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Ndrangheta: strage di Duisburg, l’ultima beffa

15 Set

La mafia di San Luca è affiliata ad una delle fazioni della nDrangheta più pericolose al mondo: trafficano droga, armi, rifiuti tossici, esseri umani, tangenti, appalti.

Nonostante la pericolosità, per molti anni le nDrine di San Luca vengono minimizzate come “faida” dai nostri media, finchè non accade un fatto eclatante in Germania (con tanto di strage) e l’Italia deve render conto all’opinione pubblica estera.

Pensate che sorpresa scoprire che la stampa tedesca sapesse tutto di questi calabresi che vanno in giro per il mondo a metter vergogna alla loro bella e generosa terra, mentre per i nostri redattori e pubblicisti tutto si riduceva alla sanguinosa lotta di  fazione dei “Pelle-Vottari” contrapposti ai “Nirta-Strangio” in un paesino di mille anime.

Dopo i sei morti della strage di Duisburg, 15 agosto 2007, la Germania aveva preteso che qualcosa accadesse, visto che, tra l’altro, Giovanni Strangio, ritenuto il mandante del massacro, era inspiegabilmente in libertà, dopo che l’anno precedente era stato, addirittura, catturato durante un conflitto a fuoco con i carabinieri.

Così accadde che, nel giro di tre anni, le indagini permisero di arrestare 43 persone in tutto, ovvero i principali esponenti delle due “famiglie” di San Luca più il Gotha della Locride, rimasti imprendibili per almeno un ventennio.

Cosa ne è, oggi, di questi “pericolosissimi” criminali?

Otto di loro sembra siano stati condannati per associazione mafiosa o reati minori in primo grado e sono ancora in carcere.

Tra questi, Francesco Barbaro, il “Re dei sequestri” super latitante per 30 anni, che sta finalmente scontando il carcere alla veneranda età di 84 anni e che chiede clemenza (sic!)  tramite internet, senza però precisare che è lui “U castanu”, il boss della nDrina di Platì, un cartello narcomafioso di rilevanza mondiale, di cui anche le cronache milanesi si sono occupate di recente.

Dieci sono stati assolti in primo grado, tra cui Sebastiano Strangio, Antonio Rechichi e Luca Liotino, che l’accusa ritiene personaggi di spicco delle nDrine.

Altri dodici, condannati per associazione mafiosa in primo grado, sono stati rilasciati per decreto del Tribunale della Libertà: Achille Marmo, Emanuele Biviera, Giuseppe Biviera, Vincenzo Biviera, Michele Carabetta, Giovanni Strangio (classe 1966), Antonio Giorgi, Domenico Pelle, Raffaele Stranieri, Antonio Vottari, Domenico Mammoliti, Giuseppe Pugliesi.

Per la strage di Duisburg, infine, vengono condannati in primo grado: Giovanni Strangio, Gianluca Nirta, Francesco Nirta, Giuseppe Nirta, Francesco Pelle, Sebastiano Romeo, Francesco Vottari, Sebastiano Vottari, Antonio Pelle, Antonio Carabetta, Sonia Carabetta.

E’ di oggi la notizia che Antonio Pelle, fortemente implicato nella strage tedesca, è evaso con particolare facilità, dato che era agli arresti domiciliari in ospedale senza vigilanza 24 ore su 24.

Aveva pianificato la fuga da tempo, imbottendosi di farmaci per calare di peso e spacciandosi per anoressico, ma, ovviamente, dietro un’impresa del genere c’è una schiera di complicità e superficialità: non avrebbe dovuto ricevere quei farmaci e non sarebbe dovuto uscire, ma, soprattutto, un criminale così dovevano piantonarlo.

A conseguenza della strage di Duisburg, annoveriamo 43 arresti (tra cui un tot di superlatitanti), 10 assolti, 31 condanne (di cui ben 24 sotto i dieci anni di reclusione), 12 mafiosi rilasciati, 2 latitanti, 1 evaso.

Poteva essere la volta buona per smantellare una parte delle cosche agroalimentari che affamano  la fertile Locride e che reinvestono altrove i soldi sottratti al Meridione.

Oggi come oggi, neanche in Messico, che è tutto dire,  andrebbe a finire così.

Non ci resta che l’amaro dubbio che, senza le proteste tedesche, quei superlatitanti sarebbero rimasti tali e che si sarebbe continuato a parlare di faida piuttosto che di regolamento di conti.

Libero Grassi è morto, la Mafia, purtroppo, no

29 Ago

Libero Grassi moriva il 29 agosto 1991 in via Vittorio Alfieri a Palermo, ucciso da  dove 20 anni fa, ucciso da sicari mafiosi.
La sua colpa?
Oltre ad aver rifiutato di pagare il pizzo ed aver fatto arrestare gli estorsori ed iloro emissari, aveva pubblicato sul Giornale di Sicilia una lettera sul suo rifiuto a cedere ai ricatti della mafia.

Un imprenditore reo di non aver pensato solo alla sua impresa, pagando il pizzo e facendosi coinvolgere del sistema di “piaceri”, e ancora più colpevole per aver agito da cittadino, che usa il potere e le risorse che ha per ribellarsi ad un oppressore.

Libero Grassi è morto 20 anni fa e molti ricorderanno la trasmissione in sua memoria, su RAI3 e Canale5, condotta da Michele Santoro e Maurizio Costanzo con l’intervento di Giovanni Falcone, che morì solo otto mesi dopo nell’attentato di capaci.
Fu proprio quella sera, durante il “requiem” mediatico per Libero Grassi, che l’Italia (lo share era di 10 milioni di telespettatori e passa)  potè assistere al furibondo attacco alle notizie sulla mafia ed ai processi ai mafiosi di Totò Cuffaro, divenuto poi Governatore della Sicilia ed attualmente detenuto per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Un attacco profetico, quello di Cuffaro ed, infatti, in venti anni, molte cose sono cambiate.

Nel 1991, collusione, conflitto di interessi e corruzione facevano ancora scalpore in Italia e la Mafia non era ancora uscita dai suoi territori tradizionali, se non per riciclare denaro.
Nel 2011, sembra che collusione, conflitto di interessi e corruzione siano significativi solo quando, in Cassazione, si arriva ad una qualche sentenza, cioè quasi mai.
Quanto alla Mafia, per arrivare a capire dove è arrivata, basta andare a vedere quanti processi, in tutt’Italia, coinvolgono politici di ogni specie e colore.

Forse, anzi probabilmente, Libero Grassi morì anche perchè stava finendo un’epoca: quella del diritto e della democrazia.