Arrivata al governo dopo 75 anni all’opposizione, la Destra italiana è chiamata alla prova tra retorica e realtà in diversi ambiti, dall’immigrazione (cioè agricoltura e lavoro) alla salute (cioè eutanasia e cannabis terapeutica).
Retorica e realtà: un buon esempio è la cannabis terapeutica e ricreativa. Cannabis che è al centro delle ‘attenzioni’ della Destra, seppur non comporti implicazioni ‘etiche ‘morali’, importanti come per l’eutanasia o il genderismo, e nonostante è stato un prodotto tradizionale italiano fino a 50 anni fa, sostenuto attivamente durante il Ventennio. Cannabis che non è certamente la droga più allarmante tra gli under24, come vedremo.
Iniziamo col dire secondo il rapporto dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), in 12 mesi la percentuale di persone tra i 15-64 anni che ha fatto uso di Cannabis è del 14,3% in Italia (dove è illegale), mentre in Olanda è del 5,4% (ed è legale).
Cioè non vi è un nesso causale tra diffusione e legalità se non ‘contrario’ come per tutti i proibizionismi: ciò che è vietato “attrae”.
Inoltre, quel 14,3% italiano andrebbe rivisto al ribasso, se consideriamo che la produzione di cannabis terapeutica italiana è limitata allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm), nella quantità di soli 250 chilogrammi l’anno (dati 2020), costringendo anche chi ne ha la prescrizione come antidolorifico o ansiolitico a ricorrere al mercato illegale.
Il “paradosso cannabis” in Italia è eclatante tra la facilità con cui quasi 2 italiani su cinque se ne approvvigionano e la difficoltà – viceversa – che incontrano i malati ad ottenerla in vece di oppioidi, barbiturici e psicofarmaci. Soprattutto, l’averla messa al primo posto come “problema droga nazionale” ha comportato una vistosa sottovalutazione di due fenomeni più pericolosi: alcol e cocaina.
Se l’alcol merita un discorso a parte rispetto alle altre droghe, dalla tabella si vede come in 12 mesi hanno fatto uso di cocaina almeno 2 su 100 degli italiani adulti (15-64 anni), mentre in Germania è l’1,2% e in Francia lo 0,8%.
Un pregiudizio che si ritrova amplificato proprio nei dati dei giovani under 24, a cui è rivolta l’attenzione dei proibizionisti anti-cannabis. Ebbene, gli under 24 oggi rappresentano in Italia circa la metà (1 su 100) dei consumatori di cocaina, la cui forte capacità di assuefazione lascia prospettive davvero poco lusinghiere per il futuro. Viceversa, tra i giovani under 24 italiani il consumo di cannabis è nella media (11.0%), più o meno come in Francia (12.7%) e UK (11%). Inoltre, la diffusione tra i giovani italiani della cocaina è enorme rispetto all’Olanda (0,6% tra 15-64 anni), anche se lì la cannabis legale dovrebbe amplificare le dipendenze … secondo retorica, ma non secondo i fatti.
Chiariti i numeri reali e sfatati i pregiudizi, scoprendo che c’è un’allerta sul fronte della cocaina e su quello delle terapie del dolore, andiamo a vedere nella realtà le conseguenze della retorica.
Nel 2003, l’Eurispes presentò al Parlamento italiano un rapporto che confermava che i maggiori ricavi (40%) della criminalità organizzata derivavano dal traffico di droga, circa 26 miliardi di euro l’anno, con la ‘ndrangheta a detenere il primato con circa 10 miliardi di euro (link), grazie al monopolio sul traffico di cocaina. Solo in un anno, i ricavi mafiosi dalla droga equivalgono a più di quanto basterebbe per riportare a nuovo tutte le scuole d’Italia, un’enormità.
