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Storia dei sindaci dimissionari di Roma

24 Giu

Virginia_Raggi_-_Festival_Economia_2016Una delle tradizioni meno note di Roma è quella del Sindaco dimissionario, cosa che si ripete dagli albori della Repubblica, come del resto avveniva nell’antichità per Tribuni e Imperatori, eletti e giubilati a furor di popolo e … di senatori.

Il primo sindaco repubblicano di Roma fu Salvatore Rebecchini – ingegnere, docente universitario ed esponente della Democrazia Cristiana – che fu eletto una prima volta il 10 dicembre 1946 e si dimise due settimane dopo, preso atto dell’impossibilità di formare una giunta omogenea, ma fu prontamente reinsediato.
Rieletto il 5 novembre 1947 e poi, per la terza volta, il 3 luglio 1952, avrebbe continuato se non fosse stato che, poco prima delle nuove elezioni,  il 22 gennaio 1956, L’Espresso denunciò le facilitazioni che da anni la Società Generale Immobiliare riceveva dal Consiglio Comunale della capitale per ottenere varianti ai piani regolatori. Il mandato di Rebecchini si concluse l’8 luglio 1956 senza essere ricandidato.

Dopo di lui, Umberto Tupini – avvocato, esponente della Democrazia Cristiana, membro dell’Assemblea Costituente – che rassegnò le dimissioni dalla carica dopo un anno e mezzo, avendo deciso di candidarsi al Senato, dopo le polemiche per alcune varianti al piano regolatore, fra cui quella che avrebbe dato il via all’edificazione di una vasta porzione di Villa Chigi allora di proprietà privata e che fu successivamente respinta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Poi fu l’ora di Urbano Cioccetti –  avvocato e politico democristiano, vicepresidente dell’Azione Cattolica, presidente dell’O.N.M.I. e cameriere di cappa e spada da Pio XII – sotto il quale furono messi in cantiere, per i Giochi della XVII Olimpiade, alcuni notevoli interventi infrastrutturali dagli effetti dirompenti sullo sviluppo urbanistico della città. Il piano regolatore adottato nel 1959 fu respinto nel 1961 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e il Sindaco, da poco rieletto, si ritrovò con la Democrazia Cristiana romana al centro degli scandali. Il 29 aprile 1961 rassegnò le dimissioni da Sindaco.

Alle successive elezioni, il 17 luglio 1962, venne eletto Glauco Della Porta – libero docente di economia politica all’Università di Messina e dirigente dell’Ufficio studi del Banco di Roma – e il 18 dicembre 1962 il Consiglio comunale di Roma adottò finalmente il nuovo piano regolatore generale, l’anno dopo si inaugurò il Ponte delle Valli sul fiume Aniene e proseguì nei lavori di costruzione dei sottopassaggi di Corso d’Italia e dei Lungotevere. Furono anche appaltati i lavori per il tratto Termini- Anagnina della linea A della metropolitana, i quali iniziarono il 12 marzo 1964, ultimo giorno da sindaco di Della Porta,  che – intanto – si era dimesso in ossequio a un accordo politico all’interno della Democrazia Cristiana, che prevedeva la staffetta con l’assessore e vero capo del partito a Roma.

Il 13 marzo 1964, infatti,  è eletto sindaco Amerigo Petrucci – laureato in filosofia, e entrato nella Democrazia Cristiana nella metà del 1944 – e sotto di lui il fenomeno dell’abusivismo edilizio assume proporzioni allarmanti nelle borgate, come testimoniato dai film di Pier Paolo Pasolini. Alle elezioni amministrative del 12 giugno 1966, Petrucci viene rieletto sindaco, ma  il 13 novembre 1967 si dimette da sindaco per candidarsi alla Camera dei deputati alle elezioni politiche del 1968. quando è ormai prossima una sua incriminazione per reati concussivi, poi caduta.

Gli successe come Sindaco di Roma Rinaldo Santini – segretario della Camera del lavoro di Roma e tra i fondatori della CISL – in carica dal 29 dicembre 1967 al 6 maggio 1969, quando si dimette poco dopo il rilascio delle licenze di costruzione alla Magliana, nonostante le aree fossero a sette metri sotto il livello del Tevere, per cui fu poi rinviato a giudizio e assolto.

Clelio Darida  è stato Sindaco di Roma dal 30 luglio 1969  per due mandati consecutivi, inframmezzati dalle dimissioni del 15 febbraio 1972.  Sotto la sua giunta furono deliberate la  perimetrazione delle borgate abusive sorte dopo il 1962 a premessa di futuri condoni,  la seconda parte del tracciato della linea A della metropolitana (Termini-Ottaviano) su un percorso diverso da quello previsto inizialmente, il “Piano Acea” (Depuratori Roma-Nord, Roma-Sud, Roma-Est e Roma-Ostia), la scelta della direttrice Rebibbia in luogo di quella verso Montesacro, la “strada panoramica” sulle pendici di Monte Mario, l’enorme piano di edilizia economica e popolare per un totale di 35.000 stanze/abitanti realizzate, cioè molti milioni di metri cubi in cemento con decine e decine di chilometri di strade asfaltate e reti urbane, eccetera.
Clelio Darida concluse il suo mandato dimettendosi il 6 marzo 1976 per candidarsi al Parlamento.

Giulio Carlo Argan – critico d’arte e docente universitario – fu eletto Sindaco della Capitale il 9 agosto 1976 – sostenne la difesa dell’ambiente e la riqualificazione storico-urbanistica della città, ponendo le premesse per il rilancio dei Fori imperiali e creando l’Estate Romana, come intervenendo contro la speculazione edilizia.  Si dimise il 27 settembre del 1979.

Dopo di lui, il 27 settembre 1979, venne eletto Luigi Petroselli – politico comunista e giornalista – che completa gli interventi sull’area archeologica pedonale, dal Colosseo al Campidoglio, dota dell’allacciamento alla rete idrica e fognaria le centinaia di migliaia di cittadini delle borgate abusive e riesce ad inaugurare la prima metropolitana di Roma  (la linea A), i cui lavori erano iniziati quasi 20 anni prima.  Muore per un malore improvviso il 7 ottobre 1981.
Gli succede il vicesindaco Ugo Vetere – combattente antifascista, politico comunista e sindacalista CGIL –  che si dedica allo sviluppo di quella che è l’odierna edilizia scolastica romana e da avvio allo sviluppo urbanistico della Romanina, ancora oggi incompleto.

Dopo di lui, il PCI perde le elezioni e dal 31 luglio 1985 diventa sindaco di Roma Nicola Signorello – laureato in giurisprudenza ed ex ministro democristiano – di indiscussa integrità morale per cui fu oggetto di numerose critiche di “immobilismo”, al punto che, dopo due crisi della giunta risoltesi con la riconferma di Signorello a sindaco,  alla terza volta dovette dimettersi il 10 maggio 1988.

Gli fa seguito Pietro Giubilo – funzionario regionale democristiano – che viene eletto sindaco il 6 agosto 1988, ma si dimette il successivo 29 marzo 1989, a causa di una vicenda giudiziaria dalla quale sarà poi scagionato. La Giunta dimissionaria approva un numero esorbitante di delibere, di cui ben 1.200 il giorno prima dello scioglimento e la nomina del commissario prefettizio Angelo Barbato il 10 luglio 1989.

