Tag Archives: Ballarò

M5S: parole e fatti

3 Giu

Che piaccia o meno, il Movimento Cinque Stelle rappresenta circa un italiano su dieci, ha evitato un astensionismo iperbolico alle elezioni politiche, la base del suo consenso è composta da elettori che, dinanzi allo sfascio, si sono in qualche modo rimboccati le maniche e stanno cercando di ‘capire’.
Un elettorato probabilmente molto più moderato – ma anche esasperato – di quanto pensino i sondaggisti, che, per altro, ancora non sono riusciti a scrutare il buco nero degli astenuti, ormai oltre il 40% e non attratti nè dai partiti tradizionali nè dal sorgente M5S o dall’ultra Destra.

Purtroppo, quello che è accaduto finora appare come un secco rifiuto a considerare una forza politica comunque rappresentativa di una parte del popolo italiano, nonostante l’inesperienza politica, dopo il tentativo di ghettizzarli tra i fenomeni da baraccone e da intrattenimento, come ottusamente si fece ‘a sinistra’ durante la campagna elettorale, non intravedendo dietro il ‘comico’ Grillo l’addensarsi del proprio elettorato scontento.

.
In realtà, molti sono i distinguo che andrebbero fatti.

Innanzitutto, la figura di Beppe Grillo, demiurgo nelle piazze, anche grazie ad una collaudata professionalità come attore che interpetra il ruolo di sboccato fustigatore del malcostume. Il ‘super-demagogo’ di cui la dottrina politica congettura e scrive da oltre un secolo?
Forse si, ma cosa dire allora del ‘super-venditore’ Berlusconi, del ‘super-affabulatore’ Vendola, del ‘super-buono’ Veltroni, del ‘super-trasformista’ Casini?

Non possiamo stigmatizzare Beppe Grillo – e va fatto – se le sue urla, le sue invettive, il suo fondersi con il pubblico (pardon, popolo) fanno parte del corredo di bassa macelleria politica che i tribuni usano da quando esiste Roma.
Non possiamo, non sarebbe corretto farlo, se non a patto di imporre a Silvio Berlusconi quel confronto pubblico che è necessario a trasformare uno spot pubblicitario in un’opinione e in un conseguente dibattito. O di pretendere un traduttore che trasformi quanto dice Nichi Vendola in cose semplici da fare e attuare od uno storico che spieghi a Walter Veltroni che fine hanno fatto le sue ‘buone intenzioni’ oppure un cartografo che ci informi costantemente di Pier Ferdinando Casini e di quale sia la sua posizione.

E, comunque, l’ululare grillino ‘piove, governo ladro’ avrebbe sortito un così ampio effetto, se il giorno dopo qualcuno fosse andato a lì a dimostrare che la politica non è ladra e si preoccupa della gente?
Probabilmente, no.

Quanto alla pochezza delle proposte dei parlamentari M5S – fatto ahimé conclamato – va constatato che anche Berlusconi è costretto a fermarsi agli spot – anche se nei dibattiti se la cava benissimo – perchè il suo partito sembra ormai un confuso arcipelago di lobbies, per non parlare degli arcipelaghi e dei ‘ma anche’ di cui la storia della Sinistra è una sorta di manuale o del constatare che più ‘piuma al vento’ dei nostri cattolici e/o moderati non sembra esserci nessuno.
Basti dire che sono quattro mesi che abbiamo votato e, con l’urgenza che c’era, non sono riusciti a scrivere un rigo di legge in Parlamento per cambiare una regola una.

Dunque, le chiacchiere stanno a zero ed è di questo che i nostri media dovrebbero parlare, ma non possono farlo perchè – dopo i pareri di (in)costituzionalità – non c’è una legge elettorale che permetta di tornare alle urne, dopo aver svelato l’insostenibile leggerezza dell’essere, intrinseca nel Governo Letta. Oggi, domani e per i prossimi 18 mesi.

Attaccare tutto il sistema politico sarebbe, dunque, un suicidio collettivo, visto che non ci sono exit strategies e non siamo una repubblica presidenziale, come in Francia, o federale, come in Germania, od una monarchia costituzionale come in mezza Europa.
Attaccare solo Beppe Grillo potrebbe rivelarsi, viceversa, un disastro, se si ragiona su un arco di tempo lungo due anni. Una campagna così massiva avrebbe l’effetto di delegittimare ulteriormente i media, già ingessati tra par condicio, manuali Cencelli, lobby e comitati, editori e sponsor vari.

Trasformare l’opinione pubblica (di cui fa parte anche e soprattutto la Rete) in un campo di battaglia, incrementerebbe un ‘iter comunicandi’ del sistema mediatico che, finora, ha generato astensionismo e voto di protesta. Specialmente se anche i bambini sanno che la RAI è lottizzata, Mediaset è del Presidente del PdL, tanta stampa fa capo al Gruppo Messaggero L’Espresso, cioè La Repubblica.

