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Serie A: valore e costo delle rose, chi vince e chi perde

7 Lug

La pandemia Covid-19 ha avuto un impatto importante sui valori dei calciatori in rosa nelle varie squadre e, secondo i dati forniti da Transfermarkt, tra le società calcistiche italiane oggi è il Lecce a ritrovarsi i costi per ingaggi più elevati in rapporto al valore della rosa (72,7%).

Seguono la Spal e poi la Juventus dopo 10 anni di presidenza Agnelli spenderebbe 294 milioni di euro l’anno per una rosa che vale ‘solo’ 621 milioni.
All’opposto, il lungimirante Napoli che all’inizio del campionato aveva a bilancio costi per ingaggi di  soli 103 milioni per una rosa che vale 535 milioni e l’Inter di Marotta e Conte che ne spende 139 per una rosa che ne vale 554.

Oppure la virtuosa Atalanta che spenderebbe solo 36 milioni per la sua rosa che ne vale 266, mentre il glorioso Milan è ben distante con una rosa da 334 milioni e stipendiata per 125.

Ed anche se andassimo al derby della Capitale, dove la Roma a stelle e strisce ha una rosa valutata a 385 milioni ‘contro’ una Lazio a tradizione italiana che ne vale 304, ma la prima spende quasi il doppio della seconda per gli ingaggi: 125 milioni giallorossi contro 72 albicelesti.

In parole povere, ecco trovate le cause del campionato declinante della Juventus, del Milan e della Roma, che hanno ed avranno maggiori difficoltà a rilanciarsi nell’emergenza Covid-19, senza riequilibrare il bilancio tra valori e costi.

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Demata

Decreto dignità: buone notizie

23 Ago

Il “Decreto dignità” è in vigore dal 14 luglio e contiene misure per contenere la diffusione del gioco d’azzardo tra i giovani, in particolare i minori.
In realtà le norme già esistevano, ma ai bambini arrivava la pubblicità delle scommesse tramite le sponsorizzazioni delle squadre e degli atleti del cuore.

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Dunque, il mondo del calcio è stato il primo ad essere coinvolto, con obbligo di rimuovere ogni forma di pubblicità, visto che tra l’altro veniva diffusa in orari da fascia protetta.
Tuttosport di oggi fa il punto delle ricadute economiche derivanti da mancate sponsorizzazioni da parte di agenzie di scommesse.

Ebbene, la perdita complessiva dei 15 club della nostra Serie A sponsorizzati da aziende del Betting è stata solo di 35 milioni di euro, meno del costo di un paio di calciatori di buon livello.

Insomma, è bastata un nulla per evitare che i bambini si ritrovino con la pubblicità delle scommesse appesa in cameretta bene in vista sulla maglia del calciatore preferito o, peggio, nei loro selfie con la adorata maglia addosso.

Non è poco.

Nel 2017, gli italiani hanno speso complessivamente 101,85 miliardi di euro, con una spesa di 1.697 euro pro capite per ogni adulto, ma nel 2016 sono state redistribuite vincite per 77 miliardi, cioè gli italiani hanno perso ben 19 miliardi di euro . 

Le persone che presentano forme di ludopatia in Italia, secondo un’indagine del giornale L’Espresso, sono circa 790.000. Oltre 12mila sono in cura.
Una statistica su un campione di 11.500 adolescenti dagli 11 ai 19 anni  conferma che il 14% scommette online e gioca d’azzardo in rete, il 25% si reca nei centri scommesse e nelle sale slot.
Inoltre, più della metà degli adolescenti acquista Gratta e Vinci, cioè almeno un milione di minorenni riesce ad accedere con facilità alle lotterie ad estrazione istantanea concesse dall’Agenzia Monopoli e Dogane.

C’è ancora molto da fare, ma da questo campionato la pubblicità delle scommesse non entrerà più nelle immagini ieratiche degli anfiteatri moderni e … negli occhi dei nostri figli. Meglio.

Demata

CR7 alla Juventus si farà: grazie al Chelsea di Sarri?

5 Lug

L’affare CR7 alla Juventus ha sicuri margini finanziari: 100 mln arriveranno dalle cessioni di Higuain, Rugani e Khedira, poco utilizzati e con ingaggi che rasentano i 30 milioni lordi annui complessivi.

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Da parametro Transfermarkt, Cristiano Ronaldo vale 100,00 mln tondi tondi, a metà campionato prossimo compirà 34 anni, ha un ingaggio ‘monstre’ che costa in un anno 30 milioni, cioè quanto serve per comprare tutta la rosa dell’A.C. Chievo Verona.

