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Non sono solo canzonette: perchè l’Ucraina ci considera una potenziale minaccia?

16 Mar

Tre giorni faceva notizia che Albano Carrisi (in arte Al Bano) è stato inserito dal Ministero della Cultura ucraino nell’elenco di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale.

Pressocchè immediato l’orrore generale del Popolo Italiano, con Al Bano che al Corriere della Sera tentava a caldo di alleggerire «Io terrorista? Piuttosto terronista …» e Loredana Lecciso sul settimanale Spy in edicola aggiungeva: «Non pensavo di avere un pericoloso terrorista o una spia in casa, è riuscito a passare inosservato», per la gioia dei lettori di rotocalchi.

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Propaganda filorussa a Donetsk (foto da sakeritalia.it)

 

Eppure, non è una novità: il 10 dicembre 2018 era accaduto a Placido Michele di ritrovarsi nell’elenco di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale, cioè non ‘terroristi’, che è cosa ridicola, bensì come ‘testimonial filorussi’, che da che guerra è guerra è un problema di ‘propaganda del nemico’ …

L’allarme ucraino fu eccessivo, quando l’attore e regista italiano dichiarava che Putin “in politica estera è il numero uno in Europa, ed è più genuino rispetto alla Merkel e ai francesi: è il leader più capace, ha una statura internazionale straordinaria, può darsi che questo momento richieda persone con un pò più di coraggio, di chiarezza, capaci di assumersi delle responsabilità di fronte alla storia. Credo che uno come Putin sia più utile all’Europa di quanto possiamo pensare”?

Difficile stabilirlo, ma certamente era una notizia eclatante il suo inserimento in un elenco che costituisce una sorta di messa al bando (restrizioni nelle autorizzazioni alla diffusione radiotelevisiva e a spettacoli, come nella distribuzione cinematografica) di tutte le opere a cui l’artista ha partecipato, cioè nel caso di Michele Placido di 150 tra film e serie tv tra cui quelle molto popolari di La Piovra, Romanzo Criminale e Suburra.

Insomma, un fatto rilevante a cui i media italiani non hanno dato particolare risalto, nel caso di Michele Placido. Più o meno come Albano Carrisi, intervistato il 2 gennaio 2018 in qualità di ” star nell’Europa dell’Est” e non come judoka, alla domanda “È sempre un putiniano?confermava che: «Lo sostengo da tempi non sospetti. È un grande. Ha un senso religioso della vita. Ha il pugno di ferro e non ci vedo nulla di male. Ormai lo usano molti, a partire da Trump ma anche da noi».

Putin “utile all’Europa“, pugno di ferro “anche da noi” … essendo l’Ucraina proprio tra la Russia e l’Europa con una secessione belligerante che dura da anni … è evidente che questo genere di dichiarazioni da parte di “star italiane nell’Europa dell’Est” creino qualche problema di … potenziale ‘propaganda filorussa’.

Quanto a Cutugno Salvatore, in arte Toto, finito nella lista degli indesiderati, iniziamo col dire che ha un seguito eccezionale proprio in Ucraina, dove pochi anni fa è stato eletto addirittura ‘Uomo dell’anno’.
Possiamo immaginare la reazione di alcuni ucraini quando più recentemente Toto Cutugno,  intervistato dall’Ansa, aveva dichiarato: “Ho tanti ricordi  con il Coro dell’Esercito Russo, il piu’ bello risale a quando li ho invitati al Festival di Sanremo nel 2013, in occasione del Premio alla carriera. Avevamo altri progetti insieme” ed oggi conferma che “la Rai non voleva, una cosa che invece rimarrà nella storia del Festival di Sanremo …  abbiamo pagato tutto noi, utilizzando il nostro cachet e anche di più per far venire quei quaranta soldati che erano una meraviglia. Rappresentavano la musica popolare russa: cantammo sì L’italiano ma anche un loro pezzo tradizionale”.

