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Ucraina: anche il Papa è contro gli “interessi di parte”, ma quali?

25 Gen

Le ‘pretese’ di USA, UK e Russia per l’Ucraina potrebbero riportare la guerra in Europa, che a sua volta non ci sta, mentre dai media arrivano notizie confuse.
Ad esempio, possiamo leggere che la Russia ha ‘invaso’ la Crimea nel 2014 [link], anche se è da sempre russa, fu letteralmente ‘regalata’ all’Ucraina dal dittatore comunista Kruscev nel 1954, è comunque repubblica autonoma dal 1995 e, soprattutto, ha svolto un referendum chiedendo l’annessione alla Russia. Insomma, è la stessa Crimea russa della Guerra di Crimea del 1853 contro … la Russia … a cui partecipò anche il ‘nostro’ Regno di Sardegna.

Piuttosto, cosa ne è della Difesa Europea che tanti vogliono, che da troppo attende e di cui i media parlavano fino a poco tempo fa per le crisi libiche e siriane?

Ma poco sappiamo di cosa chiedono i vari ‘attori’.
Ed ecco, di cosa si tratta.

Ucraina

Nel 2019 il presidente della Repubblica Volodymyr Zelens’kyj ha potuto sciogliere il Parlamento per ottenere, tramite elezioni, una maggioranza a lui favorevole [link]promettendo di raggiungere una crescita economica del 40% in 5 anni, ma il paese gli si è rivoltato contro per le sue politiche liberiste e adesso non sa che pesci prendere.

Nel frattempo, Mykola Zlochevsky, il plutocrate a capo della Burisma Holdings, è latitante con reiterate accuse di essersi appropriato dei giacimenti di gas naturale ucraini a favore della ‘sua’ Burisma Holdings, quando era ministro delle Risorse Naturali e poi dell’Energia. E, se nel Cda della Burisma c’era il figlio di Joe Biden [link], oggi troviamo noti faccendieri, agenti CIA e, persino, un ex presidente della repubblica.

A sua volta, il popolo ucraino è disorientato, dato che persino il Senato statunitense ha sollevato accuse che  i ‘loro’ Democratici fossero collusi con i poteri forti ucraini per interferire nelle elezioni del 2016, dopo le intercettazioni che dimostravano le stesse interferenze (affare Nuland) nella ‘rivoluzione arancione’ del 2014.

L’Ucraina, inoltre, ha notevolmente incrementato i propri effettivi militari e ben oltre il 10% della popolazione dipende da questa ‘economia di guerra’, se l’esercito ucraino di terra vanta oltre 170.000 militari a cui vanno ad aggiungersi la Guardia Nazionale con i suoi 50.000 uomini, ed altri 10.000 miliziani stranieri del Battaglione Azov. Queste forze ucraine sono in gran parte dislocate non a difesa di Kiev o negli Oblast contesi, ma a ridosso dei confini dell’Unione Europea. [link]
Anche la forza aerea è consistente con le sue circa 300 unità, i droni turchi Bayraktar TB2 (inviati da Ankara per accordo bilaterale, non tramite la NATO), che sono già stati utilizzati contro postazioni separatiste. La difesa contraerea è stata recentemente dotata di missili Javelin statunitensi. [link]

Russia

Il dispiegamento di forze russe è ‘paritetico’ alla crescita dell’esercito ucraino e il fattore di ‘stress’ sarebbe (secondo gli americani) nella distanza più o meno maggiore dal confine ucraino. [link]
In realtà, i sistemi semoventi Bastion [link ] armati con missili ipersonici P-800 Oniks e missili da crociera stealth subsonici Kh-101 [link] che possono raggiungere bersagli a diverse centinaia e migliaia di chilometri.

Le ‘ragioni’ della Russia riguardano tre territori storicamente russi, prima che il dittatore comunista Kruscev non li donasse all’Ucraina nel 1954: la Repubblica di Crimea, la provincia moscovita di Kharkiv e gli Oblast di Luhansk e Donetsk.

Nello specifico, per la Russia è essenziale la protezione del Mar d’Azov, dove a Rostov ha base la storica Flotta del Mar Nero con pregresse infrastrutture difensive che si estendono in Crimea e negli Oblast ucraini. Quanto a Kharkiv, va ricordato che è l’industria aereonautica Antonov, acquisita brevetti russi e chiavi in mano dallo stato ucraino, è ora in via di privatizzazione dopo essere stata rinnovata a carico dei contribuenti … europei e statunitensi tramite aiuti allo sviluppo.

Inoltre, la Russia reclama ben altre ingerenze degli Stati Uniti in Ucraina, dal complotto che ha portato alla ‘rivoluzione arancione’ del 2014 a quello che ha condizionato le elezioni del 2016 fino alla semi-autocrazia dell’attuale presidente insediatosi nel 2019.