Intanto, Higuain vale 60,00 mln  mentre Rugani 22 mln e  sono di stretto interesse del Chelsea formula Sarri. Il centravanti argentino costa 15 milioni annui di ingaggio, il difensore italiano 2 milioni: tenuto conto che, senza Sarri al Chelsea, il primo era difficilmente cedibile ed il secondo era poco utilizzato e verrà venduto a ben più del suo valore, la Juventus si ritrova con una sorta di regalo piovuto dal cielo. Poi, c’è in lista di sbarco da mesi il buon Khedira (31 anni – valore 26 mln – 9 mln lordi di ingaggio).
In totale, le cessioni di Higuain, Rugani e Khedira rappresentano ben più dei 100 mln che servono ed oltre 26 milioni annui di economie sul tetto ingaggi, senza intaccare la struttura attuale della squadra.

Praticamente ci siamo e, grazie a Sarri ed il Chelsea, quel che manca per CR7 alla Juventus sono inezie, se pensiamo che Cristiano Ronaldo genera 936 milioni di sterline da sponsorship e ritorno dei followers.

L’affare c’è, ma – a parte cosa farà CR7 contro le agguerrite difese italiane – ogni medaglia ha il suo rovescio, dato che la storia di CR7 alla Juventus svela anche qualche retroscena della vicenda Chelsea e Sarri.

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Quest’inverno il Real Madrid giunge alla conclusione di non rinnovare un costosissimo contratto per CR7: ormai è ben oltre i 30 anni, il valore è crollato e non giustifica un tale ingaggio, si allena oltre ogni limite per restare al passo ma questo è pericoloso.
Salvo cederlo in Cina per pochi soldi, resta da vedere quale società calcistica europea abbia nella sua “politica” l’acquisto di costosi top player anziani: due su tutte il Manchester United e la Juventus.

Intanto, la Juventus prende atto che Higuain vale quasi il 40% in meno di quanto pagato due anni fa, sta per compiere 31 anni, non segna tanto quanto a Napoli, dove era motivato dal sogno di una futura cessione,  anzi ha segnato solo 55 reti in 105 partite, meno di Dybala (68 reti – 140 presenze) e soprattutto di Icardi (107 goal in 182 incontri) e … gli costa la metà dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo.

Dunque, l’affare era fattibile già mesi fa a condizione che qualcuno volesse acquistare Gonzalo Higuain almeno a 60 milioni e stipendiarlo per 15 milioni lordi l’anno. Mica facile …

Per fortuna, c’era l’interesse per Maurizio Sarri da parte del Chelsea e dello Zenit che vanno a privarsi dei loro allenatori italiani e tutti sanno della smania di Sarri nell’avere certi giocatori e solo quelli,  ad esempio Higuain.
L’argentino non rientrava nei parametri età/costi del Chelsea, ma poteva essere un buon affare con le clausole rescissorie che avrebbero permesso a molti calciatori di tradire la tifoseria del Napoli per seguire il Comandante Maurizio, alfiere del Sarrismo.

Il resto è storia: De Laurentiis irrompe, ponendo Maurizio Sarri ed il Chelsea nella amletica situazione in cui si trovano con l’ingaggio di Carlo Ancellotti e dimostrando di non esser lui quello che frenava il mercato del Napoli con l’avvio di rinnovi od acquisti eccellenti.

Da qui, il tentennamento del Chelsea verso i sovracosti dell’operazione Sarri, ‘grazie’ alla quale si ritrova ad essere il principale finanziatore del passaggio di CR7 alla Juventus, comprando a caro prezzo due calciatori decisamente non ‘top’ come Higuain e  Rugani, ma senza poter portar via i pezzi buoni del Napoli a pochi soldi.

Era un complotto? No, solo interessi che convergono o divergono, occasioni che si creano e si concludono.
Intanto, l’affare CR7 Real-Juve è decollato e Cristiano Ronaldo arriva nel campionato italiano: sarà più divertente per tutti.

Tenuto conto che CR7 è sempre più un’azienda e sempre meno un calciatore, è pur sempre un atleta in età avanzata che finora si è mantenuto esagerando negli allenamenti, come da cronache madrilene, e sapendo bene che adesso dovrà confrontarsi con i nostri arcigni difensori, possiamo solo augurargli la stessa fortuna di Ronaldinho a tanti altri venuti a fine carriera nel Bel Paese.

Va detto, però, che una volta la Juventus i giocatori avanti negli anni li cedeva, mica li acquistava. Oggi l’acquisto di CR7 dal Real ricorda – all’incontrario – l’esultanza dei partenopei all’acquisto di Omar Sivori, ormai over30, venuto a svernare a Napoli dopo otto stagioni in bianconero, 3 scudetti, 3 Coppe Italia, 167 gol in 253 partite, una volta capocanniere ed un Pallone d’oro.

