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La dittatura previdenziale del Nazareno e la debolezza liberale

20 Set

In Italia ci sono:
– 5 milioni di veri invalidi che sopravvivono con ‘pensioni’ spesso al di sotto dei 500 euro mensili pari a soli 8 miliardi di spesa
– 6 milioni di pensionati vive con un reddito netto inferiore ai 1.250 euro mensili pari a 70 miliardi di spesa
– 3 milioni di italiani con pensioni che vanno dai 1250 ai 2000 netti mensili pari a circa 70 miliardi di spesa
– 1,2 milioni di pensionati che ricevono al mese tra i 2000 e i 2500 euro netti
– 750mila pensionati che vivono nel lusso percependo pensioni di oltre 3000 euro mensili lordi pari a circa 40 miliardi di spesa.

Nel frattempo,
– 9 milioni di italiani sono disoccupati cronici (spesso over50 e senza salario minimo)
– 3 milioni di laureati sono precari
– 9 milioni di italiani sono sotto-occupati e vivono con meno di 1.250 euro mensili
– un ferroviere, un docente, un poliziotto, un impiegato o un dirigente pubblico non di rado si trovano con un reddito inferiore alla pensione dei propri ‘colleghi.

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Tito Michele Boeri – presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale

 

Di tutto questo se ne occupa l’Inps, di cui non si comprende se sia un Ente Pubblico od una Concessionaria dello Stato o (come risulta in una sentenza della Corte di Giustizia europea) una Public Company del settore assicurativo.

Inps che, almeno stando al nome (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) dovrebbe garantire ad ogni cittadino inabile e a tutti i lavoratori “che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.
La così detta pensione è un’altra cosa: è una rendita permanente o temporanea corrisposta agli assicurati che abbiano versato il contributo o premio previsti. Di norma, è in capo a un Ente o una Compagnia ed il ‘settore’ è denominato ‘comparto assicurativo’.

Viceversa, l’Inps gestisce il 95% della spesa assicurativa ‘pensionistica’ nazionale. Che operi in condizioni di assoluto monopolio, come nella nota causa intentata in sede europea, è ormai evidente. Il peggio è che – oltre a non dare priorità al mandato costituzionale e ad operare in condizioni di monopolio e a godere di leggi ‘bulgare’ visto che si tratta della prima causa di debito pubblico – l’Inps gestisce molto male i soldi, che puntualmente ogni mese i lavoratori e i datori di lavoro versano.

Come, nel 2011, quando l’INPS ha assorbito l’INPDAP che aveva accumulato un disavanzo di 31 miliardi di debiti accertati verso lo Stato, vuoi per mancati contributi previdenziali versati, vuoi per le anticipazioni di cassa in favore della Sanità regionale.
E, poco prima, l’INPDAP – tra il 2008 e il 2010 – aveva assorbito gli enti previdenziali del comparto ‘dirigenza’ (quello delle pensioni sopra i 3000 euro di oggi) che, riconvertite le Lire in Euro, si era ritrovato con circa 4 miliardi di debito accumulato e venne “salvato”, così garantendo il prosieguo di pensioni, evidentemente, sovradimensionate per qualche calcolo bizzarro.

L’Inps non ha avviato la messa in mora dei crediti e così ci ritroviamo a risanare spesa ed innovare l’Italia con un terzo dei dipendenti pubblici over55, che è in condizioni di salute non buone e soffre di almeno due malattie croniche, senza parlare del fatto che ci toccano spese su spese in servizi esternalizzati e contenziosi persi, dato che non sarà oggi o domani che vorranno apprendere ad usare l’automazione d’ufficio, se non vollero farlo quando erano trentenni …

Sappiamo che l‘unico modo per sbloccare l’Italia dalla fangaia degli ‘splendidi sessantenni’ (beati loro … ) e delle “soluzioni politiche” è pensionare almeno chi ha lavorato 35-40 anni, fermare l’emorragia delle pensioni retributive apicali sigillandole in un Fondo apposito e ripristinare il mandato costituzionale per cui s’era creata e riformata l’Inps.
Quanto alle pensioni dei lavoratori assicurati, quelle ‘contributive’, si dia adempimeto alla Costituzione, dove previsto che “ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato”: è lo Stato (dopo aver predisposto) che integra i minimi, sono le Casse previdenziali e le Compagnie assicuratrici che – per l’appunto – ‘assicurano’ …

L’Inps? Che pensi a “prevedere ed assicurare mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”: previdenza, cosa diversa dalle così dette pensioni contributive.
Le generazioni future?
Qualcuno potrebbe restare sorpreso a vedere cosa accadrebbe tra 20-30 anni con un vero sistema assicurativo e lo Stato che integra … molto più efficace ed efficiente.
E il fondo di garanzia per attrarre investitori e spacchettare l’Inps? … ecco cosa farsene di tanti beni demaniali iscritti in Patrimonio S.p.a. e cose simili.

