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Corruzione Lazio: ancora scandali e sprechi

4 Dic

Il Consiglio uscente della Regione Lazio sembra essere ormai diventato una sorta di vaso di Pandora del malaffare. Non che tutti – ma proprio tutti – fossero corrotti, ma la lista degli indagati si allunga sempre di più.

E’ ormai ‘storia di Roma’ la festa organizzata allo Stadio dei Marmi da Carlo De Romanis – indagato per truffa – con i consiglieri travestiti da maiali. Come  lo sono i fascicoli aperti un anno fa per concorso in abuso d’ufficio – ovvero  sull’uso spregiudicato dei fondi regionali – a carico dei membri dell’Ufficio di Presidenza della Regione Lazio, tra cui Mario Abbruzzese, presidente del Consiglio alla Pisana, il vice presidente del Consiglio Raffaele D’Ambrosio, Isabella Rauti, consigliere e moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno, ed i consiglieri Bruno Astorre, Gianfranco Gatti, Claudio Bucci.
Per non parlare di Franco ‘Er Batman’ Fiorito, capogruppo del PdL,  e dei suoi collaboratori, Bruno Galassi e Pierluigi Boschi. ormai condannati a diversi anni di carcere.

Ma, dopo la denuncia di Gianfranco Paris, avvocato reatino, candidato alle regionali del 2010 con la Lista Bonino-Pannella, si aggiungono altri nomi, come i quattro indagati per peculato del Partito Democratico: l’ex tesoriere e consigliere regionale, Mario Perilli, l’ex vicepresidente della Regione Lazio e attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, l’allora consigliere del Pd e attuale caposegreteria del sindaco di Roma, Enzo Foschi, e l’ex consigliere Giuseppe Parroncini.
O le indegini per truffa che coinvolgono l’ex consiglieri regionali del Pdl, Stefano Galetto e Francesco Battistoni, e la dirigente scolastica e consigliere regionale e comunale (Rieti), Lidia Nobili.

Storie di provincia che vedono – nelle ipotesi di reato – rivoli di denaro pubblico confluire verso anonimi studi fotografici, società sportive estinte, pieni di carburante e belle automobili, eventi inesistenti e propaganda elettorale, tanta propaganda elettorale.

Storie che raccontano come esista una città di Rieti, che vede la sua elite coinvolta in scandali di bassa lega e che, pur avendo solo 48.000 abitanti, sta per vedersi autorizzare un piano assunzionale al Comune di Rieti per una spesa di 1.098.000 euro o che attende altri 30 milioni per l’indispensabile superstrada Rieti – Lago del Turano, voluta dalla Provincia dell’allora presidente on. Fabio Melilli (PD), nato a Poggio Moiano, ovvero a pochi chilometri dal lago.
Poco male che ci sarebbe da promuovere l’ottima produzione olearia della Sabina e la direttrice di mobilità Terni-Poggio Mirteto-Roma, come anche di sostenere le comunità appenniniche, sempre più colpite dai tagli ai servizi pubblici e dall’esodo senza ritorno.

O come Viterbo, 65.000 anime e patria del leader democratico Giuseppe Fioroni, medico cattolico, che in questi mesi ha visto sbloccare 1.850.000 euro per coprire le voragini di bilancio delle case di cura di Nepi e della clinica Santa Teresa di Viterbo oppure altri 7,5 milioni di fondi europei per agricoltura e turismo.
Peccato che dell’enorme parco archeologico etrusco – esistente tra Sutri e Tarquinia – se ne ricordi ormai solo il National Geographic, pur essendo un sicuro investimento, visto che il territorio offre spiagge e laghi, oltre che antichità ed agriturismo.

Considerato che, per l’intera Puglia, con il ‘Fondo di microcredito’ sono arrivati alle piccole imprese solo 20 milioni di euro , come ‘misura anti-disoccupazione”, è evidente che in Italia esistono diversi pesi e diverse misure.

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Riportate a casa i marò

27 Mar

In una Camera che accoglieva con una certa indifferenza o sorpresa le polemiche dimissioni del Ministro degli Esteri Giulio Terzi, date al termine di un’audizione, per pochi attimi si è udito il grido dolente di Vania Girone, moglie di Salvatore, uno dei fucilieri di Marina riconsegnati alle carceri indiane: «riportate a casa mio marito».
«Non possiamo abbandonarli», dirà ai cronisti Franca Latorre, sorella dell’altro marò, il pugliese Massimiliano.

