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Stadio di Roma: il peggio delle intercettazioni

16 Giu

Luca Parnasi, il costruttore dello Stadio di Roma arrestato per corruzione, da tempo finanziava in modo più o meno lecito e trasparente la politica locale capitolina e laziale.

Dalle intercettazioni emerge il quadro inquietante di un singolo e non particolarmente noto imprenditore che ‘controlla’ Roma con estremo cinismo, finendo inevitabilmente per infiltrarsi negli affari e nei destini nazionali, fosse solo vantando una presunta vicinanza alle stanze del potere.

“Lanzalone mi chiede i biglietti per Roma-Genoa, gli ho detto va bene, tranquillo… Mi ha detto: mi servono tre biglietti in più perché vengono degli esponenti nazionali dei Cinque Stelle. Tra l’altro uno di questi è funzionale a favorire una specie di photo opportunity accordo”.

“Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema stadio, insieme al professor Fraccaro e Bonafede. L’ho conosciuto in una riunione, in cui io ero praticamente spacciato perché avevano messo assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che era un pazzo totale, assoluto, matto.”.

“Questi sono Cinque stelle, irresponsabili e se ne fregano. Ora come andiamo alle elezioni? Incontrerò anche la Lombardi”. “Mi hanno chiesto di aiutare la Lombardi, non lei direttamente perché neanche la conosco, ma con tutti i miei contatti sono a disposizione di tutti, sono un professionista”.

“Domani c’ho un altro meeting dei Cinque Stelle, perché pure a loro gliel’ho dovuti dare eh, mica che… ci sta l’amico tuo adesso, gliel’ho detto di quell’operazione”.

“Volete che faccia qualche altro passaggio politico? Visto che sto sostenendo tutti quanti. Poi vediamo Marcello De Vito, vediamo Ferrara, serve che faccio qualcosa? Avviso Lanzalone”.

“Noi in questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità.  Vuoi la previsione di Luca Parnasi? C’è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini insieme, e quindi noi potremmo pure avere… incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto”.

“Noi fatto lo stadio dobbiamo decidere cosa fare a Roma, no? Dobbiamo capitalizzare il super rapporto che c’abbiamo co’ questo qua”.

“Oggi decidiamo una cosa… dobbiamo fare di tutto perché ci sia un governo“.

“Ti devo mandare il bonifico che abbiamo fatto a Piva … era quello che è venuto…braccio destro di Di Maio, tanto per essere chiari, purtroppo è stato trombato…lui ha detto che ci rimborsa il finanziamento perché non li può spendere”.

“Io questo gli ho detto a Giancarlo, comunque si sono fidati di me in tempi non sospetti. … Se hai bisogno sì, tieni conto che io parlo anche con Matteo”. “Io con Matteo sono amico fraterno. Si fa campagna con me, siamo fuori, siamo proprio amici“.

“Adesso non c’abbiamo un tema … cioè facciamo … che ha vinto Lega”.
“Se hai bisogno tieni conto che io parlo direttamente con Matteo ma in questo momento con Giancarlo ”. “Il governo lo sto a fare io“.

In un’altra intercettazione, Luca Parnasi chiedeva al suo commercialista se “hai parlato con Forza Italia e Fratelli d’Italia“, mentre per quanto riguarda il Pd dice che ci penserà lui il giorno successivo. E dalle intercettazioni spuntano anche i nomi del presidente del Coni, Giovanni Malagò, e del faccendiere Luigi Bisignani.

Amicalità e relazioni personali con personaggi nazionali vantate da Luca Parnasi, ma tutte da verificare fino a prova contraria. E c’è anche che non sempre le ciambelle escono col buco: “Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, quello di Milano, no? … e Simone che gli prova a vendere alla Tecnocasa un appartamento… e quello dice, amico mio no! Cioè qua funziona così… qua se tu mi dici che la cosa la riesci a fare è perché la puoi fare, a me non mi prendi per culo perché io non mi faccio prendere… io… io non voglio essere… non voglio prendere per il culo chi mi ha votato. Siamo andati dall’assessore a fare una figura … cioè proprio, sembravamo i romani… quelli sai… dei centomila film che hai visto? I romani a Milano. … Qua funziona perché ancora comunque la Roma, rometta, Baldissoni… Lì si mettono a ridere, cioé nel senso lì, lì è proprio un altro mondo“.

Intanto, a Roma e nel Lazio si vive di bilanci martoriati, appalti che procedono a rilento, forniture a singhiozzo, opacità amministrativa, degrado e downgrade diffusi, debito consolidato per due generazioni, overflow finanziario nella spesa corrente, servizi e prestazioni non determinati.

Ed, parte lo stadio che ancora deve nascere per davvero e l’ennesima occasione di rilancio e crescita perduta – c’è da prendere atto che il Comune a Cinque Stelle e la Regione del PD senza maggioranza propria hanno perso ‘pezzi’ e credibilità, come continueranno a perderli nel corso delle indagini, ed allo stesso modo chi è all’opposizione, salvo qualche forza minore. 

Altrove “si mettono a ridere, cioé nel senso lì, lì è proprio un altro mondo” …

Demata

Ciro Esposito, protomartire partenopeo mentre Roma tace

25 Giu

Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli colpito da pistolettate a Roma prima della finale di Coppa Italia, è morto alle prime ore di questa mattina nel reparto di Rianimazione del Policlinico Gemelli, dove era ricoverato, dopo 50 giorni di ricovero.

Ciro è un ‘eroe’, morto per difendere donne e bambini di un altro autobus di tifosi, attaccati con bombe razzi e potenti petardi da un noto teppista romano – Daniele De Santis – e i suoi complici, che armati di pistola avevano teso un agguato nella speranza di scatenare scontri tra i partenopei e i fiorentini.