In termini di bilancio pubblico, secondo uno studio condotto dall’Università di Messina nel 2021 (link), lo Stato riuscirebbe a risparmiare oltre 600 milioni di euro l’anno, che attualmente spende nel contrasto alla cannabis illegale. Secondo quanto emerso dai sequestri, la stima è di circa 11 miliardi di euro in fatturato annuo lordo del mercato dell’erba legale in Italia e lo studio messinese prevede almeno 6 miliardi di gettito fiscale. In realtà – quanto ai benefici per l’Erario – è solo una questione di accise e il grafico che segue da una chiara idea delle dimensioni finanziarie delle entrate tributarie in USA.
Insomma, tra le decine di miliardi l’anno decurtate alle mafie e al loro potere e con decine di miliardi l’anno di accise con cui risanare una nazione ‘grazie alla cannabis’, la Destra al governo adesso deve dimostrare di non fermarsi ai giardinetti ed agli spacciatori irregolari, quando parlava di sicurezza stando all’opposizione.
Non solo perché è la cocaina che si sta insinuando tra chi (già oggi od a breve) è/sarà “padre e madre di famiglia”, ma soprattutto perché oggi il Bilancio annuale della Regione Calabria ammonta a soli 5 miliardi di euro e quello della Sicilia a 18 miliardi annui, che in totale sono meno di quanto ricavava il crimine organizzato nel 2003 dalla droga e che – potenzialmente – va a riversarsi sul territorio.
Senza parlare del fatto che la terapia del dolore è una priorità non solo per la salute e il benessere delle persone, ma soprattutto per la spesa ospedaliera e sanitaria, come in termini di produttività e di consumi che vengono meno se un’intera famiglia è stravolta dalla sofferenza di un componente. Quel che è certo – non per il popolino ma per la medicina e la scienza – è che un farmaco oppioide o un barbiturico da meno dipendenza e meno effetti collaterali della cannabis terapeutica, che a sua volta causa molti meno danni e dipendenza della nicotina e del tabacco.
Una opportunità (quella di adottare norme già diffuse in USA come in Europa) che potrebbe trasformarsi in un rischio, rimanendo con il pregiudizio “spinelli = demonio” e “mafia = lupara”. Il rischio di trovarsi a fine legislatura con numeri peggiori dell’attuale, cioè meno risorse, più mafia, meno sicurezza, più cocaina (e più alcol, meno Stato nel Meridione. O è meglio evitare il rischio di deludere la componente vetero-cattolica e perbenista dell’elettorato?
Benvenuti al governo di una Nazione: dalle strilla bisognerà passare alle soluzioni. Secondo il Global Drug Survey 2018, l’Italia è il paese con più fa consumo di cocaina pro capite in Europa ed è terza nel mondo dopo Stati Uniti e Canada. ll numero di neet nella classe di età 15-34 anni, tra il 2007 e il 2014, è aumentato fino a raggiungere il primo posto nella classifica Eurostat nel 2020 con 3.085.000 unità. Di questi, ben 1,7 milioni sono donne.
Sulla legalizzazione della marijuana ci saremmo aspettati un dibattito parlamentare di livello adeguato alla problematica da affrontare, che – ricordiamolo – è la tutela della salute dei cittadini che consumano sostanze “ricreative”, come tabacco, alcol, per l’appunto la cannabis, cocaina, eroina, pasticche eccetera.
Un dibattito che avrebbe dovuto vertere, innanzitutto, sugli aspetti ‘tecnici’ e cioè la gradualità e la gravità dei danni alla salute di chi consuma, gli effetti farmacologici e, dunque, psicotropi, ma, soprattutto, i dati statistici della diffusione dei fenomeni e dei profitti legali ed illegali.
Se si fosse proceduto secondo logiche e secondo buon senso, oggi avremmo probabilmente già più o meno unanimemente legiferato. Purtroppo, non è così e molti elettori italiani vorrebbero comprendere ‘da che parte sta’ il Centrodestra.