Una situazione paradossale, se non fosse tragica e caotica, con il ‘solito’ Mario Monti colto da «stupore», dato che Giulio Terzi non gli aveva preannunciato «le sue intenzioni, benchè in mattinata si fosse tenuta presso la presidenza del Consiglio. In Mario Monti che non sorprende più nessuno nel tenere a precisare che  «le valutazioni espresse alla Camera dal ministro Terzi non sono condivise dal Governo».
Un Premier che non sa cosa frulla nella testa del suo Governo? A quanto pare si.

Una situazione tragica e caotica che vede la stessa BBC esprimere perplessità su tutto il comportamento italiano in generale, riportando alcuni elementi essenziali che non hanno avuto particolare risonanza in Italia:

  • esistono dubbi significativi sul fatto che i colpi di avvertimento siano effettivamente stati sparati. La testimonianza dei pescatori superstiti è credibile ed accurata e, inoltre, la posizione della petroliera sembra essere fuori questione, ovvero nelle acque territoriali indiane e non fuori giurisdizione come sostiene la ‘versione’ italiana;
  • i nostri marines potevano essere immediatamente trasferiti fuori dalla giurisdizione indiana, come di prassi per gli altri eserciti in casi simili e come accadde nel caso del disastro della funivia del Cermis, in val di Fiemme, il cui cavo fu tranciato da un aereo militare USA;
  • la vicenda dei marò, fin troppo procastinatasi, si è ormai intrecciata, specie sui tabloid indiani, con una denuncia per complotto e frode che la polizia criminale indiana (Cbi) ha formalizzato contro Agusta Westland (Finmeccanica) nelle indagini svolte su presunte tangenti nella fornitura di 12 elicotteri.

Il ministro alla Difesa, ammiraglio Di Paola, ha voluto precisare: «Non abbandonderò la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo fino all’ultimo giorno di governo, verrei meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso».

Ma qui la faccenda si complica. Infatti, agli occhi degli indiani, il fatto che la Procura Militare abbia avviato un’indagine per violata consegna e dispersione di armamento militare verso i due marò appare decisamente tardivo e, soprattutto, insufficiente, visto che ai due reati in ipotesi si poteva anche aggiungere qualche altra cosa, come l’omicidio colposo.
Un percorso che avrebbe, col senno di poi, certamente avvantaggiato di due fucilieri.

Infatti se, per l’art. 44 del Codice Penale Militare di Pace, “non è punibile il militare, che ha commesso un fatto costituente reato, per esservi stato costretto dalla necessità di impedire fatti tali da compromettere la sicurezza della nave”, è anche vero che per l’articolo successivo (45), “quando si eccedono colposamente i limiti imposti dalla necessità, si applicano le disposizioni concernenti i reati colposi, se il fatto è preveduto dalla legge come reato colposo.”

Dunque, se fin dal primo giorno di rimpatrio dei due marò si fosse cambiata linea difensiva ed aperta un’indagine per mancata consegna e dispersione di armamento militare, andando a dimostrare l’eccesso colposo, sarebbe stato possibile detenere i due fucilieri, processarli per omicidio colposo e condannarli ad una pena mite (la reclusione va da sei mesi a cinque anni), che, sommando la detenzione indiana ed un po’ d’attesa di giudizio, si sarebbe trasformata in un rilascio.
Nel frattempo, un equo e congruo indennizzo alle famiglie dei pescatori morti ed alla loro comunità avrebbe aiutato a riassorbire rancori e pretese.

Una vicenda, agli occhi degli inglesi, politicamente maldestra fin dall’inizio, quando ritardi, sottovalutazioni e pressappochismo portarono all’attracco della petroliera in India con tanto di marò a bordo, a disposizione della polizia del Kerala ben pronta ad arrestarli.

Una sottovalutazione che potrebbe costare molti anni di carcere ai due militari italiani e solo una costante e capillare azione diplomatica e legale potrà, ormai, garantire che vengano scontati in Italia.

Giulio Terzi ha espresso «la propria riserva per la repentina decisione del loro ritrasferimento in India, la mia voce è rimasta inascoltata. Finalmente avevamo in patria i due fucilieri di marina. Mi dimetto perchè per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perchè solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie».

Ed allora chi ha deciso tutto e chi deciso cosa in questa vicenda?
C’è Roberto Formigoni a twittare: «Il governo chiarisca chi ha voluto rimandare i marò in India». Ma gli oltre 101 eletti del Movimento Cinque Stelle non hanno nulla da dire? Che ‘tutto taccia’ era prevedibile, ma, se non anche di questo, di cosa altro mai pensavano di doversi occupare?