E, quanto al Sarrismo, cosa diversa dal bel calcio fatto vedere dalla squadra, c’è da ricordare un insegnamento di un altro grande allenatore, Vujadin Boskov (16 maggio 1931 – 27 aprile 2014): “Gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio”.
Ma questa è un’altra storia.

Demata

 

Chicherina, il Donbass, la Fifa ed il Mondiale negato

7 Giu

La Fifa ha vietato alla nota cantante russa Chicherina di esibirsi durante il Mondiale di calcio a causa del suo appoggio ai combattenti che nell’est dell’Ucraina sostengono le posizioni russe.

Chicherina avrebbe dovuto esibirsi in una ‘fan zone’ della Fifa, nella città di Rostov, vicino al confine ucraino, ed in passato la cantante si era ispirata ai temi della guerra nella sue canzoni e nei videoclip comparivano le milizie filorusse che resistono nel Donbass.

 

 

Alla richiesta di chiarimenti, la Fifa ha risposto: “Il calcio dovrebbe essere neutrale in materia di politica e non deve essere utilizzato da associazioni, giocatori, fan o altri individui per condividere dichiarazioni politiche”.
Strano, per Italia 90 nessuno ebbe da ridirire su Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, noti per le loro canzoni a sfondo politico.

Forse, il problema è che Chicherina potrebbe ricordare al mondo che sul suolo europeo si combatte e scorre sangue, come al solito. Magari, sarebbe il caso di concluderla questa ‘guerra del Donbass’, così Chicherina potrà tornare ai temi più allegri e sociali che le diedero fama nel 2013 … prima della guerra.

 

Intanto, prendiamo atto che  secondo la Fifa in Ucraina non c’è una guerra in atto, che la Russia non ne è coinvolta e che non c’è alcun problema nei regolamenti a svolgere il Mondiale lì, neanche se l’Ucraina sembra negherà la trasmissione del Mondiale persino se gioca la propria squadra nazionale: per la Fifa il problema è … se canta Chicherina, allora si che è che è un guaio.

A proposito, chissà cosa ci risponderanno i russi quando andremo a rivendicare il diritto d’espressione negato dalle parti loro …

Demata

Roma e l’Italia ignorano il Fascismo?

26 Ott

L’aspetto più grottesco delle reazioni agli adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma è che la questione sia limitata agli ultras della Lazio ed, non a caso, i settori “perbene” di questa tifoseria  denunciano atti simili commessi da avverse tifoserie e non altrettanto pubblicizzati. Sta di fatto che ieri, in televisione, quando i calciatori hanno esibito la maglietta ‘No all’antisemitismo’, i fischi si sono sentiti in diversi stadi e, pochi giorni fa, i tifosi della A.S. Roma in trasferta a Londra sono assurti alle cronache mondiali- incluso il New York Times – per gli ‘uh uh’ rivolti ad un calciatore africano.

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Dunque, siamo un caso mondiale, specialmente se arrivano le elezioni e accade che per mero vantaggio elettorale una parte dei liberali e dei centristi intende allearsi con Salvini e Meloni in ascesa, come già fecero con Mussolini, consegnandogli il Parlamento.

Perchè? Per ignoranza, innanzitutto: c’era già una Storia scomoda da raccontare nelle scuole, fatta di eroi come Cavour, Garibaldi,  Bixio, Cialdini, i cui crimini di guerra sono ancora secretati nei nostri archivi (ma non in quelli esteri). Figuriamoci l’imbarazzo ‘patriottico e risorgimentale’ verso criminali contro l’umanità come  Graziani o Mussolini …

Ancora oggi pochissimi italiani sanno che il 4 settembre del 1940 Mussolini firmò un decreto con cui vennero istituiti i primi 43 campi di internamento – che poi diventeranno oltre 200 più centinaia di strutture di confino – per coloro appartenenti alla “razza ebraica” inclusi gli gli zingari, quelli “pericolosi nelle contingenze belliche” (cioè antifascisti), gli stranieri sudditi di “paesi nemici” tra cui gli apolidi che avevano già ottenuto la cittadinanza italiana, gli “allogeni” appartenenti alle minoranze etniche o/e linguistiche come albanesi, francesi, sloveni, catalani, ladini, cioè complessivamente circa il 2% della popolazione italiana.

