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Malinconico? A casa …

10 Gen

Che per il Governo Monti inizi a cambiare il vento è una percezione generalizzata, che massmediologi e statistici non possono confutare: basta andare ad un pranzo od una cena per ascoltare le battute od i reclami piuttosto impietosi, che i nostri quotidiani ignorano.

E così andando le cose, non era difficile immaginare l’accoglienza dei quotidiani alla notizia delle dimissioni di Carlo Malinconico Castriota Scanderberg, sottosegretario di Mario Monti, proprio lui, il  Presidente uscente della Federazione Italiana Editori Giornali.

Ad esempio la Stampa, che scrive “il sottosegretario, secondo un rapporto dei Ros del 2009 riportato dalla stampa, avrebbe usufruito di vacanze in un hotel di lusso all’argentario da 19.876 euro.” Avrebbe? Ma se lo stesso Malinconico a confermare “di aver proceduto pertanto a versare all’albergo l’intera somma” (fonte Corsera)?

O proprio il Corriere della Sera, che si rifugia in calcio d’angolo con un “Carlo Malinconico non è indagato: non è infatti reato accettare favori se non si fa nulla in cambio.” Ad essere esatti, all’epoca Malinconico era segretario generale della presidenza del Consiglio con Romano Prodi  e i favori si possono ricambiare anche dopo anni.

Per non parlare del Messaggero, sulla difensiva: “Ieri l’ex presidente della Fieg aveva spiegato di non aver «mai fatto favori ai personaggi coinvolti» e di aver appreso «solo ora che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera”. Avete visto mai un resort di lusso come quello dell’Argentario lasciare andare via un cliente che ha un conto di circa 20mila Euro?

Meglio il Giornale che riesce a sottolineare “Non l’avrà «mai incrociato nella sua attività istituzionale», così come ha detto, attraverso il suo staff, nella laconica replica al Giornale. Ma il sottosegretario Carlo Malinconico e Francesco De Vito Piscicelli, l’imprenditore che rideva del terremoto all’Aquila, erano amici.”  Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei.

Per finire alla “solita” Repubblica: “Doveva cacciarlo senza aspettare che montasse la vergogna e sarebbe stata alta politica se Mario Monti l’avesse licenziato in diretta tv. E invece Fabio Fazio, tra mille comode domande non si è ricordato (oops) di Carlo Malinconico Castrota Scandeberg.” E, giustappunto, se lo scandalo e le frequentazioni erano già noti e se Mario Monti voleva davvero fare “alta politica”, il problema avrebbe dovuto porsi prima di nominare Malinconico sottosegretario e non dopo.

D’altra parte, credevate voi che i nostri quotidiani si sarebbero spesi “di più” dinanzi ad uno scandalo “piccolo piccolo” che coinvolge, ricordiamolo ancora, il  Presidente uscente della Federazione Italiana Editori Giornali, già segretario generale della presidenza del Consiglio con Romano Prodi?

La Casta è casta.

originale postato su demata

Balducci, Anemone e lo IOR

17 Mag
Il Giornale riporta che "nell’ormai celebre «lista» di Anemone molti degli indirizzi fanno capo alla congregazione di Propaganda Fide. Congregazione della quale era «consultore» lo stesso Balducci" che "avrebbe un conto proprio presso lo Ior. Lo rivelò lui stesso, quattro anni fa, interrogato a Potenza da Woodcock per un prestito di 280mila euro «concesso» da Balducci a monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere pontificio."
E, come precisa Il Corsera, "un conto allo Ior non è a rischio di segnalazioni di operazioni sospette: gli occhi dell’antiriciclaggio non arrivano Oltretevere. Il sospetto degli inquirenti è che questi incarichi siano serviti per creare una provvista di fondi neri."

Possibile che il Vaticano, tempio di saggezza per tanti credenti, sia finito nel sacco di un'agguerrita banda di furbastri?

Non so, difficile a dirlo, anche perchè la questione appare più ampia.

Infatti, secondo La Stampa, è "il Giubileo che, come dimostrano le verifiche degli ultimi mesi, potrebbe aver rappresentato il momento di svolta per gli affari di Balducci e del suo amico (ndr. Anemone), già ben introdotto nella Congregazione di don Evaldo, diventato di fatto il suo bancomat personale. Lo stesso don Evaldo ha spiegato che per i lavori commissionati dalla sua Congregazione, Anemone fatturava soltanto una piccola parte dei lavori riservandosi di prendere in contanti, dunque «in nero», il resto dei soldi. Lo stesso meccanismo sarebbe stato utilizzato con Propaganda Fide."
E La Repubblica, addirittura, riporta le parole di Maria Teresa Verda, moglie dell'ex ministro Scajola: "Mio marito è un granello di sabbia nella tempesta. Se non parla è per non creare problemi a persone molto più coinvolte di lui. Qualcuno gli vuole male."

In un modo o nell'altro, va preso atto che siamo di fronte ad un nuovo scandalo  che coinvolge prelati e congregazioni e, per ora indirettamente, anche lo IOR, la riservatissima banca vaticana.
Dopo 30 anni dallo scandalo IOR-Banco Ambrosiano, le indagini mostrano come per l'ennesima volta ci siano stati "solidi" rapporti tra prelati, corrotti e corruttori, a carico delle casse dello Stato e degli Italiani tutti. Sarà stato per dabbenaggine o per
malafede, ma questo è il quanto, fosse solo per ristrutturazioni "fantasma", per i soldi in nero e, soprattutto, per il Giubileo.

In ogni caso, sarà interessante vedere se il Vaticano accetterà di fornire le informazioni che i magistrati toscani ed umbri richiederanno. Non è del tutto impossibile, dato che Ratzinger potrebbe riservare a Mammona, ovvero la divinità del lucro, lo stesso trattamento che sta riservando a Sodoma ed ai pedofili in seno alla Chiesa.
In caso contrario, assisteremo al "solito" muro di gomma, che, grazie alle tracce che il denaro lascia ad ogni passaggio, a poco servirà, se non a delegittimare ulteriormente un'antica religione.

Date a Cesare quel che è di Cesare …