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Strage di Karlsruhe: una storia non raccontata

5 Lug

A Karlsruhe,  è accaduto che un uomo  di 54 anni e la sua compagna, ex proprietaria dell’appartamento, hanno resistito allo sfratto, asserragliandosi in casa, dopo aver preso in ostaggio l’ufficiale giudiziario e due suoi accompagnatori, un mediatore sociale del comune ed un fabbro, cui si è aggiunto un manager della società che ha acquistato l’appartamento, sopraggiunto poco dopo.

Dopo pochi minuti, quando il sequestratore si è reso conto che l’ufficiale giudiziario non intendeva sospendere l’esecuzione dello sfratto, la situazione è precipitata nel panico totale. L’ufficiale giudiziario ha tentato la fuga ed è stato colpito due volte alle gambe. Intanto, i vicini di casa allertavano la polizia e il fabbro ha dovuto legare gli altri due ostaggi con delle fascette e metterli a sedere sul divano.

Proprio in quel mentre, il giovane fabbro avrebbe tentato di strappare l’arma al sequestratore senza successo, restando gravemente ferito da quattro o cinque colpi alla testa ed al torace, dove è stato lasciato morire.

Circa 40 minuti più tardi, l’assistente sociale poteva lasciare l’appartamento e, nell’allontanarsi, sentiva esplodere 4-5 colpi di arma da fuoco. Prima di eseguire il massacro e suicidarsi, il sequestratore ha dato fuoco ad un tappeto, provocando l’incendio dell’appartamento.

Dopo tre ore, le forze speciali tedesche ( SEC ), che avevano circondato l’edificio, hanno fatto irruzione e li hanno trovati tutti morti. “Quando le forze dell’ordine sono entrate nell’appartamento, tutte e cinque le vittime erano già morte. Non c’è stato uso delle armi da parte  della polizia,” ha precisato il procuratore aggiunto Spitz.

L’abitazione, di tre stanze, era stata pignorata a causa del ritardato pagamento di alcune rate del mutuo. Inoltre, come riporta il Taz.de Tageszeitung, ambedue erano disoccupati ed a causa dello sfratto si sarebbero dovuti separare: lui in Alsazia dove aveva il domicilio, lei in una stanza e poco più in un edificio pubblico di Kalsruhe destinato alle emergenze abitative.

Una tragedia ampiamente evitabile, secondo buon senso, ma non secondo il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, che ha definito la tragedia un “unbegreiflichen Tat” (atto incomprensibile), come riporta il Der Spiegel.

Peccato che tutto questo non sarebbe accaduto in un paese europeo diverso dala Germania, dove ingiunzioni, pignoramenti e sfratti sono una procedura che viene messa in atto dagli interessati tramite un pubblico ufficiale con una ben specifica parcella. Contese private …

E, sempre puntando i riflettori sulla Germania di Angela Merkel e della Socialdemocrazia renana, dobbiamo accorgersi che, ad ore ed ore dai fatti, non si conoscono nè i nomi nè le ‘storie’ del sequestratore e delle altre vittime. E, senza ‘storie’, niente ‘perchè’ a cui rispondere.

Una inaudita violazione del diritto di cronaca che si protrae, mentre i quotidiani iniziano a mettere in luce le contraddizioni che emergono dalle prime dichiarazioni delle forze di polizia tedesche.

Secondo il procuratore, le vittime sono state ‘letteralmente giustiziate’ dal sequestratore, ma l’ufficiale giudiziario è stato prima ferito ad una gamba, probabilmente perchè aveva tentato la fuga.  Oppure che l’autore del sequestro non avesse precedenti per reati violenti, ma era stato descritto come ben armato e con una certa dimestichezza con le armi. (Faz.net) In realtà, come riporta Die Zeit, aveva un fucile da caccia, due pistole ed una bomba artigianale.

‘Ci sono indicazioni dell’utilizzo di circa  200 agenti di polizia, tra cui molte forze per operazioni speciali. “Molte cose sono ancora oscure”, ha detto il portavoce della polizia’.  (Der Spiegel) Infatti, ‘diversi isolati sono stati evacuati nella zona nord della città. Per motivi di sicurezza i residenti non hanno potuto rientrare nelle loro case’ e gli studenti due istituti ed i bambini di una scuola d’infazia sono stati bloccati nelle scuole.  (Taz.de) Un numero di agenti e di ‘terrore’ generalizzato spropositati, che hanno mandato in tilt i quartiere settentrionali di Karlsruhe, mentre nell’appartamento erano già tutti morti e divampava, all’insaputa di tutti, un incendio.