Verso gli ebrei, in particolare, fu un atto di trasformismo e di manipolazione delle masse di rara perfidia, dato che 350 di loro avevano partecipato alla marcia su Roma e ben 746   alla fondazione del Partito Nazionale Fascista, mentre nel 1933 erano 4.920 gli ebrei iscritti al partito. Inoltre, Aldo Finzi era sottosegretario agli Interni del gabinetto diretto da Benito Mussolini e membro del Gran consiglio del fascismo, Dante Almansi vice capo della polizia, Guido Jung ministro delle Finanze, Maurizio Ravà vice-governatore della Libia e governatore della Somalia, nonché generale della Milizia fascista.
Infine, era ebrea Margherita Sarfatti, amante e biografa ufficiale del Duce, la cui opera “Dux” fu tradotta in molte lingue come propaganda del fascismo a livello mondiale.

E cosa dire di quando  – pochi giorni dopo Napoli insorta al primo tentativo di rastrellamento nazista – a Roma non  accadde nulla, dinanzi alla retata di 1.023 ebrei, prevalentemente donne, anziani e bambini, deportati direttamente al campo di sterminio di Auschwitz, da cui soltanto 16 di loro sopravvissero?

Qualcuno sarebbe orgoglioso o nostalgico di tutto questo? Sicuramente no, se qualcun altro glielo avesse insegnato.

Allo stesso modo è evidente che non si conoscono i crimini di guerra del Fascismo, quelli che servivano ad alimentare le finanze italiane, le sue industrie ed il suo popolo basso. Ad esempio, il bombardamento con armi chimiche di Amba Aradam in Etiopia, alla quale ‘vittoria’ è intitolata ancora oggi una nota via di Roma, ed di Neghelli, ‘commemorata’ dalla toponomastica di comuni come Latina e Vercelli.

Del Fascismo gli italiani non hanno studiato l’ondata di terrore sulla popolazione indigena in Cirenaica, dove furono “giustiziate” circa 12.000 persone, mentre tutta la popolazione nomade veniva deportata per molte centinaia di chilometri in enormi campi di concentramento lungo la costa desertica della Sirte, in condizione di sovraffollamento, sottoalimentazione e mancanza di igiene.

Peggio ancora, troppi tra coloro che parlano del Fascismo in termini revisionstici non sanno dell’occupazione di Cufra in Libia: tre giorni di violenze ed atrocità impressionanti a donne incinte e giovani indigene, decapitazioni ed evirazioni dei maschi, almeno tre bambini immersi in calderoni di acqua bollente, vecchi a cui vennero cavati gli occhi.

Nè, evidentemente, chi si sente nostalgico o possibilista del Regime prova vergogna per la Strage di Addis Abeba, che seguì l’attentato al generale Graziani, quando squadre composte da camicie nere, autisti, ascari libici e civili uscirono nelle strade mossi da autentico squadrismo fascista, armati di manganelli e sbarre di metallo, picchiando e uccidendo i civili etiopici che si trovavano in strada:  un vero e proprio massacro indiscriminato con saccheggi e rapine, incendi di interi quartieri e migliaia di morti.

Chi si pone in difesa di una Fede (cattolica) sa che il Fascismo assaltò la città religiosa cristino-copta di Debra Libanos, dove vennero massacrati 297 monaci, 129 diaconi e 23 laici ed fu chiuso definitivamente il convento, con l’esplicito avallo di Mussolini?

E quando si vantano ‘civiltà’ ed ‘imperium’, ci si ricorda anche che, durante la Seconda Guerra Mondiale, la repressione dei partigiani greci fu condotta con efferate violenze, deportazioni, devastazioni di interi paesi o villaggi, internamento di civili (in campi con elevatissimo tasso di mortalità), stupri di massa, non mendo di 200 villaggi distrutti, migliaia di  sommarie esecuzioni di civili inermi, al punto che il comando tedesco in Macedonia arrivò a protestare con gli italiani per il ripetersi delle violenze?

Oppure, dei 29 mesi di occupazione italiana della Provincia di Lubiana – ma cose simili accaddero anche in Croazia e Montenegro – dove vennero fucilati circa 5 000 civili, ai quali furono aggiunti 200 bruciati vivi o massacrati in modo diverso, 900 partigiani catturati e fucilati e oltre 7 000 persone, in buona parte anziani, donne e bambini, morti nei campi di concentramento, per un totale di circa 13 100 persone uccise su un totale di 339 751, cioè il 3,8% della popolazione totale?

Quando guardiamo dall’alto in basso un albanese, sappiamo che all’Albania toccò una sorte simile, se non peggiore, visto che si ribellò, al punto che solo a Mallakasha tutti gli 80 villaggi della zona vennero rasi al suolo con centinaia di morti, usando artiglieria pesante e aviazione, e che alla fine della guerra si contarono « 28.000 morti, 12.600 feriti, 43.000 deportati ed internati nei campi di concentramento, 61.000 abitazioni incendiate, 850 villaggi distrutti, 100.000 bestie razziate, centinaia di migliaia di alberi da frutto distrutti »?