La Russia, infine, ha ben chiaro che l’Unione Europea ha una propria sovranità militare, specialmente dopo le vicende siriane e afgane: è prevedibile che possa vedere come una minaccia le forze non europee (statunitensi e britanniche) dislocate ai suoi confini o poco lontano da essi, cioè pretende non solo che l’Ucraina resti fuori dalla Nato, ma anche il ritiro delle truppe anglo-statunitensi Nato dalla Romania e dalla Bulgaria. 

Unione Europea

L’UE dovrebbe essere la ‘regina’ dei negoziati ucraini, dato che vanta una tradizione di dialogo con la Russia, non ha interesse che le risorse naturali e industriali ucraine cadano in mano ad oligarchi ed – almeno sulla carta – ha un proprio dispositivo di supporto e difesa militari, oltre a truppe di provata affidabilità come quelle francesi e italiane.

Purtroppo, la politica internazionale Dem non prevede questo: nel febbraio 2014, furono rese note [link] le intercettazioni tra l’ambasciatore statunitense in Ucraina e  la sua incaricata per gli affari militari in Europa Victoria Nuland, mentre stava fomentando la ‘rivoluzione arancione’, che dice a chiare lettere “fuck the EU”, per impedire all’Unione europea la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina [link].

Ed è dell’altro ieri “l’umiliazione” anglosassone nel dover spostare in Ucraina dai paesi baltici i propri asset dato che gli europei non ci stanno a mettere eserciti e logistica, mentre il presidente Biden invoca le portaerei nel Mar Nero, ma si sente rispondere dal presidente turco Erdogan (che controlla Bosforo e Dardanelli) di essere disponibile ad un incontro con Putin a Mosca.

Quel che è certo che è l’Europa che si è estesa ad est a partire dall’accordo di associazione [link] del 16 dicembre 1991 (in vigore dal 1° febbraio 1994) tra l’Unione e la Polonia, mentre fu ammessa nella Nato più di sette anni dopo, il 12 marzo 1999. Non viceversa.

Difesa Europea e Nato possono coesistere - Limes

Stati Uniti

Come in Afganistan o in Siria e Somalia, anche in Ucraina gli USA (e con loro oggi la Gran Bretagna) e sono molto lontani dalle loro coste, mentre sull’Ucraina si abbattono le stesse disgrazie economico-finanziarie che hanno vessato l’America Latina. E – dopo Brexit e dopo il patto militare Aukus – arriva una eventuale guerra ‘per procura’ che avverrebbe alle porte dell’Unione Europea, con relativi profughi, danni ambientali, speculatori e milizie più o meno mafiose.

Ma nessuno andrebbe a tre o quattro rioni di distanza a dire come tenere i giardinetti o dove porre le fermate dei bus o cosa vendere nei supermercati eccetera, salvo che … non abbia da vendere o comprare qualcosa.

Infatti, le partecipazioni anglosassoni di alto livello nella Burisma Holdings suonano come ‘conflitto di interessi’ e, scorrendo articoli e approfondimenti, le motivazioni dei Dem statunitensi e del presidente Biden non sono affatto chiare:

  • insistono con la richiesta di garanzie ‘democratiche’, ma sono proprio loro a ricevere accuse di interessi politici e finanziari a partire almeno dal 2014
  • non vogliono dei negoziati multilaterali con un’Unione Europea protagonista ed è passato alla storia il veto posto nel 2014 dalla negoziatrice statunitense (“Fuck the EU!”)
  • non considerano una soluzione che avalli l’autonomia di regioni e province o protettorati, come è normale in Europa, ma … non in Irlanda, Galles, Portorico, Scozia, Panama, Haiti eccetera
  • hanno vistosi interessi sia nel gas ucraino sia nella produzione low cost di aeroplani, ma anche nella destabilizzazione del dialogo UE-Russia … con corrispettivo blocco del gasdotto North Stream ed altro ancora
  • non hanno assolutamente interesse che la capacità produttiva europea vada ad espandersi verso est, generando occupazione, ricchezza, sviluppo e … concorrenza.

E, ad un anno dall’insediamento di Biden, i Dem USA non hanno colto risultati e l’economia statunitense ‘rallenta’, mentre l’Unione Europa da giugno – con alle spalle la pandemia e ad elezioni presidenziali ‘fresche’ in Italia e Francia – ha tutti i crismi per ripartire alla grande.
Cosa meglio di un conflitto di trincea ai confini con milioni di profughi ucraini da ricollocare a casa nostra e con sanzioni antirusse che ci mettono in mani altrui per l’energia e i minerali?

E’ un’ipotesi maliziosa, certamente, ma spiega il silenzio dei vertici italiani, francesi e tedeschi.
Ma, domenica scorsa, al termine dell’Angelus, anche Papa Francesco ha raccomandato ai fedeli (tra cui Joe Biden, cattolico) che in Ucraina: “ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte”. Più chiaro di così?