Tra l’altro, litigare con Stefano Rodotà – ‘vicino’ a SEL e CGIL – ci può stare, se nei termini del reciproco rispetto, ma con la Gabanelli no.
Proprio non ci siamo; già l’infrastruttura telematica del blog di Beppe Grillo non brilla nè per sicurezza della privacy degli iscritti nè per la democraticità del dibattito: una sbirciatina ai conti ed alle infrastrutture societarie era dovuta.

Un gioco al massacro in cui Beppe Grillo va a nozze, però, visto che gli permette di mantenere il controllo su un elettorato che crede nel ‘movimento’ ma diffida per natura dei ‘padri putativi’ e di attendere, speranzoso, l’arrivo di un personale politico all’altezza della situazione.
Infatti, è evidente anche agli occhi dei leader del M5S che buona parte degli eletti non è all’altezza del compito e della situazione, a partire dal veto a rilasciare interviste o partecipare a trasmissioni, dopo che, ai primi outing, s’era capito che ognuno parlava per se e non a nome del movimento e che la conoscenza delle (vituperate) istituzioni era poca ed imbarazzante.

Una pochezza della compagine eletta che è dimostrata da un banale dato politico: bastano dieci onorevoli o senatori per creare un – più o meno opportunistico – gruppo parlamentare ed ancora meno per sommergere Camera e Senato di proposte di legge ed emendamenti.
Dunque, tocca a Beppe sparare alzo zero ed ottenere pan per focaccia dai media, dato che è davvero incredibile che non ci siano, sul tavolo di Grillo e Casaleggio come su quello di Boldrini e Grasso, le proposte di riforma, le bozze di legge che il Movimento intende attuare.

Nulla di nuovo sotto il cielo, lo stesso toccò e tocca fare a Silvio con le sue spot-proposte, visto che la sua (ex) maggioranza ed il suo (ex) ministro Giulio Tremonti non riuscivano a tessere accordi che andassero oltre il puzzle indecifrabile, tant’erano spinte e pressioni. Cosa non diversa accadde a Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa con quell’origami chiamato Ulivo ed un governo che andava dal centro liberale e cattolico ai nostalgici del comunismo.

Nel caso del Movimento Cinque Stelle, però, non si tratta di interessi reconditi o incofessabili, ma solo di un patch work, finora incompleto, che una generazione di under quaranta (tali sono gli eletti del M5S) sta tentando di ricomporre solitariamente da zero.
Una generazione cresciuta con una televisione ‘all’americana’, che ha assimilato sistemi e soluzioni anglosassoni, ma non ha una costituzione emendabile, un sistema giudiziario celere e, soprattutto, contiguo alla politica, una Common Law ed un sistema federale.

Un fenomeno ormai radicato che viene alimentato dagli stessi media che ‘attaccano’ Beppe Grillo. Un’Italia che è connessa, che spende negli ipermercati, che canta con il karaoke, che vede film e serie americani in TV.

Dunque, esiste una sola soluzione a questo stato di cose: che Beppe Grillo faccia un passo indietro e che lo ‘stratega’ Gianroberto Casaleggio ne faccia uno avanti, mentre i media iniziano a prendere sul serio un movimento che inizi a darsi una gerarchia comunicativa ed una immagine propositiva almeno verso la pubblica opinione.
Che il movimento diventi partito: non è solo una questione di (in)elegibilità di Beppe Grillo. Non commettiamo di nuovo l’errore del movimento Italia dei Valori, ormai al lumicino e pochissimo tempo fa stimato oltre l’8%.

In caso contrario, comunque resteremmo nello stallo attuale, con una parte di noi che sogna l’America, un’altra inderogabilmente giacobina e un’altra ancora profondamente rurale e che non disdegnerebbe un peronismo od una teocrazia.

Non è una questione astratta, anche se rinviata al prossimo anno: l’Italia deve riformare le proprie istituzioni e ristrutturare la propria spesa pubblica.
Il Movimento Cinque Stelle dovrà pur dire la sua e dovrà scegliere se aggiungersi a coloro che non vogliono il cambiamento oppure farsi opposizione propositiva e costruttiva.

Alla prova dei fatti, all’appuntamento con i passaggi legislativi, non ci si può arrivare lanciando parole al vento.

originale postato su demata

Il lato oscuro del garantismo

19 Gen

Per “garantismo” si intende comunemente l’insieme delle garanzie previste a tutela delle libertà individuali e di gruppo contro il possibile arbitrio dell’autorità. Sono garantiste, ad esempio, le norme italiane inerenti la libertà di opinione e di culto, come lo è il Secondo Emendamento della costituzione statunitense.
Il concetto di “garantismo” si traspone nel processo penale per quello che riguarda l’arresto, l’istruttoria, la custodia cautelare in carcere, i diritti della difesa.

