Ormai un po’ tutti abbiamo imparato che le sanzioni possono essere un atto ostile e non solo commercio e diplomazia: non proprio come dichiarare guerra, ma qualcosa che la avvicina. E ricordiamo tutti le minacce – poi avveratesi – che volavano tra Putin, Zelenski e Biden per via del Donbass, come era stato per Danzica e Sarajevo.
Otto mesi dopo la conta dei danni è enorme. Il commercio internazionale è devastato, a partire dal prezzo del gas alle stelle e di petrolio se ne produce meno. La ripresa economica conseguente alla ripartenza del complesso industrial-militare è tutta da venire, anzi sembra manchino le munizioni. L’Unione Europea è stravolta dalle sue stesse sanzioni e dal conseguente deficit di energia. L’Ucraina e Kiev richiederanno una generazione per essere ricostruite. Il popolo russo dovrà affrontare per lungo tempo l’impoverimento causato dalle scelte di Putin. E Joe Biden?
Innanzitutto, c’è che alle sanzioni Nato hanno aderito pienamente solo gli europei, i giapponesi e nazioni non di primo piano. A parte la Cina, si sono chiamate fuori India, Brasile, Messico, i vari potentati arabi eccetera. E’ un fattore che conterà non per la guerra – lontana ai confini dell’Europa – ma per l’economia, cioè sulle Elezioni di Mid Term del mese prossimo.
Infatti, oltre all’inflazione, i prezzi del carburante sono tornati a salire, dopo la decisione dell’Arabia Saudita e dei Paesi Opec di ridurre la produzione di petrolio di due milioni di barili al giorno, che proprio Jeo Biden aveva tentato di scongiurare, incontrando il principe saudita Bin Salman, quello accusato dall’ONU di essere responsabile dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.
Poi, c’è che la già scarsa popolarità di Biden si è accresciuta, mentre quella di Trump tiene alla distanza e c’è il senatore repubblicano Marco Rubio, la stella delle generazioni più giovani. Intanto, la popolarità di Joe Biden potrebbe crollare in un istante, travolgendo le elezioni di Mid Term e con loro i Democratici.
Infatti, secondo quanto riporta il Washington Post, sarebbe già stati inviati al giudice i fascicoli di Hunter Biden (link) con le prove per incriminarlo riguardo i suoi affari non solo nella società ucraina Burisma (link), come si credeva all’inizio, ma anche con la CEFC China Energy (link), “specialmente alla luce di un messaggio di testo che invia al suo socio in affari Tony Bobulinski il 1 maggio 2017” (link).
La fine della guerra tra Russia e Ucraina? Bisognerà attendere le elezioni di Mid Term statunitensi e … manca ancora un mese.
Nei fatti, la Russia non obietta che l’Ucraina stia nell’UE, piuttosto che entri nella Nato. E l’Unione Europea ha una propria politica di sicurezza e di difesa comune, sovrana rispetto al Patto Atlantico e diversa da quella del Patto Aukus tra USA e UK (più Australia).
Come è un fatto che l’Europa – eccetto per la difesa aerea rafforzata anni fa – non sembra affatto preoccupata per il 170mila soldati russi che – caso mai – dovessero entrare in Dombass, il quale ha sempre chiesto autonomia dall’Ucraina, ma non di passare al sistema economico-industriale russo.
Intanto, le dichiarazioni di Biden – prima guerrafondaie, poi imbarazzate ed infine remissive in sole 18 ore – hanno disastrato le Borse mondiali, con gli analisti e gli investitori (statunitensi e non solo) ormai disorientati da una Washington ondivaga.
Perchè tutto sembra limitato ad un faccia a faccia Biden contro Putin, come se il tutto non si svolgesse nella nostra comune casa europea e come se non ci fossero altri retroscena di vecchia data?
La vicenda inizia nel 2013, quando l’Ucraina si accingeva ad integrarsi nell’Unione Europea distaccandosi dal sistema economico-industriale russo e si procedeva verso l’Accordo di associazione UE-Ucraina del 2014 da cui la richiesta della Crimea di annessione alla Russia (gioco forza essendo la base della Flotta del Mar Nero) e di autonomia linguistica per il Dombass, come avviene per l’Alto Adige o tante altre regioni europee.
Nel 2013, quando poi scoppiò la ‘rivoluzione arancione’ ucraina, era vice Segretario del Consiglio della Sicurezza Nazionale e della Difesa ucraine Mykola Zlochevsky, il plutocrate a capo della Burisma Holdings, oggi la più grande compagnia ucraina di fracking di gas naturale, dopo esser stato ministro delle Risorse Naturali dell’Ucraina e poi dell’Energia.
