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Bankitalia e lo storico rapporto con le banche toscane

22 Dic

Nel 1893, Giolitti istituì la Banca d’Italia, fondendo la Banca Nazionale nel Regno d’Italia (ex Banca di Genova e Banca di Torino), la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia, che erano strutture private.

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Ricordando che il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia erano a capitale pubblico (ndr. ex borbonico) ed operavano in concorrenza con Bankitalia, vogliamo meravigliarci che siano fallite, mentre le altre – nate come una sorta di concessionarie private predestinate – puntualmente si son salvate?

E oggi ci si meraviglia che il PD toscano  sia corso in soccorso delle banche?

Demata

Il vero conflitto di interessi del PD e … l’olio extravergine

21 Dic

La ‘legge finanziaria’ è fatta ed ancora una volta l’onere ricade quasi interamente sui residenti e sui piccoli imprenditori delle aree urbane, visto che l’agricoltura e la grande distribuzione sono talmente sussidiate da non render nulla dal punto di vista fiscale, mentre eludono lo scopo primario di dar lavoro agli italiani e preferendo lavoranti stranieri e non di rado irregolari.
Agricoltura e distribuzione che – come abbiamo scoperto di recente in Toscana e non solo – arricchiscono le banche  di tanta provincia benestante, la quale ama collocare in città i propri pargoli proiettati verso posizioni apicali della politica o della cultua o di qualche amministrazione.

Questo è  il vero conflitto di interessi che attanaglia l’attuale governo e le forze (o meglio i territori e le famiglie) che lo sostengono.

Potremmo parlare del ruolo dell’ex Coop Poletti al ministero del Lavoro o della sudditanza alla CGIL riguardo le pensioni d’oro, ma la migliore riprova degli interessi settoriali intrinsechi al Partito Democratico che confliggono con quello generale è proprio nel prodotto ‘appenninico’ più pregiato e sussidiato che abbiamo: l’olio.

E’ a dir poco strano che il nostro parlamento stia per emanare un provvedimento che rende irrisorie le pene e le sanzioni pecuniarie per le contraffazioni alimentari  proprio mentre le provincie di Firenze, Genova, Spoleto e Velletri sono sotto i riflettori dei NAS e dell’Antitrust a seguito dello scandalo dell’olio ‘non extravergine’ dei marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia, con il conivolgimento di noti marchi della ‘grande disribuzione’.
Una questione a dir poco allarmante se i dati confermano che l’Italia importa tanto quanto olio esporta ma ‘consumerebbe’ solo olio italiano ed extravergine, mentre solo lo scorso anno abbiamo perso almeno 50mila tonnellate a causa di un batterio – secondo l’UE – che secondo la Puglia non c’è …

Ci sarebbe da proteggere produttori e consumatori.
Ancora peggio se dovesse venirci il dubbio che tanti ‘risparmiatori’ di provincia preferiscono affidare i propri soldi ad una speculazione finanziaria piuttosto che reinvestirli in loco e, magari, dando lavoro ad altri italiani.
Oppure potremmo immaginare che non introduciamo norme più severe in materia di espulsione o di identificazione di stranieri … perchè poi servono nelle campagne, nelle fabbrichette e nei magazzini.
Ancora di più se qualcosa di più equo sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza non dovesse mai arrivare … tenuto conto – come fecero Monti e Fornero – che gli elettori tra i 52 e i 62 anni ed i loro figli tra i 15 ed i 25 anni sono forse 15 milioni, mentre gli attuali pensionati e i loro figli tra i 35 e i 45 anni sono ben oltre 25 milioni … mentre dell’iter giudiziario per le irregolarità finanziarie nella gestione Inps sotto Mastrapasqua non se ne sa più nulla.

Dubbi che lo scandalo Etruria come le vicende del babbo di Matteo Renzi e del ‘cerchio magico renziano’ oppure l’inerzia sulle proposte di Boeri o Damiano non possono che alimentare. Sempre sperando che i suoi battibecchi sterili con la Merkel non servano soltanto a cambiare qualche quota agroalimentare o commerciale o qualche sconto bancario …

Intanto, il conflitto d’interessi dell’agroalimentare, delle Coop o delle Onlus, come quello dato dal peso di tanti ‘percettori di una pensione od un vitalizio’ nei partiti, nei sindacati ed in alcune alte istituzioni od amministrazioni proseguono, mentre continua la mattanza sociale dei più deboli e il degrado della qualità di vita delle città, che i nostri Bertoldi vedono solo come conglomerati di consumatori e come ribalta del proprio successo.

Demata

Voto in Spagna ed il futuro di Renzi

20 Dic

Le elezioni spagnole sono ben rappresentative del ‘problema’ che in buona parte condivide con l’Italia e – prima del tracollo – con la Grecia.

