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Il vero conflitto di interessi del PD e … l’olio extravergine

21 Dic

La ‘legge finanziaria’ è fatta ed ancora una volta l’onere ricade quasi interamente sui residenti e sui piccoli imprenditori delle aree urbane, visto che l’agricoltura e la grande distribuzione sono talmente sussidiate da non render nulla dal punto di vista fiscale, mentre eludono lo scopo primario di dar lavoro agli italiani e preferendo lavoranti stranieri e non di rado irregolari.
Agricoltura e distribuzione che – come abbiamo scoperto di recente in Toscana e non solo – arricchiscono le banche  di tanta provincia benestante, la quale ama collocare in città i propri pargoli proiettati verso posizioni apicali della politica o della cultua o di qualche amministrazione.

Questo è  il vero conflitto di interessi che attanaglia l’attuale governo e le forze (o meglio i territori e le famiglie) che lo sostengono.

Potremmo parlare del ruolo dell’ex Coop Poletti al ministero del Lavoro o della sudditanza alla CGIL riguardo le pensioni d’oro, ma la migliore riprova degli interessi settoriali intrinsechi al Partito Democratico che confliggono con quello generale è proprio nel prodotto ‘appenninico’ più pregiato e sussidiato che abbiamo: l’olio.

E’ a dir poco strano che il nostro parlamento stia per emanare un provvedimento che rende irrisorie le pene e le sanzioni pecuniarie per le contraffazioni alimentari  proprio mentre le provincie di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri sono sotto i riflettori dei NAS e dell’Antitrust a seguito dello scandalo dell’olio ‘non extravergine’ dei marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia, con il conivolgimento di noti marchi della ‘grande disribuzione’.
Una questione a dir poco allarmante se i dati confermano che l’Italia importa tanto quanto olio esporta ma ‘consumerebbe’ solo olio italiano ed extravergine, mentre solo lo scorso anno abbiamo perso almeno 50mila tonnellate a causa di un batterio – secondo l’UE – che secondo la Puglia non c’è …

Ci sarebbe da proteggere produttori e consumatori.
Ancora peggio se dovesse venirci il dubbio che tanti ‘risparmiatori’ di provincia preferiscono affidare i propri soldi ad una speculazione finanziaria piuttosto che reinvestirli in loco e, magari, dando lavoro ad altri italiani.
Oppure potremmo immaginare che non introduciamo norme più severe in materia di espulsione o di identificazione di stranieri … perchè poi servono nelle campagne, nelle fabbrichette e nei magazzini.
Ancora di più se qualcosa di più equo sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza non dovesse mai arrivare … tenuto conto – come fecero Monti e Fornero – che gli elettori tra i 52 e i 62 anni ed i loro figli tra i 15 ed i 25 anni sono forse 15 milioni, mentre gli attuali pensionati e i loro figli tra i 35 e i 45 anni sono ben oltre 25 milioni … mentre dell’iter giudiziario per le irregolarità finanziarie nella gestione Inps sotto Mastrapasqua non se ne sa più nulla.

Dubbi che lo scandalo Etruria come le vicende del babbo di Matteo Renzi e del ‘cerchio magico renziano’ oppure l’inerzia sulle proposte di Boeri o Damiano non possono che alimentare. Sempre sperando che i suoi battibecchi sterili con la Merkel non servano soltanto a cambiare qualche quota agroalimentare o commerciale o qualche sconto bancario …

Intanto, il conflitto d’interessi dell’agroalimentare, delle Coop o delle Onlus, come quello dato dal peso di tanti ‘percettori di una pensione od un vitalizio’ nei partiti, nei sindacati ed in alcune alte istituzioni od amministrazioni proseguono, mentre continua la mattanza sociale dei più deboli e il degrado della qualità di vita delle città, che i nostri Bertoldi vedono solo come conglomerati di consumatori e come ribalta del proprio successo.

Demata