Che la Destra (NCD e FdI) o i Cattolici e la Sinistra (PD) – storicamente e fisiologicamente statalisti – non sappiano reagire (imbarazzati e senza idee) a questa scandalosa dittatura previdenziale è già triste, ma è doloroso constatare – dinanzi ad un quadro così scellerato –  le grida a ‘nuovo rigore’ (e tagli) di certi liberali, attestati in Scelta Civica e Forza Italia.

Intanto, almeno una ventina dei famosi crediti Inpdap verso lo Stato è stata accertata da magistrati e revisori: perchè non salvare anche gli Italiani dopo aver salvato le banche di provincia? Come anche il Fiscal Compact non vieta di ristrutturare profondamente l’Inps, lasciandogli la previdenza e liberalizzando le rendite assicurative.

Viste le posizioni del PD, di NCD, di Forza Italia e Scelta Civica e vista la situazione recessiva che perdura ormai da sette anni, l’unica chance che ha l’Italia è nell’unione di tutti i ‘liberali’, cioè di coloro che credono nel potere di una Costituzione, che va applicata ed – dove necessario – aggiornata. Mai distorta, che si tratti dell’Inps o del sistema elettorale o di quello sanitario.

Demata

Pensioni possibili se … Cinque Stelle le vota

6 Feb

Cinque Stelle sta dimostrando di essere un movimento ‘dal basso’ e non solo ‘telematico’ e se sceglierà candidati sindaci di alto profilo e un gruppo di tecnici che li assista come assessori, il movimento fondato da Grillo e Casaleggio potrebbe affermarsi non solo nella provincia, ma anche nelle realtà urbane complesse.

Allo stesso modo, tra pochi mesi – o per la crisi in cui annaspiamo o perchè Renzi dovrà agire pressato dal de-rating e dal dissenso –  i Cinque Stelle dovranno iniziare a spiegarci anche loro a menadito cosa intendono fare per pensioni, diritto allo studio e alla salute più la giustizia, ergo se vogliamo stare in Europa per davvero oppure ritornare ad essere ‘appendice geografica’.

Infatti, l’Italia continua ad aumentare il proprio debito, nonostante i tagli e le tasse di Tremonti, Prodi, Monti e Renzi. Dunque, anche con tutti gli sprechi del mondo, il problema non è solo nelle falle del sistema, ma soprattutto nella stessa struttura di bilancio dello Stato, che è regolata da norme risalenti alla seconda metà dell’Ottocento.

Riguardo le pensioni, in questi anni i Cinque Stelle non hanno mai affrontato la questione, limitandosi agli esodati (della scuola), ai lavoratori precoci (di Ntv e Trenitalia), al ripristino del Fondo per i lavori usuranti. Stop.

Dunque,  i Cinque Stelle hanno operato finora come se la riforma Fornero avesse danneggiato poche decine di migliaia di anziani e non, come è nei fatti, milioni di malati invalidi e lavoratori senior con almeno trent’anni di contribuzione, più le loro famiglie …

E’ come se i Cinque Stelle dimenticassero che all’ordine del giorno (in Parlamento come sui posti di lavoro) abbiamo:

  1. (dal 1992) la ‘flessibilità’ in uscita e il superamento del sistema ‘a ripartizione’ che scarica sul futuro gli errori del passato , tra cui il dibattito sindacale sullo ‘scalone’ (2009)
  2. (dal 1994) le normative e tutele inappropriate  per quanto riguarda gli ‘invalidi’, cioè quel 30% di lavoratori over55 con almeno due malattie croniche e salute ‘non buona’, secondo Istat e persino l’Inps,
  3. (1999) i referendum radicali di Marco Pannella per l’abolizione del prelievo forzoso del 9,9% del reddito per l’assicurazione sanitaria
  4. (dal 2001) la libera concorrenza nel comparto assicurativo e superamento del “monopolio di Stato” rappresentato da Inps e SSN
  5. (dal 2004) l’esclusione di migliaia di malattie rare dall’elenco dei punteggi invalidanti, con la conseguenza che molti pervengono al requisito di invalidità solo a seguito di effetti lesionali causati da queste patologie
  6. (dal 2011) l’esclusione dei periodi salatamente riscttati dal computo della precocità lavorativa e l’esclusione del riconoscimento previdenziale ‘a partire dalla nascita’ per le malattie congenite (escluse sordità e cecità) .

Soprattutto, come il PD di Renzi, i Cinque Stelle non vedono che proprio le pensioni costituiscono il ‘buco’ nei conti pubblici e la ‘palla al piede’ dei vincoli  di cui il furbo Matteo incolpa l’Europa:

  1. le pensioni dei lavoratori rappresentano più di un terzo della spesa in bilancio dello Stato, praticamente metà del PIL annuo,
  2. in qualunque nazione, contributi e rendite dei lavoratori non hanno niente a che vedere con i bilanci pubblici
  3. secondo leggi italiane e sentenze europee, queste somme (oltre 200 miliardi di euro) sono versate ed erogate dall’Inps che non è lo Stato bensì un ente assicurativo come Generali o Lloyds.

Se delle pensioni se ne occupasse per davvero e solamente il sistema previdenziale in libera concorrenza, il nostro debito scenderebbe dal 132% in incremento a circa il 95% in decremento, i nostri Titoli di Stato andrebbero a ruba, tutte le banche ritornerebbero in salute, la Giustizia troverebbe il metodo per rendere i processi brevi e la legge certa e prevedibile, ci sarebbero i soldi per creare lavoro e consumi finanziando istruzione, sicurezza, difesa, ambiente e welfare, giovani, donne, malati …

In Parlamento c’è una legge onesta proposta da un uomo onesto, Cesare Damiano, l’hanno firmata fior di parlamentari e attende di essere votata dal lontano 2013. Non è il toccasana, ma almeno avvierebbe la transizione e, soprattutto, l’attendono tutti i lavoratori over50 e le loro famiglie.

Va bene che Damiano è del PD, ma è anche antirenziano e sono vent’anni che batte questo tasto.
Cosa aspettano i Cinque Stelle ad appoggiarla?

leggi anche Pensioni flessibili: perchè il PD non vuole?      Cosa si aspetta davvero da noi l’Europa?

Demata

Pensioni anticipate e precoci: tutti in pressing per la Riforma Damiano

1 Feb

Oggi, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Roberto Mania – La Repubblica, continua a rifiutarsi di legiferare: “il tema delle pensioni è molto delicato e sensibile. Il governo ha assunto l’impegno di verificare e ragionare sul capitolo delle flessibilità in uscita. Manteniamo questo impegno. Ma nel merito parleremo solo quando avremo proposte precise”.

Eppure, è dal 30 aprile 2013 che all’esame delle Camere c’è il ddl 857 (Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico) – elaborato dal sen. Cesare Damiano ed altri esponenti dei diversi partiti in Parlamento – che propone i prepensionamenti a 62 anni per tutti ma con 35 anni di anzianitàà contributiva e l’8% di decurtazione sul trattamento previdenziale nonché la pensione con la formula Quota 41 per i lavoratori precoci, che nonostante 40 anni di anzianità contributiva non hanno oggi diritto al trattamento previdenziale.

Infatti, l’art. 38 della Costituzione italiana ordina che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”

Con il termine ‘invalidità’ si intende la “riduzione, congenita e/o acquisita, delle capacità fisiche o mentali”, mentre la vecchiaia è una “età della vita, caratterizzata da progressivo decadimento organico”. In Italia – secondo i dati Inps-Istat i lavoratori over 55 anni affetti da almeno due patologie croniche è oltre il 30%.

Attualmente per questi lavoratori – obbligati a permanere al lavoro per un’altra decina di anni od a licenziarsi – non sono previsti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, come non lo sono per gli esodati ed i disoccupati.