Intanto, alla Casa Bianca c’è Joe Biden, vice di Barack Obama, e la sua incaricata per gli affari militari in Europa, Victoria Nuland, per anni accusata dalla Federazione Russa di ‘complotto americano’ nella «rivoluzione colorata» (Euromaidan ) ucraina. La stessa Victoria Nuland che Joe Biden oggi nomina Vicesegretario di Stato con delega all’Ucraina, mentre la caponegoziatrice è Wendy Ruth Sherman, un’operatrice sociale entrata in politica come presidente della EMILY’s List – un comitato di azione per sostenere l’elezione di candidate democratiche a favore del diritto all’aborto – e più nota per gli insuccessi nei negoziati sul nucleare in Nord Corea e in Iran. Nel febbraio 2014, furono rese note [link] le intercettazioni tra l’ambasciatore statunitense in Ucraina e Victoria Nuland, che stava fomentando la ‘rivoluzione arancione’, che dice a chiare lettere “fuck the EU”, per impedire all’Unione europea la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina [link].
Di sicuro non sono la scelta migliore per trovare un accordo con la Russia e benchè meno con l’Europa, ma perchè allora Joe Biden sceglie un ‘vicolo cieco’?
A marzo 2014, Mykola Zlochevsky – l’uomo che controlla la bolletta del gas di noi europei tramite la Burisma Holdings – fu accusato di riciclaggio dalle autorità britanniche, con un sequestro di 23 milioni di dollari in un conto londinese. E nell’aprile del 2014, Hunter Biden – figlio del vicepresidente statunitense – accettò l’incarico di membro del consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, insieme con Devon Archer, suo socio nel fondo d’investimento ‘Rosemont Seneca Partners’. Le cronache rimarcano che Biden non avesse nessuna esperienza nel settore energetico né particolari conoscenze dell’Ucraina, neanche la lingua, ma a far scalpore dovrebbe essere altro.
La ‘Rosemont Seneca Partners’ aveva un terzo socio: Chris Heinz , figlio del senatore degli Stati Uniti Henry John Heinz III e figliastro di John Kerry, il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti. Ebbene, Chris Heinz ha concluso il suo rapporto d’affari con loro nel 2014 dopo che Biden e Archer sono entrati a far parte del consiglio di Burisma, a causa della cattiva reputazione e dei rischi connessi [link], dato che il proprietario di Burisma Holdings, Zlochevsky, era già stato accusato un’altra volta (nel 2012) di riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione da un tribunale ucraino.
Giusto prima dell’entrata di Hunter Biden nel Cda di Burisma nel 2014 , Zlochevsky era stato prima segnalato da Deutsche Bank per 24 milioni di dollari di fondi delle sue società erano stati trasferiti da Cipro alla filiale lettone di PrivatBank, poi congelato per circa 23 milioni di dollari dal Serious Fraud Office britannico, infine indagato per concussione e autoarricchimento illegale in Ucraina.
Subito dopo l’entrata di Hunter Biden nel Cda di Burisma, Zlochevsky è fuggito dall’Ucraina con un mandato di cattura per presunta corruzione finanziaria, ma le accuse britanniche si sono incrinate pochi mesi dopo, sbloccando i 23 milioni di dollari congelati e nNel dicembre 2017 anche le indagini ucraine sulla sua Burisma Holdings si sono concluse senza alcuna accusa contro di lui.
Ma questo accadde solo dopo la rimozione del procuratore generale Viktor Shokin, per le pressioni di Joe Biden, che minacciò di congelare un miliardo di dollari di aiuti all’Ucraina. Lo stesso Joe Biden se ne vantò [link] durante un incontro pubblico nel 2018 ad un evento della rivista Foreign Affairs: nel 2016 “li guardai negli occhi e dissi, io parto tra sei ore, se il procuratore non è stato licenziato, non avrete i soldi. Beh, son of bitch. È stato licenziato”.E il procuratore in questione stava indagando sull’azienda nel cui board figurava suo figlio Hunter.
Nel 2018, infatti, il tribunale distrettuale di Kiev ha annullato la sentenza di assoluzione per Zlochevsky e ha rinnovato il procedimento penale per aver emesso illegalmente licenze di petrolio e gas alle società che gli appartenevano, mentre era ministro dell’ambiente nel 2010–2012. Secondo le autorità ucraine Zlochevsky è indiziato di “furto di fondi governativi su scala particolarmente ampia”.[link] Le autorità hanno affermato che l’indagine penale per sospetto di appropriazione indebita è attualmente sospesa perché è latitante. [link] [link] [link] In caso di condanna, il capitale di Burisma crollerebbe e il gas che noi europei usiamo ritornerebbe nelle decisioni del parlamento e del popolo ucraino.