Dunque, l’Ucraina teme che i secessionisti ucraini usino come ‘propaganda’ l’adesione filorussa o le simpatie putiniane di alcuni nostri artisti: da quelle parti c’è una guerra, cioè una situazione dove il ‘morale’ è essenziale e le canzoni ispirano i cuori, come noto a chi si intende di cose belliche.
A partire dal timore che i loro concerti diventino un momento di aggregazione dei ‘nemici’ dello stato ucraino … come precisato durante i Mondiali di Calcio in Russia, allorchè ebbe inizio la messa al bando di artisti russi filosecessionisti.

Ricordiamo che sono al bando del Ministero della Cultura ucraino  anche il famoso attore Gerard Depardieu, come  Fred Durst cofondatore e frontman dei Limp Bizkit, per le vicende legate alle loro richieste di passaporto russo …  e l’altrettanto famoso regista serbo Emir Kusturitza, che a margine di una intervista aveva dichiarato che “la riunificazione della Crimea con la Russia e’ giunta come risultato non di una guerra ma di un referendum, e ha rappresentato un “processo naturale e organico”. Kusturica al tempo stesso aveva invitato la popolazione della Crimea a sviluppare la penisola come parte della Grande Russia”.

Per il governo ucraino è essenziale evitare che Putin venga sempre più percepito come un leader ecumenico, cioè acclamato da personaggi famosi.

Dunque, se Michele Placido, Albano Carrisi e Toto Cutugno finiscono sulla lista di coloro considerati una minaccia per la sicurezza nazionale per gli aperti apprezzamenti al presidente Putin od alla Russia, è possibile che l’Ucraina stia inviando un ‘messaggio’  alla Politica e all’Informazione italiane che simpatizzano per … il ‘nemico’?

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Strelkov – Miliziani filorussi

Ad esempio, possiamo immaginare la reazione in Ucraina (e dei suoi alleati) il 10 Gennaio 2017, quando durante la trasmissione di Dimartedì (La7), Marco Travaglio precisava che “non riesco a capire questo continuo elogio di Putin in bocca a molti esponenti del M5S e sul blog di Grillo” e Luigi Di Maio rispondevaabbiamo solo un problema: da quando abbiamo messo le sanzioni alla Russia abbiamo perso 5 miliardi di business per le nostre piccole e medie imprese. Se le sanzioni alla Russia danneggiano le nostre imprese, quelle sanzioni vanno tolte.

Riguardo Matteo Salvini, sono anni che le cronache italiane riportano delle sue simpatie e delle relazioni della Lega con la Russia di Putin, come anche delle contestazioni che ormai riceve anche all’estero per questo motivo. Anche nel suo caso – ad esempio -andrebbe compreso quali furono, il l’8 ottobre 2018 ad esempio, le reazioni dell’alleato ucraino … quando il ministro degli Interni italiano dichiarava che “il presidente russo Vladimir Putin è attualmente al governo e ritengo sia uno dei leader più lucidi e concreti da ammirare”.

Quanto al nostro Governo, di sicuro l’Ucraina (ed i suoi alleati) non avranno esultato il 24 ottobre 2018, quando Il Giornale titolava “Conte da Putin. ‘Via le sanzioni’: firmati 13 accordi commercialie La Repubblica precisava che “l’esito dell’incontro tra il presidente del Consiglio e Vladimir Putin conferma il feeling tra il governo italiano e quello russo (un rapporto visto con assai poco entusiasmo a Washington)” e sottolineava l’invito del Premier Conte a Putin: “mi auguro che lei possa venire in Italia al più presto, manca da troppo tempo: non vorrei che il popolo italiano pensasse che lei non gli presta attenzione”.

Ma chi sono gli alleati dell’Ucraina?
Il 6 dicembre 2018, il Pentagono ha annunciato un volo straordinario sotto l’Open Skies Treaty, precisando che “le tempistiche di questo volo hanno lo scopo di riaffermare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e di altre nazioni partner”.
Il ‘volo straordinario’ avveniva dopo l’escalation causate al passaggio di navi ucraine nello stretto di Kerch con i marinai ucraini sono ancora in stato di fermo ed il successivo annuncio russo di integrare l’area nel territorio nazionale con il dislocamento in Crimea una ulteriore batteria di missili terra-aria  S-400, quasi impossibili da localizzare ed in grado di intercettare praticamente qualsiasi cosa. 