Un Centrodestra che sembra dimenticare che da noi lo Stato lucra sui tabacchi, che un’Italia di pubblici esercenti e coltivatori si arricchisce grazie all’alcol, per non parlare delle centinaia di migliaia di individui che nel nostro paese sono, in un modo o nell’altro, al soldo di qualche mafia.
Un Centrodestra che sembra dimenticare che la morale cattolica, riguardo l’uso di sostanze ricreative, è alquanto ambigua e carente, se:
la Bibbia ha sempre dimostrato un grande favore verso l’alcol (Ecclesiaste 9:7 “Bevi il tuo vino con cuore allegro”; Salmi 104:14-15 Dio dona “il vino che rallegra il cuore dell’uomo”)
il solo San Paolo che ebbe a condannare l’ubriachezza, che si diffuse endemicamente in Europa dalla caduta dll’Impero Germanico fino all’avvento del Puritanesimo e dello Stato moderno (sic!),
per cannabis ed oppio non v’è menzione nè divieto nei testi sacri, pur essendo ampiamente noti ed usati nel Medio Oriente antico, e le fonti dottrinali (San Paolo) utilizzate per il Catechismo (2290-2291) sono le medesime applicabili per l’alcol, da cui non si comprende perchè si vietino le prime ma non il secondo
il divieto di coltivazione della cannabis è moderno, risale al 1937 e venne introdotto per proteggere le attività industriali della petrolchimica Du Pont, dato che all’epoca la canapa era competitiva sia per la produzione di carta, sia come alternativa alla nascente plastica sia come base per carburanti
il Vaticano fu storicamente promotore e, talvolta, gestore del gioco d’azzardo (lotterie) e dei collegati banchi dei pegni a Roma.
Dunque, visto che viviamo ormai in un mondo globale dove tutti sono più o meno informati degli usi e costumi altrui, ci piacerebbe che i politici di Centrodestra, nell’esprimere le proprie opinioni, dimostrassero almeno di conoscere la religione che professano e, al possibile, che non ci trattino puntualmente come degli ignoranti senza speranza.
Infatti, sarebbe anche bello che – riguardo alcol, eroina e promiscuità sessuale – il ministro Lorenzin parlasse di salute ai suoi elettori, spiegando che l’ostinata mancanza di informazione e prevenzione sulle epatiti e sulle malattie epatiche, ha fatto in modo che l’Italia detenga il primato europeo per il numero di casi di malattie epatiche, mentre cirrosi e tumori al fegato causano circa 20mila decessi all’anno, nonostante siamo secondi in Europa per numero di trapianti di fegato effettuati, ma il 15% dei pazienti il lista di attesa muore prima di ricevere il trapianto, quasi sempre per mancanza di organi disponibili.
Il ministro Alfano, vista la questione ‘sicurezza’ che preoccupa praticamente tutto il corpo elettorale, potrebbe farci sapere quali limitazioni alla vendita e al consumo intende introdurre, se l’eccesso di alcol riguarda oltre 8 milioni di italiani (con il 39,9% che consuma prevalentemente alcolici ad alta gradazione) e, soprattutto, i giovani di 18-24 anni (22% maschi e 8,7% donne) e tra gli adolescenti di 11-17 anni (21,5% e 17,3%).
Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, dovrebbe ragguagliarci sulla posizione del partito, se la proposta di legalizzazione è stata firmata persino da Antonio Martino, ex Ministro degli affari esteri e Ministro della difesa, anche lui eletto con Forza Italia, ma – soprattutto – i suoi elettori sarebbero felici di conoscere le ragioni per cui afferma che il magistrato e presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone “dimostra incompetenza e irresponsabilità”.