Una spoliazione gravissima dei diritti costituzionali … e non è vero che “non si può fare perché l’Europa non vuole”: il Fiscal Compact ci obbliga solo alla quadratura di bilancio, sta al Governo presentare una legge finanziaria, sta  al Parlamento esaminarla e votarla, come al Presidente sottoscriverla per vidimarla, se compatibile con ‘tutti’ gli obblighi costituzionali – vedi art. 38 – e non solo con quelli dell’art. 75 sul bilancio pubblico.

“Il 2016 – ha ribadito oggi sul social network Cesare Damiano – deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni. Anche Renzi lo ha promesso”. A dire il vero, anche l’anno scorso, durante l’esame della legge di Stabilità 2015, il premier aveva rassicurato i lavoratori …

Facciamo presto che iniziando oggi non li manderemo in pensione prima del 2018.

Demata

Pensioni flessibili: perchè il PD non vuole?

1 Feb

L’art. 38 della Costituzione italiana ordina che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”

Con il termine ‘invalidità’ si intende la “riduzione, congenita e/o acquisita, delle capacità fisiche o mentali, mentre la vecchiaia è una “età della vita, caratterizzata da progressivo decadimento organico”. In Italia – secondo i dati Inps /Istat – i lavoratori over 55 anni affetti da almeno due patologie croniche sono oltre il 30%.

Attualmente per questi lavoratori – obbligati a permanere al lavoro per un’altra decina di anni od a licenziarsi – non sono previsti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, come non lo sono per gli esodati ed i disoccupati.

Una spoliazione gravissima dei diritti costituzionali e, dunque, appare davvero incomprensibile la dichiarazione pubblicata oggi – 1 febbraio 2016 – in cui il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Roberto Mania – La Repubblica, continua a rifiutarsi di legiferare: “il tema delle pensioni è molto delicato e sensibile. Il governo ha assunto l’impegno di verificare e ragionare sul capitolo delle flessibilità in uscita. Manteniamo questo impegno. Ma nel merito parleremo solo quando avremo proposte precise”.

Eppure, la Consulta Costituzionale ha rigettato i referendum sulla riforma Fornero delle pensioni non perchè insussistenti, ma solo perchè qualche furbastro era riuscito ad inserirla nella legge di bilancio, che, secondo l’art. 75 della Costituzione, non può essere abrogata con referendum.

Dunque, prima dei muscoli (di cartone) alla Merkel, il Governo (e soprattutto il partito) di Matteo Renzi dovrebbe almeno spiegarci perchè non vuole porre rimedio al disastro delle pensioni italiane.

Infatti, Mario Monti potrebbe non entrarci un bel nulla, se l’11 novembre 2011, nel Discorso di insediamento al Senato, tranquillizzava tutti: “negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi.

La ‘doccia fredda’ arrivò a reti unificate per voce di Elsa Fornero – ex consigliere comunale di centrosinistra a Torino – il 4 dicembre 2012: “La riforma previdenziale che presentiamo segna la fine di un periodo in cui le pensioni erano viste come un trasferimento dello Stato in maniera un po’ arbitraria. Ora tutti devono capire che il meccanismo con cui si fanno le pensioni è il lavoro. Vogliamo reintrodurre una flessibilità e incentivi per proseguire l’attività lavorativa. Il pensionamento sarà consentito da un’età minima, che è stata alzata a 62 anni per le donne con una fascia di flessibilità che va fino ai 70 anni. Non ci sono più le finestre: l’età minima degli uomini è di 66 anni”.

La ‘flessibilità’ aveva cambiato verso e il nuovo significato era ‘posticipo’ … ma quali partiti e quali ideologie avevano prodotto una così scandalosa inversione di rotta del governo?

L’attacco – prima ideologico e poi ‘generazionale’ – all’accesso alla pensione di tanti italiani da parte di quel che è oggi il Partito Democratico  ebbe inizio molto tempo fa, quando  con la ‘sua’ Riforma pensionistica Giuliano Amato introduceva il sistema contributivo (a ‘capitalizzazione’), ma mantenendo il pregresso sistema retributivo a ‘ripartizione intergenerazionale’, insostenibile con il calo gemografico e l’invecchiamento della popolazione.