Il Trattato per i Cieli Aperti (Open Skies Treaty) consente il pattugliamento aereo disarmato da parte di paesi sovrani o alleati, al fine di raccogliere informazioni riguardo forze ed attività militari.

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Battaglione Azov filoucraino

Il comunicato confermava la partecipazione di personale militare canadese, francese, tedesco, rumeno e britannico. 
Il Governo Conte, infatti, questa estate non ha riconfermato le  missioni di Air Policing della Nato in difesa dello spazio aereo degli alleati orientali, che coinvolgevano il 36° Stormo di Goia del Colle ed  il 4° Stormo di Grosseto. Nè l’Operazione Baltic Eagle in Estonia, nè la Bulgarian Horse sul Mar Nero.
Intanto, il 20 luglio, il Pentagono annunciava lo stanziamento di 200 milioni di dollari all’Ucraina, per potenziare le comunicazioni, la mobilità militare, la visione notturna e le cure mediche militari.

Arriveranno altri “confetti” dall’Ucraina? Probabile, almeno fin quando i nostri media non inizieranno a raccontare tutta la vicenda, invece di ridurla ad una sorta di post-sequel di Sanremo … mentre sullo sfondo la vera ‘questione internazionale’ è quella di un possibile aggiramento italiano delle sanzioni alla Russia con la sigla di ben 13 accordi commerciali e, soprattutto, quella di un suo possibile ‘ingresso nella finanza pubblica italiana’ in posizione progressivamente dominante, se Putin, il 24 ottobre scorso, confermava a Conte che “non ci sono remore di carattere politico sull’acquisto dei titoli di stato italiani dal fondo sovrano russo“.

Intanto, in Donbass ci sono anche le brigate internazionali come nella Guerra civile spagnola, Kiev li ha inquadrati nel Battaglione Azov dove sono segnalati svedesi, spagnoli e americani, mentre con i “novorussi” sono stati intervistati spagnoli, francesi, serbi ed italiani.

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foto da Sputnik Italia

Non sono solo canzonette.

Demata

Mario Monti, finalmente Supermario?

24 Lug

Domenica scorsa, Eugenio Scalfari, che per mesi aveva difeso a spada tratta il Governo Monti e la legislatura corrente contro pressappochismi e qualunquisti vari, in nome dello Spread e della Mitteleuropa, annunciava la necessità di terminare questo parlamento ed andare ad elezioni anticipate con una coalizione ‘montiana’ tra ‘Sinistra Democratica’ ed UDC, PdL e FLì … … …

Oggi, da Mosca, le agenzie battono la risposta di Mario Monti e, finalmente, assistiamo ad un ‘atto politico’ da parte del nostro Premier, che ci permette di capire – leggendo tra le righe – sia quali siano i suoi effettivi punti di vista, rispetto la crisi dell’Eurozona, sia quanti ‘piedi in due scarpe’ sia costretto a tenere dai partiti della ‘sua’ maggioranza e dai veti incrociati.

E così scopriamo che Mario Monti è tutt’altro che d’accordo con Angela Merkel e con la Deutsche Bank di Ackermann, che l’Italia non sta messa così male come sbraitano i media, che il suo è un governo tecnico, che a lui tocca salvare la ‘cassa’ e che la riforma della Casta e della PA compete al Parlamento, cioè ai partiti.

Era ora.

Mi hanno chiesto di assicurare la gestione del Paese fino alla primavera del 2013. A fine del mio mandato di premier io rimarrò, come lo sono adesso, un senatore a vita“.

Oggi ho il potere diretto dello Stato, rafforzato dalle leve predisposte dalla Costituzione.
Tenendo conto che non avevo mai desiderato tale potere, lo valuto come una possibilità unica di provare a cambiare la realtà politica, economica, sociale, spirituale, avendo a disposizione per questo delle leve potenti. Questo è al contempo il potere, ma anche un’enorme responsabilità“.

Il nostro paese si basa su fondamenta solide. E’ vero che abbiamo il debito estero più alto, è vero, altresì, che il livello dei debiti privati dei cittadini è uno dei più bassi in Europa, grazie ai risparmi accumulati nei decenni dalle famiglie italiane“.