Sono domande che ogni elettore di centrodestra si pone, se Matteo Salvini resta proibizionista, ma “se ci fosse la legalizzazione almeno eviteremmo l’ipocrisia democristiana di fare una legge che manda in galera il grande spacciatore e non il piccolo, tra l’altro a prescindere dal tipo di sostanza che viene venduta”, e se Giorgia Meloni ironizza sul provvedimento di legge definendolo una “operazione di distrazioni di massa”, ma sa altrettanto bene che i magistrati dell’anticorruzione e dell’antimafia, che si sono espressi pro-legalizzazione, sono persone esperte, caute e preparate.
Alfano, Lorenzin e Gasparri sperano forse di raggranellare consensi con slogan buoni forse vent’anni fa, vedremo se ci riusciranno, ma il mondo va da un’altra parte.
Peccato che il post Berlusconismo si stia dimostrando del tutto incapace di cogliere il cambiamento.
I dati dell’Organizzazione Mondiale per la Salute per il 2012 segnalano che a livello globale si consumano 6,2 litri annui di alcol puro a persona.
Considerato che il 38,3 per cento della popolazione mondiale non consuma alcolici e aggiungendo un altro 40% che beve poco o pochissimo, arriviamo a non meno di 15-20 litri annui di alcool puro a testa di media per i così detti bevitori abituali, moderati o esagerati che siano.
La media italiana (6,7 lt) e bielorussa (17,5 lt) sono una conferma esemplare del dato, anche se, forse, c’è qualcosa che non torna nei dati italiani: se un comune vino italiano, in bottiglia da 0,75 litri, contiene l’11 %Vol di alcool, mezza bottiglia (o quattro bicchieri colmi) al giorno e siamo già arrivati a 15 litri annui di alcool consumato …
A dispetto di un consume medio di alcol in Italia relativamente rassicurante, l’8% dei maschi italiani si è ubriacato pesantemente (consumando oltre 30 grammi di alcol puro) almeno una volta nell’ultimo mese. I dati dell’ISTAT indicano che il 75% degli italiani consuma alcool (l’87% degli uomini e il 63% delle donne). Il primo bicchiere viene consumato a 11-12 anni; l’età più bassa dell’intera Unione Europea (media UE 14,5 anni).
Esempio di pubblicità di alcolici con bambini testimonial
In condizioni simili, i dati spagnoli fissano l’inizio del consumo di alcol tra i minorenni a soli 13,9 anni di media, il che significa che molti iniziano ben prima, e, infatti, l’82% degli adolescenti ha bevuto alcol nell’ultimo anno e il 74% nell’ultimo mese. Sei su 10 ragazzi tra i 14 e 18 anni si sono ubriacati più di una volta, e di questi uno su cinque afferma di averlo fatto negli ultimi trenta giorni.
I bevitori a rischio in Italia sono oltre 3 milioni (> 5% popolazione, almeno il 10% dei maschi adulti), che vanno ad aggiungersi ad un milione di alcolisti classificati.
Nel 2000 817.000 giovani di età inferiore ai 17 anni hanno consumato bevande alcoliche e circa 400.000 bevono in modo problematico. Nel 2012, il 7% dei giovani dichiara di ubriacarsi almeno tre volte alla settimana ed è in costante crescita il numero di adolescenti che consuma alcool fuori dai pasti (+ 103% nel periodo 1995-200 tra le 14-17enni).
Anche i dati sul Binge Drinking sono in crescita come nel resto dei Paesi europei e, presumibilmente, sottostimati, specialmente per gli adolescenti, dato che consiste nel restare alticci per ore e ore, bevendo almeno 5 drinks per i maschi e 4 per le femmine in un breve lasso di tempo.
Danni dell’alcol
Un ‘bravo’ binge drinker evita di passare da brillo a ubriaco, ma il binge drinking – nonostante quanto credano i bevitori che lo praticano – è comunque associato a tutti i problemi cognitivi e comportamentali, anche a lungo termine, di tutti gli etilisti, oltre a quelli connessi con la gravidanza.