Inoltre, alle pensioni di vecchiaia si aggiungeva una specie ‘atipica’, cioè la pensione di ‘anzianità con 35 anni di contributi, che già nel 1995 richiedeva correttivi con la Riforma Dini apposita, che fissava il giusto riposo del lavoratore a 57 anni con 40 anni di versamenti.
Purtroppo, nessuno ebbe il coraggio di includere in quelle norme delle tutele apposite per i lavoratori con tanti anni di contribuzione ed in condizioni di salute ‘non buone’, ovvero la ‘flessibilità’, che rimase senza regole come abbiamo scoperto con la Riforma Fornero.

E che l’attacco alle pensioni sia stato un progetto di governo ben preciso, lo dimostrano – oggi – i quotidiani del 29 giugno 2009, quando si accese il dibattito tra Enrico Letta e i sindacati, da un lato, e Massimo D’Alema e Walter Veltroni dall’altro:

  • Enrico Letta al Festival dell’Unità: “Il rapporto Ocse sulle pensioni chiama l’Italia a scelte che non si possono più procrastinare: l’innalzamento dell’età pensionabile legato alla libertà dell’individuo di scegliere quando andare in pensione. La logica deve essere più a lungo lavori e più guadagni, prima vai in pensione meno guadagni”
  • Massimo D’Alema alla platea della festa CGIL di Serravalle Pistoiese:  “Paghiamo 3 milioni di pensioni a persone che hanno meno di 60 anni e il livello medio di tali pensioni è considerevolmente più alto rispetto a quello che paghiamo a chi ha oltre 65 anni. Dare una pensione sotto i 60 anni, mediamente di 1.200 euro al mese, a persone che continuano a lavorare, rappresenta una concorrenza sleale alle nuove generazioni sul mercato del lavoro”.
  • Guglielmo Epifani, segretario CGIL, su La Repubblica: “E’ vero che i giovani e le pensioni basse sono due priorità, ma io non le contrappongo alle pensioni di anzianità e non parlerei di privilegio per un operaio che lavora 35 anni e va in pensione con 1000 euro al mese. Avrei un’ altra idea di privilegio: cioè che vadano colpite le caste anche del sistema politico”.
  • Walter Veltroni, intervistato a Tv7 da Gianni Riotta: “C’è uno squilibrio molto forte del sistema pensionistico e questo squilibrio deve essere fronteggiato con una ingente quantità di risorse. C’è una trattativa in corso con i sindacati, ma l’aumento dell’età pensionabile è assolutamente obiettivo”.

Riepilogando,

  • l’aspetto ideologico fu quello di tutta una generazione di presunti evergreen, cioè “reintrodurre incentivi per proseguire l’attività lavorativa” (Fornero),
  • il problema finanziario fu scegliere se salvare le banche (Cassa Depositi e Prestiti) o le pensioni (Inps) o tutt’e due … dato che lo squilibrio finanziario del sistema pensionistico esistente nel 2009 doveva essere “fronteggiato con una ingente quantità di risorse” (Veltroni). Sappiamo tutti com’è andata …
  • la questione politica nel PD di governo è – oggi – laconica, se non del tutto silente: “nel merito parleremo solo quando avremo proposte precise” (Poletti).

Eppure, è dall’aprile del 2013 che il ddl 857 all’esame della commissione Lavoro della Camera – elaborato da Cesare Damiano (anche lui del PD) ed in rappresentanza, a differenza del governo, di tutto il Parlamento – propone i prepensionamenti a 62 anni per tutti ma con 35 anni di anzianità contributiva e l’8% di decurtazione sul trattamento previdenziale nonché la pensione con la formula Quota 41 per i lavoratori precoci.
Inoltre, non è vero che “non si può fare perché l’Europa non vuole”: il Fiscal Compact ci obbliga solo alla quadratura di bilancio, sta al Parlamento votare una legge finanziaria compatibile con ‘tutti’ gli obblighi costituzionali.

Perchè il Parlamento e – soprattutto – il Governo non si affrettano a vararla?

E, quando si andrà a votare, a quale Pd credere?

Demata

 

 

 

Senato: la minoranza promette battaglia … agli italiani

1 Ott

Oggi, su La7, Cesare Damiano ha chiarito che “non credo che una situazione di tal genere possa essere recuperata con i palliativi”; “dipende molto da quello che offre l’Italia in termini di risorse e di ripresa … quello he conta è che si pone un problema di credibilità del Paese e di lanciare un paino di riforme” aggiungeva Irene Tinagni.