Ciro Esposito RIP

Ciro è un martire, che ha perso la vita per un unico motivo: era napoletano, era di Scampia. Ma perchè?

Innanzitutto, perchè la Questura /Prefettura di Roma aveva collocato il parcheggio dei bus campani a 1,5 chilometri dallo stadio proprio dove, solitamente, si incontrano ultras romani e il noto De Santis era titolare di un chiosco di ristoro, senza prevedere vigilanza e protezione per decine di migliaia di italiani (con famiglie e bambini al seguito) che si recavano festosi alla partita.

In secondo luogo, perchè la Regione Lazio non aveva previsto un sistema di soccorsi adeguato, nonostante vi fosse un afflusso pari a quello avvenuto per i Rolling Stones, e Ciro è arrivato in ospedale molto tempo dopo essere stato ferito.

Inoltre, a 50 giorni dai fatti le indagini vanno a rilento, di Daniele De Santis non si sa neanche se sia in carcere, sui suoi complici silenzio e mistero.

Infine,  è morto per le ferite subite, ma anche per le infezioni contratte ‘dopo’, in ospedale, a Roma, per cui sarà da comprendere se le sentenze riusciranno ad individuare un resposnsabile per il suo omicidio.

Ma Ciro Esposito è martire per un motivo su tutti: il disinteresse, fastidio e imbarazzo che Roma e i romani hanno dimostrato per la vicenda.

Partiamo dalla cronaca RAI della partita, esclusivamente focalizzata sui ‘napoletani’, sulla salva di mortaretti partita dalla curva, sulla ‘lite per fatti di droga’, su Genny ‘a carogna, mentre c’erano feriti e morti (come ahimè oggi possiamo constatare) e mentre tante famiglie a casa volevano notizie.

Passiamo alla Casta romana, che è riuscita solo ad arricciare il naso infastidita per la maglietta Speziale Libero esibita sugli spalti e per i fischi all’inno italiano, che – caso mai non se ne fossero accorti – sono prassi consolidata alle falde del Vesuvio e che meriterebbero più di un mea culpa da parte di Roma Capitale.

Arrivando al ‘Sistema’ – ogni regione ha il suo – che l’indomani riusciva a piantonare Ciro Esposito per rissa, ma non a denunciare chi aveva nascosto la pistola, negando all’inverosimile che i pullman partenopei fossero stati assaliti da un gruppo organizzato di romani, brancolando nel buio nonostante ci fossero facce (e cognomi) sotto lo striscione di ‘solidarietà per De Santis’, la domenica dopo allo stadio. D’altra parte, cosa aspettarsi da un ‘Sistema’ che per oltre 20 anni ha vessato e perseguitato Diego Armando Maradona, il calciatore più grande di tutti i tempi?

Dunque, Ciro Esposito è un martire e, come preciserebbero altrove, un martire del terrorismo.

Infatti, è terrorismo bello e buono che un gruppo ‘terzo’ di persone si associ per assalire una tifoseria allo scopo di scagliarsi contro l’altra al solo scopo di scatenare disordini e caos nel centro della Capitale. Fatti già accaduti a Roma, ma tra tifoserie avverse romaniste e laziali, che avevano coinvolto negli scontri interi quartieri, anche con assalti e incendi ai commissariati.
E, forse, Ciro è anche un martire del razzismo, se a Roma – come a Dallas negli Anni ’60 – si continuasse ad essere distratti verso chi  inneggia liberamente all’odio ‘etnico’ da anni e anni.

La famiglia di Ciro ha lanciato un appello alle istituzioni: Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte. Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto. Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta”.

tshirt Giustiza per Ciro EspositoBisognerebbe far qualcosa, ma è difficile pensare che Roma, come don Abbondio, riesca a non essere puntualmente prona con i propri ‘coatti’, specie se Cinecittà è riuscita a trasformarli quasi in eroi angelici, mentre sono rozzi e brutali come quelli che nel cinema e nella tv – made in Rome – abitano sempre a Scampia …
Figuriamoci a mandare a casa politici, apparati sportivi e enti locali che in questi venti anni hanno ostacolato in ogni modo la ristrutturazione degli stadi e la privatizzazione delle gestioni, la collocazione dei reati da stadio tra quelli gravi per la sicurezza pubblica, la crescita dei vivai e della pratica sportiva giovanile.
Altrove sarebbe già allarme se per una partita una di calcio si debbano mobilitare interi battaglioni di forza pubblica … e già scandalo se per andare in Nazionale contassero più i gossip rosa o la volgarità piuttosto che le qualità sportive di impegno e sacrificio degli atleti.

Dunque, è anche difficile credere che, nel periodo medio-lungo, non lascino il segno l’ignavia con cui Roma – incluso il proprio sindaco ed il proprio vescovo – sta affrontando la vicenda di Ciro Espostito, senza sprecare almeno una lacrima, e l’arroganza con cui sta deludendo milioni di campani e di meridionali. A partire dalle Due Sicilie che le cui insegne si vedono sempre più di frequente e che hanno ancora un re legittimo, Felipe di Borbone, mentre ieri sera non erano in pochi a tifare per l’Uruguay contro l’Italia.

Sarà difficile vietare le magliette ‘Giustizia per Ciro Esposito’  …

leggi anche Rome, fanatic football fan shoots in the crowd. Hate crime against Neapolitans?

