L’Italia e la Francia sono i due paesi dove la carta stampata è da cento e passa anni un enorme business, oltre che il principale fattore di controllo sociale.
Paesi dove da decenni accade che – grazie alla scarsa conoscenza delle lingue – si legge solo quello che gli editori decidono di tradurre e pubblicare, magari 20-30 anni dopo che l’opera, altrove, è diventata un best seller.
Paesi dove la produzione della carta è ‘da sempre’ una sorta di monopolio e dove le tipografie, ormai, sono in mano a pochi.
Va da se che Italia e Francia non vedano di buon occhio Google (come Amazon ed altri) e dove la francese Aurélie Filippettì, ministro, annuncia che ‘varerà una legge per obbligare la società di Mountain View (ndr. Google) a remunerare i giornali dei quali elenca i contenuti’, e come il Ministero del’Economia e Finanze italiano che vuole lanciare una battaglia, su segnalazione dell’on. Stefano Graziano (PD) contro l’erosione di base imponibile causata “dallo spostamento artificioso degli utili verso giurisdizioni maggiormente attraenti dal punto di vista fiscal”, come fa Google Italy, che imputa i suoi proventi alla casa madre in Irlanda.
Idee ed eventuali norme che stridono con il buon senso, se non addirittura con il diritto naturale.
Infatti, non sarà una gran perdità per l’Umanità non trovare i giornali francesi indicizzati sui motori di ricerca, visto che, a parte inglese, spagnolo, indiano e cinese, le notizie le possiamo leggere anche in giapponese, italiano, portoghese, cingalese, ashanti e urdu.
Ed infatti, non v’è alcun motivo per cui Google debba dotarsi di una filiale italiana, espondeosi ai balzelli die nostri governanti, se la casa madre di diritto e di norma sta in Irlanda. Anche in questo caso, non sono sessanta milioni di italiani a spaventare un network che copre 7 miliardi di persone e riesce ad andare d’accordo anche con la Cina Popolare e l’Iran.
Capiamo tutti – francesi, italiani od irlandesi – che, in tempi di magra, la gallina della uova d’oro di Mountain View faccia gola alle sanguisughe del fisco od agli editori di carta stampata. Purtroppo per loro, la Rete ha bisogno di un motore di ricerca per esistere ed un motore di ricerca non funziona, se viene condizionato da mille brame.
Forse sarebbe il caso di prendere atto che alcune tecnologie sono obsolete: è accaduto con il telefono a cavo, la macchina a vapore, il disco od il cd musicale, il montaggio cinematografico.
Non accadrà per il libro, non per i libri ‘veri’. Ma rotocalchi, quotidiani e foullieton sono robe dell’atro secolo.
Non sarà tassando la rete che si arresta il presente e si rallenta il futuro. Idee come quelle francesi ed italiane implicheranno solo che le nostre culture, già decadenti e recessive, finiranno per impoverirsi sempre di più e ad arricchire sempre di meno le altre.
Che altri risultati attendersi da due nazioni che da 200 anni, invece di rinnovarsi, vivono un delirio culturale anti-anglosassone – ieri verso austriaci e tedeschi, oggi che si oppone ad inglesi ed americani – con la Francia che, ormai da decenni, ha perduto ogni risonanza culturale a livello mondiale e con l’Italia che continua a partorire personaggi geniali, ma paradossalmente tutti o quasi figli di quel Sud che non esiste nei libri di storia, nei programmi finanziari e nelle scelte internazionali.
E poi ci sono le astruserie.
Ad esempio, le tasse od il ‘pedaggio’ lo si paga in base agli eventuali pagamenti oppure a fronte del traffico effettivo o anche in base alla nazionalità del visitatore e, infine, anche a seconda di dove effettivamente si trova il server?
Lasciamo, dunque, lavorare in pace Google, che è uno dei pilastri su cui si regge la bolgia di massa che sta diventando questo pianeta. E’ un servizio pubblico, anche se qualcuno proprio non riesce a capirlo.
originale postato su demata
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