Il 19 dicembre 1989 viene eletto Franco Carraro – dirigente sportivo e ministro socialista – che si ritroverà a concludere anticipatamente il suo mandato il 19 aprile 1993 per scioglimento dell’assemblea capitolina, con la nomina di un commissario prefettizio, tra  incriminazioni degli assessori per Tangentopoli e dimissioni dei consiglieri comunali.

Al commissariamento fa seguito, il 5 dicembre 1993, l’elezione a Sindaco di Francesco Rutelli – segretario del Partito Radicale e ministro – che attuò tramite il supporto di collaboratori esterni un enorme programma di recupero e modernizzazione delle infrastrutture della città di Roma , venendo rieletto e restando in carica fino a fine mandato, l’ 8 gennaio 2001. Sotto la sua amministrazione il comune si aggiudicò il rating Tripla A, mentre i 347 mutui contratti dalla giunta rimasero al 12% delle entrate, molto al di sotto della quota consentita, non emettendo dei derivati.  Le entrate cittadine, in crescita di oltre 1,5 miliardi di euro, e un’autonomia finanziaria, superiore al 70%, erano agevolate da un programma efficiente di privatizzazioni, per 1,2 miliardi di euro.
Rutelli si dimise il 29 gennaio 2001 per poter guidare il centrosinistra come candidato premier alle elezioni politiche, mentre montava l’inchiesta per incarichi professionali a collaboratori esterni come personale della propria segreteria, poi ridimensionatasi.

Dopo di lui, venne eletto sindaco Valter Veltroni – politico ex PCI, giornalista, scrittore e regista – in carica dal 1º giugno 2001 e rieletto fino al 13 febbraio 2008, quando si dimise per candidarsi alle elezioni politiche, dopo aver completato con difficoltà solo parte delle opere pubbliche avviate dalle Giunte Rutelli e mentre Roma entrava drammaticamente nella spirale debitoria odierna.

A seguire, dal 29 aprile 2008, è Sindaco di Roma Gianni Alemanno, – politico di estrema destra e ministro – che concluse regolarmente il suo mandato l’11 giugno 2013, ma la Giunta era paralizzata da anni, sia per il grave indebitamento del Comune di Roma, quantificato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s a 6,9 miliardi di euro, sia per lo Scandalo di “Parentopoli” per le assunzioni nelle aziende ex municipalizzate del Comune di Roma, tra cui Atac, la società del trasporto pubblico, e AMA, che si occupa dei rifiuti, mentre fu allora che ebbe inizio l’infiltrazione corruttiva di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, attraverso la fondazione Nuova Italia, passata alle cronache come ‘Mafia Capitale’.

Sull’onda degli scandali, il 12 giugno 2013 venne eletto sindaco Ignazio Marino – chirurgo e accademico – che tentò di riavviare la crescita e la modernizzazione  delle Giunte Rutelli senza particolare successo e che dovrà lasciare l’incarico il 30 ottobre 2015, a seguito delle dimissioni di 26 consiglieri comunali, in buona parte poi finiti nelle inchieste di Mafia Capitale o dello Scandalo Parnasi.

Arrivati ad oggi, ricordiamo che il Sindaco Virginia Raggi fu eletta il 22 giugno 2016. Finora si è dimesso un numero esorbitante di assessori, mentre Roma è ferma e perde infrastrutture una dietro l’altra. Secondo i romani intervistati da Euromedia per Il Messaggero, il 76,5% non la voterebbe e il 68,6% la considera «incapace come sindaca di Roma». Visti i precedenti, di oggi e del passato, sarebbe utile sapere anche se i romani sono capaci di farsi governare.

Quasi tutti i Sindaci di Roma Capitale hanno concluso il proprio mandato dimettendosi, gli unici due sindaci che sono arrivati a fine mandato sono proprio quelli oggetto dei maggiori scandali, quasi sempre al centro delle polemiche c’erano l’espansione urbana e le opere pubbliche, cioè speculazione che genera occupazione e benessere.

Ma, a ben vedere, è dai tempi dell’ “immobilista” Nicola Signorello che Roma non aveva la produttività già solo per sostentare la convulsa espansione demografica e urbanistica avvenuta dal Dopoguerra agli Anni ’70, spesso speculativa e/o abusiva.

E, finito il mandato di Francesco Rutelli, sembrerebbe che sia venuta a mancare anche l’attrattività e la ricchezza, come la cultura e l’innovazione, che sono indispensabili per una Capitale del III Millennio … se è questo che Roma vuole ancora essere.

Demata

 

Ama bocciata, assessore dimesso: adesso tocca al Sindaco risolvere l’emergenza rifiuti a Roma

9 Feb

Il 5 giugno 2016, Virginia Raggi con i Cinque Stelle vinceva le elezioni amministrative al Comune di Roma e prometteva: “Oggi stesso dovrei inviare una lettera al dipartimento partecipazioni per avere chiarimenti su Atac e Ama. Ci sarà un assessorato per iniziare da subito con la riorganizzazione delle partecipate”.

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Dopo due anni e mezzo, a proposito di partecipate, arrivano le dimissioni dell’assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Giuseppina Montanari, che si aggiunge a Paola Muraro, anche lei all’Ambiente, ad Andrea Mazzillo  e Raffaele De Dominicis, assessori al Bilancio, a Marcello Minenna, assessore al Bilancio, alle Partecipate, al Patrimonio, alle Politiche Abitative e alla Spending Review, a Alessandro Gennaro e Massimo Colomban,  anche loro assessori alle Partecipate, Adriano Meloni, assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro, Paolo Berdini, assessore all’urbanistica.

Un bilancio politicamente e managerialmente disastroso quello dei Cinque Stelle a Roma, se in pratica Partecipate e Bilancio hanno cambiato di media un assessore all’anno …

Dimissioni che oggi arrivano perchè la Giunta Raggi con il Sindaco in testa si rifiuta di riconoscere all’Ama  le fatture pendenti per 18 milioni di euro della gestione dei servizi cimiteriali e vota contro il Bilancio dell’azienda.
Evidentemente al Sindaco ed ai Pentastellati non interessano i possibili rischi, cioè che le banche non possano piu’ fare credito all’azienda, priva di un documento contabile approvato, con conseguenze dirette sulla già scarsa manutenzione dei mezzi/impianti, sul pagamento buste paga dei dipendenti e – inutile dirlo – sulla raccolta dei rifiuti a Roma.
Tutte cose per le quali adesso è il Sindaco e solo il sindaco ad avere delega e responsabilità.

Andando a consultare le “Linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale” – orgoglio e vanto di Virginia Raggi – scopriamo che l‘impegno preso con i romani era più o meno il seguente, riguardo i “temi relativi ad Ambiente, Ciclo dei rifiuti, Verde“:

  1. “operatività coerenti e congruenti con un piano a breve e medio termine di effettiva realizzazione”,
  2. “progressiva riduzione della produzione di rifiuti indifferenziati”, con una “raccolta differenziata spinta” ed “effettuata in modalità domiciliare”,
  3. “costruzione di almeno un’isola ecologica in ogni Municipio e mini isole ecologiche di quartiere per andare incontro alle esigenze dei cittadini”,
  4. i “centri di selezione dei materiali in grado di separare dal secco multi-materiale (plastica- ferro) i materiali riciclabili che hanno, ancora, un valore economico”, eccetera.