Così andando le cose, non ci resta che prender atto – dopo la Norvegia di Anders Brevik – che anche in Germania ci son cose che vanno bene ed altre che meriterebbero, viceversa, maggiori approfondimenti.  Come il diritto di cronaca, che va a farsi benedire, se le news di stasera ed i tabloid fi domani continueranno a raccontare una storia senza volti e senza perchè.

Preso atto che nella socialdemocratica ‘valle dell’Eden’ germanica si spara e si muore per un mutuo, ritorniamo alla realtà, quella che per il ministro socialdemoratico della Giustizia del Baden-Württemberg, Rainer Stickelberger, è “unbegreiflich” (incomprensibile), cerchiamo di spiegare alla buona come si sia arrivati all’eccidio.

Immaginiamo una coppia di cinquantenni che (soprav)vivono arrangiandosi e che perdono l’unico bene – l’unica ancora di salvezza, la casa – per dei pagamenti ritardati  e che, a causa dello sfratto e  dato che lui è domiciliato in un altro Lander e non ha diritto ai servizi sociali del Baden Wuttemberg – debbano separarsi  per affrontare una misera vita ‘da vecchi’ in una blockhaus per poveri.

Considerata l’età anagrafica del sequestratore non è difficile pensare che, essendosi accorto di non essere nella ‘valle dell’Eden’, si sia reso anche conto di esser figlio di una ‘gioventù bruciata’, come quella che, 35 anni fa, ascoltava un motivetto dei The Clash” – l’unico scritto e cantato da Joe Salomon – che diceva: “When they kick out your front door, how you gonna come? With your hands on your head or on the trigger of your gun?  When the law break in, how you gonna go? Shot down on the pavement or waiting in death row”?

Una canzone molto nota anche dalle parti di Karlsruhe, visto che la band dei Toten Hosen ebbe la sua  prima notorietà proprio con una cover semi-acustica delle ‘pistole di Brixton’. Una ballad che racconta molto bene cosa sia accaduto a Karlsruhe, ieri, nella mente di due persone che si son viste cancellare – per dei banali pagamenti – la storia intera di una già modesta vita e quelle briciole di futuro, alle quali anche loro avrebbero avuto diritto.

La gente non va portata alla disperazione. Altrimenti, ci scappa il morto ed, a volte, non sono solo suicidi.

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Ancora suicidi. La recessione uccide. Il Governo è allo stallo. I partiti? No comment.

13 Apr

Andiamo verso un week end uggioso, come se il clima quasi volesse anche lui associarsi al profondo dissenso che ormai ha fatto suoi pressochè tutti gli italiani.

La piaggieria di Mario Monti verso i grandi poteri europei e statunitensi, l’ostinazione di Fornero nello stangare lavoratori e bisognosi anzichè supportarli.
L’attesa perdurante di una proposta di Patroni Griffi per limitare la spesa della pubblica amministrazione, quella di Balduzzi riguardo sprechi e disastri sanitari, l’effimera attività diplomatica di Terzi visto cosa accade agli italiani in India.
L’invisibilità di Gnudi, agli affari regionali, o di Barca, per la coesione territoriale, il mancato rilancio. I mancati investimenti che le piccole e medie aziende attendono ancora “buone nuove” da Renato Passera.

Intanto, tutti hanno capito che i mercati vanno male non per colpa nostra, ma della Germania e degli USA che ci scaricano addosso la crisi, sotto forma di “derivati”, “moral suasons”, “incorporamenti”.

Riguardo i partiti, nulla da dire, nel senso che nulla accade. Solo scandali e protervia – il tempo dell’ostinazione è finito – nel mantenere denari, privilegi ed impunità.

Tutto come al solito, insomma. Non proprio.

C’è una lista che sta girando in rete. Una lista che, ahimé, giorno su giorno si allunga.