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Rome, fanatic football fan shoots in the crowd. Hate crime against Neapolitans? All the story

5 Mag

Last saturday in Rome, three Neapolitan football supporters were injuried by gun shoots, while they are going to the Olimpic Stadium of the Italian Capital for the final game of Coppa Italia, the National Soccer Cup).
For one of them, Ciro Esposito, the bullet hit the spine and he could not more walk. The shooter is Daniele “Gastone” De Santis, a 48 y.o. notorius leader of Roman supporters, frequently tried, but never convicted.

foto pubblicata da Osservatorio Antifascista del Golfo

Everything had started with the ‘bad idea’ to use of a parking lot – known as meeting place for Roman supporters and extreme Right skinheads – to park Neapolitan’s cars. Especially if the owner of the kiosk is Daniele “Gastone” De Santis, which in the past had helped to stop an important football game in Rome with heavy risks for people in the stadium.
And even more so if there – a parking lot with a thousand ways of escape for those who know the area – the City of Rome had not even sent a patrol to handle the traffic …
In the pictures published by Il Mattino, the most important newspaper of Naples, a group of Roman thugs assault a coach of Neapolitan fans: “They launched two bombs against the bus, we were afraid and asked for help to Ciro and other fans, so the clashes started”.

So the thugs escaped, but “Gastone” tumbled and, showy reached by the mob, pulled out a illegally detained gun, exploding 4 shots. One shot in the chest (and spine) of Cyrus, the other two injured other Neapolitans at limbs and with the last blow he struck himself in the leg.
Only after the shots, “Gastone” is reached from the crowd and severely beaten, as Donatella Baglivo – director and manager of the Ciak, the club which is part of the parking, and his first rescuer – testifies as a crowd was on him but she does not hear the shots and if they were a lot, as she says, namely that there was no intentional kill, since “Gastone” was beated and not lynched.

odio napoli

Db Roma 18/10/2013 – campionato di calcio serie A / Roma-Napoli nella foto: tifosi Roma © foto di Daniele Buffa/Image Sport

After this criminal action, through Neapolitans came to Rome for the game, anger, rage, tensions start to grow.

Limited clashes before to entry, but the behaviour of the Neapolitans in the stadium was nervously calm: they retire the flags and almost silent await official and ‘sure’ news of what happened … also because the media kept saying that it was not a clash of fans, but by common criminals, while people knew ‘in real-time’ that was not so … and while – as media explained later – the game could not start ‘however’ because teams buses had arrived late, for the chaos after the shooting, and the players were not yet ready.

During 40 long minutes, we saw on television lost looks of the highest offices of the Italian State – to present the final award – and a tattooed man that emerges from the – shocked, indignant, worried, resigned – Neapolitans crowd and speaks for her. His name? Better the nickname: he is Genny the carrion, leader of Neapolitan downtown supporters, son of a camorrist.
A rude man who – in ‘that’ situation – had the power to impose calm to the most angry fan groups, armed with strong firecrackers, rockets and occasional weapons.
And – by television – we have seen he tried to stop a first and powerful launch of firecrakers, smoke bombs and flares, when the police approached the stands, and he – at the second attempt and with the beloved captain of the football team, Marek Hamsik, at the head of a public officials team – lifts thumb (signal that the fan in the hospital was not life-threatening), and the game begins with a calmer mind for everyone.
At this point the ceremony involved the Italian anthem and, as happened at other times, massive boos rise from the Neapolitan stands.

Yesterday, we would have expected titles on media such as Rome out of control, the absence of the politics, citizens insecure, racism against Napoli, etc. Elsewhere, but not in Italy.

Few news on Daniele “Gastone” De Santis, the shooter. Still, someone should at least explain us his ‘career’, begun 20 years ago, when he was also accused of having been part of a supporters commando outside the Rigamonti stadium of Brescia. Especially if De Santis was acquitted for not having committed the crime and received a compensation of two million and 900 thousand lire.

fogna italia

Cries and outrage, however, if a commoner, rough and threatening, has the power to reassure the crowd while the top institutions are going to look astonished, and all the happy ending is entrusted to the wisdom of a prefect, Giuseppe Pecoraro, born in Palma Campania near Naples …

Institutions have not to talk with Camorra to have the permit to play the game, this the sense of ‘general indignation’, but in Olimpic Stadium – as anyone could see on last saturday night – there were just Neapolitans, as the Prefect, as Genny the carrion, as 3-40.000 worried supporters. Tv pictures have shown no negotiation, but a short  talk, as can be seen from the general relief that Neapolitan fans will the game goes on.

Hard to believe, but Cyrus and the two other slightly injured Neapolitans are under arrest, accused of fighting, and on the front page of yesterday news we can read on Secondigliano and the Neapolitan Camorra.
But not about Rome and its dangerous suburbs, Roman supporters and their usual devastations, shortcomings of the municipal police, the large amount of buildings and public spaces occupied / camped, the level of insecurity of citizens, a more proactive system of justice … until to the notorious Roman malpractice, if – as seems – the injuried had to wait more than one hour for the first aid.

Meanwhile, for the first time in Italy, a person was shot by only reason of being a Neapolitan. Proud to be Neapolitan.

Twenty years ago, arriving in Rome, I was sadly surprised by the words ‘I hate Naples’ that stood out in plain sight in front of a high school site in the district – leftist and Romanist – of Testaccio. Surprised because no one even dreamed of deleting that letter, and remained there for years, as were everywhere banned those anti-Semitic or xenophobic.
Racist graffiti that fomented hatred against Naples and Neapolitans, tolerated in the Italian capital – in its schools – for nearly twenty years, while, further north, the continuous mockery and denigration of the Neapolitans were regarded as ‘humour’.
It is not a coincidence that the worst thing that happened in Rome on Saturday, after the firings on the crowd and the blank stares of our institutions, were the offensive choruses that the Florentines fans have addressed the Neapolitans to provoke them.
One more time, as usual in our stadiums.

Even worse if politics and media will attempt to manage the ‘story’ as ‘kindly Neapolitan and not just Roman’.