Chi si sente superiore ad un africano o sorvola su certa propaganda di Salvini e Meloni oppure, ad esempio qualche Cinque Stelle, ritiene certe questioni come dei ‘distrattori di massa’ lo sa che, in Africa, i Fascisti italiani erano famosi perchè «in genere davano fuoco ai tucul con la benzina e finivano a colpi di bombe a mano quelli che tentavano di sfuggire ai roghi»?

Quanti, per ignoranza o malafede, non sanno che l’Italia si macchiò di disonore almeno tanto quanto la Germania, che c’è solo da vergognarsi dell’Impero Fascista, che dopo Berlino l’ultimo posto al mondo dove “scherzare” su queste cose è a Roma?

E chissà come ci vedono all’estero – dove la Storia la conoscono – a proposito di Fascismo, se abbiamo femminicidi da record, se rinviamo ed ostacoliamo leggi su tortura, ius soli e legalizzazioni varie, se negli stadi e nelle periferie lo squadrismo esiste, se il razzismo ha da anni superato il limite di guardia, se non si riesce a garantire servizi essenziali ai migranti che subito scoppia una protesta, se i nostri Cie sono oggetto di scandali e se respingiamo natanti verso un paese che commette sistematicamente crimini contro l’Umanità, se solo a Roma non viene considerato il ‘potere di intimidazione mafiosa’ dei colletti bianchi, se … il Comitato Olimpico internazionale – e non solo – avranno ben potuto notare l’obelisco dedicato ancora oggi a Mussolini, se a Roma la toponomastica mantiene ancora ‘gloriosi ricordi’ come ad esempio Adua, Cireanaica od Amba Aradam, se le diverse etnie cattoliche frequentano  a Roma chiese diverse quasi vi fosse uno spontaneo apartheid, eccetera, eccetera.

Il tutto senza parlare dei rapporti mai ben chiariti tra Fascismo e Vaticano, di cui l’unica cosa certa sono gli enormi movimenti di capitale ed investimenti infrastrutturali che arricchirono la Santa Sede, grazie al Concordato.

Quanto voglia abbiamo a Roma e in Italia di smentire l’affermazione che “l’italiano è antropologicamente fascista’? Quanto Roma e l’Italia – che ormai sono due cose molto diverse –  sono rimaste fasciste mutando tutto per non cambiare nulla?

Demata

 

Nuovo Stadio San Paolo, il progetto, le foto

1 Lug

L’architetto Gino Zavanella, noto per la realizzazione di prestigiosi impianti sportivi nel mondo e responsabile del restyling del San Paolo, ha illustrato il progetto del Napoli.

stadio san paolo originaleLo Stadio San Paolo di Napoli potrebbe ritornare ad essere uno dei più belli del mondo, dopo gli scellerati ed orribili interventi voluti dal Coni per Italia90.

“Ci danno la cifra di 45 mila posti come una capienza ideale per il cliente ‘Napoli’. Il ragionamento che si sta portando avanti in molte società è che il pubblico diminuisce, è in calo in tutto il mondo non solo in Italia. Due novità rispetto all’impianto attuale, la prima: l’eliminazione della pista di atletica è una conseguenza, si vuole avvicinare il pubblico al campo e il secondo anello verrà avvicinato al campo. La seconda: i maxischermi sono previsti nel progetto sia nel primo anello e sia nell’ultimo.”

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Le frasi celebri di Blatter e la … vera partita in gioco

31 Mag

Come al solito il mondo non è mai del tutto bianco o nero. Sepp Blatter ne è la riprova, queste citazioni lo dimostrano e ci lasciano capire quale sia la vera posta in gioco.

Calcio femminile

  • “Lasciate che le donne indossino divise più femminili come fanno nella pallavolo. Potrebbero, ad esempio, avere pantaloncini aderenti.
  • “Le giocatotrici di sesso femminile sono carine, se mi è permesso dirlo, e hanno già alcune norme diverse a uomini, come giocare con una palla più leggera.
  • “Questa decisione è stata presa per creare un’estetica più femminile, quindi perché non farlo nella moda?”

Maxiscandalo delle partite di Serie A truccate 2006

  • ‘Potrei capire se partite truccate erano successe in Africa, ma non in Italia.”

