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Marino va all’estero, intanto Nieri risana Roma

16 Feb

 Per circa tre mesi, il sindaco di Roma potrebbe essere praticamente assente dalla Capitale, ‘grazie’ il Piano di promozione di Roma Capitale in Italia e all’estero approvato il 16 gennaio scorso dalla Giunta capitolina.
Il Campidoglio smentisce: “Si tratta di uno strumento essenziale per la promozione delle aziende romane e dell’indotto legato al turismo, che nulla ha a che fare con eventuali trasferte e viaggi del sindaco e degli assessori.”

Ma, secondo vox populi e vox mediatica, Ignazio Marino sarà a:

  • Febbraio: Miami, per un workshop e Milano per la BIT (Borsa Internazionale del Turismo)
  • Marzo: Berlino per l’International Tourisme Bourse, Miami per il Cruise Shipping, Mosca per il Moscow International Travel & Tourism Exhibition
  • Aprile: Brasile, San Paolo per il World travel market Latin America, New York e Chicago, per due workshop
  • Maggio: Dubai per l’Arabian Travel market, Francoforte per il IMEX (Worldwide Exhibition for Incentive, Travel, Meeting and Events) e Hong Kong, per l’International travel Expo.

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Se all’origine dovesse essere solo una delegazione o – ancor meno – uno stand e se tale resterà il contesto, non lo sappiamo. Come non sappiamo se il congressman Ignazio Marino soffra di nostalgia per quel Jet Set internazionale di cui afferma di far parte, nè è dato saperechi andrà e quanto costerà questo giro del mondo in 80 giorni: la delibera parla solo di incentivare tali attività “nei limiti della disponibilità di Bilancio”.

E, parlando di Bilancio, toccherà a Luigi Nieri, vicesindaco di SEL, l’arduo compito di attuare il Bilancio previsionale 2015 di Roma Capitale, che prevede una manovra da 3,8 miliardi di euro con diminuzione di entrate correnti pari a 450 milioni di euro, il forte ridimensionamento dei servizi e dei compensi accessori del personale comunale, l’alienazione di una serie di società considerate non strategiche, una spending review da 200 milioni di euro incluso un piano rientro: dai fitti passivi – 40 milioni di euro in meno – all’informatica, al consumo energetico, alle spese per i residence per l’emergenza abitativa.

Dunque, visto quanto di cui il vice Nieri si sta già occupando, mentre il sindaco di Roma Capitale sembra in tutt’altro affaccendato, non resta che chiederci se sia davvero un errore inviare Ignazio Marino in Tour mondiale fino a giugno e ‘dopo l’estate si vedrà’ …

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Cesare vince a Rebibbia ed anche a Berlino

19 Feb

“Cesare deve morire” dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani ha vinto l’Orso d’Oro alla 62esima Berlinale, il Festival del cinema di Berlino.

Il premio per il miglior film arriva dopo ben 21 anni di “assenza” italiana dal podio e vede, in contempranea, un altro successo italiano con il docufilm “Diaz – Don’t Clean Up This Blood” di Daniele Vicari, che ha vinto il Premio del Pubblico.

Il film dei “maestri” Paolo e Vittorio Taviani è stato girato nella Sezione di Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia con i detenuti stessi come attori.
La storia racconta la messa in scena del Giulio Cesare shakespeariano, alla fine rappresentato con successo sul palcoscenico del carcere.

Un percorso di ricerca attorale e “del Se” che coinvolge profondamente i detenuti tra “la grande tragedia” – shakespeariana e umana – pur mantenendo tutte le cadenze della vita carceraria.

“Non ci stancheremo mai di ripeterlo: Shakespeare va riscoperto sempre – commenta Paolo Taviani alla stampa – Ci siamo permessi di trattarlo un po’ male: lo abbiamo preso, smembrato, decostruito, ricostruito. Ma forse Shakespeare sarebbe stato contento di vedere rappresentato in un carcere il suo ‘Giulio Cesare’”.

“Ci siamo detti che se fossimo riusciti a fare incontrare tra loro queste due realtà così drammatiche, allora avremmo avuto il nostro film”.

“La cosa che ci ha molto commosso e stupito durante la lavorazione è che questi detenuti attori recitavano benissimo, ma in un modo diverso da quello che è il recitare convenzionale. Nel nostro Bruto c’era un dolore vero che gli altri attori non hanno”.

“Cesare deve morire” è “un racconto sulla potenza della scoperta dell’arte. ‘Da quando ho scoperto l’arte, questa cella è diventata una prigione’ dice uno dei protagonisti alla fine”.

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Olimpiadi e totalitarismi

19 Mar

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Come è possibile che si tengano le Olimpiadi in Cina, la nazione che più somiglia alla Germania di Hitler, per omogeneità etnica, crescita della produzione, sentimento di rivalsa?

Perchè il comunismo non viene equiparato al nazismo, almeno nei commenti dei giornali e sui libri di storia?