  • 21/03/2012: Cosenza, 47 anni, disoccupato si spara
  • 23/03/2012: Pescara, 44 anni, imprenditore si impicca
  • 27/03/2012: Trani: 49 anni, imbianchino disoccupato si getta dalla finestra
  • 28/03/2012: Bologna: 58 anni, si dà fuoco davanti all’Agenzia delle entrate
  • 29/03/2012: Verona, 27 anni, operaio si da fuoco
  • 01/04/2012: Sondrio: 57 anni, perde lavoro, cammina sui binari, salvato in tempo
  • 02/04/2012: Roma: 57 anni, corniciaio, si impicca
  • 03/04/2012: Catania, 58 anni, imprenditore si spara
  • 03/04/2012: Gela,78 anni pensionata si getta dalla finestra, riduzione della pensione
  • 03/04/2012: Roma, 59 anni, imprenditore, si spara con un fucile
  • 04/04/2012: Milano, 51 anni, disoccupato si impicca
  • 04/04/2012: Roma Imprenditore si spara al petto col fucile. La sua azienda stava fallendo

Appare davvero impensabile tentare di arrivare alle amministrative per poi prender decisioni, che, a tal punto, non potranno altro che essere attuate in settembre, quando sarà troppo tardi, visto che fino ad allora i suicidi saranno centinaia. Ammesso che ci si fermi ai suicidi.

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Soldi e portaborse ai partiti? Davvero troppi

12 Apr

Alfano, Bersani e Casini hanno fatto in fretta a trovare un accordo sul finanziamento ai partiti, pur di mettere a tacere l’annosa questione ed evitare che, con una legge “seria”, si andasse ad intaccare un piccolo tesoro cui attingono i nostri politicastri.

Infatti, gli scandali Luzi e Belsito, in particolare, hanno dimostrato che i soldi che arrivano ai partiti sono davvero tanti, evidentemente troppi se … addirittura “gli cascano dalle tasche”. Troppi anche e soprattutto perchè non sono collegati ad una attività effettiva, ma solo presunta. Ne è un esempio il PdL che ottenne, anni fa, rimborsi superiori (qausi doppi) rispetto alle spese elettorali sostenute.

Ma i “troppi soldi” non sono semplicemente collegati al “cash”, ma anche, come dimostrano le inchieste correnti, all’enorme quantità di portaborse (spesso pubblici dipendenti distaccati) che “stazionano” nelle nostre Pubbliche Ammnistrazioni senza aver nulla da fare, visto che sono il “raddoppio politico” dell’infrastruttura pubblica che già paghiamo.

Personaggi – ben pagati e foraggiati dalle nostre Regioni, Provincie, Comuni, Enti vari – che spesso sono posti a “monitorare”, “coordinare”, “riferire” riguardo l’attività di dirigenti pubblici qualificati, pur avendo si e no una laurea in legge o poco meno … per non parlare della milionata di autisti, scelti ed assunti “direttamente”.

Queste le vergogne di una classe politica decisamente incompetente che non sa far altro che circondarsi di fedeli incompetenti, spendendo e spandendo pur di mostrare (quello gli resta) i “segni del potere”.

Quanti milioni di euro, in questi anni, non sono serviti ai partiti, ma solo ai portafogli dei politici che ne fanno parte? E quante decine di migliaia di “esseri inutili a se stessi” bivaccano nei nostri Enti, locali e non?

Queste sono le domande a cui Mario Monti dovrebbe dare risposta da mesi, visto che il dicastero dell’Economia è a lui assegnato. Queste le domande che le nostre Regioni – ed i Revisori che le vigilano –  dimenticano di porsi.

Domande alle quali, evidentemente, l’onest’uomo Mario Monti – almeno lui – preferisce non dar risposta.

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Rimborsi elettorali, arriva una riforma miserrima

10 Apr

Finalmente, sotto l’onda degli scandali “eccellenti”, i nostri partiti sembrano essersi decisi a limitare la ruberia dei rimborsi elettorali, che ci vede in testa ai paesi civilizzati, seguiti, a quanto sembra, da una insospettabile Germania.

Infatti, i dati diffusi da Linkiesta – indiscutibilmente “macro” ed inappellabilmente “iper” – dimostrano che, se in Italia “piove, governo ladro”, non va molto meglio la Germania della Grosse Ammucchiata e dell’ex-Cancelliere socialdemocratico Schroeder “prestato” alle lobbies dell’energia.