L’etilismo durante la gravidanza è associato alla sindrome alcolica fetale, complicazioni alla nascita e disturbi di tipo neurologico del nascituro. Scompensi nella memoria e nei modelli cognitivi possono riscontrarsi in tutti gli etilisti critici, così come l’incapacità a controllare gli impulsi, specialmente nelle ragazze. In aggiunta, la percezione delle informazioni per via orale o visuale risulta ritardata. Gli studi compiuti sugli adolescenti dimostrano che il consumo etilico critico continuato può causare scompensi cognitivi a lungo termine.
In Italia, il 10% dei ricoveri totali è attribuibile all’alcool. Nel 2000 si stimava fossero 326.000, di cui 100.000 con diagnosi totalmente attribuibile all’alcool (relazione al Parlamento del Ministro della Salute) e, ogni anno, sono circa 40.000 le persone muoiono a causa dell’alcool per cirrosi epatica, tumori, infarto del miocardio, suicidi, omicidi, incidenti stradali e domestici e per incidenti in ambienti lavorativi. Nel mondo la stima è di un morto ogni dieci secondi per cause derivanti o correlate all’alcol, praticamente un decesso ogni 20 è dovuto a consumo di alcol: più vittime di Aids, tubercolosi e omicidi messi insieme.
In Inghilterra, l’etilismo costa al Welfare circa 20 miliardi di sterline l’anno, pari a 17 milioni di giorni di lavoro perduti dovuti alle patologie alcol-correlate, con un costo annuale sul sistema sanitario nazionale di circa 3 miliardi di sterline l’anno. Nel 2013, uno studio pubblicato dal British Medical Journal, The Lancet, e finanziato dal Centre for Crime and Justice Studies (UK) ha certificato l’alcol come la droga più dannosa di una lista di 20 sostanze diverse. Contrariamente alla percezione popolare, l’alcol è stato posizionato come più distruttivo rispetto sostanze di “classe A” come l’eroina e crack. Lo studio, condotto da un gruppo di esperti del Comitato scientifico indipendente sulle droghe, considera gli effetti nocivi di ciascuna sostanza in base ad una serie di criteri per ricaduta fisica, impatto psicologico e sociale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. Per questo motivo, per i minori di 11-15 anni viene considerato come comportamento a rischio già il consumo di una sola bevanda alcolica durante l’anno.
La stessa OMS stima che i costi annuali sociali e sanitari, sostenuti a causa di problemi collegati all’alcool sono pari al 2-5% del Prodotto Interno Lordo (PIL), il che significa che in Italia staremmo parlando di 30-100 miliardi di euro annui per i costi sociali e sanitari, derivanti dal consumo critico di alcol.
Andando all’industria del vino, La Repubblica racconta come “l’Italia si conferma anche nel 2013 il principale produttore di vino al mondo con 44,9 milioni di ettolitri contro i 44,1 milioni della Francia e i 40 della Spagna”.