La colpa non è dell’Italia, ma delle incertezze sullo scudo dell’Ue. E’ ovvio che c’è grande nervosismo sui mercati ma per motivi che hanno poco a che vedere con problemi specifici dell’Italia ma piuttosto con notizie, dichiarazioni o indiscrezioni sull’applicazione delle decisioni del Consiglio Ue“.

Ho avuto l’occasione di lavorare nella Commissione europea e in questo senso ho dei vantaggi.
Conosco abbastanza bene gli affari europei, ma il mio difetto è quello di essere un principiante in qualità del capo di un governo nazionale e non sono così esperto nelle questioni che riguardano la gestione politica“.

Pongo molta speranza e  auspico che in quel momento i partiti politici sappiano assumersi tutta la responsabilità.
Speriamo che una buona legislazione elettorale possa facilitare la vita politica“.

Prendiamo atto, dunque, che da oggi abbiamo un capo di governo a tutto tondo, capace anche di esprimere dissenso e disappunto verso le azioni politiche altrui.

Capace anche di prendere il toro per le corna come si chiedeva da tempo?  Che sia finalmente arrivata l’ora di Supermario, il tecnico ‘ammazzacattivi’ del videogame della Nintendo?

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Scalfari, il PD ed il v(u)oto anticipato

23 Lug

Son trascorsi pochi giorni o settimane da quando Eugenio Scalfari, nei suoi domenicali, difendeva a spada tratta il Governo Monti e la legislatura corrente contro pressappochismi e qualunquisti vari, in nome dello Spread e della Mitteleuropa, e da quando Antonio Polito, in un editoriale, annunciava vittoria su un’adombrata lobby che mirava alle elezioni anticipate ed al ritorno al passato.

In effetti, a leggere giornali e ad ascoltare le dichairazioni di ‘leader’ di partito, nulla in quai giorni lasciava adombrare tutto questo, ovvero la necessità di un Monti bis o delle elezioni, se non qualche tentennamento di Pier Ferdinando Casini e le critiche di questo (e pochi altri) blog.

Al di la di quanto NON sono riusciti a raccontare i nostri media, andiamo a constatare che le crepe in questa maggioranza ed i dubbi sulla ‘cura che amamzza il cavallo’ erano esistenti e consistenti: fatto sta che Eugenio Scalfari, nel suo domenicale, se ne venga fuori con frasi eloquenti, quanto sorprendenti.

Il colloquio con il Quirinale (ndr. dell’altro ieri) aveva tutt’altro tema; un tema che Monti sta rimuginando da tempo e che al punto in cui siamo riteneva indispensabile sottoporre al capo dello Stato: l’eventuale anticipo delle elezioni entro il prossimo ottobre anziché attendere l’aprile del 2013 come finora si pensava e come i tre partiti della “strana maggioranza” si erano impegnati a garantire. Non crisi pilotata, dunque, ma scioglimento delle Camere e nuove elezioni.


Perchè mai questo parlamento dovrebbe voler approvare una legge elettorale per poi essere sciolto è un mistero, visto che sono sette anni – dai tempi del Prodi bis – che sussite il problema, che non riguarda solo il numero degli eletti e come sceglierli, ma anche l’ammissibilità dei pregiudicati, la formazione delle liste, l’effetto delle alleanze, i premi ed gli sbarramenti.

A partire dalla ripresa settembrina i partiti entreranno di fatto in campagna elettorale; le distanze e le crepe all’interno della strana maggioranza aumenteranno per ovvie ragioni elettorali e le forze d’opposizione a loro volta accresceranno i toni per convogliare i voti dei ceti che sopportano i maggiori sacrifici della politica di rigore. Insomma, l’atmosfera peggiorerà e l’azione di governo rischierà di risultare paralizzata, come in parte sta già avvenendo. I mercati ne approfitteranno spargendo sul fuoco politico il loro olio ribassista.”

Ma questo lo sapevamo già, egregio dottor Scalfari, dall’anno scorso, da prima o durante l’insediamento di Mario Monti. Forse è per questa incombenza che l’azione del governo ha sorpreso (deluso) tanti: tutto preso dai salvataggi della Cassa Depositi e Prestiti, di Finmeccanica, di Unicredit e degli altri orticelli della finanza italiana, Supermario s’è dimenticato (o ha tralasciato) la ‘politica’, ovvero la sua funzione di Presidente del Consiglio di una strana, provvisoria e grosse koalition da ristrutturare al più presto.