Finanziamento annuale dei partiti

  • Francia: circa 80 milioni di euro
  • Spagna: circa 80 milioni di euro
  • Germania: circa 330 milioni di euro (Fondazioni)
  • Italia: circa 260 milioni di euro

Stipendi dei parlamentari

  • Francia: circa 7.000 euro
  • Spagna: circa 3.000 euro
  • Germania: circa 8.000 euro
  • Italia: circa 12.000 euro

N.B. al netto di diaria, indennità di residenza, spese di viaggio e trasporto, spese di segreteria, spese per assistenza sanitaria, assegno vitalizio e di fine mandato.

Rimborsi Elezioni legislative

  • Francia: circa 44 milioni di euro
  • Spagna: circa 130 milioni di euro
  • Germania: massimo 133 milioni di euro
  • Italia: oltre 470 milioni di euro (dati 2001)
  • Unione Europea: 1,8 miliardi di euro

N.B. I partiti italiani hanno percepito, nel 2009, 250 milioni di euro come rimborsi elettorali per il Parlamento dell’Unione.

Quali conclusioni possiamo trarne? Non poche e piuttosto specifiche.

Innanzitutto, il doppio sistema di finanziamento – per voti raccolti ed “ordinario” alle strutture politiche – che vige in Italia e Germania è la principale causa di sovracosto della politica, oltre che di sudditanza dell’eletto verso il partito. O gli uni o le altre.

In secondo luogo, non è pensabile che un politico italiano possa godere di un “reddito” mensile triplo o quadruplo rispetto ad un collega tedesco o francese.

Inoltre, sia il sistema delle fondazioni – tedesco ma non solo – andrebbe profondamente rivisto sia, soprattutto, non è nota la situazione immobiliare e mobiliare dei singoli partiti.

Infatti, la “situazione finanziaria” dei partiti (e dei sindacati) non è affatto irrilevante.

Ad esempio, è legittimo che un partito usi i rimborsi per ripianare debiti o pignoramenti? Ed è giusto che i partiti “immobilizzino” – ovvero investano – somme derivanti dai rimborsi elettorali? E siamo sicuri che sia legittimo usare i rimborsi elettorali – che non pochi paesi destinano ai “candidati” – per il finanziamento ordinario della struttura partito?

Di tutto questo non sembra che se ne parli. Anzi, di tutta fretta i nostri (clepto)partiti vorrebbero approvare i “pannicelli caldi”, ovvero un miserrimo decreto che porti la certificazione alla Corte dei conti, che metta i bilanci sul web con indicazione dei finanziamenti oltre 5mila euro e basta.

Il “loro” problema sono i “furti interni”, mica altro …

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Politica italiana? Da scandalo …

10 Apr

Andando a fare il punto della situazione, mentre l’Italia riparte, dopo Pasqua, lo scenario è desolante.

Le indagini che coinvolgono i partiti sono ormai ubique e connotanti.
Guardando a sinistra, gli scandali Penati, Luzi si assommano a quelli della Regione Puglia e Calabria, a quello di Bassolino in Campania, gli scandali che hanno coinvolto i sindaci di Genova, Bari e Bologna, per non parlare di quelli, a luci rosse, che hanno coinvolto il consiglio regionale umbro e la segreteria regionale toscana o del brutto affare che coinvolge SEL in Alto Adige.

Guardando a destra, lo scenario è altrettanto desolante. Dagli scandali “personali” di Silvio Berlusconi agli indagati “eccellenti” come Ghedini e Cosentino, ai misfatti del “cerchio magico” della Lega Nord, alle case romane di Scajola e Tremonti, ai tanti comitati d’affari finiti sotto le lenti della Finanza o della Magistratura.

Per finire al “centro”, dove lo scandalo Enav- Finmeccanica ha visto i media parlare di un coinvolgimento dei vertici dell’UDC, senza, poi, da più notizie.

Per non parlare degli interi comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, sia al Nord come al Sud, dove troviamo coinvolti tutti i partiti e dove vengono eletti anche parlamentari di un certo rilievo. O dell’ormai onnipresente coinvolgimento di qualche multinazionale o di qualche sua filiale, corporata, collegata o sussidiaria, in qualche storia di corruzione, che sarebbe più esatto chiamare ancora concussione.

Cosa accadrebbe (accadrà) se la magistratura dovesse emettere nel giro di un mese o poco meno – come accadde per Tangentopoli – un migliaio di ordini d’arresto o richieste a procedere, nel caso di parlamentari?