Il valore della produzione italiana di vini nel 2012 “è stimabile in 9,1 miliardi di euro e quello del consumo apparente in 4,7 miliardi, assorbiti principalmente da alberghi e ristoranti con oltre sei decimi del totale”. CANTINE RIUNITE & CIV (Campegine – Re) sono il primo produttore di vini con 204,3 milioni di bottiglie. (fonte Mediobanca del 2014)
Un’industria del vino ‘primaria’, che tiene nonostante gli italiani negli ultimi 10 anni abbiano quasi dimezzato il consumo di vino e che da lavvoro ad oltre 200.000 addetti, ma che ci costa anche molto se Agrinotizie ci spiega anche che, oltre alle normali misure di ‘aiuto’ all’agricoltura, per l’industria del vino italiano è previsto un Programma Nazionale di Sostegno (PNS) abbastanza provvido ed esteso:
Ristrutturazione e riconversione dei vigneti – 110 milioni di euro
Promozione dei vini sui mercati extra-Ue – 82,4 milioni di euro per il 2011-2012 e di 102 milioni per il 2012-2013
Investimenti – fondo di 15 milioni di euro per il 2010-2011 e di 40 milioni per il 2011-2012
Vendemmia verde – 30 milioni di euro all’anno
Assicurazione del raccolto – fondo di 20 milioni di euro
Distillazione dei sottoprodotti – 1,1 euro/grado/hL per le vinacce e in 0,5 euro/grado/hL per le fecce, senza dover pagare un prezzo minimo di acquisto a favore dei produttori, come invece era in passato
Distillazione di vino per la produzione di alcol alimentare – 400 euro/ha per il 2010/2011 e a 350 euro/ha per il 2011/2012, per un volume minimo di vino di 25 hL e massimo di 30 per ogni ettaro richiesto
Aiuto all’utilizzo di mosti – 1699 euro/grado ettolitro per l’uso di mosto concentrato, e a 2206 euro/grado ettolitro per il mosto rettificato ai produttori della zona mediterranea
Consulenza aziendale – rimborso dell’80% delle spese sostenute per i servizi di consulenza aziendale atti a migliorare il rendimento dell’impresa agricola (con un limite massimo di 1500 euro)
Politiche per il ricambio generazionale – contributi massimi di 70 mila euro per gli imprenditori new entry con età minore di 40 anni
Politiche strutturali – contributo dal 40 al 60% agli investimenti che migliorano il rendimento globale dell’azienda agricola in conformità con le norme comunitarie in materia, tra cui l’acquisto di terreni per un costo non superiore al 10% del totale delle spese ammissibili
Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli – 40 al 50% sugli investimenti atti a migliorare il rendimento globale dell’impresa agricola
Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie – contributi, che possono toccare il 100% dei costi ammissibili
Politiche per la qualità – contributo annuale per cinque anni di 10,000 euro all’anno per azienda
Sostegno alla partecipazione a sistemi di qualità – contributo massimo di 3000 euro per azienda agricola
Sostegno all’attività di informazione dei consumatori e di promozione dei prodotti alimentari di qualità- cofinanziamento al 70% le attività di informazione dei consumatori e quelle di promozione dei prodotti agroalimentari di qualità che si tengono sul mercato interno europeo (eventi fieristici inclusi)
Politiche agroambientali – indennità a favore degli agricoltori che producono nelle zone montane, nelle aree svantaggiate o in altre aree con vincoli ambientali e naturalistici, con un limite massimo di 250 euro/ha
Contratti di filiera e di distretto – investimenti (dai 5 ai 50 milioni di euro, senza alcuna percentuale massima per regione) senza parametri minimi per gli investimenti di filiera e del rapporto minimo tra investimenti e produzione agricola
Contratti di sviluppo – finanziamento dai 7,5 milioni di euro (per programmi riguardanti solo le attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli) ai 30 (per programmi di sviluppo industriale o commerciale)
Agevolazioni Invitalia (in qualsiasi settore) – lavoro autonomo (fino a 25.823 euro iva esclusa per chi vuole avviare una ditta individuale, microimpresa (fino a 129.114 euro per chi vuole avviare una piccola attività imprenditoriale in forma di società di persone
Agevolazioni Ismea – fino a un milione di euro per progetto ai giovani imprenditori agricoli che vogliono subentrare nella conduzione di un’azienda
Promozione dei prodotti agricoli – finanziamento fino al 90% dellle spese ammissibili di chi promuove e valorizza le caratteristiche qualitative dei prodotti agroalimentari italiani
Ecco perchè un litro di vino qualunque in tetrapack, al supermercato, costa meno di 2 euro e vini decenti si trovano anche a meno di cinque euro: praticamente li paghiamo noi con le nostre tasse.
Ed, a fronte degli oltre 200.000 addetti e un valore 4,7 miliardi di euro in consumi interni, c’è da considerare – quando si esulta per la crescita dell’industria del vino – che gli alcolisti sono un milione, gli etilisti critici arrivano a tre e che i costi sociali e sanitari dell’alcol in Italia sarebbero di diverse decine di miliardi di euro, mentre gli under40 alticci (e i ragazzini ubriachi) aumentano.