Sono trascorsi quasi 30 mesi e l’AMA non ha un bilancio, il Tmb Salario ha preso fuoco, l’immondizia romana continua ad essere spedita in Abruzzo, che … ad ottobre 2018 scorso ha ottenuto finanziamenti per quasi 30 milioni di euro per la realizzazione di progetti di potenziamento ed ammodernamento di impianti pubblici di trattamento e recupero rifiuti (TMB) e Piattaforme Ecologiche per il trattamento/recupero rifiuti di imballaggi, oltre che per la chiusura definitiva/bonifica di discariche dismesse comunali per rifiuti urbani.
Bastava  inoltrare richiesta nel 2016 al Ministero dell’Ambiente ai sensi della Delibera CIPE n. 25/2016 e … chiaramente avere un progetto serio e l’unità d’intenti.

Già, doveva provvedere la Regione, ma come fare se più la metà dei laziali vive a Roma e se nella Capitale si ruotano di continuo gli assessori strategici, cioè senza mai avere l’unità d’intenti, indispensabile per un progetto serio?
A proposito, ma i Cinque Stelle – a Roma come in Italia – hanno altra unità di intenti che “andiamo a comandare“?

Demata

L’Italia al voto tra soliti noti, balle spaziali e qualche prospettiva

11 Gen

Tra meno di sessanta giorni l’Italia andrà a votare e sembra che i vari contendenti facciano a gara ad alimentare l’astensionismo, pur di garantire equilibri e filiere interne.

La situazione è chiara, ormai.

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Come da tradizione, Partito Democratico e Forza Italia ricandideranno in ogni modo possibile proprio coloro che negli ultimi vent’anni ci hanno messo nell’attuale situazione, mentre la Sinistra del pubblico impiego e del parastato si erge a difesa dei ‘diritti’, cioè della fonte del proprio reddito.
Intanto, la Lega ventila riforme fiscali e previdenziali pari ad almeno la metà delle attuali Entrate, cioè il disastro finanziario, e i Cinque Stelle annunciano 400 riforme in un anno, cioè il Caos amministrativo.
I Demoliberali restano al momento divisi tra +Europa, con Emma Bonino ed Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia (ALI), con Oscar Giannino.

Altrettanto chiaro è cosa accadrà dopo.

Infatti, tra i primi problemi che il nuovo Parlamento dovrà affrontare, c’è quello che solo dalla Regione Lazio si prevede un debito sanitario stratosferico, mentre il Comune di Roma non ci sta ad onorare quanto che ancora deve alle banche a partire dalla gestione Veltroni, come non intende cedere, liquidare o ristrutturare Atac, Acea e Ama, mentre già si annuncia per la prossima estate un’emergenza delle forniture idriche, della rimozione rifiuti e dei trasporti. Il tutto condito da un senso di insicurezza generale, anche nella Capitale, causata dall’incertezza e dalla pochezza delle sanzioni a cui va incontro chi delinque.

Già nell’esercizio provvisorio, il nuovo Parlamento potrebbe trovarsi a fronteggiare – dinanzi ai media di tutto il mondo – l’emergenza “Roma Capitale”. Dunque, ci si aspetterebbe che all’ordine del giorno di chi ci governa ci sia:

  1.  la riforma del sistema assicurativo, ripristinando pienamente l’art. 38 della Costituzione, garantendo ai lavoratori la sanità, l’assistenza e la previdenza come era fino al 1974, mettendo fine al colabrodo iniziatosi con la gestione ‘politica’ di questi servizi, mantenendo a tutti gli assistiti i diritti ‘universali’ vigenti in capo alle Regioni e all’Inps
  2. la riforma del sistema di giustizia, introducendo la separazione delle carriere, intervenendo sui tempi e modi procedurali rendendo i processi più brevi, riformando il farraginoso iter delle perizie e delle liquidazioni, introducendo aggravanti adeguate per chi reitera reati, specie se violenti, irrigidendo le pene per le azioni fraudolente, eccetera
  3. la riforma del sistema fiscale o, meglio, la fine delle riforme fiscali, dato che un impreditore serio dovrebbe avere la possibilità di pianificare su un arco quinquennale senza troppe ‘sorprese’ e che un amministratore serio non dovrebbe presentarsi dopo cinque anni agli elettori con le casse vuote e le mani bucate.

E’ la stabilità che crea lavoro, impresa, opportunità. Lo Stato non deve farsi datore, finanziatore, erogatore. Lo Stato deve essere (solo) il Garante.
E’ la concorrenza che garantisce occupazione a chi merita e crescita per chi è al passo con i tempi.

Speriamo che le formazioni demoliberali si ricordino delle proprie tradizioni e delle proprie battaglie di tanti anni fa, quando furono le uniche a contrapporsi a questo sfacelo iniziatosi negli Anni ’90, e sappiano attrarre almeno una parte dell’elettorato cristiano-sociale che, ormai, ha ben inteso come – in nome di una non meglio precisata idea di ‘diritti’ o di ‘semplificazione’ ed accampando come paravento la scusa dell’Europa – in venti anni abbiamo perso almeno un milione di eccellenze andate all’estero, mentre scandali e cronache ci presentano una genia che sembra uscita dai film di Alberto Sordi.

Demata

Salviamo Roma: il Comune FUORI dalle società partecipate

6 Gen

Tutti sanno che il parere dei revisori è ‘prescrittivo’, come lo è il Piano di Rientro, ecco cosa Roma doveva, deve e dovrà rispettare ed attuare nel proprio programma di bilancio e … cosa avrebbero dovuto promettere ai propri elettori i vari candidati a sindaco …