Game over, così si usa dire in terra statunitense, che di default, politici, se ne intende.

D’altra parte, i compiti prioritari di Mario Monti si sono esauriti: titoli venduti, Unicredit salvata, Finmeccanica ha le sue commesse. Ergo, quel poco che resta dell’Italia è salvo.

Non era possibile fare di più, anche se lo “scherzetto delle pensioni” è stato davvero un “fuori onda” come lo è stata l’assenza dello Stato con l’Appennino sepolto di neve.

E, d’altra parte, non è bene fare di più in questa direzione, la recessività dell’intervento di Mario Monti è addirittura maggiore delle peggiori previsioni, dato che i partiti non hanno provveduto a formulare proposte atte a ridurre il costo della politica e della governance.

Dunque, giusto il tempo di incassare una riforma del lavoro con un giudice a dirimere casi obligui e di lasciar scritta una proposta per riformare la Pubblica Amministrazione, poi, via: governo tecnico a termine per la riforma della politica e voto, al massimo, in settembre.

Legge elettorale, rimborsi elettorali, democrazia nei partiti, superamento della “par conditio” subito e, per quanto riguarda la PA, che Monti lasci una legge da votare (o già votata) e vada bene così.

Non c’è molto tempo: sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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Feste finite? Bentornati … in Purgatorio, tra cleptocrazia, desviluppo, recessione, disoccupazione e tasse

9 Apr

Fatte le feste, si ritorna all’ordinario e dal sacro si ritorna al profano quotidiano. Un Purgatorio tutto italiano fatto di cenere, lacrime e sangue.

La cenere, quella di un Parlamento in fumo, dopo le dimissioni della Commissione parlamentare sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori locali, con i rimborsi elettorali in Canada o altrove e ruberie – leggi “famiglie” – sul posto, mentre di legge elettorale proprio non se ne parla.

Le lacrime, quelle da coccodrillo, che i vari Monti, Fornero, Passera, Bersani, Alfano, Casini, Vendola stanno versando e quelle dei cittadini che vedono praticamente pressoché tutti i partiti coinvolti in gravissimi scandali di corruttela, mentre non si riesce a capire a chi sia affidato politicamente il Paese.

Il sangue è il nostro, che continuiamo a versare nonostante tutto, per gli innumerevoli sprechi e dissesti, che le cronache hanno annoverato in 20 anni, e per l’incremento annuo più alto al mondo del costo della benzina, ad esempio,  ed aspettando l’IMU.

Benvenuti nel Purgatorio delle anime impenitenti, che si ostinano a dar fiducia al Gatto ed alla Volpe o a dar seguito a Lucignolo che promette il Paese del Bengodi.

E speriamo che non diventi l’Inferno dei dannati, se – con quaranta proposte diverse sul finanziamento dei partiti presentate dai partiti stessi che non sono, però, quanranta – dovessimo ad ostinarci a non voler capire che l’unica cosa che ci resta da fare è andare al governo “tecnico” – quello vero – con il Presidente della Camera alla guida ed un mandato ristretto per la formulazione di una legge par andare a votare, di un’altra per il finanziamento dei partiti (pubblico o privato che sia), una ancora per la “par conditio” (letteralmente un bavaglio) ed una, infine, per le prebende dei parlamentari e degli amministratori pubblici.

Solo un pubblico dibattito parlamentare “a reti unificate” può mettere alle strette i partiti ed i media, evidentemente troppo contigui alle lobby che stanno scaricando su noi italiani una crisi dell’Eurozona “made in Germany” e, con l’inazione, avvantaggiando le lobbies finanziarie e partitiche.

E bisogna far presto … sono ormai tanti, troppi, i mandati d’arresto che la magistratura attende di emettere o di eseguire a carico di politici italiani di vario calibro e territorio.

Dunque, che Berlino e Parigi si rendano conto della situazione – ben più compromessa di quella greca – e, se è vero che è “l’Italia che ha salvato l’Euro”, che provvedessero loro a completare il lavoro.

L’Italia non è a rischio default: quello che può arrivare, da un momento all’altro, è un “game over”, come nel caso di uno Stato che si ritrovi “improvvisamente” privo di istituzioni, vuoi perchè non affidabili, vuoi perchè in conflitto, vuoi perchè rese impotenti.

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