Uno studio pubblicato dal British Medical Journal, The Lancet, ha certificato l’alcol come la droga più dannosa di una lista di 20 sostanze diverse. Contrariamente alla percezione popolare, l’alcol è stato posizionato come più distruttivo rispetto sostanze di “classe A” come l’eroina e crack.
Lo studio, condotto da un gruppo di esperti del Comitato scientifico indipendente sulle droghe, considera gli effetti nocivi di ciascuna sostanza in base ad una serie di criteri per ricaduta fisica, impatto psicologico e sociale.
Lo studio, finanziato dal Centre for Crime and Justice Studies (UK), è stato condotto utilizzando un processo chiamato di modellazione dei dati di analisi decisionale multicriterio (MDA), attribuendo un punteggio per gli effetti sugli individui e ad altre persone.
Tra le ricadute fisiche di un singolo farmaco sono considerate anche la mortalità specifica, mortalità legata alla droga, dipendenza e compromissione del funzionamento mentale. L’impatto su altri considera il crimine, il danno ambientale, il costo economico, gli effetti sulle famiglie.
Dei 16 criteri utilizzati in totale, nove sono relativi all’impatto di un solo individuo e sette sulle altre persone. Questi criteri sono stati poi ponderati in base al relativo impatto complessivo.
L’eroina, il crack e la cocaina, le metanfetammine sono risultati essere i farmaci più dannosi per chi le usa, mentre l’alcol, l’eroina, il crack e la cocaina sono stati indicati come i più dannosi per gli altri, ma nella classifica complessiva l’alcol non ha “rivali”.
Nel complesso, l’alcol ha ricevuto un punteggio di 72, battendo tutti gli altri farmaci dello studio, dominando i punteggi nei criteri di costo economico, avversità della famiglia e lesioni. La mortalità correlata al farmaco è anche elevata, equiparabile, ad eroina e tabacco.
Riguardo la cocaina, in particolare, è probabile che lo studio sottostimi il danno sociale, in termini di corruzione dei poteri e invasività delle mafie, ma è evidente che le norme in uso – in Italia come altrove – sottostimano il danno causato dagli alcolici e sono troppo benevole con le “movide”.
Lo studio, infatti, arriva alla conclusione che l’approccio del governo britannico per la determinazione delle sanzioni penali per possesso e spaccio di droga ha “poco a che fare la prova del danno” e raccomanda vivamente che “una strategia valida e necessaria per la salute pubblica miri ad incidere sui danni causati dall’alcol”.
Tra l’altro, secondo un’altro studio pubblicato da The Lancet in questi giorni, molte ragazze tra i 13-15 anni, specialmente in USA, Austria e Irlanda – sono delle “binge drinker”, cioè bevono cinque o più bevande alcoliche in un giorno. Il coma alcolico tra i teenagers è in allarmante aumento.
Mandando in galera i ragazzini con uno spinello, tollerando gli assembramenti di migliaia di giovani in gran parte “bevuti”, consentendo la pubblicità di alcolici anche in fascia protetta, per non parlare dei bambini usati come testimonial di alcolici (come nella pubblicità di San Crispino delle Cantine Ronco, un “vino per tutti”), certamente non si fa molto per evitare che i nostri giovani siano in cattiva salute.
Come anche, non legalizzando alcuni consumi – come viceversa accade per la droga più dannosa, l’alcol – si lascia tutto un “mercato” nelle mani delle mafie (il 2-5% del PIL?) e si rinuncia ad una leva fiscale di molti miliardi, mentre la droga circoli a fiumi senza nessun controllo sulle sostanze usate e senza tener conto che, in non pochi casi, i tossicodipendenti sono quasi ridotti in schiavitù.