In Italia, però ha attecchito un “garantismo” piuttosto difficile da classificare, che alcuni esempi possono ben evidenziare.

Ad esempio, non è giusto che una persona trascorra troppo tempo in carcere prima della sentenza definitiva, su questo tutti sono d’accordo.  In tal caso, “garantismo” significherebbe prevedere una procedura abbrevi i tempi e solo in casi eccezionali dovrebbe permettere che l’imputato, in attesa di giudizio, si ritrovi a trascorrere anni agli arresti domiciliari, cioè a casa.

Ed, infatti, la cosa ci apparrebbe affatto o poco garantista (anche le vittime ed i parenti hanno i loro diritti), se, per tutelare un colpevole “dall’arbitrio dell’autorità” ed assicurargli diritti di difesa pressochè illimitati, andasse a finire che trascorra buona parte se non tutta la pena tra arresti domiciliari, prima della sentenza, e libertà condizionata per un terzo della condanna.

Come anche, siamo tutti d’accordo che la libertà condizionata è un aspetto essenziale della “riabilitazione” del detenuto. Una riabilitazione che, però, deve aver già dato i suoi segni durante la detenzione, una “buona condotta” che non può essere solo “il non aver dato problemi”, ma che già avrebbe dovuto mostrare ravvedimento e impegno nello studio e nel lavoro.

Una “detenzione garantista” dovrebbe, dunque, liberare sulla parola solo coloro che hanno gia iniziato a “cambiare vita”, magari conseguendo un diploma od imparando un mestiere.

Questo, sostanzialmente, il garantismo “non garantismo” che conosciamo tutti.

Dall’investore folle e fuggiasco, che “non essendoci pericolo di fuga” dopo tre giorni torna a casa, allo stupratore di Capodanno, che “non è pericoloso” perchè ha stragiurato che non lo farà più, al comandante Schettino “agli arresti domiciliari” per abbandono di nave (… che più fuga di così non si può), mentre tutto il mondo l’ha già giudicato in base alle sue frasi, per finire ad Er Pelliccia, certamente ravvedutosi, ma autore di una “giornata di ordinaria follia”.

Tutte persone che verrano sicuramente condanante e che sconteranno buona parte, se non tutta, la pena con l’unico fastidio di qualche firma in caserma e delle “visite” improvvise dell’agente incaricato.

Come abbiano fatto i parlamenti succedutisi nell’arco di 30 anni – tutto inizia con la Legge Gozzini – a votare ed assemblare una cosa del genere è un mistero.

E’ incredibile che il nostro diritto non preveda il processo per direttissima per l’abbandono di nave, per un reo confesso di stupro, per l’autore di devastazioni in mondovisione, per il pirata della strada.

E, visto che “a tutto ci pensa Mario Monti”, i nostri parlamentari potrebbero anche provvedere a questa lacuna, legiferando, visto che lo “stipendio”, noi italiani in “un mare di guai”, stiamo continuando a saldarlo a fine mese.

Avrebbero anche qualcosa, una legge, di cui discutere a Ballarò … che lo share traballa.

originale postato su demata

Sondaggi: Ballarò da i numeri

21 Set

Arriva l’autunno e Ballarò ritorna a dare numeri. E’ di ieri l’ultimo sondaggio che vede PDL, LEGA NORD e LA DESTRA collezionare il 38% delle preferenze, FLI, UDC e API attestarsi ad un misero 44%, IDV, PD e SEL riconfermarsi al 44%.

Peccato che il sondaggio, eseguito da IPSOS, riporti che il 43,4% delle 966 persone interpellate  abbia rifiutato di rispondere oppure si è detto indeciso o, ancora, a confermato che si asterrà. Un dato confermato anche da EMG per La7, che, però, stima l’affluenza alle urne al 70%.

Un sondaggio tutto da verificare nei numeri (la metà dei contatti non si esprime), ma anche nei quesiti, visto che l’ultimo chiedeva “per quali ragioni boccia la finanziaria”e offriva queste quattro risposte: “non è intervenuto nei confronti dei più ricchi”, “non c’è una lotta all’evasione fiscale”, “non sono stati toccati gli interessi delle corporazioni”, “non ci sono misure per la crescita”.