Coppa del Mondo 2022 in Qatar, dove l’omosessualità è illegale

  • ‘I fan gay in Qatar dovrebbero astenersi da qualsiasi attività sessuale.”
Qatar World Cup 2022 table top football

Qatar World Cup 2022 table top football

Luis Suarez accusato di razzismo da Patrice Evra

  • “Non c’è razzismo [sul campo], ma forse c’è qualche parola o gesto non corretti. Quelli colpiti da questo dovrebbe dire ‘questo è un gioco’ e stringersi la mano.”

Congresso Fifa a Mauritius 2013 (per la prima volta una donna nel direttivo)

  • “Dite qualcosa, signore. Avete sempre chiacchierato a casa, ora potete parlare qui.”

 Calcio e religione

  • E ‘molto importante che il calcio può vedere oltre la religione, ma la FIFA non si limita a ignorare il suo impatto.
  • L’obiettivo della FIFA è quello di rendere il mondo un posto migliore attraverso il calcio.

Calcio e affari

  • Finché hai degli investitori seri che vogliono mettere i soldi nel calcio, mi congratulo. Ciò dimostra che il calcio è attraente. Quello che mi sconvolge, quello che trovo scandaloso, è quando i club accettano sciocche promesse.
  • C’è una tendenza tra i club calcio, che non necessariamente considero un ottimo esempio di solidarietà, perché ci porta a constatare che i ricchi diventano sempre più ricchi e che stanno facendo di tutto per creare un esodo dall’Africa.
  • Tocca alle associazioni nazionali e alle loro leghe  limitare l’ingresso di giocatori stranieri.
  • La fonte di ricchezza arriva da persone con poca o nessuna storia di interesse per il gioco, che sono arrivate al calcio come mezzo per servire qualche ordine del giorno nascosto.

Demata

Sprechi del calcio, il caso F.C. Internazionale

30 Apr

Il gioco del calcio, ormai, appartiene al mondo dell’intrattenimento e non solo dello sport, ma anche della finanza. Dunque, finchè le cose vanno bene, transeat, ma se le cose vanno male e malissimo a Milano in casa dell’Inter, qualcosa da ridire c’è, specie se siamo in tempo di crisi e di lotta agli sprechi.

Tra l’altro, non è per fare facile demagogia, visto che la famiglia Moratti si distingue anche per le tante iniziative di beneficenza, ma c’è sempre da chiedersi quanto benessere e quanta occupazione creerebbero, se venissero investiti altrove, quei tot milioni che un Balotelli, Cavani o Messi guadagnano.

Infatti, come spiega Interlive.it, i cosiddetti ‘senatori‘ “hanno un peso notevole, ora più che mai, sul martoriato bilancio della società nerazzurra, che viaggia nel 2013 a circa 80 milioni di passivo”

Ad esempio, Walter Samuel, 35 anni o Cristian Chivu, 31 anno, ambedue  con un corrispettivo di  2,5 milioni netti tra contratto e stipendio, mentre il trentunenne nazionale italiano Andrea Barzagli della Juventus F.C. ne guadagna circa la metà.  Oppure il trentacinquenne  Dejan Stankovic, 3,5 milioni netti ed il trentaduenne Esteban Cambiasso, 4 milioni netti, quasi il doppio di quanto prevede contratto (senza bonus) e stipendio di Marek Hamsik della S.S.C. Napoli.
Il trentanovenne Javier Zanetti, 2 milioni netti, ed il trentunenne Gaby Mudingayi, 1,5 milioni, mentre nella S.S.C. Napoli per un ruolo simile Camilo Zuniga, 27 anni, percepisce circa 700.000 euro e Antonio Nocerino dell’A.C. Milan, ventotto anni e 1,5 milioni netti annui.

Il trentatreenne Diego Milito, 5 milioni netti, ed il trentunenne Rodrigo Palacio, 2,5 milioni netti, a fronte di ventisettenne Edinson Cavani che percepisce un ingaggio netto (da qualche mese) di 3 milioni di euro ed il  ventenne Stephan El Shaarawy arriva a stento al milione netto. Od Antonio Cassano, 31 anni e 2,7 milioni netti, mentre il ventisettenne Hernanes della S.S. Lazio ne percepisce 1,5 netti ed il ventunenne della A.S. Roma Eric Lamela supera di poco i due milioni netti.

Secondo le tradizionali stime della Gazzetta dello Sport, l’A.C. Milan spenderebbe in ingaggi 120 milioni di euro all’anno, la Juventus 115 milioni, la F.C. Internazionale 100 milioni tondi, l’A.S. Roma 95 milioni, la S.S. Lazio 66 milioni, la S.S.C. Napoli “soltanto” 53 milioni di euro.

