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Pasqua: quando la famiglia diventa un carcere …

9 Apr

Il magistrato, nel concedergli gli arresti domiciliari, l’aveva obbligato a convivere con la madre con cui non aveva buoni rapporti.
Dopo aver chiesto di poter cambiare “domicilio”, senza esito, un sorvegliato speciale di Torre Annunziata ha deciso di ritornare in carcere.

Come?
Lanciando una molotov contro un commissariato di pubblica sicurezza, sempre a Torre Annunziata e facendosi arrestare poco dopo.

Il fatto, accaduto alla vigilia di Pasqua, ha visto Carmine Iervolino, di 43 anni, con precedenti per rapina, estorsione, ricettazione e spaccio di droga, che si era recato al commissariato di zona per i problemi di convivenza insorti con la madre e per cambiare domicilio, cosa per la quale è necessaria un’istanza all’ Autorità giudiziaria.

Messo dinanzi alla contingente necessità di soggiornare ancora con la propria mamma e di doverlo fare propria a Pasqua, Carmine non ha esitato un minuto e, procuratasi della benzina, poco dopo, verso le 21, ha lanciato una bottiglia molotov in bella vista delle telecamere di sorveglianza del commissariato.

Il pressochè immediato arresto, avvenuto poco dopo in corso Umberto, ha reso possibile che il desiderio di Carmine Iervolino si avverasse, trascorrendo la Santa Pasqua lontano dalla madre e con le persone che abitualmente frequenta: poliziotti e delinquenti.

Molto probabilmente, gli altri detenuti avrebbero dato “non so che cosa” per esser fuori, in famiglia, almeno a Pasqua, ma la situazione di Carmine deve essere davvero terribile,  se, con una Torre Annunziata “così” preferisca stare al carcere di Poggioreale …

foto pubblicata su Giornalettismo da Luca Scialò

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Disastro Sudan: Clooney arrestato

16 Mar

George Clooney, il padre Nick ed altri attivisti sono stati arrestati e portati via in manette, mentre protestavano davanti all’ambasciata del Sudan sulla Massachusetts Avenue di Washington.

Il noto attore, premio Oscar, è stato arrestato per disobbedienza civile, essendosi rifiutato di allontanarsi e cessare la protesta.

Prima dell’intervento degli agenti, il gruppo di manifestanti, tra cui deputati repubblicani, leader religiosi e personaggi famosi come  Jim Moran, John Prendergast e Martin Luther King III, ha parlato della crisi umanitaria che colpisce centinaia di migliaia di sudanesi, ai quali viene impedito di ricevere aiuti internazionali dal presidente Bashir.

Clooney ha detto di essere lì nella speranza di attirare più attenzione sul problema ed è colpito per l’impegno personale del presidente Barack Obama. L’attore ha anche ricordato che se non si interviene nei prossimi tre o quattro mesi “stiamo andando verso un vero disastro umanitario”.

Il conflitto tra nord del Sudan prevalentemente arabo ed un sud cristiano animista è alimentato da una guerra civile che dura da più di 40 anni.
Nel 2004, la condizione del Sudan è stata definita dalla Comunità Internazionale “la più grave situazione umanitaria esistente”.

Molti gli sforzi fatti dalla Comunità Internazionale e numerosi anche i tentativi di organizzazioni Africane (tra cui l’Unione Africana) di portare la guerra civile ai tavoli di pace.

Infatti, al serio problema dei guerriglieri ribelli, il governo del nord ha imposto, sin dagli anni ’80, il regime della Shari’a, la Legge coranica.

In base all’accordo di pace globale (Cpa), che nel 2005 ha posto fine a oltre venti anni di guerra civile tra Nord e Sud del Paese, le prime elezioni politiche del Sudan si sono tenute solo nell’aprile 2010. L’esito scontato al nord, con la riconferma del presidente Omar Hassan El Bashir, e scontato al sud, dove è stato rieletto presidente Salva Kiir Mayardit, leader degli ex ribelli dell’Esercito di Liberazione Popolare del Sudan (SPLA).

Al peggio non c’è mai fine.

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Il lato oscuro del garantismo

19 Gen

Per “garantismo” si intende comunemente l’insieme delle garanzie previste a tutela delle libertà individuali e di gruppo contro il possibile arbitrio dell’autorità. Sono garantiste, ad esempio, le norme italiane inerenti la libertà di opinione e di culto, come lo è il Secondo Emendamento della costituzione statunitense.
Il concetto di “garantismo” si traspone nel processo penale per quello che riguarda l’arresto, l’istruttoria, la custodia cautelare in carcere, i diritti della difesa.

In Italia, però ha attecchito un “garantismo” piuttosto difficile da classificare, che alcuni esempi possono ben evidenziare.

Ad esempio, non è giusto che una persona trascorra troppo tempo in carcere prima della sentenza definitiva, su questo tutti sono d’accordo.  In tal caso, “garantismo” significherebbe prevedere una procedura abbrevi i tempi e solo in casi eccezionali dovrebbe permettere che l’imputato, in attesa di giudizio, si ritrovi a trascorrere anni agli arresti domiciliari, cioè a casa.

Ed, infatti, la cosa ci apparrebbe affatto o poco garantista (anche le vittime ed i parenti hanno i loro diritti), se, per tutelare un colpevole “dall’arbitrio dell’autorità” ed assicurargli diritti di difesa pressochè illimitati, andasse a finire che trascorra buona parte se non tutta la pena tra arresti domiciliari, prima della sentenza, e libertà condizionata per un terzo della condanna.