A parte il fatto che in Italia le corporazioni non esistono e, caso mai fosse, dovremmo far riferimento ai sindacati e non alle multinazionali, e mettendo anche da parte la domanda aperta sugli evasori che include ampiamente le coop e le onlus (mica solo aziende, professionisti e commercianti), resta comunque da chiedersi perchè il sondaggio non abbia incluso i tagli alla pubblica amministrazione, “richiesti ” dall’Europa e dal buon senso, la cartolarizzazione dell’edilizia pubblica residenziale, il taglio delle Provincie, dei piccoli Comuni  e dei costi delal politca eccetera …

Un sondaggio, dunque, tutto da verificare  e che non avrebbe dovuto essere mandato in prima serata e sulle prime pagine dei giornali a cuor leggero, se si voleva dare un’ informazione corretta.

Ad ogni modo Ballarò pubblica i sondaggi come vuole e la RAI avalla, visto che avrebbe dovuto essere stata ridfimensionata già da molto tempo.

Il bello, però, è che in questi giorni di sondaggi se ne sono fatti diversi.

Come quello ISPO per il Corriere della Sera, con circa 800 risposte su  oltre 2.000 contatti, dove scopriamo che la vicenda Penati “è un caso isolato che non coinvolge il PD e non ne mina l’immagine” per il 63% degli elettori democratici, ma anche che “è indicatore del fatto che il PD è coinvolto nella politica degli affari” secondo il 56% degli elettori totali, mentre un congruo 17% è dubbioso.

Un dato che conferma l’esigenza di una fortissima delegittimazione popolare della cosiddetta “diversità culturale della Sinistra”, visto che dopo 20 anni riemergono ombre simili a quelle paventatesi per l’affaire Greganti della Prima Repubblica.

Oppure quello di Digis per Sky24 (1001 contatti), che conferma un’indecisone/astensionismo al 40% e che ci racconta come “solo” il 40% dei cittadini ritiene che l’operato del Governo nella manovra finanziaria sia negativo, mentre ISPOS-Ballarò davano la “sfiducia” addirittura al 76%.

Tutto da rifare? Certamente: il numero degli indecisi-scontenti-astenuti è così alta che, in teoria, le elezioni potrebbero vincerle anche il Movimento 5 stelle o La Destra da soli …

Dunque, le poche cose che ci raccontano i sondaggi di questi giorni sono:

  1. esiste ancora lo spazio per la via maggioritaria indicata da Veltroni e, probabilmente, il PD è stato troppo frettoloso nell’abbandonarla;
  2. l’idea di IdV-PD-SEL di riproporre un nuovo Ulivo e di rendersi egemoni va a collidere con il dato di fatto che non si può governare con il 49% alla Camera e molto meno al Senato, specialmente se il 60-70% dei cittadini non li ha votati;
  3. l’apporto di voti derivanti dall’alleanza con SEL sottrae voti al PD sia a sinistra sia al centro, oltre a creare seri problemi con il mondo cattolico e delle imprese;
  4. le promesse di “tagli equi, diritti per tutti” che il Centrosinistra sbandiera e che, a quanto pare, sarà lo slogan elettorale potrebbe rivelarsi un cavallo di troia, visto quello che la maggioranza degli italiani pensa del PD e della suo coinvolgimento nella finanza.

Resta, dunque, un mistero su come abbia fatto RAI-Ballarò a mandare in onda sondaggi e trasmissione e, soprattutto, cosa abbiano commentato ed analizzato politici presenti e giornalisti in redazione.

Le impegnative vittorie di Pisapia e De Magistris

30 Mag

Esultanza per le vittorie di Pisapia e De Magistris a Milano e Napoli, ma non troppa, almeno per ora.

I motivi per essere cauti sono tanti e diversi, come si evince dai primi ed essenziali dati.

A Napoli, vince un candidato dell’IdV, “orgoglioso di essere tra i Liberali Europei”, con il 33% dei voti esprimibili, dato che tanto fa il 65% se mezza città (50,57) non va neanche a votare.

A Milano, il candidato “moderato” di SEL vincerà con il 37% dei voti esprimibili con la Moratti al 30% ed il resto dei milanesi (un “non partito” pari al 33%) che non ha votato in ambedue le tornate.

Una giunta difficile, quella che attende De Magistris a Napoli, dove il PD e l’UDC, seppur estromessi dal ballottaggio, controlleranno quasi il 30% dei seggi e sarà interessante vedere dove andrà a collocarsi, da grande sindaco metropolitano, rispetto al “sistema partitocratico” nazionale.

Un banco di prova, quello di Pisapia a Milano, dal quale tutti gli italiani si faranno un’idea delle qualità o dei limiti di Sinistra e Libertà, giusto in tempo per le prossime elezioni nazionali.

Lettieri – De Magistris: programmi a confronto

26 Mag

Secondo quello che paventano i media, quella di De Magistris a Napoli sarà una cavalcata plebiscitaria.

Considerato che l’IDV ha sempre sostenuto Bassolino e Jervolino e che dietro il candidato sindaco s’intravedono i soliti nomi, tutto questo è a dir poco strano.

