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Il Brasile deforesta il 5% dell’Amazzonia?

11 Feb

Dilma Vana Rousseff Linhares (64 anni) è un’ex guerrigliera marxista-leninista brasiliana, attuale membro del Partido dos Trabalhadores e divenuta presidente del Brasile, dopo una campagna elettorale macchiata da numerose irregolarità.

In questi giorni, Dilma ha autorizzato il proseguimento della più grande speculazione immobiliare e industriale del secolo, dando l’approvazione per costruire un grande impianto idroelettrico (il terzo più grande del mondo ), tagliando praticamente  uno spicchio dell’Amazzonia, sommergendo oltre 400.000 ettari di foresta pluviale.

Il tutto accade, nonostante un magistrato brasiliano abbia impugnato l’Atto 788/2005 del Congresso Nazionale, che autorizzava la costruzione della diga senza la consultazione anticipata delle popolazioni indigene della città di Altamira e delle aree confinanti, che, viceversa, è un diritto degli indios sancito dall’articolo 231 della costituzione brasiliana.

Il progetto, infatti, prevede lo sbarramento del fiume Xingu, uno dei maggiori affluenti del Rio delle Amazzoni, e la creazione di un lago enorme, stravolgendo almeno 500 chilometri quadrati di territorio.

La zona pluviale di Belo Monte, dove verrà costruita la centrale ad oriente della Tierra del Medio, nello Stato del Parà,  era stata dichiarata , nel 2004, “riserva estrattiva” con decreto presidenziale allo scopo di salvaguardare la flora, la fauna e le popolazioni indigene, oltre ai “siringueros”, che estraggono con metodi tradizionali e non invasivi il “lattice” dall’albero del caucciù.

Il presidente brasiliano, autorizzando l’Agezia per l’Ambiente a dare il via all’operazione speculativa, porta a conclusione il progetto avviato dal governo del suo predecessore, Lula, per aggredire l’habitat dell’Amazzonia e renderlo accessibile alle attività industriali e speculative.

Infatti, la quantità di foresta (circa 500mila kmq circa) che scomparirà all’apertura della diga – tra quella che andrà sommersa e quella che verrà privata dell’afflusso ordinario d’acqua –  equivale ad almeno il 5% circa dell’intera Amazzonia (oltre 7 mln kmq totali) e la deforestazione risultante equivale a 50 volte quella prodottasi nel solo 2010 (circa 8500 kmq) e ad almeno il doppio di quella avvenuta nel decennio 2001-2010.

A questa area, inizalmente invasa o depauperata dalle acque, andrà progressivamente ad aggiungersi un territorio equivalente all’intera Francia, dove andranno progressivamente a convergere implementazioni industriali e speculazioni immobiliari, intorno ad una serie di dighe, laghi e centrali di cui Belo Monte è la prima di una lunga serie.
Un territorio, che il Brasile fu costretto, suo malgrado, a tutelare dopo le forti proteste e pressioni internazionali, dato che gli agricoltori avevano già eroso una parte importante di foresta, costringendo gli indios ad allontanarsi dal fiume Xingu, arretrando nella foresta e perdendo la fonte del proprio sostentamento.

Non è un caso che il FUNAI (Dipartimento brasiliano agli affari indiani) nel mese di maggio, abbia vietato a Azelene Kaingang, portavoce dei popoli indigeni, di partecipare al Forum delle Nazioni Unite sulle questioni indigene per denunciare le violazioni del governo brasiliano alle direttive della Commissione Inter-Americana per i diritti umani, che la costruzione della diga andrà a causare e la tragedia dell’etnia Kayapo, che sarà cancellata dalla Storia.

Infatti, la centrale idroelettrica di Belo Monte produrrà circa 11.233 megawatt, a regime, ma renderebbe solo il 40% del proprio potenziale a dato che nella stagione secca il flusso d’acqua è solo il 5% di quello della stagione piovosa e, per risolvere questa “piccola difficoltà”, il progetto prevede la costruzione di un’altra enorme diga per creare un altro invaso – un enorme lago – che faccia da riserva d’acqua.

Difficile comprendere come noi europei si possa essere, correttamente ma costosamente, così “attenti all’ambiente” di casa nostra e così “politicamente corretti” nelle relazioni internazionali, se, poi, continuiamo ad intrattenere relazioni commerciali e finanziarie con uno stato, come il Brasile, che intende ridurre sensibilmente la produzione planetaria di ossigeno, cancellando un almeno il 5% di foresta amazzonica, tra diga, controdiga e dighe futuree, invasi, logistica ed impianti, industria, indotto, servizi, insediamenti e tutto quello che dovrà arrivare per trasformare Altamira – ed il suo territorio – da una modesta cittadina ad una città tecnologicamente avanzata, avamposto dell’umanità robotizzata e lucrativa.

Questo, infatti, è il progetto complessivo che Cardoso, prima di Lula, mise in campo e che Dilma sta rilanciando.

testo originale postato su demata

Iran-Israele, un altro scienziato ucciso

11 Gen

Oggi, un’autombomba è esplosa a Teheran, nei pressi dell’università ‘Allameh Tabatai’, uccidendo lo scienziato nucleare iraniano Mostafa Ahmadi-Roshan, supervisore nell’impianto nucleare per l’arricchimento dell’uranio a Natanz, provincia di Isfahan, nell’Iran centrale.
Ahmadi-Roshan è il quarto scienziato nucleare iraniano assassinato negli ultimi anni, oltre a quelli scampati ad attentati o rimasti solo feriti, come Daryoush Rezaei e la moglie (ferita), Majid Shahriari, Fereydun Abbasi Davani (ferito) ed il fisico nucleare di fama internazionale, Massoud Ali Mohammadi, ai quali si vanno aggiungere i passanti, come i due rimasti feriti di oggi.
Teheran finora ha sempre accusato Israele per questi omicidi.