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  • Riduzione del 10% delle spese per la dirigenza e contrazione di 2,6% della quota non fissa del monte salari nelle spese di personale
  • solo il 40% delle economie derivanti dal blocco del turn over può concorrere a nuove assunzioni; il restante 60% delle economie va acquisito come ‘risparmio’
  • revisione di tutti i contratti di affitto adeguandoli ai valori dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare
  • rimozione dei debiti fuori bilancio nell’ambito della razionalizzazione di beni e servizi
  • risparmio di spesa del 30-40% derivante dalla revisione dei contratti di acquisto di energia elettrica per l’illuminazione pubblica – attualmente eccedenti la tariffa unica nazionale (sic!) – e interventi sugli impianti per il risparmio energetico
  • contenimento del 7% sulle spese di gestione delle mense scolastiche perchè eccedenti i valori Consip e riduzione degli oneri di spesa correnti per 10 milioni di euro, onde garantire l’incremento dei servizi di asilo nido
  • obbligo di spesa più che raddoppiata (da 20 a 47 milioni) per la manutenzione stradale, a tutela della sicurezza dei cittadini
  • risparmio di almeno il 30% sulle spese di assistenza sistemistica (informatica) attualmente “circa 8 volte quella desumibile dagli indicatori standard”
  • sostanziali risparmi nell’assistenza anziani – causati dalla segmentazione e dal mancato ricorso a procedure competitive di acquisto – da destinarsi al potenziamento del servizio stesso
  • revisione di tutti i contratti di fornitura (riscaldamento, elettricità, acqua, telefonia), per i quali “il Comune di Roma Capitale fa rilevare scostamenti significativi dagli standard nazionali”
  • recupero di circa 20 milioni annui dalla Regione Lazio ripristinando il contributo regionale per le residenze sanitarie assistenziali, su cui la Regione “ha legiferato in maniera non ortodossa, disponendo autonomamente un maggiore onere per il Comune”
  • riduzione di almeno il 25% della spesa per le assicurazioni RCA dei propri automezzi e cessione delle Assicurazioni di Roma, che “costituisce un unicum nel panorama nazionale e internazionale” e che “vista la morosità dei clienti, versa in uno stato di difficoltà”
  • dismissione di tutte le società partecipate che non svolgono attività strumentale a quella del Comune, perchè “lesive della concorrenza”
  • mantenimento delle società partecipate solo in quei casi in cui “la presenza di privati non è in grado di garantire l’erogazione di beni pubblici”
  • cessione o liquidazione da parte di AMA delle quote di Roma Multiservizi, Fondazione Insieme per Roma, Cisterna Ambiente, Centro Sviluppo Materiali, Società per il Polo Teconologico Romano, Acea, Consel Scarl
  • cessione o liquidazione da parte di Atac delle quote di Trambus Open, Bravobus, SMS Sicurezza Mobilità Consel Scarl, Banca Etica, BCC Roma, Polo Tecnologico
  • fusione pe rincorporazione di AMA con “AMA Soluzioni Integrate” e di Atac con OGR e con “Atac Patrimonio”
  • cessione o liquidazione di Servizi Azionista Roma, Roma Patrimonio, Agenzia Turistica per il Lazio, Agenzia Comuale tossicodipendenza e delle quote in BCC Roma, Alta Roma, Centrale del Latte
  • salvataggio di Farmacap salvaguardando i profili di economicità e solo entro le finalità istituzionali
  • incorporazione di Cargest e del Centro Ingrosso Fiori nel Centro Agroalimentare Romano, per la gestione diretta e non dei mercati ortofrutticoli ed ittici all’ingrosso di Roma e dintorni.

Questo è quello che il comune di Roma deve fare da anni: non c’è riuscito Gianni Alemanno, idem per Ignazio Marino, adesso tocca a Virginia Raggi.

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Prima della ‘volontà popolare’ c’è sempre la legge di bilancio: senza denari non si cantano messe, per questo i Cinque Stelle litigano e non sanno a che santo rivolgersi.

Lo sanno bene Andrea Bernaudo, coordinatore PLI per l’Area Metropolitana di Roma, i liberali romani e quanti amano questa città.
Salviamo Roma.

Demata

Comune di Roma: la cruda verità

2 Set

Prima della ‘volontà popolare’ c’è sempre la legge di bilancio: senza denari non si cantano messe. Per questo motivo, da otto anni, tra il dire – in campagna elettorale – ed il fare – pervenuti al potere – c’è di mezzo il mare, sempre che non sia stato questo il motivo del frettoloso addio di Walter Veltroni, la cui consigliatura fu all’origine di tutti i mali.

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Da otto anni , Roma vive con la spada di Damocle del debito pregresso accumulato dal Comune e furono rateizzate somme per diverse decine di miliardi, di cui circa quindici ancora correnti verso Ubi Bank.

E doveva cambiare qualcosa, dagli appalti, alle forniture, alla spesa sociosanitaria, alla previsione di bilancio, alle dismissioni, fino agli ammortamenti passivi. Invece – oggi, a bilancio 2016 – per l’ennesima volta  troviamo che le spese prive di effettiva copertura ammontano a circa il 15% del bilancio complessivo, che nel 2013 l’Atac era in rosso per ‘soli’ 139 milioni e AMA copriva solo il 25% della raccolta differenziata con tassi di assenteismo, mentre  il disavanzo e il disequilibrio strutturale sostanzialmente coincidono, confermando un buco annuo di circa 440 milioni.

Infatti, “i revisori rilevano, tra i vari problemi, «il costante ricorso all’anticipazione di tesoreria, che denota la carenza cronica di liquidità», ma anche «l’ingente importo dei pignoramenti da parte dei terzi nei confronti di Roma Capitale, che evidenzia l’incapacità dell’Ente di provvedere al pagamento dei propri debiti nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge». Per questi motivo «appare indispensabile la dismissione» delle partecipate di secondo livello e «la razionalizzazione delle società rientranti nel perimetro di Roma Capitale».” (Il Messaggero)

Essendo il parere dei revisori ‘prescrittivo’, come lo è il Piano di Rientro, speriamo che almeno questa volta chiunque vorrà candidarsi a Sindaco del Comune di Roma sentirà il dovere di ‘promettere’ ai cittadini:

  • riduzione del 10% delle spese per la dirigenza e contrazione di 2,6% della quota non fissa del monte salari nelle spese di personale
  • solo il 40% delle economie derivanti dal blocco del turn over può concorrere a nuove assunzioni; il restante 60% va acquisito come ‘risparmio’
  • revisione di tutti i contratti di affitto adeguandoli ai valori non catastali, bensì dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare
  • rimozione dei debiti fuori bilancio nell’ambito della razionalizzazione di beni e servizi
  • risparmio di spesa del 30-40% derivante dalla revisione dei contratti di acquisto di energia elettrica per l’illuminazione pubblica – attualmente eccedenti la tariffa unica nazionale (sic!) – e interventi sugli impianti per il risparmio energetico
  • contenimento del 7% sulle spese di gestione delle mense perchè eccedenti i valori Consip e riduzione degli oneri di spesa correnti per 10 milioni di euro, onde garantire l’incremento dei servizi di asilo nido
  • spesa da raddoppiarsi (da 20 a 47 milioni) per la manutenzione stradale
  • risparmio di almeno il 30% sulle spese di assistenza sistemistica (informatica) attualmente “circa 8 volte quella desumibile dagli indicatori standard”
  • sostanziali risparmi nell’assistenza anziani – causati dalla segmentazione e dal mancato ricorso a procedure competitive di acquisto – da destinarsi al potenziamento del servizio stesso
  • revisione di tutti i contratti di fornitura (riscaldamento, elettricità, acqua, telefonia), per i quali “il Comune di Roma Capitale fa rilevare scostamenti significativi dagli standard nazionali”
  • recupero  dalla Regione Lazio di circa 20 milioni annui ripristinando il contributo regionale per le residenze sanitarie assistenziali, su cui la Regione “ha legiferato in maniera non ortodossa, disponendo autonomamente un maggiore onere per il Comune”
  • riduzione di almeno il 25% della spesa per le assicurazioni RCA dei propri automezzi e cessione delle Assicurazioni di Roma, che “costituisce un unicum nel panorama nazionale e internazionale” e che “vista la morosità dei clienti, versa in uno stato di difficoltà”
  • dismissione di tutte le società partecipate che non svolgono attività strumentale a quella del Comune, perchè “lesive della concorrenza” e mantenimento delle società partecipate solo in quei casi in cui “la presenza di privati non è in grado di garantire l’erogazione di beni pubblici”
  • cessione o liquidazione da parte di AMA delle quote di Roma Multiservizi, Fondazione Insieme per Roma, Cisterna Ambiente, Centro Sviluppo Materiali, Società per il Polo Teconologico Romano, Acea, Consel Scarl
  • cessione o liquidazione da parte di Atac delle quote di Trambus Open, Bravobus, SMS Sicurezza Mobilità Consel Scarl, Banca Etica, BCC Roma, Polo Tecnologico
    fusione pe rincorporazione di AMA con “AMA Soluzioni Integrate” e di Atac con OGR e con “Atac Patrimonio”
  • ulteriori cessioni o liquidazioni di Servizi Azionista Roma, Roma Patrimonio, Agenzia Turistica per il Lazio, Agenzia Comuale tossicodipendenza e delle quote in BCC Roma, Alta Roma, Centrale del Latte; incorporazione di Cargest e del Centro Ingrosso Fiori nel Centro Agroalimentare Romano, per la gestione diretta e non dei mercati ortofrutticoli ed ittici all’ingrosso di Roma e dintorni; salvataggio di Farmacap salvaguardando i profili di economicità e solo entro le finalità istituzionali.