Visto quanto scoperto nel confrontare i programmi di Moratti e Pisapia, viene il sospetto che i candidati sindaco “per Berlusconi” abbiano più di una ragione per lagnarsi dei media.

Presi i programmi di Gianni Lettieri e di Luigi De Magistris, infatti, l’impressione è la stessa che per Milano: completo e lungimirante  il primo, limitato e sparagnigno il secondo.

Un dettaglio, però, induce a diffidare fermamente: il programma del candidato berlusconiano costa davvero molto, attingendo a risorse che la città, al momento, non ha: buona parte delle promesse, a ben vedere, farebbero affidamento al “Piano per Napoli” che il governo leghista dovrebbe approvare e che Lettieri considera propedeutico …

Qua nisciuno è fesso.

 

GIANNI LETTIERI

LUIGI DE MAGISTRIS

 

Ambiente e Cultura
  • raccolta differenziata porta a porta
  • individuazione di un sito di trasferenza e avvio dei lavori per la realizzazione di un sito di compostaggio
  • isole ecologiche
  • piano per la balneabilità
  • diffusione degli impianti fotovoltaici
  • introduzione dell’Ecopass
  • abbattimento di edifici degradati nelle periferie
  • Museo della musica napoletana
  • abbandonare il ricorso a società di capitali per la gestione dell’acqua
  • raccolta differenziata porta a porta in tutti i quartieri della città
  • incentivi alla vendita di prodotti domestici alla spina
  • creazione di una isola ecologica per municipalità
  • riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico
Welfare e Imprese
  • interventi fiscali e forme di sostegno per le famiglie a basso reddito
  • nuovo Assessorato alla famiglia, alla scuola e ai bambini
  • un asilo nido pubblico in ogni municipalità
  • apertura pomeridiana delle scuole, con attività sperimentali e laboratori
  • controlli mirati e premi aziendali in tema di sicurezza.
  • banca per il microcredito
  • sportelli coordinati Università e Imprese
  • assunzione nel Comune di 1.500 giovani laureati
  • incentivi fiscali a chi inserisce giovani apprendisti
  • strutture sportive moderne
  • spazi ad hoc per mercatini etnici e venditori ambulanti
  • semplificazione comunale per le imprese di ristorazione
  • creazione del Napoli Convention Bureau per i grandi eventi
  • istituzione di micro incubatoci d’impresa, agenzie di sviluppo locale e sportelli di micro credito, soprattutto per giovani e donne
  • rimodulazione delle concessioni comunali
  • costruzione di quattro strutture per le donne
  • riqualificazione del patrimonio immobiliare abitativo pubblico
  • Garante per le problematiche della disabilità
  • Garante per la Salute dei cittadini
Sicurezza e Mobilità
  • Più mezzi pubblici ed orari garantiti h24
  • Funicolari aperte fino alle 2.00 di notte
  • Potenziamento delle linee ferroviarie urbane
  • piste ciclabili
  • estensione delle aree pedonali del centro storico
  • parcheggi d’interscambio
  • Mobility Management e Car Sharing
  • più videosorveglianza
  • istituzione di ZTL estese
  • controllo elettronico delle corsie preferenziali
Pubblica amministrazione e legalità
  • trasferimento di funzioni e poteri dal Comune alle Municipalità
  • valorizzazione dei dipendenti comunali
  • cronoprogramma delle opere pubbliche, consultabile online
  • società partecipate accorpate in un’unica holding
  • abolizione di sprechi ed extra benefit
  • Authority per la trasparenza
  • prepensionamento di 5.000 dipendenti comunali
  • nuova disciplina delle gare d’appalto per la manutenzione stradale
  • bilancio partecipato
  • riorganizzazione amministrativa del Comune
  • istituzione di un nucleo di valutazione collegiale
  • tagli alle consulenze esterne
  • riqualificazione del personale comunale
  • accorpamento delle partecipate con la riduzione dei cda
  • gestione documentale elettronica in backoffice degli atti
  • partecipazione e accesso elettronici dei cittadini in frontoffice
  • maggiore efficienza energetica degli edifici pubblici
Tasse e Tariffe
  •  ?
  • rimodulazione delle concessioni comunali

Moratti – Pisapia: programmi a confronto

26 Mag

Letizia Moratti continua a pagare la presenza di Silvio Berlusconi “capolista” e le (xeno)fobie della Lega.
E’ di oggi l’appunto di Famiglia Cristiana che si trova a chiedersi “se la polemica elettorale resta ferma all’anticomunismo, al taglio delle tasse (promesso da 17 anni), fino all’assurdo della cancellazione delle multe stradali, anche se domenica vincesse la Moratti quale riforma si potrebbe attendere per una politica cosi’ desolante come quella di oggi in Italia?”.
Il periodico delle Edizioni Paoline, schierandosi nella corsa a sindaco, precisa anche che Milano “non rischia nulla di terribile”, se vincesse il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia.