It is not (only) a question of hooligans or of new (more sure) stadiums. Not just the beloved public contracts and the ‘heavy’ gains by brand merchandising.
Daniele “Gastone” De Santis – maybe – did not an ‘hate crime’, but to ignore the causes and the developing of this escalation could be an important vector for ‘hate’ and ‘crime’.

Maybe for some it is not clear what happened: after more than twenty years of racism towards the Neapolitans – conveyed by politicians and the media, but never sanctioned – it was inevitable that, sooner or later, a fanatic shoots in the crowd …

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Sprechi del calcio, il caso F.C. Internazionale

30 Apr

Il gioco del calcio, ormai, appartiene al mondo dell’intrattenimento e non solo dello sport, ma anche della finanza. Dunque, finchè le cose vanno bene, transeat, ma se le cose vanno male e malissimo a Milano in casa dell’Inter, qualcosa da ridire c’è, specie se siamo in tempo di crisi e di lotta agli sprechi.

Tra l’altro, non è per fare facile demagogia, visto che la famiglia Moratti si distingue anche per le tante iniziative di beneficenza, ma c’è sempre da chiedersi quanto benessere e quanta occupazione creerebbero, se venissero investiti altrove, quei tot milioni che un Balotelli, Cavani o Messi guadagnano.

Infatti, come spiega Interlive.it, i cosiddetti ‘senatori‘ “hanno un peso notevole, ora più che mai, sul martoriato bilancio della società nerazzurra, che viaggia nel 2013 a circa 80 milioni di passivo”

Ad esempio, Walter Samuel, 35 anni o Cristian Chivu, 31 anno, ambedue  con un corrispettivo di  2,5 milioni netti tra contratto e stipendio, mentre il trentunenne nazionale italiano Andrea Barzagli della Juventus F.C. ne guadagna circa la metà.  Oppure il trentacinquenne  Dejan Stankovic, 3,5 milioni netti ed il trentaduenne Esteban Cambiasso, 4 milioni netti, quasi il doppio di quanto prevede contratto (senza bonus) e stipendio di Marek Hamsik della S.S.C. Napoli.
Il trentanovenne Javier Zanetti, 2 milioni netti, ed il trentunenne Gaby Mudingayi, 1,5 milioni, mentre nella S.S.C. Napoli per un ruolo simile Camilo Zuniga, 27 anni, percepisce circa 700.000 euro e Antonio Nocerino dell’A.C. Milan, ventotto anni e 1,5 milioni netti annui.

Il trentatreenne Diego Milito, 5 milioni netti, ed il trentunenne Rodrigo Palacio, 2,5 milioni netti, a fronte di ventisettenne Edinson Cavani che percepisce un ingaggio netto (da qualche mese) di 3 milioni di euro ed il  ventenne Stephan El Shaarawy arriva a stento al milione netto. Od Antonio Cassano, 31 anni e 2,7 milioni netti, mentre il ventisettenne Hernanes della S.S. Lazio ne percepisce 1,5 netti ed il ventunenne della A.S. Roma Eric Lamela supera di poco i due milioni netti.

Secondo le tradizionali stime della Gazzetta dello Sport, l’A.C. Milan spenderebbe in ingaggi 120 milioni di euro all’anno, la Juventus 115 milioni, la F.C. Internazionale 100 milioni tondi, l’A.S. Roma 95 milioni, la S.S. Lazio 66 milioni, la S.S.C. Napoli “soltanto” 53 milioni di euro.

Non esistono motivi per pensare che la squadra del Presidente Moratti non abbia le risorse finanziarie e gli incentivi per ottenere risultati superiori alla S.S.C. Napoli, come va sottolineato che quasi tutti i calciatori dell’Inter menzionati sono attualmente infortunati.

 E non esistono dubbi che gran parte di quei milioni spesi dalla F.C. Internazionale si trasformino, nella sostanza, in rimesse all’estero e in tasse per lo Stato. Forse qualche bibita o qualche autovettura in più vendute da qualche sponsor o la fortuna di qualche fabbrica di gadget ed abbigliamento sportivo, sempre che il tutto non sia stato prodotto all’estero, questa forse la ricaduta industriale ed occupazionale di tanta spesa.

Ovviamente, non l’Italia non può pensare di contingentare i compensi dei calciatori, che troverebbero all’estero generosi ‘mecenati’, ma qualcosa dovrebbe essere fatto per evitare disastrose situazioni – come quella della F.C. Internazionale oggi, della A.S. Roma ieri, della S.S. Lazio l’altro ieri e della S.S.C. Napoli ancor prima – e per garantire che una grande parte di questi compensi non finisca lontano dal cuore dei tifosi e dei consumatori italiani.
Non per motivi etici, ma per valutazioni concrete come la necessità di sostenere il così detto ‘movimento calcistico’ – che sta tenendo tanti giovani lontani da stili di vita insalubri o sterilmente ribellistici – o come e come quella di sostenere gli investimenti che generino maggiore occupazione e produttività nel Paese.
O come l’esigenza di una maggiore responsabilizzazione dei manager che supportano i presidenti delle società di calcio, non sempre esperti o fortunati nelle scelte, se vogliamo che investitori stranieri vengano in Italia a spendere i loro soldi in stadi e risistemazioni urbane?

Nel caso del F.C. Internazionale parliamo di decine di milioni che alla città di Milano non donano altro che un deludente risultato calcistico e un gettito fiscale apparentemente lucrativo, vista l’aliquota iperbolica, ma infimo se quei milioni di moltiplicassero mentre circolano.
E non è l’unico caso.