Questo è quello che il comune di Roma deve fare da anni e questo è il Piano di Rientro approvato: non c’è riuscito Gianni Alemanno, idem per Ignazio Marino, adesso tocca a Virginia Raggi.

Senza denari non si cantano messe e … non si può cavar sangue dalle rape: il Comune di Roma andrà elezioni a breve? E che dire della Regione Lazio che non sembra cavarsela molto meglio?

Demata

 

Roma Capitale: cosa prevede il bilancio a Cinque Stelle

23 Lug

I revisori dei conti dell’Oref hanno dato parere favorevole all’assestamento di bilancio approvato ieri in Commissione bilancio con i soli voti favorevoli dei consiglieri a Cinque Stelle.

L’assestamento dovrà essere approvato dal Consiglio comunale entro il 31 luglio prossimo con gli eventuali emendamenti. Già annunciato quello di Davide Bordoni (Fi) chiedere «al Governo di mettere a disposizione i 200 milioni della gestione commissariale in modo da poter intervenire sulle reali emergenze della città: dalla pulizia alle buche, alla sicurezza».
Un tentativo accorato quanto disperato, dato che parliamo dei denari destinati a coprire il debito pregresso accumulato dal Comune di Roma per diverse decine di miliardi, di cui circa quindici ancora correnti verso Ubi Bank … mentre le spese prive di effettiva copertura ammontano a circa il 15% del bilancio complessivo e mentre Atac nel 2013 era in rosso per ‘soli’ 139 milioni, AMA copriva solo il 25% della raccolta differenziata con tassi di assenteismo al 18% ed, intanto,  il disavanzo e il disequilibrio strutturale sostanzialmente coincidevano, confermando un buco annuo di circa 440 milioni.

Infatti, “i revisori rilevano, tra i vari problemi, «il costante ricorso all’anticipazione di tesoreria, che denota la carenza cronica di liquidità», ma anche «l’ingente importo dei pignoramenti da parte dei terzi nei confronti di Roma Capitale, che evidenzia l’incapacità dell’Ente di provvedere al pagamento dei propri debiti nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge». Per questi motivo l’Oref prescrive all’amministrazione capitolina «il rispetto del piano di riequilibrio», rispetto al quale «appare indispensabile la dismissione» delle partecipate di secondo livello e «la razionalizzazione delle società rientranti nel perimetro di Roma Capitale». Insomma, quel piano di privatizzazione e liquidazione delle partecipate previsto nell’accordo siglato quasi tre anni fa con il Governo e, almeno sul fronte delle aziende, rimasto lettera morta, o quasi.” (Il Messaggero)

Essendo il parere dei revisori ‘prescrittivo’, come lo è il Piano di Rientro, ecco cosa Virginia Raggi e la sua Giunta dovranno rispettare ed attuare nel proprio programma:

  • riduzione del 10% delle spese per la dirigenza e contrazione di 2,6% della quota non fissa del monte salari nelle spese di personale
  • solo il 40% delle economie derivanti dal blocco del turn over può concorrere a nuove assunzioni; il restante 60% va acquisito come ‘risparmio’
  • revisione di tutti i contratti di affitto adeguandoli ai valori non catastali, bensì dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare
  • rimozione dei debiti fuori bilancio nell’ambito della razionalizzazione di beni e servizi
  • risparmio di spesa del 30-40% derivante dalla revisione dei contratti di acquisto di energia elettrica per l’illuminazione pubblica – attualmente eccedenti la tariffa unica nazionale (sic!) – e interventi sugli impianti per il risparmio energetico
  • contenimento del 7% sulle spese di gestione delle mense perchè eccedenti i valori Consip e riduzione degli oneri di spesa correnti per 10 milioni di euro, onde garantire l’incremento dei servizi di asilo nido
  • spesa più che raddoppiata (da 20 a 47 milioni) per la manutenzione stradale
    risparmio di almeno il 30% sulle spese di assistenza sistemistica (informatica) attualmente “circa 8 volte quella desumibile dagli indicatori standard”
  • sostanziali risparmi nell’assistenza anziani – causati dalla segmentazione e dal mancato ricorso a procedure competitive di acquisto – da destinarsi al potenziamento del servizio stesso
  • revisione di tutti i contratti di fornitura (riscaldamento, elettricità, acqua, telefonia), per i quali “il Comune di Roma Capitale fa rilevare scostamenti significativi dagli standard nazionali”
  • recupero di circa 20 milioni annui dalla Regione Lazio ripristinando il contributo regionale per le residenze sanitarie assistenziali, su cui la Regione “ha legiferato in maniera non ortodossa, disponendo autonomamente un maggiore onere per il Comune”
  • riduzione di almeno il 25% della spesa per le assicurazioni RCA dei propri automezzi e cessione delle Assicurazioni di Roma, che “costituisce un unicum nel panorama nazionale e internazionale” e che “vista la morosità dei clienti, versa in uno stato di difficoltà”
  • dismissione di tutte le società partecipate che non svolgono attività strumentale a quella del Comune, perchè “lesive della concorrenza”
  • mantenimento delle società partecipate solo in quei casi in cui “la presenza di privati non è in grado di garantire l’erogazione di beni pubblici”
  • cessione o liquidazione da parte di AMA delle quote di Roma Multiservizi, Fondazione Insieme per Roma, Cisterna Ambiente, Centro Sviluppo Materiali, Società per il Polo Teconologico Romano, Acea, Consel Scarl
  • cessione o liquidazione da parte di Atac delle quote di Trambus Open, Bravobus, SMS Sicurezza Mobilità Consel Scarl, Banca Etica, BCC Roma, Polo Tecnologico
    fusione pe rincorporazione di AMA con “AMA Soluzioni Integrate” e di Atac con OGR e con “Atac Patrimonio”
  • cessione o liquidazione di Servizi Azionista Roma, Roma Patrimonio, Agenzia Turistica per il Lazio, Agenzia Comuale tossicodipendenza e delle quote in BCC Roma, Alta Roma, Centrale del Latte
  • salvataggio di Farmacap salvaguardando i profili di economicità e solo entro le finalità istituzionali
  • incorporazione di Cargest e del Centro Ingrosso Fiori nel Centro Agroalimentare Romano, per la gestione diretta e non dei mercati ortofrutticoli ed ittici all’ingrosso di Roma e dintorni.