Tutto questo accade mentre la Lega innescava una puerile querelle riguardo il diritto dei residenti islamici di avere una moschea degna di tale nome, cui tutti i media hanno “abboccato”, ditraendo l’elettorato da quello che più conta: i programmi dei due candidati sindaco.

E qui viene il bello, o meglio il tragico.

Il programma di Letizia Moratti è chiaro, preciso, completo: sono indicati, quasi elencati, i servizi, le risorse, le destinazioni. Non sono pochi ed, a scorrerli, c’è quasi da vergognarsi a vivere nella Capitale od in gran parte d’Italia, visto di cosa son capaci i milanesi.
Il programma di Giuliano Pisapia è vago, impreciso, incompleto: l’unica cosa chiara è che faranno tanti progetti e tante commissioni per dare tanti diritti a tutti. Sembra il programma di Walter Veltroni per Roma e sappiamo tutti cosa ha trovato “dopo” l’attuale sindaco Alemanno.

Incredibile? Ecco di seguito i due programmi a confronto.

 

LETIZIA MORATTI

GIULIANO PISAPIA

 

Ambiente
  • 100.000 nuovi alberi in città
  • 5 nuovi parchi (expo 2015)
  • miglioramento dell’efficienza energetica delle case popolari
  • raddoppio spazzini di via
  • nuove aree cani
  • pronto soccorso per animali operante 24 ore su 24
  • rimozione del degrado ambientale al fine di ripristinare la legalità nelle periferie
Anziani
  • nuovi centri per anziani
  • raddoppio assistenza a domicilio
  • potenziamento sportello badanti
  • potenziamento dei centri diurni
  • adeguamento degli interventi per le persone non autosufficienti e disabili
  • cinema e teatro a biglietto ridotto per gli anziani “nonni”
  • rete di strutture di lungodegenza,
Cultura
  • nuovo museo arte contemporanea
  • nuove biblioteche in periferia
  • grandi eventi a Milano
  • Istituire un grande Assessorato alla Cultura
  • Istituire la Conferenza permanente tra comune, università, enti di ricerca
  • Rifugi anti-noia e presidi di legalità
  • sportello pubblico per tutti gli operatori di cultura
  • assegnazione di spazi del demanio comunale
Famiglie e infanzia
  • piano casa
  • Fondo Sostegno Affitti
  • nuovi asili nido
  • Bonus Bebè e Bonus nonno
  • Sportello baby Sitter
  • libri di testo gratuiti
  • risanamento delle condizioni materiali delle case pubbliche
  • riqualificare l’offerta dei Consultori familiari
  • forte investimento “per la qualità” e profonda riorganizzazione interna negli asili e nelle scuole per l’infanzia
Giovani e sport
  • ristrutturazione delle palestre scolastiche
  • potenziamento incubatori imprese innovative
  • spazi per i giovani talenti
  • incentivi per le imprese dei giovani
  • Carta comunale dello studente
  • superare l’attuale modello organizzativo dello sport milanese
  • ampliamento dell’offerta di posti letto per i fuorisede
  • borse per la mobilità in entrata e in uscita per gli stranieri
Mobilità
  • nuove metrò M4 e M5,
  • nuovi parcheggi,
  • potenziamento Bike-Mi e Car-Sharing
  • potenziamento Bike-Mi
  • maggior coordinamento dei mezzi pubblici che collegano i diversi atenei
  • pianificazione della mobilità e prevenzione dell’inquinamento atmosferico
Accoglienza
  • messa in sicurezza e riduzione dei campi regolari
  • chiusura di tutti i campi abusivi
  • insegnamento dell’italiano
  • autorizzare esperienze di “autocostruzione”
  • riconoscere il diritto di voto agli immigrati
  • indagini di settore ed interventi di mediazione
  • insegnamento dell’italiano
  • rete di sportelli “Nuove Cittadinanze
  • realizzazione di un grande centro di cultura islamica
Sicurezza e legalità
  • pattuglia di quartiere
  • più videosorveglianza
  • diffusione dei braccialetti anti aggressione con geo-localizzazione
  • contrasto delle baby-gang
  • tracciabilità dei flussi per le società partecipate
  • attenuazione della percezione d’insicurezza dei cittadini milanesi
  • sportello dei diritti di quartiere
  • pubblicità della situazione patrimoniale e delle condanne e pendenze di tutti i facenti parte di organismi del Comune
  • misure organizzative per prevenire la corruzione
  • campagne di informazione e iniziative pubbliche contro l’usura
Occupazione
  • 61.000 nuovi posti (expo 2015)
  • diffusione del telelavoro, del part time
  • Job Sharing
  • Buoni Lavoro
  • sostegno all’opera di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti
  • riapertura di opportunità lavorative con le associazioni degli industriali, degli artigiani, della cooperazione sociale
  • rigorosa verifica di tutte le esternalizzazioni
  • piano procedurale per 220 incarichi da ricoprire
Salute e Disabili
  • Centri Socio Educativi
  • potenziamento servizi
  • Centri Diurni Disabili
  • Nuclei Distrettuali Disabili
  • poliambulatori integrati
  • psicologo di quartiere
  • garantire a tutti i cittadini una rete diffusa di cure primarie,
  • una nuova stagione di impegno per la medicina del lavoro e per la sicurezza,
  • politiche di adeguamento della rete di offerta dei servizi sanitari e socio sanitari
  • promozione dell’integrazione tra servizi sanitari, socio sanitari e sociali
Imprese
  • più sostegno alle onlus
  • nuovi servizi on line
  • meno burocrazia per le imprese
  • Casa delle Associazioni di quartiere
  • Istituzione di un nuovo organismo interno al Comune “in staff al Sindaco” per la gestione delle partecipate
  • revisione delle procedure e dei capitolati contrattuali
  • revisione delle autorizzazioni a operare nelle aree di mercati all’ingrosso
  • Consulta cittadina della cooperazione internazionale
Tasse e Tariffe
  • no aumenti
  • adeguamento delle tariffe
  • ristrutturare il debito del Comune
  • accesso a venture capitals