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UEFA: pochi e vecchi i calciatori italiani

5 Gen

Arrivano dal Brasile i calciatori preferiti dalle squadre impegnate nella UEFA Champions League e nella Europa League.
Ben 152 carioca con 648 presenze per un totale di oltre 47.000 minuti giocati, seguiti dai francesi (136 con 491 presenze e 34.000 minuti di gioco) e dagli spagnoli con 131 calciatori e 532 presenze con 38.000 minuti giocati.
Seguono la Germania ed i Paesi Bassi, con una novantina di professionisti del pallone, l’Inghilterra con i suoi 83 players, il Portogallo (76), l’Argentina (72) ed, infine, al nono posto, l’Italia, con i suoi 71 calciatori per 270 presenze e 19.000 minuti giocati.

europa calciatori per nazione

Dunque, c’è poco da dire: il calcio italiano langue davvero, se persino Francia ed Olanda possono annoverare più calciatori di noi tra le fila delle squadre che rappresentano l’elite del calcio europeo moderno.

Sempre guardando all’Europa, tra le squadre più vecchie troviamo l’Inter dei preliminari, la Lazio del pareggio contro il Panaithinaikos Aten, la Juventus vincente a Londra contro il Chelsea.
Mentre, a fronte di ben nove spagnoli, tra i 45 calciatori utilizzati da squadre europee e maggiormente valutati sul mercato non c’è nessun italiano.

La causa, lo sappiamo tutti, è nella scarsa capacità di investire sui giovani, un male profondo e millenario del nostro paese, che si riflette anche sul calcio nostrano, decurtandone valori e prospettive.

Un calcio improduttivo, se non sviluppa campioni – ovvero immagine, introiti, successi – e che sopravvive tra introiti televisivi garantiti per legge e speculazioni immobiliari di belle speranze.
Anche in questo caso, è una questione tutta italiota, come la prebenda oggi e la gallina domani o l’investire sul mattone come se il cemento fosse davvero oro.
Non a caso, sono stati personaggi come Vujadin Boškov o Zdenek Zeman a lavorare sui giovani, valorizzando campioni, dimenticati, se non esclusi, dal calcio che conta.

Considerata l’affezione italica per il Dio Eupalla e l’importanza che gli italiani danno alle vicende calcistiche, potremmo quasi azzardare che un qualsiasi governo, presente o futuro, che volesse dare un segnale di rinnovamento e rigore, potrebbe agevolmente iniziare dal calcio.
Anche perchè qualcosa deve cambiare e subito, se vogliamo che il calcio non sia strangolato dai mercati come le nostre finanze, tra il miliardo di euro di concessioni televisive, garantito per legge solo fino al 2015, il fair play finanziario di Platini, che cancellerà ‘certi mecenatismi’ e ‘certi bilanci societari’, e gli stadi che vanno al più presto rinnovati ed ammodernati.

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Legge sugli stadi: non era difficile farla

24 Set

Cagliari – Roma, ieri, non si è giocata: “il Prefetto di Cagliari, a conclusione della riunione di coordinamento delle forze di Polizia, ha disposto che la gara Cagliari-Roma, programmata presso lo stadio Is Arenas a porte chiuse, sia differita ad altra data. Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente della Cagliari Calcio”. A guardare le foto dello stadio circolanti sul WEB, si potevano notare alcuni settori del cantiere, dove erano riposti pali di ferro ed imbullonature oppure ammassi di terreno e pietre, troppo facilmente accessibili da quella minoranza di pazzi e piccoli delinquenti che sappiamo essere assidui frequentatori degli stadi.
Demagogia? Sotto elezioni tutto è possibile. Intanto dal Giudice Sportivo arriva una sconfitta a tavolino per 0-3 afavore della A.S. Roma, giusto per chiarire dove fosse il torto.

Napoli, Stadio San Paolo, diversi giorni fa: abbiamo visto un manto erboso che tale non era, a causa, sembrerebbe, di un fungo (o un virus) colpevolmente introdotto con lo scopo di danneggiare la città e la società, dopo che circa 100 persone e ben due ditte erano state estromesse dalal gestione (comunale) dell’impianto sportivo. Da sottolineare che il terzo livello dello stadio è inagibile a causa dei lavori per la copertura voluti da Italia ’90, che vibrano ecausano onde sismiche percepibili nel raggio di oltre un chilometro. Con la situazione che c’è a Napoli, solo la SSC Napoli può avere i capitali e le sponsorship per sitemare il tutto, magari rendento fruttifera tutta l’area flegrea che include un porto turistico tutto da costruire, un’area dismessa dalla NATO di enorme valore immobiliare, la Mostra d’Oltremare che è un sito ricreativo dalle potenzialità eccezionali.

Roma, Stadio Olimpico, dove da anni alcune frange delle tifoserie della A.S. Roma e della S.S. Lazio spadroneggiano, approfittando del fatto che lo stadio è prospiciente al centro storico ed a quartieri residenziali, dove non di rado si è estesa la ‘guerriglia’ con conseguenze su passanti e residenti. Inspiegabilmente, dato che solo dal primo anello delle tribune si ha una buona visibilità del campo, l’impianto rientra nella categoria quattro (Elite) degli stadi europei. Da ricordare che tutti i progetti presentati dalle società calcistiche (e cassati da istituzioni e pubblica opinione) prevedevano rilevanti edificazioni ‘a contorno’ e tutti i costi diurbanizzazione a carico del Comune.