Questo è quello che il comune di Roma deve fare da anni: non c’è riuscito Gianni Alemanno, idem per Ignazio Marino, adesso tocca a Virginia Raggi.

Prima della ‘volontà popolare’ c’è sempre la legge di bilancio: senza denari non si cantano messe, per questo tutti da un mese tacciono, la diretta streaming è finita in soffitta ed il tempo degli annunci ‘spot’ – si spera – è finito.

Demata

Perchè NON votare Cinque Stelle a Roma

14 Giu

A Roma è ballottaggio tra Raggi e Giachetti, tra PD e Cinque Stelle.

Sui punti chiave che premono maggiormente a noi romani (ma anche a molti italiani) Virginia Raggi a RaiUno – a ben analizzare l’intervista – non ha fornito soluzioni salvo lo ‘status quo’ e il ‘fai da te’:

  • Atac e Ama nessuna privatizzazione …, visto che venivano assunti amici degli amici”

  • Abbiamo tanti dipendenti sia diretti che indiretti che non vengono sfruttati appieno …, perchè sono frutto di Parentopoli”

  • A Roma ci sono 8.700 chilometri di strade, quindi le buche sono un problema democratico che coinvolge tutti. Bisogna ricominciare a far … fare i lavori a tutti, non solo le grandi ma anche le piccole imprese”.

Sappiamo anche che Raggi ha lanciato l’idea di una funivia – in una città che si estende largamente in pianura – e di incrementare la ciclabilità – mentre il 45% dei romani è anziano e le percorrenze di molti chilometri.

Quanto ai 21 punti del Programma Cinque Stelle:

  1. Maggior presidio di strade e parchi, riforma del corpo di Polizia Municipale e creazione di un Centro Operativo Unico per Roma Capitale.

Con quali risorse e competenze? Ed in che modo?

  1. Lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, taglio agli sprechi dell’Amministrazione, riduzione delle imposte comunali compresa l’IMU sulla prima casa.

La prima casa deve essere esentasse !

  1. Incorporazione nei Dipartimenti comunali delle Società partecipate. Applicazione del tetto degli stipendi dei dirigenti con rapporto 1 a 12. Risoluzione dal 1° luglio 2013 del contratto con Equitalia.

E’ buona norma amministrativa che le partecipazioni non siano incorporate. La risoluzione di Equitalia dovrebbe avvenire solo dopo aver determinato come riscuotere (o cedere) il credito.

  1. Censimento di tutte le proprietà del comune, per verificarne l’attuale utilizzo e la legittimità dell’assegnazione, al fine di renderle disponibili alla cittadinanza per l’edilizia popolare, le iniziative sociali e culturali.

Al fine di renderle disponibili per il risanamento del disastrato bilancio.

  1. Posizionamento del cittadino al centro della gestione amministrativa. Ottimizzazione dei servizi. Semplificazione della “macchina amministrativa” e certificati on-line.

Con quali risorse e competenze? Ed in che modo, se la metà dei romani ha più di 65 anni ed un buon quarto ha a stento la licenza media?

  1. Misure urgenti per l’emergenza abitativa, stop al consumo del suolo, riqualificazione del costruito, revisione del PRG, tutela e valorizzazione dell’agro romano e delle aree verdi.

Con quali risorse ?

  1. Trasparenza negli appalti e in tutti i procedimenti amministrativi. Assunzioni tramite concorsi pubblici per evitare nuove “parentopoli”. Meritocrazia.

Con quali risorse ? Con quale disciplinare del personale ?

  1. 8. Bilancio, opere pubbliche e programmazione urbanistica mediante processi di partecipazione dei cittadini.

Con quali risorse approntare e gestire server in grado di accogliere l’eventuale consultazione di milioni di persone? Quali garanti per la strutturazione dei questionari ?

  1. Creazione di una commissione d’inchiesta sui derivati sottoscritti dal Comune di Roma.

Caso mai istituzione di una commissione … e da parte di quale organo, il Consiglio Comunale stesso o facente capo al nuovo Sindaco ?

  1. Piano straordinario di manutenzione delle strade, delle scuole, delle strutture culturali e del verde pubblico.

Con quali risorse ? Secondo quali priorità ?

  1. Sostegno alla Proposta di Legge sull’acqua pubblica e stop alla vendita di ACEA.

Perchè ?

  1. Incentivi alla raccolta differenziata porta a porta per i rifiuti e creazione di centri per il riuso, riparazione, riciclo e compostaggio. Disincentivi all’usa e getta.

Con quali risorse ?

  1. Rivoluzione della mobilità: più mezzi pubblici, meno auto, pedonalizzazioni e piste ciclabili, car sharing e car pooling.

Con quali risorse ? Con quali privati ? Con quali procedure ?

  1. Sostegno al microcredito per commercianti, artigiani, piccola e media imprenditoria, politiche di autogestione, ad esempio orti urbani e centri culturali.

E’ legittimo un nesso così diretto tra amministrazione pubblica, concessionari di immobili e/o servizi e funzione di tutore /erogatore di microcredito ? E come evitare che non sia clientelare?

  1. Introduzione di un voucher mensile di sostegno sociale per bambini 0-3 anni, genitori separati, disabili e anziani con malattie croniche.

A prescindere dal reddito e/o dalla gravità o invalidità ? Dopo di che tutti i servizi ai privati, senza responsabilità per l’ente che amministra i servizi sociosanitari ?

  1. Creazione del Parco Archeologico dell’area dei Fori Imperiali. Allestimento di piazze ed altri luoghi pubblici pedonalizzati in tutti i Municipi per recuperare i legami di “comunità”.

Le periferie romane notoriamente NON hanno piazze …

  1. Contrasto alla caccia, alla vivisezione, alla macellazione crudele, ai maltrattamenti verso gli animali, ai canili lager, al transito e stazionamento dei circhi animali all’interno del territorio comunale. Prevenzione del randagismo.

I problemi concreti sono però dati dalla progressiva inurbazione di cinghiali, volpi e gabbiani, oltre che da chi maltratta i cani.

  1. Istituzione del registro delle unioni civili e delle famiglie di fatto anagrafiche.

Aumentiamo il caos amministrativo in cui vivono le coppie non sposate ?

  1. Abbattimento graduale delle emissioni inquinanti causate dagli edifici e dal traffico. Efficienza energetica degli immobili e dell’illuminazione stradale.

La norma prevede l’abbattimento ‘immediato’ se i livelli inquinanti sono sopra la soglia, non graduale. Con quali risorse l’efficienza energetica e l’illuminazione pubbliche ?

  1. Tutela, conservazione e promozione del patrimonio culturale, tradizionale e delle realtà innovative presenti nel territorio. Valorizzazione delle specifiche identità di ciascun Municipio, creazione di Centri Culturali di Quartiere.

Centri Culturali di Quartiere ? E chi dovrebbe frequentarli ?

