorrà constatare che la Sanità compete ai medici e non ai politici, che – piuttosto – sono coloro che devono rispondere dei bilanci regionali che approvano?
E, a monte, lo Stato vorrà dotare il Ministero della Salute e quello del Welfare del sistema di monitoraggio che gli compete, visto che sono quasi 15 anni che doveva essere introdotto la valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA) e forse 10 che almeno andavano inviati gli organigrammi delle strutture ospedaliere all’Anac.

Intanto, il 1° giugno finisce il lockdown e riaprono i tribunali: inizieremo a capire cosa quanti studi legali invieranno istanze e denunce, a partire dagli accessi agli atti per quello che è accaduto in questi tre mesi e da che lato pende la bilancia?

Intanto, rinviando a casa un assistito dicendogli di attendere sintomi peggiori prima di accedere ai farmaci che solo gli ospedali hanno, la Sanità garantisce il Diritto alla Salute e diffonde un’adeguata percezione dei rischi da Covid?

Demata

Covid-19 e contenimento: cosa ne pensano i Liberali?

30 Apr

Non solo Trump, ma anche i Liberali europei puntano il dito verso la Cina per la coercizione dei propri cittadini e la manipolazione delle informazioni all’estero.

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Hans van Baalen – presidente dell’Alleanza Liberaldemocratica, a cui aderiscono anche i Radicali e +Europa –  ha condannato il ‘misuse’ cinese del contenimento Covid-19 allo scopo di rafforzare il potere comunista.

E’ un fatto noto, ormai, che “l’European Union External Action Service (EEAS) ha prima ritardato e poi riscritto un rapporto sulla disinformazione e sui metodi che hanno alleggerito l’attenzione sulla Cina.

Altre organizzazioni mediatiche affidabili e apprezzate come Politico Europe e BBC News hanno riportato fatti simili“: la pressione diplomatica e la coercizione interna da parte della Cina avrebbero portato a sottovalutazioni che hanno ammorbidito la posizione dell’UE nei confronti delle campagne di disinformazione cinese nei paesi europei durante l’epidemia di COVID-19.

Il parlamentare europeo Bart Groothuis (Renew Europe) – anche lui olandese – ha lanciato un chiaro monito.

L’Unione Europea deve essere vigile e rispondere a queste ostilità.
La relazione del Servizio europeo per l’azione esterna si resoconti e la disinformazione di COVID-19 è un passo avanti. Tuttavia, le recenti accuse relative all’ammorbidimento dei contenuti su richiesta del governo cinese destano profonda preoccupazione. L’UE non può consentire a un paese esterno di influenzare le informazioni condivise.

L’UE deve trovare la sua posizione in questa nuova fase globale e ha tutto ciò che serve per combattere e dare l’esempio, ma sono necessarie unità e cooperazione di tutti gli Stati membri e poteri istituzionali liberali più forti.
L’UE può essere un leader sulla scena globale, ma deve ritrarsi come una vera Unione di stati democratici liberali che affrontano la crisi in modo collettivo, efficiente e trasparente.

Qualsiasi manipolazione o coercizione da parte di paesi terzi causerebbe un danno al processo democratico nell’UE. La nostra sovranità politica è in gioco se lo permettiamo.”

In altre parole dallo scoppio della pandemia di COVID-19, Cina e Russia stanno implementando una campagna di disinformazione globale volta a posizionarsi come leader globali e minare la fiducia nelle democrazie liberali e nelle loro istituzioni.

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La lotta contro COVID-19 è una lotta comune.
I regimi che nascondono e mascherano le informazioni non possono essere l’esempio principale, a differenza delle democrazie liberali che salvaguardano le libertà civili e condividono informazioni trasparenti ed efficienti.

Adesso, la parola passa ai vari partiti liberali d’Europa, tra cui i nostri Radicali, +Europa e PLI, anche se non è parte dell’alleanza europea dei liberali. 

La forza degli Europei sono le libertà civili e la condivisione di informazioni trasparenti ed efficienti.

Perderemo la guerra con il Covid-19 e non solo quella se anche in uno stato o una regione europei fossero ritardate e poi riscritte delle informazioni essenziali contro la pandemia.
Peggio ancora se in un qualche stato o regione europei si adottassero forme di coercizione della popolazione eccessive per nascondere le falle del sistema e cooptare il consenso.

Demata

Liberazione: la Storia cosa racconta?

25 Apr

La Liberazione è una guerra iniziata il 9 luglio 1943 e finita il 2 maggio 1945.