Sono trascorsi quattro anni da quando Mario Monti promise all’Europa un piano di rientro in quattro e quattr’otto, rifiutandosi di fare una Patrimonale, bloccando il Welfare e, in pratica, raddoppiando le tasse.
E son trascorsi quattro anni da quando si iniziò – questo blog tra i primi – a paventare la recessione, la stagnazione e la deflazione che ne vennero.

Intanto, mentre stanno per arrivare le prime sanzioni UE per infrazione del deficit, sentiamo ancora in televisione ‘autorevoli esperti’ che ci raccontano che si tratta di una ‘fase’ … mentre lo scenario è fosco.

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L’economia reale, però, racconta tutt’altro:

  • la disoccupazione e la povertà sono in aumento da cinque anni e – in un paio d’anni – avremo ‘bruciato’ la generazione degli attuali ventenni
  • la spesa pubblica è ancora in crescita e i turn over pubblici restano bloccati per almeno altri cinque anni, grazie alle norme di Elsa Fornero sulle pensioni e al MEF che non vuole ripristinare il buco da 45 miliardi che creò nell’ex Inpdap
  • l’Istat che annuncia nel 2012 come iniquamente stiamo trattenendo al lavoro – pur con 30 e passa anni di contribuzione – centinaia di migliaia di lavoratori senior (over55) che sono in ‘condizioni di salute non buone’ mentre gli invalidi che risultano all’Inps sono praticamente la metà (in media) di quelli che Francia o Germania riconoscono e mentre i nostri media scatenano selvagge campagne contro i ‘falsi invalidi’, ovvero i soliti tot truffatori del sistema previdenziale che esistono dovunque. Intanto, almeno due milioni – tanti sarebbero in base alle medie UE – di disabili ‘sommersi’ attendono …
  • il valore delle case degli italiani è crollato di 500 miliardi di euro in pochi anni e c’è chi ha visto l’unico proprio investimento (il ‘mattone’) anche del 40%
  • lo sbilanciamento commerciale e tecnologico con la Germania è tale che – ad esempio – una Opel GTC usata del 2008 oggi vale quasi il 10% in più rispetto ad un paio di anni fa, mentre una Opel Corsa nuova costa quasi il 30% in più di una Seat Ibiza o di una Fiat Punto, mentre anni fa erano nella stessa fascia di prezzo
  • ogni anno in Italia si diploma il 21% dei diciottenni, mentre in Polonia i laureati sono al 43% ed entro sette anni in tutta Europa (eccetto che da noi) sarà così, come in tutta Europa (eccetto che da noi) le scuole sono linde, ben organizzate e soprattutto finanziate
  • solo per i TFR teniamo bloccati almeno 25 miliardi di euro per dare liquidità alle imprese, mentre potrebbero /dovrebbero andare in busta paga ai lavoratori, ovvero genererebbero consumi, ma non possono essere toccati perchè i sindacati dell’industria li hanno fatti reinvestire in fondi vari
  • la sovraspesa ‘fiscale’ per gas e luce che le famiglie povere devono affrontare equivale a meno della metà del bonus energetico che gli offriamo, serve in discreta parte per finanziare il fotovoltaico e a causa di questi ‘balzelli’ – rispetto ad un britannico – gli vengono sottratti almeno un mese di consumi alimentari

D’altra parte siamo il Paese di Pinocchio, che ammazza a scarpate chi potrebbe insegnargli qualcosa, che si affida al duopolio del Gatto e della Volpe per rimediare fregature a giorni alterni, ove l’umiltà e la pazienza di Geppetto si antepongono al giusto esercizio dei propri diritti, dove le istituzioni giudicano distrattamente e curano ancor peggio e dove – puntualmente – c’è qualcuno che promette il Paese del Bengodi a dei ciuchini ignoranti pronti a seguirlo … e dove l’unica brava persona (oltre alla Madonna – Fata Turchina) è quel Mangiafuoco circense apolide e burattinaio di professione …

Acclarato il perchè NON si studia Collodi (Carlo Lorenzini, 24 novembre 1826 – 26 ottobre 1890) nelle scuole superiori, mentre Pinocchio è forse il primo ‘personaggio italiano’ nel mondo, sarebbe bello capire chi sono gli elettori che si sentono rappresentati dalla minoranza del PD che ha creato e vuol mantenere il ‘declino italiano’, rallentando da oltre un anno gli interventi che erano urgenti già 5 anni fa.

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