Torino, 905.780 abitanti: due stadi, lo Juventus Stadium, 69.000 posti), nato dove sorgeva lo Stadio delle Alpi, a fronte di soli 28.000 abbonati che potevano essere ampiamente ospitati nell’Olimpico (28.000 posti), sorto dalle ceneri del vecchio Stadio Comunale. Wikipedia lascia intendere, inoltre, che il ‘delle Alpi’ fu una sorta di disastro dal punto della malagestione: “costi di manutenzione di molto superiori ad ogni più infausta previsione pre-costruzione”, “la non buona visibilità del campo, soprattutto dai lati delle curve, poiché tra questo e le tribune c’era una pista di atletica leggera, che fu costruita essenzialmente per poter usufruire dei finanziamenti del CONI dal momento che il suo impiego effettivo si limitò a qualche rarissimo evento”, un tipo di impianto di irrigazione che causava una sorta di “allagamento” del terreno, “la Tribuna Ovest è stato il più costoso stand del Delle Alpi, il suo secondo livello era riservato esclusivamente per la stampa, commentatori e personaggi importanti avendo incluso palchi d’onore”, “la Juventus Football Club ha acquistato per 25 milioni di euro il diritto di superficie sull’area dello stadio per la durata di 99 anni”, che, a dire il vero, sono quattro spiccioli.

Milano, Stadio San Siro – Giuseppe Meazza: si regge ormai sugli investimenti del Consorzio San Siro, che, in cambio, verseranno al Comune di Milano circa di 15-6 milioni di euro per l’affitto in ben sei anni.  “Oltre 51 milioni di euro spalmati su sei anni di affitto per interventi di riqualificazione sulle coperture, sui controsoffitti del secondo anello e sulle rampe di accesso, per realizzare una nuova segnaletica e rifare tutti i bagni, per aggiungere un’altra rizollatura all’anno del campo oltre a quelle già previste e per sistemare l’area esterna (quella dove sorgeva il Palazzetto dello Sport) con aree giochi e verde. Le migliorie riguarderanno soprattutto le zone dove i posti costano di più, tra “Sky lounge” (sei al primo anello settore rosso, altrettanti al primo anello arancio, dove ci sarà anche una nuova sala executive), poltrone riscaldate con monitor nelle tribune d’onore, ma anche nuovi spazi per il museo delle squadre, un negozio e un ristorante, quel genere di servizi che danno punti nella corsa per la finale di Champions. Lavori che, come spiegano in Comune, avranno tempi più rapidi, «visto che il Consorzio non deve attendere i tempi tecnici dei finanziamenti delle opere».  … Alla fine il Comune ha strappato un cadeau: 50mila euro di bonus all’anno (oltre i 100mila già previsti) dagli introiti dei concerti.” (La Repubblica) Siamo sempre ai quattro spiccioli.

Dunque, la necessità di legiferare sugli stadi ha due evidenti origini: la malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e la lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

L’impossibilità di legiferare rapidamente deriva dalla malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e dalla forte azione di lobbing derivante dalla lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

Fermata la Casta, fatti gli stadi.
Intanto, mentre si aspetta qualcosa da anni, le malagestioni proseguono e le perdite aumentano, le aspettative delle lobbies crescono ed incalzano, il lavoro e la ricchezza che potrebbero arrivare languono, i tifosi bisticciano e la sicurezza è una chimera.

Tra un po’, forse, qui inizia a piovere. Governo ladro?

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Una Roma a destra sterilmente sinistra

11 Mag

Mentre a Milano lo scandalo delle 2,5 tonnellate di mozzarelle blu per le mense scolastiche scivola via senza affatto turbare la conduzione della città, a Roma la campagna elettorale è già iniziata e, con lei, la “caccia al Sindaco” Gianni Alemanno.

Una caccia “di per se” facilissima, visto che nulla o poco se non peggio è stato fatto in questi anni, che però prende vie inconsuete ed improbabili, visto che gli “altarini” del Comune di Alemanno son gli stessi dell’era Veltroni con qualche variazione in tema.

Infatti, così andando le cose nella nostra inefficiente Capitale, tutto quello che si riesce a rimproverare ad Alemanno è il suo passato “fascista”.

La polemica in corso è quella di Mario Corsi, detto Marione, che il 25 maggio per riceverà al Campidoglio il premio “Microfono d’oro 2012” sulla base, sia chiaro, delle preferenze espresse dai cittadini.

Marione è uno speaker sportivo molto seguito nella Capitale pere la sua trasmissione “Te la do io Tokio”, dedicata alla squadra di calcio della Roma e ai suoi tifosi, ha un effettivo seguito.

Il “problema” è che, oltre 30 anni fa, Mario Corsi, militante di estrema destra, rimase coinvolto di diverse inchieste riguardanti i Nuclei armati rivoluzionari, un’organizzazione terroristica di estrema destra attiva fra il 1977 e il 1981. Pur avendo dei precedenti minori, riguardo ai NAR, va precisato che Mario Corsi è stato assolto dall’accusa dell’omicidio di Ivo Zini, mentre il caso Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci è stato archiviato per insufficienza di prove.

Come capotifoso della A.S. Roma è stato accusato di recente da una inchiesta delle Iene di aver tentato di truffare/ricattare la nuova proprietà made in Usa del club insieme ad altri “nostalgici” della vecchia gestione della Famiglia Sensi, molto benevola verso le frange estreme del tifo.
Marione, proprio per l’egemonia nell’audience dei tifosi,  è noto anche per il pesantissimo attacco al Direttore del Romanista definito ‘un pedofilaccio‘.

Di sicuro, Marione è un personaggio molto discutibile, demiurgo degli Ultrà della A.S. Roma, inclusi quelli, temo, che non vorremmo vedere allo stadio, ma ai lavori sociali quantomeno.

Fatto sta, però, che di professione fa lo speaker, che per l’Ordine dei Giornalisti “è tutto a posto” come lo è per la Magistratura e che sono i cittadini ad averlo votato visto che “fa audience”.

Negargli un premio “artistico” per reati di oltre 30 anni fa è pura follia.

Ancor più folle, ovvero sterile, è additare Gianni Alemanno, se, già nel 1999, Mario Corsi detto “Marione” ricette il premio Simpatia dall’allora sindaco Rutelli in Campidoglio.