Nel mese di ottobre scorso il quotidiano di Ankara “Sabah” raccontava che i servizi segreti turchi erano riusciti ad individuare quasi tutti i militari israeliani coinvolti nell’arrembaggio della nave “Mavi Marmara”, che portava viveri a Gaza assediata, ed autori della strage (9 morti) di attivisti turchi a bordo.
Secondo la relazione del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu (UNHRC), rilasciata il 27 settembre 2010, sei di loro sono state vittime di “esecuzioni sommarie”, di cui due, dopo che erano stati feriti gravemente. Per Israele i rapporto ONU sarebbe “di parte”.

Più o meno mentre la relazione dell’UNHCR veniva conclusa, il 20 settembre 2010, sempre nella capitale turca, l’Ankara, un attentatore suicida si faceva esplodere ferendo 10 poliziotti e  12 civili tra cui studenti, che a poca distanza dall’esplosione manifestavano.
Più o meno mentre il dossier dei servizi segreti turchi veniva completato, il 20 ottobre del 2011, un’autobomba esplodeva in un quartiere centrale di Ankara, causando tre morti e 43 feriti, e le prime ipotesi che attribuivano l’attentato ai curdi non trovavano riscontri.

Ovviamente, l’individuazione dei diretti responsabili dell’assalto alla Mavi Marmara comporta la possibilità che gli stessi vengano inclusi individualmente nella lista delle persone che si sono macchiate di crimini di guerra, processabili da un tribunale internazionale.
Inutile aggiungere che due attacchi alla capitale turca sono considerati particolarmente anomali.

Nel 1973, l’Argo16, un aereo Douglas C-47 Dakota dell’Aeronautica Militare italiana, precipitava, a causa di una esplosione a bordo, su a Marghera, causando la morte dei quattro membri dell’equipaggio e sfiorando un disastro ambientale, mentre rientrava da una missione filoaraba.
Il generale Maletti, ex capo del reparto D (controspionaggio) del SID, riporta che l’aereo stava facendo ritorno dopo aver trasportato in Libano e Libia cinque terroristi palestinesi catturati a Fiumicino, mentre preparavano un attentato alle linee aeree israeliane.
Ha inoltre dichiarato di essere stato contattato dall’allora capo del Mossad a Roma, Asa Leven, che intendeva sequestrare i cinque per estradarli a Tel Aviv,  ma “non se ne fece nulla” e “Argo 16 precipitò”. L’intervista fu raccolta per Repubblica da Daniele Mastrogiacomo, il giornalista, anni dopo, sequestrato dai Talebani in Afganistan.

Sempre negli Anni ’70, Israele avviò l’operazione Collera di Dio, voluta da Golda Meir ed organizzata dal Mossad per assassinare larga parte del personale politico di Settembre Nero e dell’OLP nell’arco di un ventennio.
Nel 1946 la Banda Stern, un’organizzazione sionista, effettuò un devastante attentato contro il King David Hotel di Gerusalemme con 91 morti di varie nazionalità e, il 31 ottobre 1946, un nuovo attentato con esplosivi colpì gravemente l’Ambasciata britannica a Roma.

Utile aggiungere, vista l’idea che potremmo farci su queste storie, che ebreo, semita, israeliano e sionista non sono nè dei sinonimi nè delle parole  necessariamente coincidenti: non stiamo parlando né degli ebrei né dei semiti, come del resto anche gli arabi sono, ma dei sionisti, degli integralisti religiosi e delle politiche della Destra al governo in Israele.

P.S.
La questione “destra-sinistra” in Israele è alquanto diversa dalle altre democrazie di stampo liberale, a causa della presenza, nel parlamento e nel paese, di una certa componente integralista e di una potente lobby militare.
Il riferimento è necessario perchè l’unico vero governo “non di destra” che Israele abbia mai avuto è stato, non a caso, quello di Yitzhak Rabin, l’uomo che firmò gli Accordi di Oslo con Arafat, ponendo fine ad una carneficina (tra cui gli attentati con esplosivi) ed arginando il perenne rischio di una escalation bellica nel Medio Oriente.

Yitzhak Rabin fu ucciso il 4 novembre 1995 da un “terrorista sionista”, Yigal Amir, un radicale di destra, nato in Israele da una famiglia di ebrei ortodossi, espulsi dallo Yemen dopo il Kippur. La morte di una figura così carismatica mise il paese nelle mani del generale Sharon, già distintosi per le sue sanguinose campagne in Libano e, così andando le cose, la “pace” riprese il volo.

Nessuno mette in discussione l’esistenza dello stato di Israele, come anche la preoccupazione per la folle teocrazia iraniana è alta ed il rispetto per la cultura ebraica, come per quella araba od iranica, è sentito.
Ma uno stato, specie se piccolo e relativamente debole, non può ricorrere “per sistema” ad operazioni sporche, specialmente mentre, ai tempi della crisi di Suez come oggi, è in campo un potenziale nucleare.
O mentre esiste il concreto rischio che Gaza si sia trasformata in qualcosa di molto simile a Varsavia di alcuni decenni fa …

Non dovrebbe esisterne neanche il dubbio.

originale postato su demata