Cinquantotto anni, Francesco Profumo è l’ingegnere che dovrà risollevare le sorti delle scuole italiane, prima ancora che delle università e del “suo CNR”, di cui è l’attuale presidente, dopo essere stato il rettore del Politecnico di Torino.
Il neoinquilino di Viale Trastevere, dove ha sede il MIUR, ha un curriculum scientifico ed accademico, oltre che dimestichezza con la politica (candidato dle PD a sindaco di Torino) e con la finanza (candidato Assogestioni per l’assemblea di Telecom).
Un vero ministro tecnico, per l’esultanza di accademici e ricercatori, ma anche una vera e propria incognita sul versante “scuole”, dove, viceversa, si gioca il nostro futuro, visti i risultati sempre pessimi dei test PISA, e dove i tagli del duo Tremonti e Gelmini sono intollerabili. Tra l’altro, nelle scuole, quello che va più urgentemento innovato sono la metodologia didattica e la prassi gestionale, oltre che gli standard.
Speriamo solo che il ministro Profumo, che così bene conosce l’ambiente accademico, riesca a moralizzare l’università da nepotismi, maschilismo e prebende e si ottenga che la ricerca pubblica inizi a produrre qualche brevetto e non solo spese.
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Irene segnal
a un fenomeno al quale stiamo assistendo da circa un anno, in tutti i settori. E’ un fenomeno diverso da quello precedente, quando le filiere aziendali ed amministrative prediligevano under-40 per la possibilità di contratti al ribasso, per le nuove competenze richieste, per la maggiore disponibilità a compiti gravosi.
In quel contesto persone over40 qualificate ed esperte erano “la ciliegina sulla torta”, il pezzo difficile che andava “rubato (to stealth) agli avversari o prelevato tra i professionisti emergenti (free lance).
Oggi gli under35 sono proprio il “primo prodotto” della scuola e delle università degli Anni ’90: settorializzati, indottrinati, poca dimestichezza con filosofia e testo scritto.
A chi mai dovrebbero passare lo scettro, la poltrona i nostri cari over60, dopo aver tromboneggiato per 40 anni? Ai loro “contestatori” cioè noi 40-50, che oggi ricordiamo ancora come era il nostro Paese prima del disastro?
No.
Il controllo di questo declinante paese passerà direttamente ai loro discepoli più giovani e plasmabili, naturally.