Riportiamo a casa i nostri marò e basta figuracce ed ipocrisie, ingenuità ed incertezze: la nostra diplomazia non può permetterselo, ma soprattutto non può permettersele la nostra Marina: annunciando le dimissioni in piena seduta della Camera, Giulio Terzi – nel bene e nel male – ha passato il testimone al Parlamento ed al Presidente della Camera, non al Governo Monti.

Il nostro paese – già molti mesì fa, quando la Ferrari corse in India esibendo la bandiera della Marina Italiana – avrebbe dovuto impegnarsi a dimostrare l’innocenza dei nostri fucilieri o, quanto meno, la loro non intenzionalità nell’uccisione dei due pescatori indiani.

Ed invece ancora si sostiene che le raffiche furono sparate a vuoto …

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Perugia: gli scandali, la strage

6 Mar

Un uomo è entrato stamane negli uffici della Regione Umbria e, dopo aver gridato ‘mi avete rovinato’, ha ucciso una dirigente ed un’impiegata e si è tolto la vita. Un eccidio annunciato, dopo i suicidi (tentati o compiuti) da parte di cittadini che ritenevano di essere vessati da Equitalia od abbandonati dalle istituzioni.

L’uomo si chiamava Andrea Zampi, di 43 anni, e le due vittime sono Daniela Crispolti, 46 anni di Todi, e Margherita Peccati, 61 anni di Umbertide. Sembra che, nei giorni scorsi, la Regione gli avesse respinto la richiesta di accreditamento per carenza dei requisiti, che gli avrebbe permesso l’accesso ad un finanziamento ammontante ad un centinaio di migliaia di euro.

Una somma misera se si considerano le ‘chiacchiere’ e gli ‘scandali’ che riportano i giornali locali.

Come le “crepe nel mito dell’Umbria, regione verde per geomorfologia e rossa per la monocromia politica dei suoi amministratori”, di cui racconta Blitz Quotidiano  accennando ad una “gestione clientelare e un arcipelago di piccoli scandali locali”.

Dal “sesso rosso” che imperversa dalle parti di Orfeo Goracci,”zar” di Gubbio e sindaco della cittadina medievale targato Rifondazione Comunista all’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini, che con i fondi di un bando del Programma di sviluppo rurale varato dal suo stesso assessorato ha finanziato con 83 mila euro a fondo perduto la ristrutturazione dell’abitazione dove vive la sorella. Stessa cosa, con 200 mila euro, ha fatto il sindaco democratico di Città di Castello, successore peraltro della stessa Cecchini.

Oppure la vicenda delle ‘tangenti ENAC’ in cui Catiuscia Marini, presidente della Regione, è menzionata ma non indagata nell’inchiesta anche se, su “un foglietto sequestrato a Viscardo Paganelli, proprietario della Rotkopf aviation arrestato per corruzione, c’è scritto “Marini 20 mila”. Sembra accertato che una parte della somma sia finita come contributo per Umbria Jazz, ma non è che la cosa appaia così chiara e trasparente come vorremmo noi contribuenti.

Per non parlare dello scandalo che coinvolge l’ex presidente “Maria Rita Lorenzetti, indagata insieme ai due assessori della sua giunta Maurizio Rosi e Vincenzo Riommi nell’inchiesta “sanitopoli”: i pm li accusano di assunzioni sospette alla Asl di Foligno, contratti di lavoro pilotati, distruzione di atti relativi a un’operazione che costò un rene a un paziente“.

Oppure “l’ex vicepresidente Carlo Liviantoni, indagato per Sanitopoli, così come il consigliere regionale del Pd Luca Barberini. Il presidente del Consiglio regionale Eros Brega è indagato per peculato, come ex responsabile dell’associazione “Eventi Valentiniani” organizzatrice della festa di San Valentino, patrono di Terni. Dai conti della festa mancano all’appello 200 mila euro.”

Nell’informativa dei Carabinieri ci sono decine di telefonate che si riferiscono alla pressioni per far ottenere il posto alla «raccomandata» di turno. Tanto che gli indagati nelle intercettazioni le chiamano «marchette” (Terni Magazine).

Il tutto condito con l’allegra partecipazione di dirigenti regionali e sanitari, impiegati a vario titolo e ‘raccomandati’ in lista d’attesa, dilapidando centinaia di migliaia di euro.