Che cosa pensi Napolitano su quest’argomento è impossibile dirlo, ma un punto è chiaro: il calendario è strettissimo. Se si decidesse di votare entro la fine di ottobre bisognerebbe sciogliere le Camere nella seconda metà di settembre. Prima di allora occorre che il Parlamento approvi una nuova legge elettorale perché andare a votare con questa è escluso“.

Eh già, il calendario è strettissimo … ma guarda un po’ …

La decisione naturalmente spetta al presidente della Repubblica al quale la Costituzione conferisce il potere di scioglimento anticipato della legislatura. Dice esattamente così la Costituzione e non mette alcun paletto a questa prerogativa presidenziale. Naturalmente non sarebbe certo uno scioglimento determinato dal cattivo esito della politica di Monti. Al contrario: proverrebbe da una valutazione positiva dell’operato del governo e dai suoi dieci mesi di attività.

Per l’amor di Dio, “non sarebbe certo uno scioglimento determinato dal cattivo esito della politica di Monti” e cosa mai allora, visto che Supermario poteva assumere un incarico puramente tecnico e temporizzato, con ben altri scopi, metodi ed esiti?

È possibile che un partito come il Pd proponga ai suoi elettori un’alleanza politica che attui il programma economico montiano ed abbia come alleato il partito di Berlusconi? La risposta è sicuramente no.Il tema di oggi è un altro e si risolve con un’alleanza della sinistra democratica con un centro liberale per proseguire il montismo dando spazio allo sviluppo e all’equità, naturalmente nel quadro europeo”, che “ha come obiettivo finale la nascita di uno Stato federale al quale gli Stati nazionali cedano una parte della loro sovranità, soprattutto per quanto riguarda la politica di bilancio e quindi il fisco, la spesa, la politica dell’immigrazione, le grandi opere infrastrutturali europee, i diritti e i doveri di cittadinanza. In questo quadro, la Germania ha un ruolo di grande rilievo.”

L’Europa del partito unico e della cleptocrazia, come tanti tedeschi (almeno il 30% tra Grunen, Linke e Piraten) lamentano riguardo la ‘Grosse Koalition” (si traduce Ammucchiata) che sostiene Angela Merkel?

Una parte notevole dei votanti per il Pd e del bacino potenziale ha la fisionomia di quella che un tempo si chiamava sinistra democratica. La sinistra democratica può essere disponibile ad allearsi con partiti d’ispirazione liberale, non certo con il partito proprietario berlusconiano. In esso i veri liberali non mancano. Si facciano avanti“.

Un Partito Democratico alleato dell’UDC di Cesa e Casini, del PdL di Alfano, Giovannardi e Pisanu, di FLi di Gianfranco Fini? Ma questo è un partito, un’alleanza di centrodestra, mica di ‘sinistra democratica’.

L’attacco in corso contro il presidente della Repubblica persegue un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico. Vuole colpire Napolitano e indebolire Monti. … Qual è dunque l’accusa? Non c’è, è inventata, è una manipolazione di marca eversiva. Il tema è di capire se il ricorso – necessario – di Napolitano alla Corte impedisca l’accertamento della verità sulla morte di Borsellino. Un accertamento che non ha e non può avere come obiettivo la cosiddetta verità storica, ma la verità che riguarda i reati, quali reati e commessi da chi. Finora e da vent’anni questa verità non è stata accertata o lo è stata in modo drammaticamente sbagliato.

Finalmente, ci si pone il dubbio “se il ricorso – necessario – di Napolitano alla Corte impedisca l’accertamento della verità sulla morte di Borsellino”, ovvero se la trattativa con la Mafia – che non sarebbe di per se reato, incredibile ma vero – non abbia comportato, nella volontà di alcuni o come mera conseguenza, l’occultamento della verità.
Eppure, contestualmente, si rinuncia a lanciare il ‘sasso nello stagno’, paventando “un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico“.