Ed ancor peggio va, se a capo di gabinetto del vicesindaco Maria Grazia Guida a Milano venga nominato quel Maurizio Azzollini, fotografato con una Beretta in mano mentre sparava verso i carabinieri 35 anni fa. Oppure, se il sindaco  Veltroni dette addirittura lavoro a Silvia Baraldini, che mai avrebbe dovuto essere scarcerata in base agli accordi Italia-USA sui trasferimenti di detenzione.

Chiacchiere romane, dunque.

Chiacchiere che denotano l’incapacità profonda della Sinistra capitolina di rilevare i bisogni reali della popolazione e ricercare nuove soluzioni di governance.

Una realtà politica capitolina che non riesce a percepire come la città – dopo l’enorme espansione edilizia voluta da Veltroni – sia “nuova”, con almeno un terzo della popolazione immigrata dal Sud negli ultimi 20 anni.

Una classe politica, di ogni ceto e colore, attenta solo ai “romani de Roma”, incapace di proporre nuovi riferimenti politici e soluzioni adeguate per una città che non è più quella “famigerata” degli Anni ’70, quella dei  “fascisti e comunisti” e delle bande di borgata.

Altro e ben più urgente dovrebbe occupare il tempo dei partiti in città e dei loro fans: Malagrotta ed il trasferimento della discarica, mobilità e servizi per le “nuove periferie”, un piano di manutenzione urbana credibile, la sicurezza e la legalità che partono dal rispetto del codice stradale, l’occupazione non può continuare ad essere pubblica o parastatale, i flussi turistici sfruttati al minimo, i servizi per anziani e malati da Terzo Mondo, la larghezza delle spese sociali che vedono interi quartieri sussidiati da generazioni.

Ce ne sarebbe da dire sui sindaci di Roma e non solo su Alemanno, il cui demerito “terribile ed inappellabile” è sostanzialmente l’inazione, ma che, a differenza di Walter Veltroni, almeno ha evitato ulteriori indebitamenti, certamente non ci ha afflitti con decine di presenze mediatiche al giorno e comuunque qualche toppa per le strade l’ha messa.

Dunque, cari politici e giornalisti capitolini, diteci qualcosa di sinistra … o di destra (se preferite).

originale postato su demata

DiBenedetto lancia l’OPA sulla AS Roma

20 Ago

Questi, nella sostanza, i numeri ed i fatti indicati nell’Offerta Pubblica di Acquisto per l’A.S. Roma, che Thomas DiBenedetto sta conducendo per recuperare al più possibile l’enorme numero di azioni messe  sul mercato durante la gestione di Rosella Sensi.

La AS Roma ha un capitale sociale di 19.878.494,40 Euro distribuiti su 132.523.296 azioni del valore di 0,15 Euro ciascuna. La sua proprietà è al 67%  di NEEP S.p.A.  ed al 33% dei Piccoli Azionisti.

L’OPA lanciata da NEEP su AS Roma offirà  0,6781 Euro per ciascuna azione  “resa” dai piccoli azionisti. L’esborso massimo previsto su 43.604.610 azioni, tante sono quelle in circolo, è di 29.568.286 Euro.

I restanti 100 milioni di ricapitalizzazione della NEEP vanno, come noto, alla AS Roma in due tranches di 50 milioni ciascuna per chiudere definitivamente i residui del bilancio di Rosella Sensi e per rinforzare la squadra.

La NEEP S.p.A.  con sede a Roma ha un capitale sociale di 120.000 Euro distribuiti su 120.000 azioni del valore di 1 Euro ciascuna. )
La NEEP S.p.A. è di proprietà al 40% Unicredit S.p.A. con sede a Roma ed al 60% DiBenedetto AS Roma LLC con sede a Fort Meyers (USA). LA NEEP, il 18 agosto 2012, ha aumentato il capitale sociale scindibile in più tranches per 130.000.000 di Euro.

A sua volta, la DiBenedetto AS Roma LLC (LLC equivale ad SRL) è così suddivisa:

  • 25% DiBenedetto Investiments LLC (USA)
  • 25% James Pallotta (USA)
  • 25% Richard D’Amore (USA)
  • 22,5% Michael Ruane (USA)

La Dibenedetto Investiments LLC è l’azienda “personale” di Thomas DiBenedetto, un facoltoso manager che ha, in passsato, lavorato per anche JP Morgan e per la Salomon Bank. Secondo Forbes, DiBenedetto è anche un partner della New England Sports Ventures, proprietaria del Liverpool FC.

James Pallotta è stato coproprietario, fino al 2008, dei Raptor Funds, chiusi dopo che, in un anno e mezzo il valore degli assets era calato da $9 a 5 miliardi di dollari.

Richard D’Amore è cofondatore della North Bridge Venture Partners, che investe nel settore dell’elettronica e nuove tecnologie.

Michael Ruane è fondatore della TA Associate Realty, che dagli anni ’80 opera nel settore immobiliare  bostoniano e californiano.

L’OPA avrà sicuramente un effetto benefico, dato che permetterà di raccogliere intorno ad un’unica leadership le risorse attualmente in balia dei mercati, mettendo la nuova società (e lo spogliatoio) al riparo da eventuali pretese di piccoli, ma potenti azionisti.

4 domande al Sindaco di Roma

22 Lug

Il Messaggero a firma di Ugo Trani racconta di “dettagli scottanti” riguardo la vendita della AS Roma: “la previsione di bilancio della Roma, emersa dalla due diligence, era di 36 milioni ed invece è diventata di 53 milioni. Ci sono 17 milioni in più da coprire e sui quali non c’è accordo tra il gruppo Usa e UniCredit. I bostoniani affermano che i 17 milioni deve coprirli chi vende.”