Il 25 aprile ne è la ricorrenza nazionale, perchè è la data in cui, con l’appello di Sandro Pertini, iniziò ad insorgere anche Milano, la città dove il Fascismo era nato.
Milano che fino a quel 25 aprile 1945 pensava all’economia e continuava a produrre per la Wehrmacht, nonostante Torino e Genova fossero in sciopero da una settimana.

Questa fu l’importanza di quella data, ma sono anche altre le date sono indispensabili per comprendere cosa accadde e chi fu determinante per la Liberazione: per conoscere la Storia nelle poche certezze che offre, cioè il fatto strettamente bellico.

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Dopo quattro mesi, sfondamento alleato della Linea Gustav:

  • 17 gennaio 1944 a Cassino inizia l’attraversamento del fiume Gari da parte degli Alleati e la battaglia che si concluderà il 18 maggio
  • 22 gennaio 1944 Anzio/Nettuno sono occupate dallo sbarco alleato
  • 4 giugno 1944 Roma viene liberata dalla 5ª Armata USA uscita vittoriosa dalla Battaglia di Cassino
  • 15 luglio 1944  il Valdarno vessato dalle truppe naziste è progressivamente liberato dalla 5ª Armata USA e il 5 agosto le truppe naziste abbandonavano la riva sinistra dell’Arno dopo aver fatto saltare i ponti sul fiume
  • 11 agosto 1944 Firenze insorge e la battaglia poté dirsi conclusa il 1º settembre 1944, quando anche Fiesole fu liberata.

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Otto mesi dopo, sfondamento alleato della Linea Gotica:

  • 18 aprile 1945 Torino si ferma, bloccata dallo sciopero generale e poi dai combattimenti
  • 19 aprile 1945 Genova inizia gli scioperi ed il 24 aprile insorge sotto la guida del Comitato di Liberazione Nazionale
  • 20 aprile 1945 Fiume è occupata dalla 4ª Armata iugoslava
  • 21 aprile 1945 Bologna è liberata dal Polish II Corps
  • 25 aprile 1945 Milano insorge dopo l’appello del CLNAI per l’insurrezione armata
  • 27 aprile 1945 Torino è sgomberata dalla Wermacht asserragliata da giorni sotto assedio dei torinesi, mentre Milano  è occupata dalla  1st Armored Division USA,
  • 28 aprile 1945 Milano è al sicuro, dopo che la Força Expedicionária Brasileira a Fornovo del Tavo in inferiorità numerica imbottiglia il 148º Grenadier tedesco e un’intera divisione di bersaglieri italiani, catturando un totale di 13.500 prigionieri
  • 29 aprile 1945 Bassano sul Grappa ottiene la resa della Wehrmacht, dopo due giorni di combattimenti sul Brenta e 20 mesi di sanguinaria occupazione nazista
  • 30 aprile 1945 Milano – la città madre del Fascismo – vede la fine delle ultime resistenze nazifasciste dell’Hotel Regina
  • 2 maggio 1945 Trieste si consegna alla New Zealand Division per evitare l’occupazione jugoslava.

Alcuni territori furono meramente sgomberati dai tedeschi (Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Roma), altri cacciarono i nazifascisti a furor di popolo (Napoli, Firenze, Genova, Torino, Trento), altri ancora furono liberati dagli Alleati.

Piuttosto, l’Italia sarebbe stata diversamente liberata senza le Quattro Giornate di Napoli, che costrinsero gli Alleati a risalire verso Roma e i tedeschi ad attestarsi inutilmente sulla Linea Gustav?

Demata

Il Covid-19 sui giornali del 21 febbraio: ecco le fonti certificate

24 Apr

Sono trascorsi due mesi da quel 21 febbraio, quando veniva annunciato il “primo contagiato in Lombardia” e “salgono così a quattro i casi accertati in Italia” (di cui tre di provenienza cinese). Linkiesta
Ma lo stesso giorno, 21 febbraio, il Messaggero riportava “morto uomo di 78 anni a Padova, è la prima vittima italiana. 17 persone contagiate tra Lombardia e Veneto, nuovo caso a Cremona“.

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E sempre il 21 febbraio, “le farmacie del centro di Milano, in piazza del Duomo e nelle vie circostanti, registrano un tutto esaurito, o delle scorte di poche decine, di mascherine e gel disinfettanti per le mani” (Huffington Post).
In realtà il problema era noto da almeno un mese, quando il 27 gennaio 2020 sempre Il Messaggero titolava “mascherine introvabili nelle farmacie di Roma e Milano: scorte esaurite ovunque“.