Televisione: Berlusconi ovunque

21 Mag

A Napoli e Milano, Pisapia e De Magistris andranno al ballottaggio senza l’effettivo sostegno del PD. 

Non ci vuole molto a capire che l’ex magistrato demoliberale è l’antitesi del potere bassoliniano e non solo di quello camorristico. Come non è necessaria troppa fantasia per immaginare quanta gioia si possa provare nelle Botteghe Oscure se anche a Milano dovesse affermarsi Sinistra e Libertà.

E, d’altra parte, quale migliore occasione per ribadire che senza il PD capofila non si vince da nessuna parte?

Il segnale di questa deriva è tutto nell’appello, sfortunatissimo, del comunista Ferrero alla convergenza tra PD, SeL ed IdV.

Con quest’aria che tira, e mentre i media ignorano o mistificano i fatti spagnoli, cosa fareste voi, se foste Silvio Berlusconi? Attacchereste come falchi, visto che vi sentite Napoli e Milano in tasca …

 Così come vanno le cose, il “pareggio (Torino-Bologna, Milano-Napoli) conviene a tutte le forze parlamentari e solo a loro. E così finirà, a meno di una sempre possibile impennata d’orgoglio dei napoletani o dei milanesi verso il potere romano e padano.

Elezioni amministrative: nessun vincitore

18 Mag

Tutti concordano sul fatto che il Centrodestra non abbia vinto queste amministrative e tanti ritengono che la responsabilità sia dei panni sporchi di Silvio e dello scontro istituzionale in atto.

Alcuni, ma non troppi, attribuiscono il flop alle figuraccie della Lega, prima di tutte quella con Libia, Nato ed Unione Europea. Solo pochi tengono conto che l’esodo di Gianfranco Fini non costa solo il 4% che Futuro e Libertà ha generalmente conseguito.

Anche il PD non vince, checchè ne dicano, visto che Piero Fassino e Virginio Merola hanno vinto con il “solo e risicato” 50% contro candidati del PdL “leggerissimi” che comunque hanno totalizzato il 30%, mentre la Lega, in ambedue i consigli comunali, ha enormemente aumentato il proprio quorum.

Anche Casini non vince e con lui l’UDC, visto che ha diverse alleanze un po’ dovunque e che, se volesse davvero far politica nazionale, il dover scegliere gli sottrarrebbe voti.

Sinistra e Libertà per ora vince, a Milano, con Pisapia, ma sarà il ballottaggio a dirci se questo è realmente vero od è stato l’effimero esito di un week end. Lo stesso vale per De Magistris, visto che gli avversari più acerrimi son proprio l’UDC ed il PD napoletani.

Il segnale, però, gli Italiani l’hanno dato.

I nuovi leader, che la gente inizia ad acclamare, sono cinquantenni, liberali o libertari, provenienti dalla società civile e non dai partiti o dai comitati, sufficientemente colti, con un forte riferimento al senso dello Stato.