Se qualcuno si stava chiedendo quale abisso della politica ci dovesse attendere andando alle elezioni anticipate, eccone un preciso esempio.  Tra l’altro, i tempi non sono ‘strettissimi’, come solo adesso si sta accorgendo la vetusta intellighentzia italiana.

Anzi, a dire il vero i tempi sono ‘over’, la riforma della politica andava conclusa in primavera, lo si scrive da tempo. Adesso è troppo tardi per ripristinare un minimo di consenso diffuso e ricompattare ‘ideologie ed alleanze’ in vista di ottobre, mentre le prevedibilissime turbolenze finanziarie sconsigliano vivamente di votare tra novembre e gennaio.

La frittata, egregio dottor Scalfari, è fatta, anzi l’avete fatta.

Adesso, abbiate almeno il senso di responsabilità di prendere il toro per le corna e riformare Casta ed Amministrazioni locali nei due o tre mesi che ci restano, magari scopiazzando da Hollande una patrimoniale ‘patriottica’ sui redditi e collegandola a provvedimenti di riduzione della pressione fiscale a partire dal 2013, mentre la BCE di Draghi e la Deutsche Bank – finalmente libearatasi di Ackermann – si decidono a creare un’unione bancaria europea e por fine a questa mattanza.

Il voto? A febbraio o marzo, si spera. Non è con PD-UDC-PdL ‘contro tutti’ che si esce da questa situazione, la Grecia ed i suoi governi evanescenti dovrebbero  – almeno questo – avercelo insegnato.

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I furbetti del Settentrione

20 Lug

Uno dei tormentoni della settimana è consistito nel ‘default siciliano’ e nella stigmatizzazione dell’obsoleto modo di far politica di una certa classe di ‘notabili’, con il Presidente Lombardo in prima fila. Questa, almeno, la ‘linea del Governo’ e, conseguentemente, la ‘linea editoriale’ dei nostri media.

Una classe politica puntualemente descritta come inerte, populista e sprecona, circondata dai faccendieri, sostenuta da un esercito di sussidiati, eventualmente collusa con la mafia. Probabilmente, le cose stanno più o meno così, anche se sarebbe preferibile parlare di responsabilità individuali – e non di fare di tutta un’erba un fascio – visto che di siciliani onesti ed intraprendenti ce ne sono a bizeffe e visto in che stato Giulio Tremonti ha lasciato la Cassa Depositi e Prestiti, ovvero il cash delle nostre pensioni.

Daje addosso al meridionale, daje daje? Ancora una vota, sembra davvero così.

Il punto è che le cose non stanno solo così in Sicilia, ma anche in tutto il Meridione, nel Lazio e nel Molise, dove è solo la scarsa autonomia data alle Regioni che ha finora evitato l’implosione delle finanze e dei servizi: non dimentichiamo la crisi della Sanità o l’enorme situazione di precariato che affligge l’Italia a sud di Orte.

Un quadro del tutto analogo si presenta guardando al Settentrione, un quadro per certi versi ancor più fosco.

Iniziamo con il Piemonte, ricordando che oggi la FIAT, da quelle parti, si marchia JEEP, un salvataggio spericolato del mastodonte di Mirafiori che non è stato neanche tentato per Termini Imerese. Ma non solo.

A Novara, con il denaro pubblico, si edifica la fabbrica dei cacciabombardieri F-35, che diventerà il ‘core’ di Alenia, l’azienda nata dalla fusione e dal traasferimento di Aeritalia e Selenia, che 30 anni fa erano dislocate a Napoli e costituivano i gioielli di famiglia delle aziende di Stato italiane.  Un caso eclatante di de-sviluppo di Napoli e della Campania, che ripete quanto avviatosi col ricollocamento delle Cartiere Abete nelle Marche, intorno al 1880, e conclusosi con il recente trasferimento del Centro Ricerche della Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco a Detroit.

Dulcis in fundo, la Compagnia di San Paolo – e conseguentemente Intesa Sanpaolo – che deve la sua fortuna alle capitalizzazioni ed alle acquisizioni dei ‘beni dei vinti’ di 150 anni fa. Un caso per certi versi analogo a quello sollevato dagli Ebrei contro certe banche svizzere, per i capitali a loro sottratti durante e dopo la II Guerra Mondiale.