Quello che è certo è che anche i diretti interessati tacciono, salvo qualche prudentissimo intervento del presidente Zelensky: perchè gli ucraini dovrebbero preferire di ritrovarsi tra pochi mesi peggio che in Iraq, mentre … le ‘previdenti’ Polonia, Ungheria e Slovacchia costruiscono muri e reticolati già da tempo.

Demata

Donbass, l’Ucraina scalda i muscoli?

26 Dic

(tempo di lettura 4-6 minuti)

Secondo quanto riportato dal magazine di geopolitica Atlante – Treccani “mercoledì 22 dicembre l’Ucraina ha effettuato un’esercitazione militare nel Donbass, utilizzando i missili anticarro Javelin, di fabbricazione statunitense; si tratta di un’arma che potrebbe essere impiegata nel caso di un attacco terrestre su larga scala.”

Ricordiamo che nel Donbass l’Ucraina ha un ampio spiegamento di forze paramilitari, tra cui la ‘legione straniera’ del Battaglione Azov che raccoglie neonazisti di mezza Europa (fonte Newsweek) e che il 1 dicembre scorso il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito la NATO di non dispiegare truppe e armi in Ucraina, una linea rossa per Mosca che scatenerebbe una risposta forte.

Infatti, la NATO ha deciso di incrementare la disponibilità operativa della NATO Response Force (NRF), “allo scopo di garantire la protezione dei Paesi membri dell’alleanza in Europa orientale”, ma l’entrata Ucraina nel Patto Atlantico comprometterebbe ulteriormente la crisi internazionale, senza che questa abbia definito il suo conflitto territoriale con la Russia.
Inoltre, Italia, Francia e Germania tendono ad avere una relazione non ostile e sono per molte ragioni contrari a un confronto diretto con la Russia.
“Significative in questo senso le parole di Mario Draghi che ha sollecitato l’Unione Europea a «mantenere il suo ingaggio con il presidente Putin» di cui ha sottolineato «l’atteggiamento dialogante», mentre secondo Pascal Boniface, direttore dell’Institut des relations internationales et stratégiques, la Russia “non ha la minima intenzione di conquistare il Donbass”.

Quali siano le ragioni autonomistiche è presto detto da questa mappa antecedente al conflitto.

L’Ucraina è una repubblica semipresidenziale dove nel 2019 il presidente della Repubblica Volodymyr Zelens’kyj ha potuto sciogliere il Parlamento per ottenere, tramite elezioni, una maggioranza a lui favorevole, promettendo di raggiungere una crescita economica del 40% in 5 anni.
Infatti, a partire dagli anni ’90, il grande patrimonio ucraino di terreni agricoli è stato parcellizzato assegnando ai ceti medi e alle banche fondiarie governative per essere poi affittata agli agricoltori con divieto di vendita, per evitare “l’acquisto di terreni da parte di acquirenti stranieri”, come scrive il FT.

Il 17 gennaio 2020, neanche dopo sei mesi di governo, il primo ministro Oleksij Hončaruk ha affermato che Zelens’kyj “ha una comprensione molto primitiva dell’economia” ed ha presentato le proprie dimissioni: a parte le aree rurali in cui gli agricoltori diventerebbero braccianti, le privatizzazioni di Zelens’kyj prevedono la cessione a stranieri dei due principali beni statali del paese la compagnia elettrica Centerenergo, che ha due delle tre principali centrali in territorio separatista (Kharkiv e Donetsk), e l’impianto chimico Portside (Odessa).

Intanto, mentre proprio ieri più di 10.000 truppe russe sono tornate alle loro basi permanenti dopo un mese di esercitazioni vicino al confine, l’Ucraina in questi anni ha notevolmente incrementato il proprio potenziale bellico.
Infatti, l’esercito ucraino di terra vanta oltre 170.000 militari a cui vanno ad aggiungersi la Guardia Nazionale con i suoi 50.000 uomini, ed altri 10.000 miliziani stranieri del Battaglione Azov, che Denis Pushilin – leader politico della “Repubblica Popolare di Donetsk” – definisce come forze speciali, che possono anche essere coinvolte in vario modo e quindi preoccupano seriamente”.
Anche la forza aerea desta preoccupazione con le sue circa 300 unità, tra cui i droni turchi Bayraktar TB2 (inviati da Ankara per accordo bilaterale, non tramite la NATO), che sono già stati utilizzati contro postazioni separatiste.

Dunque, se i timori dei separatisti filo-russi (e della Russia) che l’Ucraina possa avviare un’offensiva confidando sull’implicito appoggio statunitense (militare e mediatico) non sono del tutto ingiustificati, si fa sempre più importante il ruolo dell’Unione Europea per estinguere questo focolaio bellico (e questa crisi energetica) ai propri confini prima possibile.

Demata