Obiettivo: non vincere le elezioni a Napoli e Milano

11 Mag

Dopo la “vocazione maggioritaria” di Veltroni e Fassino, che comunque aveva fruttato quasi la metà delle preferenze, il “nuovo corso” del PD  di Bersani e D’Alema arriva alla prova elettorale.
Infatti, domenica prossima, Torino, Milano, Bologna e Napoli rappresenteranno il banco di prova, forse l’ultimo, per i Dalemiani.

Ci si aspetterebbe grande pressione, considerato che l’UDC è da considerarsi alleato e che con SEL ci dovrebbe essere un minimo di intesa.
E invece no, come al solito si vola basso.

“Una cosa è certa: se lunedì sera le proiezioni daranno Giuliano Pisapia e Mario Morcone al ballottaggio a Milano e Napoli, con Fassino e Merola vincitori al primo turno a Torino e Bologna, nel Pd si respirerà aria di festa grande”, lo scrive Carlo Bertini, politologo di La Stampa.

Ebbene si, ci si accontenta di riprendersi le città “rosse” Torino e Bologna e auspicandosi di far presenza a Milano e Napoli.

Non chiaro perchè il Partito Democratico non possa aspirare a conquistare il seggio di Sindaco di Milano, se non annotando che tutta la campagna di Pisapia è andata in sordina, nonostante i tanti scandali che ormai assediano la Moratti e, soprattutto, Formigoni.
Come anche, è poco comprensibile perchè l’opposizione non faccia di Napoli una propria roccaforte, se non prendendo atto che, dopo Bassolino e Iervolino, lì si va a votare con un’emergenza sanitaria ed un intervento militare in corso e con barricate e roghi per le strade.

Dunque, come al solito, il PD dalemiano si acconteterebbe di vincere “sul sicuro”, a Torino e Bologna, ovvero dove la tradizione rossa ed il benessere dei ceti medi consentono di amministrare “in santa pace” e senza dover troppo contare sugli alleati.
Vincere a Milano, per non dire a Napoli, potrebbe essere rischioso: potrebbe richiedere di dover “rendere realistico e convincente il perseguimento degli obiettivi, gli ostacoli da superare e la gradualità da adottare”, come Antonio Giolitti scriveva anni addietro e Giorgio Napolitano ha sottolineato giorni or sono.

leggi anche Antonio Giolitti, un pensiero attuale

Antonio Giolitti, un pensiero attuale

5 Mag

C’erano, ieri, Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari e Giuliano Amato al convegno su Antonio Giolitti, ex ministro ed esponente di rilievo della sinistra, tenutosi ad un anno dalla morte a cura della Treccani e della Fondazione Lelio Basso.
Ampio e profondo l’intervento del Presidente della Repubblica, che, prendendo spunto da un non dimenticato articolo di Giolitti, ha ricordato come l’ex ministro incarnasse la definizione di Bobbio della «mitezza» come «pratica della tolleranza e del rispetto verso l’altro, senza pretese di reciprocità».
Un vero democratico, insomma, preoccupato soprattutto dall’assenza di una “alternativa” nel nostro sistema politico.

“Sono passati quindici anni, ma in quel testo c’è un tema che è ancora di attualità, e che perciò dovrebbe rileggere molte volte chi fa politica a sinistra oggi ed è, a quanto pare, all’opposizione”.
Infatti, sono rimasti senza esito i tre imperativi posti da Giolitti alla politica (di sinistra) italiana:

  1. essere capaci di esercitare l’azione di governo
  2. togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come un’alternativa senza alternativa
  3. rendere realistico e convincente il perseguimento degli obiettivi, gli ostacoli da superare e la gradualità da adottare.

Il risultato di questa incapacità a superare gli schemi dalla Guerra Fredda, se non addirittura quelli del campanilismo municipale, è che ancora oggi l’Italia soffre di “una drastica sottovalutazione quanto di una non conoscenza della socialdemocrazia europea”, confluita in “un grave impoverimento culturale dei partiti e della loro funzione formativa”, causato da “un divorzio tra politica e cultura, di un rapporto che si è rotto, da tutte e due le parti nel corso degli ultimi dieci o venti anni”.

Proprio ieri questo blog poneva dei quesiti analoghi alle riflessioni di Giorgio Napolitano ed Eugenio Scalfari.

“Qual’è l’effettivo livello culturale dai nostri politici? Sono informati? Sono adeguati alle responsabilità ed alle decisioni che gli competono? Sono in grado di comprendere e valutare le diverse proposte che, si spera, i loro esperti avanzano?
Hanno sufficienti competenze sociali e geopolitiche per interpretare il presente ed anticipare il futuro? Sono ben riposte le speranze delle giovani generazioni?”

Evidentemente no, se dobbiamo constatare che sono del tutto inattuate ed ignorate le riflessioni di Antonio Giolitti, pubblicate in questo intervento del 1983 sulla politica energetica (ed urbanistica) del paese.