Non esistono motivi per pensare che la squadra del Presidente Moratti non abbia le risorse finanziarie e gli incentivi per ottenere risultati superiori alla S.S.C. Napoli, come va sottolineato che quasi tutti i calciatori dell’Inter menzionati sono attualmente infortunati.

 E non esistono dubbi che gran parte di quei milioni spesi dalla F.C. Internazionale si trasformino, nella sostanza, in rimesse all’estero e in tasse per lo Stato. Forse qualche bibita o qualche autovettura in più vendute da qualche sponsor o la fortuna di qualche fabbrica di gadget ed abbigliamento sportivo, sempre che il tutto non sia stato prodotto all’estero, questa forse la ricaduta industriale ed occupazionale di tanta spesa.

Ovviamente, non l’Italia non può pensare di contingentare i compensi dei calciatori, che troverebbero all’estero generosi ‘mecenati’, ma qualcosa dovrebbe essere fatto per evitare disastrose situazioni – come quella della F.C. Internazionale oggi, della A.S. Roma ieri, della S.S. Lazio l’altro ieri e della S.S.C. Napoli ancor prima – e per garantire che una grande parte di questi compensi non finisca lontano dal cuore dei tifosi e dei consumatori italiani.
Non per motivi etici, ma per valutazioni concrete come la necessità di sostenere il così detto ‘movimento calcistico’ – che sta tenendo tanti giovani lontani da stili di vita insalubri o sterilmente ribellistici – o come e come quella di sostenere gli investimenti che generino maggiore occupazione e produttività nel Paese.
O come l’esigenza di una maggiore responsabilizzazione dei manager che supportano i presidenti delle società di calcio, non sempre esperti o fortunati nelle scelte, se vogliamo che investitori stranieri vengano in Italia a spendere i loro soldi in stadi e risistemazioni urbane?

Nel caso del F.C. Internazionale parliamo di decine di milioni che alla città di Milano non donano altro che un deludente risultato calcistico e un gettito fiscale apparentemente lucrativo, vista l’aliquota iperbolica, ma infimo se quei milioni di moltiplicassero mentre circolano.
E non è l’unico caso.

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A chi non conviene il Fair Play finanziario?

18 Giu

Ormai, l’Europa del calcio è entrata nell’Era del Fair Play finanziario, fosse solo per difendere quel che resta dello sport, che rischia di cedere sotto l’assalto delle centinaia di milioni di dollari che nababbi del petrolio e speculatori finanziari stanno già versando nelle casse di noti club.

Sono sotto gli occhi di tutti le ‘campagne acquisti’ del Paris Saint Germain e del Manchester City, del Chelsea e del Manchester United, come del Real Madrid o del Bayern Monaco. Squadre che somigliano, ormai, più agli Harlem Globetrotter che ad altro, come quel ‘vecchio guarriero’ di Drogba ha dimostrato alle attonite od esaltate platee dei football fans in Coppa dei Campioni.

Fenomeni eclatanti per le vistose spese, che falsano campionati nazionali e coppe internazionali, visto che ‘dette spese’ non rispondono spessissimo ad una effettiva differenza di valori in campo.

Campionati falsati anche da spese ugualmente ingenti – ma meno vistose in quanto ‘passivi’ – come quello italiano, ad esempio, se si vuole considerare il rapporto sui bilanci societari delle Società Calcistiche che La Gazzetta dello Sport redige annualmente e ripubblicata da tuttonapoli.net.

A far due conti della serva, c’è da restare stupefatti, se tifosi delle tre ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter), da sollevarsi indignati, se tifosi delle altre squadre di calcio, e da restarci secchi per la depressione, se si è dei cittadini normali.

Basti dire che Juventus, Milan ed Inter vanterebbero ‘perdite’ sul rendimento netto di circa 250 milioni di euro, ovvero l’80% del ‘buco’ complessivo della Serie A.

E, dunque, se volessimo pensare ad una ‘classifica avulsa’, che tenga conto della effettiva disponibilità finanziaria delle società di calcio – e non dei giocatori comprati e pagati con ‘le cambiali’ – questo sarebbe il quadro.

Se i tifosi di Udinese, Napoli, Lazio, Roma, Parma, Lecce, Novara potrebbero gridare allo scandalo, ben altro che di uno scandalo dovrebbe parlarsi, se volessimo discutere di bilanci societari, di sostenibilità del ‘calcio moderno’, di  diritti televisivi e di distribuzione dei proventi, di stadi nuovi e sicuri.