In Spagna come da noi, i pensionati e la ‘provincia profonda’ hanno l’assoluta necessità di mantenere lo status quo, anche a prezzo di bloccare il turn over dei lavoratori senior ed l’occupazione per i giovani, come è sui residenti dei grandi agglomerati urbani ormai in degrado che ricade il costo di un’agricoltura sussidiata e delle opere pubbliche connesse.

Dal risultato elettorale spagnolo emerge ancor più la conferma che la Spagna – come l’Italia – è una Democrazia bloccata dalla corrotta gerontocrazia partitocratica e dai suoi più o meno inconsapevoli corruttori, tra cui una messe di simpatici anziani pensionati dalla contribuzione previdenziale irrilevante, una discreta parte della P.A. che – anche quando volenterosa – resiste alle tecnologie e alla semplificazione ed un esercito di piccoli e grandi padroni dell’agroalimentare e della distribuzione che si arricchisce a spese della cosa pubblica, ma ormai non da lavoro ai residenti bensì ad immigrati spesso clandestini.

L’Italia sembrava esser messa meglio della Spagna, almeno per quanto riguarda il degrado del dibattito politico-partitico, ma ‘grazie’ ad una legge elettorale rivelatasi incostituzionale e ‘grazie’ a ben due Premier eletti scalzati da due Premier scelti dal Presidente della Repubblica.

Anche quest’anno, però, apprendiamo dalla ‘legge finanziaria’ che i privilegi e i sussidi per una parte del Paese son rimasti mentre continuano ad essere negati i minimi essenziali alla restante parte, come anche accade che la percezione della corruzione (e la diffidenza) dilaga al punto che il Partito Democratico non ha più neanche un metodo per scegliersi segretari e candidati oppure Forza Italia  implode e basta con Salvini e Meloni all’orizzonte.

La scommessa di Renzi è quella di  riuscire nelle prossime Amministrative ad entrare praticamente in tutte le Giunte, alleandosi asimmetricamente con Sel o il Centrodestra a seconda della convenienza e con la speranza che i Cinque Stelle dove maggioritari dovranno accettare i voti del PD pur di formare giunte.

L’idea è furba e fattibile, ma il problema di Matteo Renzi è semplice:

  1. da un lato una generazione e un partito che ormai si ritrovano con troppi amici e parenti coinvolti in speculazioni e sussidi se non scandali e processi,che andranno presumibilmente ad aumentare e non a diminuire
  2. dall’altro un sistema di informazione ‘tifoso’ che dimentica – ad esempio – che poco meno della metà dei lettori /ascoltatori si astiene alle urne o che neanche il 20% della forza lavoro italiana è rappresentata dalla CGIL, fornendo una rappresentazione della realtà dissonante rispetto a quello che tutti sappiamo.

Per questo Renzi teme le ripercussioni dello ‘scandalo Etruria’ che scopre il velo sulla profonda provincia toscana (e non solo) e che inevitabilmente andrà ad incrementare il dissenso ‘silenzioso’ (ndr. quello peggiore) di una parte della popolazione che attende ormai dal 2010 che qualcuno vada ad arginare certi interessi e ad estirpare qualche furbata di bilancio …

Demata

 

 

 

 

Le banche e la mediocrità del Male

15 Dic

Quello che molti non comprendono è che le banche assovono al mero compito di raccogliere, concentrare e redistribuire con un effetto moltiplicativo tutto il denaro non strettamente necessario alla stretta sussistenza.
In altre epoche a questo provvedevano gabellieri, usurai, finanziatori o finanzieri, sacerdoti e feudatari, ma è una differenza di relativo conto: dipende solo da quanto volentieri immetta risorse chi accumula risorse (risparmiatore). Viceversa il compito degli ‘operatori’ è sempre lo stesso: incassare denaro dalle persone e  preservarlo per gli scopi del padrone.

Infatti, nel caso del salvataggio di Banca Etruria come delle altre ci troviamo davanti a ‘risparmiatori’ che sono stati convinti da solerti impiegati ad investire in ‘imprese’ che forse avrebbero reso l’1% effettivo, mentre ‘svalutazione’ ed ‘inflazione’ erano davvero improbabili.

Come si possa sostenere che non vi sia stata fraudolenza – come accadde per il caso Parmalat – è difficile da capire, specie se stavolta il personale stesso aveva dubbi e resistenze, temendo per i propri clienti.

Più che aiuti ‘umanitari’ di Stato, servirebbero sentenze rapide e draconiane …

Anche in questo caso, come le nostre pensioni e tant’altro, ci troviamo a constatare la ‘mediocrità del Male’, quello che distrugge vite ed esistenze con il diniego di una procedura o la capzione di una firma e del quale nessuno risponde poichè ‘rispettava gli ordini’ … in cambio di una carriera.

E, se prima ricordavamo la Parmalat, vale la pena di tener presente quanti suicidi e quante famiglie distrutte sono state causati dai metodi di Equitalia.

Con un leggero sforzo potremmo anche accorgerci che c’è sempre la stessa componente partitica dietro i disastri Parmalat, Inps, Equitalia ed Etruria …

Demata