  1. Obiettivo “prima città al mondo per flusso di turisti stranieri” nuovo piano internazionale per il turismo sostenibile inteso come prima risorsa di Roma Capitale.

Quasi triplicare i flussi attuali ? (ndr. Londra accoglie circa 18,6 milioni di visitatori l’anno. Parigi, Instanbul, Bangok, Dubai eccetera dai dieci ai sedici. Roma meno di sette.

Demata

Roma, candidati, sindaco, sondaggi: lo scenario

6 Apr

Le proiezioni elaborate dalla Ipsos forniscono un quadro desolante della situazione romana.
Innanzitutto, si prevede un astensionismo altissimo, pari al 57,3% (sei romani su dieci): in pratica un milione e passa di elettori non troveranno un candidato adatto tra la mezza dozzina di coloro che si candideranno.

Tenuto conto che almeno un quinto dell’elettorato romano è dipendente di un ente locale o di una ditta appaltatrice oppure usufruisce di un immobile o di uno spazio comunale o di un sussidio, era prevedibile che i due candidati che hanno già dichiarato che “non vogliamo privatizzare come altri partiti” godessero di un certo vantaggio ed, infatti, per la candidata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi si prevede il 27,5% delle preferenze e per il Democratico Roberto Giachetti il 22,5%.

Numeri, ad ogni modo, irrilevanti rispetto al Centrodestra (38,5%), se non fosse per le divisioni interne tra Giorgia Meloni (20%), Guido Bertolaso (12%) e Alfio Marchini (6,5%).

Una realtà che si conferma al ballottaggio, che vedrebbe aumentare le astensioni pervenendo ad un testa a testa tra Virginia Raggi e Giorgia Meloni (50,9% – 49,1%), se il Centrodestra si ricompattasse, mentre Giachetti (44,6%) e Bertolaso (40,2%) avrebbero comunque poche speranze.

Morale della favola:

  1. il peso delle centinaia di migliaia di  elettori coinvolti nella ‘moralizzazione’ degli enti locali capitolini è enorme
  2. è altrettanto enorme il peso degli astensionisti al punto che  per arrivare al ballottaggio ai candidati basteranno solo 300.000 voti su 2,3 milioni di elettori e per diventare sindaco basterà meno di un quarto dell’elettorato

Dunque, vinte le elezioni, il nuovo Sindaco di Roma Capitale si troverà a scegliere se abbandonare al proprio destino chi l’ha votato – per imporre il mantenimento dello status quo – ed agire con rigore dando attenzione alla maggioranza ‘silenziosa’ (perchè astensionatasi) oppure se affrontare – in cambio di fama e vitalizio – il misero fallimento della propria consigliatura, tra scioperi, disastri, debiti, arresti e infamie varie.

Demata

 

Bilanci di previsione pubblici: le proroghe sono incostituzionali?

7 Giu

Il 29 aprile scorso, un decreto a firma del ministro Alfano differiva ulteriormente io termine di deliberazione del bilancio di previsione 2014 per gli Enti Locali, prorogandolo fino al 31 luglio.
Di norma la delibera va posta entro il 31 dicembre dell’anno precedente (in questo caso il 2013), ma era stata già prorogata due volte, prima al 28 febbraio e poi al 30 aprile.
Nel 2012, le proroghe per la delibera del bilancio di previsione del 2013 erano arrivate fino al 30 novembre, ovvero fino al giorno in cui Bankitalia conclude le assegnazioni di fondi e avvia la revisione di fine anno. Niente paura, nel 2011 s’era arrivati praticamente a Natale del 2012 …

Scrive Lio Sambucci su Contabilitàpubblica.it:da sempre, e in modo sistematico da una ventina d’anni, è invalsa la prassi di spostare in avanti il momento approvativo dei documenti di programmazione finanziaria degli enti locali: in origine, il differimento era di un paio di mesi (a febbraio, qualche volta a marzo); poi, negli ultimi dieci anni, la proroga si è spinta anche fino a giugno; ed ora addirittura a fine novembre, e, cioè, praticamente a fine esercizio.
Con ciò determinandosi una situazione surreale: con un bilancio che contiene previsioni finanziarie, che definisce la programmazione per l’anno successivo, che costituisce il documento sulla base del quale solo può avvenire la gestione nel periodo considerato, e che viene approvato praticamente alla fine dell’esercizio cui si riferisce.”

In effetti, l’idea di programmare PRIMA di iniziare un anno di lavoro, non è una norma di buon senso insita nell’indole dei nostri amministratori. Infatti, il nostro Stato – dopo un tentativo di obbligare (legge n. 142/1990) gli enti locali ad approvare il bilancio di previsione entro un termine ragionevole, il 31 ottobre dell’anno precedente, dovette abdicare portando il termine (Legge 3 agosto 1999, n. 265) al 31 dicembre dell’anno precedente, prorogabile ulteriomente, tramite la gestione commissariata, fino al 31 marzo dell’anno in questione.

Ovviamente, se il pesce puzza, inizia dalla testa ed, a corrispettivo di troppe amministrazioni locali palesemente approssimative e strafalcione, dobbiamo prendere atto che non è affatto normale che lo Stato non abbia messo a bilancio nel 2013 quello che (per esempio) doveva assegnare ai comuni nel 2011 per consentirgli di deliberare il bilancio di previsone 2012 in anticipo e non postumo.

E qui si pone un’altra questione, tanto semplice ed evidente quanto dimenticata e tralasciata: quale lavoro svolgono gli strapagati dirigenti (ministeriali e locali) se tutta una serie di conti e previsioni di spesa, derivanti da leggi o unità previsionali europee e indispensabili al funzionamento del Paese, non ce le ritroviamo nei conti pubblici quando c’è da deliberare i bilanci dei ‘terminali di spesa’: comuni, scuole, caserme, ospedali.

Nel caso dell’istruzione, ricordiamo che per anni non sono state poste in bilancio le somme, ampiamente prevedibili dal pregresso, per le supplenze nelle scuole, come anche che il bilancio di previsione – normato al 31 ottobre, è stato de facto prorogato fino alla primavara, cioè a scuola finita, a partire dal 2007 con il ministro Fioroni.
Per le forze dell’ordine, c’è l’emblematico caso delle divise e della benzina insufficienti anno per anno; andando alla Sanità – tra le tante – sembra sia inutile immaginare un bilancio di previsione per il Servizio Sanitario Nazionale /Regionale, che sembra essere un vaso di Pandora con pozzo di San Patrizio annesso, mentre non spende abbastanza e dove serve, stando alle univoche statistiche di settore.

Un sistema di bilancio, quello dello Stato, che evidentemente è disallineato, nella milgiore delle ipotesi, da quello degli enti locali, pur avendo il legislatore costituzionale individuato (art. 119 Cost. ) TUTTE le diverse tipologie di entrate di cui  le regioni e gli enti locali possono disporre /riportare nei loro bilanci, eliminando ogni possibilità di fraintendimento nella programmazione economico-finanziaria dello Stato, che esercita la leva fiscale e assegna finanziamenti.
Anche per scuole, caserme ed ospedali – a voler cercare una riprova – è lo stesso: da un lato le unità previsionali UE e le voci di bilancio dei punti di erogazione del servizio, dall’altro i parametri tabellari che costituiscono la struttura di bilancio dello Stato e che, come metodo, risalgono al lontano 1886, al Trasformismo e ai primi scandali di lobbing mafiosa nella politica e nella finanza.