Andrea Zampi ne chiedeva molti di meno e, per ora, non sappiamo quanto ne avesse diritto o meno: sarà, si spera, un’indagine della Guardia di Finanza a chiarirci se a monte del gesto esasperato ci fossero anche delle irregolarità o delle pressioni indebite da parte delle due impiegate morte o da chi le aveva precedute, dando adito ad aspettative e speranze disattese in un uomo che, su Radio Capital, Vladimiro Boccali, sindaco di Perugia, ha definito ‘matto‘.

Un uomo con ‘problemi psichici‘ – secondo le affermazioni del sindaco – che però era in possesso di una pistola calibro 21, due impiegate uccise dell’ufficio dell’assessorato alla Formazione che sono un fatto atroce ‘di per se’, le vergognose notizie che riportano i giornali umbri sui loro politici e tante malversazioni.

Una strage annunciata, come non pensarlo?

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Cronache di un’Italia colonizzata

22 Ott

Mario Monti spera che «grazie a noi si dica che l’Italia non è stata colonizzata dall’Europa e ha mantenuto la sua sovranità».

Quasi in simultanea, però, TGcom24 ci informa che “non c’è stato nessun incontro a Palazzo Chigi sul futuro dei vertici di Finmeccanica“, dopo che la Uilm aveva annunciato “che Finmeccanica ha confermato di voler passare “da una quota di maggioranza a una di minoranza” in Ansaldo Energia, l’azienda genovese oggetto di trattative per una dismissione, e ha confermato anche trattative con un partner “estero” per la cessione di Ansaldo Breda.

Riguardo gli F35, “l’impianto Final Assembly and Check-Out (FACO) sulla base aerea novarese partirà a regime ridotto, con inevitabili aggravi di costo cui si aggiunge per il Governo – che li ha spesi – l’onere di recuperare i circa 800 milioni di euro investiti per realizzare la struttura. … Non mancheranno tuttavia di avere conseguenze almeno indirette sul nostro Paese i nuovi contrasti fra Pentagono e Lockheed sulla conduzione complessiva del programma, con una sovrapposizione di attività che porta a risultati negativi sul piano del costo-efficacia … Il Pentagono è preoccupato fra l’altro per le difficoltà di sviluppo del software dell’aereo, la non corretta pianificazione de collaudi, la vulnerabiltà ai “cyberattack” del sistema logistico integrati“. (fonte AnalisiDifesa.it)
Intanto, il futuro ‘civile’ di Alenia Aermacchi, il Superjet 100, è al 49% della Sukhoi, che ne gestisce anche la commercializzazione in Europa. Dulcis in fundo, i piani alti di Finmeccanica sono scossi da scandali che raccontano di tangenti, commesse sporche e leader di partito.

Restando all’aereonuatica, abbiamo di recente scoperto che il Commissario europeo alla Concorrenza ha aperto un numero impressionante di procedure contro aeroporti di piccole e medie dimensioni per finanziamenti illeciti alle compagnie aeree, che non pochi aeroporti italiani che non sono in grado di sostenersi senza aiuti pubblici, che si prospettano “tagli ben più drastici di quelli proposti dal piano elaborato dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, mettendo a repentaglio persino aeroporti centrali come Genova, Bologna, Firenze o secondari come Ciampino” (fonte Gazzettino.it).

Intanto, giorni prima, Alitalia annunciava 690 esuberi a fronte di diverse centinaia di milioni di perdite ed un magistrato la condannava per ‘monopolio sulla tratta Roma-Milano”, ordinando di “liberare entro il 28 ottobre gli slot necessari all’ingresso sul mercato di un altro competitor.”

Ricordiamo che l’INAIL racconti di “cantieri navali senza più ordini, di fatturato dimezzato sul pre-crisi dei posti barca, di porti deserti” o che Tassinari, presidente di Coop Italia annunci che “la grande distribuzione soffre per la caduta dei consumi provocata dalla crisi. Ci aspettiamo, per la prima volta dopo 20 anni, non solo la chiusura di punti di vendita, ma la cessione di rami d’azienda e purtroppo anche la chiusura di imprese distributive“. Mettiamo in conto anche che a Torino si fanno le Jeep ed a Pomigliano ‘solo la Panda’, che ILVA Taranto è affogata nell’inquinamento, che da alcuni mesi Parmalat fa parte del gruppo francese Lactalis, che ne ha acquisito l’83,3%, ed andiamo alla sostanza: le Banche.