Come anche, siamo tutti d’accordo che la libertà condizionata è un aspetto essenziale della “riabilitazione” del detenuto. Una riabilitazione che, però, deve aver già dato i suoi segni durante la detenzione, una “buona condotta” che non può essere solo “il non aver dato problemi”, ma che già avrebbe dovuto mostrare ravvedimento e impegno nello studio e nel lavoro.

Una “detenzione garantista” dovrebbe, dunque, liberare sulla parola solo coloro che hanno gia iniziato a “cambiare vita”, magari conseguendo un diploma od imparando un mestiere.

Questo, sostanzialmente, il garantismo “non garantismo” che conosciamo tutti.

Dall’investore folle e fuggiasco, che “non essendoci pericolo di fuga” dopo tre giorni torna a casa, allo stupratore di Capodanno, che “non è pericoloso” perchè ha stragiurato che non lo farà più, al comandante Schettino “agli arresti domiciliari” per abbandono di nave (… che più fuga di così non si può), mentre tutto il mondo l’ha già giudicato in base alle sue frasi, per finire ad Er Pelliccia, certamente ravvedutosi, ma autore di una “giornata di ordinaria follia”.

Tutte persone che verrano sicuramente condanante e che sconteranno buona parte, se non tutta, la pena con l’unico fastidio di qualche firma in caserma e delle “visite” improvvise dell’agente incaricato.

Come abbiano fatto i parlamenti succedutisi nell’arco di 30 anni – tutto inizia con la Legge Gozzini – a votare ed assemblare una cosa del genere è un mistero.

E’ incredibile che il nostro diritto non preveda il processo per direttissima per l’abbandono di nave, per un reo confesso di stupro, per l’autore di devastazioni in mondovisione, per il pirata della strada.

E, visto che “a tutto ci pensa Mario Monti”, i nostri parlamentari potrebbero anche provvedere a questa lacuna, legiferando, visto che lo “stipendio”, noi italiani in “un mare di guai”, stiamo continuando a saldarlo a fine mese.

Avrebbero anche qualcosa, una legge, di cui discutere a Ballarò … che lo share traballa.

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Abbandono di nave, cosa comporta

18 Gen

Il “Codice della navigazione” (legge 24 novembre 1981, n. 689) prevede, all’art. 1097, il reato di “Abbandono di nave o di aeromobile in pericolo da parte del comandante”.

La norma penale recita: “Il comandante, che, in caso di abbandono della nave, del galleggiante in pericolo, non scende per ultimo da bordo, è punito con la reclusione fino a due anni. Se dal fatto deriva l’incendio, il naufragio o la sommersione della nave o del galleggiante, la pena è da due ad otto anni. Se la nave è adibita a trasporto di persone, la pena è da tre a dodici anni.

Dunque, la legge prevede, nel caso di una nave da crociera naufragata, parliamo di una pena dai tre ai dodici anni, ovvero otto con la libertà condizionata per un terzo della pena.
Al massimo otto anni di carcerazione, almeno quelli? No.

Quando e come arriverà la sentenza definitiva – 3 anni, 5 anni, 10 anni – dovranno essere decurtati dalla pena tutti gli anni trascorsi agli “arresti domiciliari” nella sua lussuosa villa di Sorrento …
Potrebbe, insomma, tranquillamente accadere che il comandante Schettino non trascorra un giorno in carcere per quell’abbandono di nave che abbiamo ascoltato tutti. Proprio quello.

Eppure, Schettino sarebbe stato arrestato giorni fa ai sensi dell’art. 382 comma 1 del Codice di Procedura Penale, ovvero perchè “tentava la fuga” secondo quanto hanno riportato i giornali.

Perchè, almeno per l’abbandono di nave”, non è stato processato per direttissima, come previsto di solito per gli arresti in stato di flagranza e/o fuga, visto che le prove sono tutte nei dialoghi del comandante Schettino con il capitano Di Falco?

Perchè, in Italia, esistono delle leggi che permettono questo?

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Default italiano: immunità per Cosentino

12 Gen

L’onorevole Cosentino resta libero: la Camera ha respinto la richieta di arresto con 309 no e 298 sì con voto a scrutinio segreto.

Secondo alcuni organi di stampa, è stato determinante il voto dei 6 deputati radicali e le assenza di ventidue deputati. In realtà, preso atto che nella Lega una decina di onorevoli han votato per l’arresto, i numeri dimostrano che buona parte del Terzo Polo ha votato contro, sempre che dal Partito Demcoratico non sia arrivato proprio neanche un voto.

La vicenda trova origine nella  richiesta di autorizzazione a procedere per l’esecuzione della custodia cautelare (novembre 2009) inviata dai magistrati inquirenti  alla Camera dei deputati, per il reato di concorso esterno in associazione camorristica.

Il testo del mandato di arresto, confermato dalla Corte di Cassazione nl 2010, riportava le seguenti motivazioni: “Cosentino contribuiva con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale […] creando e co-gestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l’Eco4 spa, e nella quale Cosentino esercitava il reale potere direttivo e di gestione, consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali.”

Wikipedia riporta che Il giudice delle indagini preliminari, Egle Pilla, lo definisce «il referente nazionale» delle cosche casalesi. Ad ogni modo, l’on. Nicola Cosentino è parente acquisito di diversi camorristi di spicco: suo fratello Mario è infatti sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo (detto Peppe O’ Padrino), che sta scontando un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa; un altro fratello è sposato con la figlia del boss Costantino Diana, poi deceduto.

Questa è la classe politica alla quale Mario Monti chiede di attuare riforme della governance. Un ceto politico che dovrebbe gestire, secondo le intenzioni del corrente governo, gli “aiuti” richiesti all’Europa.

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