Acclarato che queste proroghe sono l’espressione di un sistema ‘fuori di testa’ – oltre che concausa di inerzie, defaillances, sprechi, ruberie eccetera – c’è da chiedersi se siano ammissibili dalla nostra Costituzione e se lo siano non in ‘casi eccezionali’, bensì come dato sistemico.

Lio Sambucci – ricercatore confermato presso il Dipartimento di Economia e diritto (Sezione di Diritto dell’economia)  della Sapienza di Roma – pone l’accento su un principio costituzionale prevalente quale la «buona opportunità dei pubblici uffici» rispetto alla «armonizzazione dei bilanci pubblici» e al «coordinamento della finanza pubblica», che riguardano un aspetto specifico e, in teoria, occasionale ed emergenziale

Inoltre, se “si ritenesse quello della coincidenza di anno finanziario e anno solare a tutti i livelli istituzionali un principio assolutamente insostituibile dell’ordinamento contabile pubblico, deve essere segnalato come il costante, sistematico differimento del termine approvativo del bilancio di previsione degli enti locali, oltre a presentare, come si dirà, dubbi di costituzionalità, sia in netto contrasto proprio con il suddetto principio. In proposito, è sufficiente evidenziare che, in disparte di ogni altra considerazione, per effetto della ripetuta proroga, negli enti locali la coincidenza tra anno finanziario e anno solare e lo stesso carattere annuale del bilancio di previsione sono divenuti solo una finzione contabile: le amministrazioni locali, infatti, sanno bene di poter contare sul differimento del termine approvativo e predispongono le proprie attività (funzionali alla programmazione economico-finanziaria) e i propri adempimenti tecnico-contabili in funzione dell’approvazione del bilancio entro i primi mesi dell’anno finanziario considerato”.

“Negli ultimi dieci anni, moltissimi enti locali hanno gestito in esercizio provvisorio praticamente fino a metà anno finanziario (e , in molti casi, anche oltre), con totale svuotamento delle prerogative funzionali (a carattere programmatorio e gestionale) del bilancio di previsione, ridotto a mero adempimento formale”.
Non solo enti locali e servizi essenziali come polizia municipale e sanità, ma anche tante amministrazioni e istituzioni statali, in primis scuole e università, più pressochè tutte le ex aziende municipalizzate …

Dunque, i primi dubbi di costituzionalità riguardano il contrasto tra la possibilità di differimento  dell’approvazione del bilancio da parte di pubblicche amministrazioni ed uffici con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione che trova definizione all’art. 97 della Costituzione.

Ammessa la possibilità di differire, resta comunque un altro profilo di dubbia costituzionalità – come afferma molto condivisibilmente il prof. Sambucci – che “può essere rilevato in relazione alle prescrizioni di cui all’art. 81, comma quinto, Cost. (come sostituito dall’art. 1 legge cost. 20 aprile 2012, n. 1: in precedenza, il principio era stabilito al secondo comma del citato art. 81), ove è stabilito, tra l’altro, che l’esercizio provvisorio del bilancio non può avere una durata superiore, complessivamente, a quattro mesi”.

Inoltre, “il costante, ripetuto, differimento del termine di approvazione del bilancio di previsione degli enti locali appare, inoltre, difficilmente compatibile, da un lato, con le disposizioni di cui all’art. 81, comma quarto, Cost., ove si stabilisce, tra l’altro, il principio di annualità del bilancio: si stabilisce, cioè, in Costituzione, quale principio generale della contabilità pubblica – peraltro, ribadito dalle disposizioni ordinamentali con riguardo a tutti i livelli istituzionali, e, come visto, dai principi di armonizzazione dei bilanci pubblici – che il bilancio di previsione deve essere approvato ogni anno e (quindi) deve avere una durata annuale“.

Ma non solo, dato che è evidente a chiunque che “il sistematico differimento del termine approvativo del bilancio degli enti locali risulta difficilmente compatibile con il principio di armonizzazione dei bilanci pubblici, il quale, come detto, ha trovato riconoscimento costituzionale” e regolativo nel d.lgs. n. 118/2011, che – infatti – stabilisce esattamente il contrario di quanto facciamo da quell’anno, ovvero che le amministrazioni pubbliche devono approvare il rispettivo bilancio di previsione entro il 31 dicembre, e lo richiede proprio quale principio generale di armonizzazione dei bilanci pubblici.

Intanto – mentre le proroghe sembrano essere del tutto incostituzionali e mentre dovremmo chiederci come facciano i conti al MEF e a quanto ammonterebbe ‘per davvero’ la spesa pubblica ‘a regime, se la situazione è questa da anni e anni – il Comune di Roma ha deliberato il Bilancio previsione annuale 2013 durante le Assemblea Capitolina n. 88 del 2/3/4/5/6 dicembre 2013, con 29 voti favorevoli, 16 contrari e un’astensione, citando nel testo proprio l ’art. 151 del D.Lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 che dispone che il Bilancio deve essere deliberato osservando i principi dell’unità e annualità …

Bilancio 2013 ‘postumo’, ma anche Bilancio pluriennale e Piano degli investimenti 2013-2015, dove, ad esempio si prevede che la spesa per ‘studi e incarichi di consulenza’ sia di 261.698 euro nel 2014, come si prevedono 9.900 euro per spese di rappresentanza e 1.000 di pubblicità. Per il patrocinio di mostre, cinquantamila euro in tutto.
Un po’ poche per Roma Capitale che vuole cultura e turismo … specialmente se per l’acquisto, manutenzione e noleggio autovetture la spesa resta sostanzialmente invariata, oltre 1,1 milioni di euro. Per non parlare dei quasi 4 milioni annui, riconfermati per il 2014 e 2015, per editoria e rilegature, mentre siamo dell’era di internet ed esistono leggi apposite sulla digitalizzazione di atti e albi pubblici.

Speriamo che almeno per Natale venturo, Santa Klaus ci faccia trovare sotto l’albero non solo dei consutivi 2014 che dimostrino la ‘buona opportunità’ delle pubbliche amministrazioni, ma soprattutto i bilanci di previsione per il 2015, che ci diano contezza e speranza per il futuro.
In alternativa, sarà inutile chiedersi perchè l’Italia non riparte … se le previsioni si fanno puntualmente a consuntivo.

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Roma: gli assurdi percorsi dell’Atac e gli ospedali irraggiungibili

6 Giu

Roma è una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

Inquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Dunque, la faccenda riguarda anche la Regione Lazio se – guarda caso – alcuni ‘ospedali a rischio o parzialmente inutilizzati sono proprio quelli mal raggiunti dai trasporti pubblici.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, -non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico – andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti, servizi a casaccio ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 E, a dirla tutta, come ristrutturare l’ATAC e trovare investimenti per rinnovare e ottimizzare senza privatizzarla almeno al 40% del pacchetto azionario?

P.S. Dimenticavo … quelli che vedete sono più o meno i tempi di intervento/ percorrenza delle ambulanze verso i pronti soccorsi.

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