Nel 2018 Devon Archer è stato condannato per frode sui titoli e accuse di cospirazione in altre sue imprese. [link] La permanenza di Hunter Biden nel board di Burisma Holdings sembra essere provata almeno fino agli inizi del 2019.
Durante il 2019 e nel 2020, i senatori repubblicani Ron Johnson e Chuck Grassley hanno indagato sul coinvolgimento di Hunter Biden con Burisma, nonché sulle accuse secondo cui i Democratici fossero collusi con il governo ucraino per interferire nelle elezioni ucraine del 2016. La commissione d’inchiesta del Senato nel 2020 ha verbalizzato che la plutocrate russa Yelena Baturina, moglie dell’ex sindaco di Mosca Yury Luzhkov, ha trasferito 3,5 milioni di dollari nel 2014 a una società di investimento collegata a Hunter Biden. Il 20 maggio 2020 una commissione del Senato ha autorizzato la citazione in giudizio di Hunter Biden per il suo ‘lavoro’ nella compagnia ucraina del gas Burisma, in relazione alle intercettazioni trapelate tra l’allora vicepresidente Biden e l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko, per ottenere la cacciata del procuratore generale, in cui si promettevano $ 900.000 in “commissioni di lobbying”. [link]
Nel febbraio 2016, Joseph Cofer Black, l’ex capo del centro antiterrorismo CIA (1999-2002) e Ambasciatore per antiterrorismo presso il Dipartimento dello Stato (2002-2004), si è unito al Consiglio di Amministrazione di Burisma Group, che decide del gas e della guerra in Europa. [link] Oltre a lui, nel Board di Burisma – al 14 ottobre 2019 ne erano parte anche Karina Zlochevska (figlia del plutocrate), Aleksander Kwaśniewski (presidente polacco dal 1995 al 2005 ed ex agente della Służba Bezpieczeństwa, la polizia segreta comunista), Bret Apter Alan (lobbista finanziario londinese), Riginos Charalampous (già borsista in Contabilità presso la Sheffield Hallam University), Marina Pericleous (laureata con master in legislazione europea al King’s College London nel 2015) e Christina Sofocleous (una giovane russo-cipriota che solo nel luglio 2020 ha superato con successo gli esami AML della Cyprus Securities and Exchange Commission).
In un’intervista con il New Yorker pubblicata nel 2019 [link], Hunter Biden ha ammesso candidamente la dipendenza da alcol e droghe e le sue difficili relazioni con le donne. Per il suo reddito all’estero nella partecipazione al board di Burisma e di Bohai Harvest RST, il figlio di Joe Biden ha negato qualsiasi coinvolgimento del padre, anche se l’intervento per le dimissioni del magistrato ucraino ci fu e se in Cina Hunter c’era andato a carico dei contribuenti e in veste ufficiale, cioè con l’Air Force Two, l’aereo del padre vicepresidente.
Ma forse Hunter non è un testimone affidabile, se ha raccontato al New Yorker che nel 2016, più o meno mentre il padre interveniva per far licenziare un giudice in Ucraina, era a Los Angeles alla ricerca di crack e di essersi persino fatto rapinare, figuriamoci se fosse manipolabile o ricattabile. A proposito di affidabilità, nel 2020 Hunter Biden è stato condannato [link] a pagare una somma mensile non divulgata per il mantenimento dei figli e i premi dell’assicurazione sanitaria per la figlia Navy Joan che si rifiutava di riconoscere, avendola avuta nella relazione con una stripper – Lunden Roberts – che aveva presentato ai figli di Barack Obama come l’addestratrice di basket della figlia Maisy nata nel matrimonio.
Ad aprile 2021, durante un’intervista della CBS [link] è stato chiesto a Hunter Biden di un laptop che avrebbe lasciato in un’officina di riparazioni del Delaware. I suoi contenuti contenevano e-mail dei suoi rapporti d’affari con lui in Ucraina e altrove. “Certo di certo… Potrebbe esserci un laptop là fuori che mi è stato rubato. Potrebbe essere che sono stato hackerato.” Secondo CBS News, Biden ha anche confermato di essere sotto indagine fiscale del Dipartimento di Giustizia sulle sue finanze e di essere “fiducioso in una ispezione professionale e obiettiva”.
Quel che è certo è che Hunter Biden proprio nel 2014 – più o meno mentre entrava in Burisma con un reddito di oltre 50.000 $ al mese, senza parlare ucraino e senza capirci di energia – fu espulso dalla Riserva della Marina degli Stati Uniti d’America dopo essere risultato positivo alla cocaina.
… e oggi sono Burisma Holdings con i suoi soci a tenere per la cravatta noi europei con la bolletta del gas e … la crisi ucraina.
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