Pochi giorni prima, il 17 febbraio, era arrivato il Decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità con l’indicazione: “usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o se assisti persone malate”.
Ma già il 3 febbraio il sindacato UGL aveva chiesto “mascherine obbligatorie per l’incolumità dei lavoratori a rischio che operano in: ospedali, porti, aeroporti, stazioni, negozi, agenzie turistiche e uffici di front office al pubblico“. (Forlì Today)

Il 21 febbraio veniva “isolata Vo’ Euganeo, il comune dei due contagiati veneti. Nelle prossime ore almeno 4.200 tamponi” (AGI) e veniva “chiuso ospedale di Codogno per rischio contagio. Appello Nursing Up su applicazione protocolli“. (InsaluteNews).
Eppure, il 24 febbraio “il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo viene chiuso: due uomini … sono risultati positivi al Coronavirus e poi trasferiti al Papa Giovanni. L’Ospedale di Alzano ha poi riaperto qualche ora più tardi“.   (BergamoNews)
Niente zona rossa come negli altri due casi.

Il 3 febbraio il segretario nazionale del Partito Democratico aveva parlato in diretta nazionale di “infondati allarmismi” (La7), dopo che un noto accademico aveva rassicurato che “In Italia il rischio è 0. Il virus non circola”. (ADN Kronos)
Eppure, lo “stato d’emergenza” era stato dichiarato già dal  31 gennaio 2020 (Gazzetta Ufficiale).

Fonti certificate: è come una ‘guerra’, questo passerà alla Storia.

Demata

Sistemi Sanitari Regionali: diritti civili e sociali negati, spesa e bilanci in rosso. Come ripartire?

15 Apr

Ogni mese di lock out che passa sono milioni le visite specialistiche e gli accertamenti bio-diagnostici che non hanno luogo. 
Considerato che i ricoveri sono limitati alle urgenze e che le aziende ospedaliere continuano a pagare stipendi e fornitori, c’è una fetta di sistema sanitario che al momento è ‘improduttivo’ e che comunque non potrà recuperare milioni di visite e controlli andati ‘sospesi’.

Tra questi i servizi destinati – di routine e sul territorio, in teoria – ad oltre dieci milioni di assistiti cronici, rari, pediatrici, geriatrici.

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Infatti, le norme già da anni disgiungono questi servizi essenziali da quelli collocati presso i centri ospedalieri, specie quelli maggiori ai quali di norma andrebbero i casi gravi o irrisolti.

E, del resto, far ripartire la Sanità non è possibile puntando sui grandi policlinici che – oltre tutto – sono in prima linea per il Covid-19, in attesa che si creino strutture dedicate.

Ma è certamente possibile quanto opportuno che la ‘normalità’ ricominci nei territori (cioè dalle ASL), specie dove il Sistema Sanitario e la Società civile hanno ben tenuto di fronte a questa prima ondata di pandemia.

Una normalità che è fatta di alcune informazioni banali che ancora non conosciamo.

Innanzitutto, quali sono i criteri sintomatici per cui si ha diritto ad un tampone ed eventualmente al ricovero? Se esistono, dovrebbero essere pubblici.

Inoltre, quanti mesi saranno necessari per organizzare:

  1. Ambulatori territoriali per i Livelli Essenziali di Assistenza dei malati cronici
  2. Presidi territoriali per i Percorsi Terapeutici Assistenziali dei malati rari
  3. Ambulatori territoriali di Assistenza Pediatrica per i minori di anni 12
  4. Poliambulatoriali territoriali Geriatrici per gli anziani
  5. Centri diurni per pazienti psichiatrici
  6. Sistemi di prenotazione e pagamento a distanza, senza code e sale d’attesa?

Secondo buon senso e secondo norma, da molto tempo bisognava decentrare tanti servizi che sovraccaricano policlinici e facoltà mediche.

Allo stesso modo, piacerebbe a tutti che la Sanità italiana sia dotata con la massima urgenza di un software nazionale che renda obbligatoria e omogenea … la prenotazione delle prestazioni, la registrazione clinica elettronica, il consulto certificato ma a distanza, la prescrizione farmacologica telematica e pure il tracciamento di oltre 100 miliardi di euro dei contribuenti che servono per la nostra salute.

E bene ricordare che, ai sensi della lett. m) dell’art. 117, comma 2, della Cost., lo Stato ha legislazione esclusiva per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale.

Cartella clinica elettronica, LEA e PDTA sono già legge e sono già stati ampiamente concertati tra Stato e Regioni; almeno con il Covid-19 ed il lock out infinito che ci aspetta, cosa fanno il Governo nazionale e le Giunte regionali per far ripartire l’economia ed il Paese se al primo starnuto siamo senza livelli essenziali, niente diritti civili e sociali, tra cui in primis quello alla salute?

Demata