Di Unicredit si legge, in questi giorni, di “voci che corrono sul taglio di 35mila bancari, ma secondo l’Abi di Mussari non sarebbero più di 25mila” (Dagospia), che “il consiglio ha anche cooptato Mohamed Ali Al Fahim quale consigliere. Mohamed Ali Al Fahim è attualmente responsabile della Divisione Finance dell’International Petroleum Investment Company, società di investimenti interamente detenuta dal governo di Abu Dhabi e controllante di Aabar, uno dei maggiori azionisti di Unicredit” (Milano Finanza), riguardo lo “scorporo della banca italiana dalla holding, l’ad Ghizzoni spiega che per ora e’ un tema che non e’ in agenda” (Borsaitaliana.it).

Una settimana fa,  Moody’s declassava la gloriosa Monte Paschi di Siena a livello ‘trash’, con un downgrade a «Ba2» da «Baa3», nonostante il ‘dono’  – è proprio il caso di dirlo – fatto dal governo Monti per 1 miliardo e mezzo di euro, tagliati a pensionati, scolari e malati.
Una situazione che richiedeva cautela, se parliamo di soldi pubblici, visto che, nonostante un ‘provvidenziale’ accordo tra MPS e CartaSì – siglato pochi giorni prima del report di Moody’s, “il primo in Italia di questo genere” – consentiva “all’istituto senese di diventare il quarto operatore per numero di carte emesse (circa 3,3 milioni) sul mercato nazionale” (fonte MPS), l’agenzia di rating ritiene «che ci siano probabilità reali che la banca abbia bisogno di ulteriore aiuto esterno nell’arco dell’orizzonte del rating. Come gli stress test dell’European Banking Authority (EBA) e della Banca d’Italia hanno mostrato, Mps non è stata in grado di aumentare la propria base di capitale ai livelli richiesti».

A cosa si riferiva, allora Mario Monti con ‘abbiamo mantenuto la sovranità’? Quali informazioni lo inducono a promettere che «pochi mesi, spero pochi, che ci mancheranno all’emergere chiaro di segni di ripresa»?

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Marò in India verso la scarcerazione?

17 Mag

Anche oggi, Roma, ormai in piena campagna elettorale, in rossi, neri, bianchi e gente comune.
Il “pretesto” di oggi è la polemica intorno l’iniziativa dei consiglieri del Pdl di indossare in aula delle magliette con le foto dei due fucilieri della Marina Militare detenuti in India.

Il problema, secondo la presidente della Commissione delle Elette di Roma Capitale, Monica Cirinnà, è stato che ” in apertura di seduta dell’Assemblea capitolina gli uffici di Presidenza hanno distribuito una maglietta nera raffigurante i due marò detenuti in India. Oltre a chiedere la sottoscrizione al momento del ritiro della t-shirt, ai consiglieri presenti è stato chiesto di indossarla al momento dell’esecuzione dell’Inno di Mameli. Ritengo questa iniziativa del tutto sbagliata, indebita, non concordata in conferenza dei capogruppo e soprattutto un uso improprio dell’istituzione da parte del presidente Pomarici il quale lui stesso ha indossato la maglietta distribuita”.

Ugo Cassone, consigliere Pdl di Roma Capitale, parla di “stupefacente reazione antitaliana”, affermando che “è inaccettabile che, invece di aderire spontaneamente alla simbolica manifestazione l’opposizione abbia indegnamente sollevato per questa occasione questioni procedurali e di regolamento, indicative solo del suo atteggiamento ostile e per niente patriottico”.

Un po’ come a Costantinopoli, quando erano in assise per determinare il sesso degli angeli, mentre le mura cadevano sotto l’assedio dei turchi.

Possiamo tutti immaginare il profondo scoramento che potrebbe cogliere, dinanzi a tale “veemente polemica”, non solo i nostri marò ed i loro colleghi o familiari, ma tutti i nostri concittadini che, per lavoro, sono andati per mare e per terra in terra straniera.

La buona notizia è che le autorità dello stato indiano del Kerala hanno disposto il trasferimento, tra 20 giorni, dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dal carcere di Trivandrum ad un’altra struttura della città.

La Corte Suprema Indiana, infatti, aveva, nei giorni scorsi, invitato le autorità locali a dare seguito all’impegno di trasferire i militari italiani in una struttura diversa dal carcere, in risposta ad una petizione del procuratore generale aggiunto, Harin P. Raval,  “perchè lo Stato del Kerala non ha giurisdizione, essendo l’incidente avvenuto in alto mare dove la competenza è dell’Unione Indiana e non dei singoli stati.”

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