Infatti, il budget velleitario e catastrofico delle nostrè ‘grandi’ (Juventus, Milan, Inter) ingessa definitivamente il ‘sistema calcio’, già soffocato dall’elevata leva fiscale sui compensi dei calciatori, che rende impossibile dotarsi di giocatori affermati se non sperperando enormi somme: ogni cambiamento sarebbe disastroso per dei brand che tanto sono quotati quanto sono in rosso.

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Una situazione che non può continuare così, bloccando le nuove norme sugli stadi di calcio e congelando i diritti televisivi a favore dei soliti noti, mentre il sistema fa acqua da tutte le parti.

Parlare di gestioni disastrose è un eufemismo, dunque.

Ma quel che è peggio, per chi ama lo sport, è che potrebbe davvero diventare grottesco – di fronte al persistere di questi numeri – parlare, per il futuro, di ‘campionati regolari’.

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Chi ha paura degli omosessuali?

14 Giu

Come se agli Europei di Calcio 2012  non bastasse la vergogna del massacro dei cani randagi e dell’afflusso di prostitute in Ucraina, ci si mette anche l’Italia, prima con le frasi di uno dei suoi calciatori più ‘rappresentativi’ e, poi, con la decisione di mantenerlo in squadra.

«Ci sono froci in squadra? Se penso a quello che dico, chissà che cosa vien fuori. Sono froci? Problemi loro, me la sbrigo così, sennò mi attaccano da tutte le parti. Son froci, se la vedessero loro. Mi auguro che non ci siano veramente in Nazionale» (Antonio Cassano, calciatore)

«Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant’anni non ne ho mai conosciuti, né nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato. Non escluderei un gay, come un nero, dalla Nazionale. Penso che sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale» (Marcello Lippi, ex allenatore della Nazionale di calcio)

«I gay nel calcio non ci sono. Se ne avessi scoperto uno quando ero direttore generale l’avrei venduto». (Luciano Moggi, ex dirigente Juventus)

«Il calcio e’ un gioco troppo maschio per i gay» (Gianni Rivera ex calciatore, deputato)

«Un bacio tra omosessuali è come fare pipì in strada» (Carlo Giovanardi, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio)

«Matrimoni gay? Allora perché non anche con gli animali, oppure con più di una persona?» (Francesco Perra, Movimento 5 Stelle)

Un problema di omofobia, certamente, di ‘paura dell’omosessualità’ e cos’altro che l’umana compassione può addirsi a chi vive nella paura.

Si potrebbe pensare che la causa (o concausa) di un atteggiamento  – l’omofobia che nulla ha ache vedere cone tica o morale – possa essere la fede cattolica di gran parte degli italiani e/o la presenza della Santa Sede nella penisola italica.

Questo è probabilmente vero, ma non tanto per il catticesimo in se, quanto a causa delle lobby interne al clero italiano ed alla ‘pessima’ politica (Trasformismo, Giolitti, Mussolini, Democrazia Cristiana, duopolio Berlusconi-Prodi) alla quale storicamente si sono affidati.

Una arretratezza culturale – un fattore (atavico) di de-civilizzazione ben alimentato dall’informazione nazionale – che fa della lotta contro i gay o contro le conquiste delle donne un cavallo di troia, indispensabile per aggregare un corpus elettorale intorno a ‘probi homines’ in tanti (altri) affari affacendati.

Quanto andrebbero meglio le cose in Italia è inutile dirlo, se l’Opera di Dio desse priorità ed attenzione a politici ed amministratori meno ‘votati’ alla cleptocrazia e meno sensibili alle grazie delle ‘cortigiane’, piuttosto che strenuamente omofobi o misogini.

E chissà cosa ne sarebbe della ‘pubblica opinione’ italiana, se i nostri media, oltre a pubblicare gli outing di personaggi famosi, pubblicassero anche le dichiarazioni di augusti prelati cattolici?

«La sessualità è un argomento molto complesso, sul quale esiste anche un “conflitto di interpretazioni”. Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili» (Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano)

«Credo che noi dovremmo essere d’accordo e di fatto siamo d’accordo che nel giudizio su una tale relazione o un tale rapporto c’è una grande differenza di giudizio quando le persone si assumono la responsabilità l’uno per l’altro, quando vivono e si relazionano in un rapporto omosessuale durevole, come similmente avviene in un rapporto eterosessuale» (Cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino)

«Sono come gli altri e meritano la dignità. Secondo la nostra fede, sono le azioni che rendono buone o meno le persone. La Chiesa Cattolica deve essere aperta a tutte le persone con sentimento religioso» (Cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona)

Anche le squadre di calcio e le tifoserie dovrebbero ‘essere aperte’ a tutte le persone con sentimento sportivo. Ma questo, a quanto pare, la Federcalcio non lo sa.

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