Intanto, in risposta alla sentenza del TAR che obbliga il Comune di Roma a rispettare le “quote rosa”, Alemanno, con un rimpasto lampo, l’ingresso come assessore al turismo con delega alle Olimpiadi dell’ex presidente della Roma, annuncia l’ingresso in squadra di un nuovo “assessore donna”: Rosella Sensi, con delega alle Olimpiadi del 2020.

Una scelta sorprendente, quella della dott.ssa Sensi per diversi motivi:

  1. non ha dimostrato particolari doti manageriali nella gestione della AS Roma, ceduta malamente dopo anni di parziale interdizione dai mercati calcistici a causa dei bilanci in rosso;
  2. il “consenso” che riceve dalle tifoserie delal capitale è molto limitato e ricordiamo tutti i “Rosella bla bla bla” o i “Rosella Vattene” scritti sulle mura degli edifici e scandite allo stadio;
  3. il sindaco Alemanno termina il mandato nel 2013 e, anche se venisse riconfermato, dovrebbe abbandonare il Campidoglio entro il 2018.

A cosa serve, nel 2012, un assessore con delega per le Olimpiadi del 2020, ancora tutte da assegnare in un futuro dove CONI e RAI, “aziende romane”, non saranno certamente quello che oggi sono?

Quale trasparenza, eventualmente Roma vedesse aggiudicarsi la sede olimpica, sarebbe garantita negli appalti europei per le opere da edificare, se l’assessore è notoriamente involved nell’edilizia?

Quali benefici ne verrebbero da un’olimpiade alla cittadinanza già stremata dal traffico e dall’invasività di cortei e pellegrinaggi, in una città dove, oggi, si continua a costurire senza trasporti e nonostante la crisi immobiliare?

Tolto il fatto che la famiglia Sensi abiti a Villa Pacelli, quali sono i meriti  personali e gli obiettivi metropolitani per cui i romani devono sobbarcarsi un altro e così discusso assessore che si occupa di qualcosa, un’olimpiade, che può rivelarsi una mera ipotesi?

Aggiornamento:
I media riportano ulteriori ed imbarazzanti notizie sulla passività accumulata dall’AS Roma.

“La previsione di (ndr. passivo di) bilancio della Roma, emersa dalla due diligence, era di 36 milioni ed invece è diventata di 53 milioni. Ci sono 17 milioni in più da coprire e sui quali non c’è accordo tra il gruppo Usa e UniCredit.” (Fonte: Il Messaggero – Ugo Trani – vocegiallorossa.it 22.07.2011)
“DiBenedetto non molla, avendo già messo la faccia e 9-10 milioni. Nonostante la differenza del passivo di bilancio del 50%, l’accordo non può saltare.” (Il Corriere dello Sport – D’Ubaldo – vocegiallorossa.it 24.07.2011)
“La cordata americana rimprovera Unicredit di “poor managment” per aver lasciato i Sensi a capo della società durante il periodo di transizione. La banca ribadisce che tutto era già noto al tycoon … ” (Fonte: Gazzetta dello Sport – Cecchini – vocegiallorossa.it 24.07.2011)

Chi è Thomas R. Di Benedetto

2 Feb

Thomas R. Di Benedetto è attualmente il Direttore della Alexander’s Inc., un’azienda del New Jersey, che opera nel settore finanziario-immobiliare.
L’italoamericano a capo della cordata che cerca di acquistare la AS Roma, è stato anche presidente di diverse finanziarie, come la Boston International Group (1983), la Junction Investors Ltd. (1992), e la Jefferson Watermann International, nonchè direttore della Olympic Partners (settore immobiliare), della Detwiler, Mitchell & Co. (sicurezza) e della NWH, Inc. (software).
La Alexader’s Inc. ha dichiarato un net income di 132 milioni di dollari (meno di 100 milioni di Euro) per il 2009, derivanti dalla rendita degli affitti della sua principale proprietà, a Manhattan, dove hanno sede, tra l’altro, gli uffici di Bloomberg, il sindaco di New York.
Il presidente della Alexander’s è Michael D. Fascitelli anche CEO della maggiore Vornado Realty Trust e consigliere della Toys “R” Us; sua moglie Elisabeth è una partner di Goldman & Sachs. Nel 2007 fece scalpore il suo acquisto di un “appartamento” a New York con tanto di campo di basket a due, per 16 milioni di dollari.

Non è dato sapere cosa abbia a che fare mr. Di Benedetto con la NESV, che sta partecipando all’asta della AS Roma.

La New England Sports Ventures è una società nata nel 2001 con la partecipazione al 16% del New York  Times, i cui principali soci sono John W. Henry e Tom Werner, rispettivamente il patron dei Boston Red Sox e del Liverpool FC.

La New England Sports Ventures è anche comproprietaria del Roush Fenway Racing che corre nella Nascar, la “Formula Uno” statunitense, oltre, ovviamente a possedere una TV via cavo, la New England Sports Network, che copre buona parte dello stato.
Nello scorso ottobre, la NESV è assurta alle cronache giudiziarie perchè un tribunale texano ha sentenziato che l’acquisto del  Liverpool Football Club per 477 milioni di dollari era di almeno 200 milioni in meno (fonte Forbes) delle stime di mercato. Il contenzioso è ancora pendente.

Cosa ci fa un professionista proveniente dal settore delle speculazioni immobiliari a capo di una cordata che lo porterà a presiedere un blasonato club calcistico europeo?

Come reagiranno la UEFA, le authorithy sulla concorrenza e  l’opinione pubblica, allorchè in Europa ci saranno due squadre di calcio con due diversi presidenti, ma con lo stesso azionista di maggioranza?

E cosa ne sarà dell’atavica rivalità tra Liverpool FC e AS Roma?