Dell’Emilia Romagna, che dire?
Bologna ed Imola sarebbero già fallite se non lucrassero ampiamente sul trattamento dell’immondizia napoletana? E della miriade di capannoni, non sempre ben messi e spesso finanziati con denaro pubblico, che abbiamo scoperto esistere, più o meno utilmente, con i recenti terremoti? O ancora del trasporto su gomma, la cui fine, oltre a migliorare l’ambiente e rilanciare Napoli, Civitavecchia, Bari e Palermo, renderebbe inutile la Via Salaria e l’apparato logistico padano, come è stato per più di un millennio? Per non parlare del noto settore agroalimentare (Coop, Barilla e Parmalat tanto per fare qualche esempio), che, in trent’anni, si è avvantaggiato dal puntuale affossamento della Cirio, dalla poca autonomia del Banco di Napoli, dei contributi UE al Sud per distruggere le produzioni (sic!).

Andando al Veneto come non notare l’enorme quantità di vini DOC e DOCG, praticamente uno per ogni colle, oppure la frammentazione del tessuto produttivo, che lascerebbe credere che chi è nato da quelle parti – salvo casi di grave sfortuna – stia lì a far l’imprenditore e che il lavoro ‘vero’ lo facciano tutto gli immigrati, meridionali, africani o slavi fa lo stesso.
E dell’evasione fiscale cosa ne possiamo dire, considerando che – per prossimità alle frontiere, parcellizzazione delle infrastrutture, forte presenza migratoria, vicinioreità culturale con il bacino germanico e slavo – stiamo parlando di un territorio ‘statisticamente’ a rischio?

Resta la Lombardia, quella del San Raffaele e delle filiali della ndrangheta, di Lele Mora, della Minetti e di Dell’Utri, di Formigoni, di Penati e della famiglia Bossi e del quella della Bocconi di Mario Monti e della Cattolica del Policlinico Gemelli.
Non più quella di Montanelli, Craxi ed Epaminonda, tre mondi che seppero restare contigui, ma l’un l’altro impermeabili.
Una regione dove sarebbe bello capire come produca le proprie risorse, visto che, a consultare l’ISTAT, ci ritroviamo con una miriade di piccoli centri che ‘dichiarano’ un PIL spropositato rispetto al numero di abitanti ed alle risorse in loco. Lavoro nero? Speculazioni finanziarie? Attività ‘sommerse’? Cos’altro?

Dunque, prendiamo atto che siamo un paese di ‘furbetti’ o, meglio, un paese dove i ‘furbetti’ hanno l’opportunità di fare i comodi propri. Un esercito di ‘notabili’, a quanto si vede, che altro non hanno fatto, in vita loro, che stare in politica, ovvero governarci, e che, con questi risultati, restano lì indefessi

Quello del ‘default della Sicilia’ appare, dunque, come un atto per certi versi dovuto che, però, fornisce un esito essenzialmente politico, che – attenzione – non viene esteso a tutti gli altri apparati pubblici ‘fuori bilancio’.
Un intervento molto ‘ambizioso’ e piuttosto spericolato, considerato che anche altre regioni sono in condizioni meno drastiche, ma tendenzialmente simili, e che è un ‘tecnico’ ed un senatore a vita, Mario Monti, a porre la questione.

Altro sarebbe (stato) se si fosse affrontata per tempo la riforma del sistema politico e delle competenze condivise, il cui fulcro è (era) nella legge elettorale e nell’abrogazione delle Province.

Il Partito Democratico e l’UDC auspicano un proseguimento della ‘linea Monti’ anche dopo il 2012, mentre Berlusconi ha ormai chiarito che ‘quando si candida intende scherzare’: non dovrebbero esserci intralci, dunque, per un uomo competente e determinato nel prendere il toro per le corna e riformare Casta ed Amministrazioni locali nei due mesi che ci restano, magari scopiazzando da Hollande una patrimoniale ‘patriottica’ sui redditi, collegandola a provvedimenti di riduzione della pressione fiscale a partire dal 2013.

In caso contrario, non resterà che constatare che di furbetti, nel Settentrione liberale, socialista e giansenista, ce ne sono davvero tanti. Forse troppi.

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