Una grande contraddizione che la “civile” Europa deve andare ad affrontare, un “peccato originale” che gli “atlantici” si portano dietro da quando si tentò di colonizzare la Cina con l’oppio turco.
Secondo il sottosegretario con delega alla Famiglia Carlo Giovanardi, Vasco Rossi e Umberto Veronesi “sono in corsa per il premio ‘delirio d’estate’.
Per fortuna questi vaneggiamenti non riusciranno a vanificare l’opera di milioni di famiglie e di educatori, che sanno bene che il futuro dei giovani e la sopravvivenza della nostra società dipendono dal saper mettere assieme il rispetto della libertà di tutti, ma anche dal non esaltare comportamenti che da un lato mettono a rischio la vita di terze persone e dall’altro non possono essere certamente definiti più evoluti e superiori all’amore che lega un uomo a una donna”.
Le colpe dei due noti e carismatici personaggi?
Vasco Rossi ha cercato di ricordare agli italiani che “con una birra in più”, rispetto ai valori consentiti in Italia, si può guidare, come ad esempio in Germania dove il limite è a 0,8 e non a 0,5 come da noi e dove non sequestrano l’autovettura.
Umberto Veronesi ha dichiarato che “quello omosessuale è l’amore più puro al contrario di quello eterosessuale, che è strumentale alla riproduzione”, cosa sacrosante a meno che non si voglia negare Freud, l’etologia e, sostanzialmente, tutta la psicologia e l’antropologia.
Ovviamente, l’on. Giovannardi è convinto di essere più rappresentativo di Vasco Rossi e di Umberto Veronesi.
Ma noi sappiamo che non è vero.
Come sappiamo che non è giusto sequestrare un’autovettura per un bicchiere (uno solo) di troppo. Allo stesso modo, siamo tutti consapevoli che la procreazione non è un aspetto indispensabile per la costituzione di una coppia o di una famiglia: basta guardarsi attorno tra la gente comune per capirlo.
Durante la notte tra Pasqua e Lunedì in Albis, qualcuno ha saldato ad un ponte una grossa insegna metallica con la scritta scritta «Work will make you free», ovvero «Arbeit macht freì» come all’ingresso del lager di Auschwitz. Abominevole: come dire “ci siamo ripresi la città, vi è rimasto solo questo quartiere”.
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha, ovviamente, fatto rimuovere l’oggetto e ha dato dei «pazzi scellerati» agli autori, senza spiegare come sia possibile saldare di notte un’insegna, lunga ben 4 metri e non incappare in almeno un’autopattuglia.
Come se fossero casi isolati, in una città dove il giorno prima erano apparsi manifesti in diversi quartieri con fasci littori e foto d’epoca di camerati, in armi e con il saluto romano, e le scritte «25 aprile» e «Buona Pasquetta».
Utile anche sapere che, non appena rimossa l’insegna, è spuntato al suo posto uno striscione con le stelle a cinque punte in bella vista.
Il tutto nella capitale italiana e nella città del Papa, dopo una ininterrotta e spesso impunita serie di atti analoghi.
Tutto molto esecrabile ed indecente, ma come non comprenderne le cause? Se la Sinistra romana ha costruito solo enormi blocchi di case popolari, prima, ed enormi centri commerciali, poi, senza prendersi cura della mobilità e dell’aggregazione, è difficile evitare lo scenario di alienazione metropolitana che Roma ormai rappresenta.
Una città con mezzo milione di inquilini in “edilizia popolare”, due sole linee di metro per 4 milioni di persone su 800 kmq, zero piazze fuori dal centro storico, enormi centri commerciali che hanno cancellato i negozi preesistenti, sostituiti da sale giochi e centri estetici.
Perchè le intellighenzie capitoline non riescono a giubilare chi ha realizzato questo orrore e perchè si meravigliamo se i neonazisti ed i neoBR ci sguazzano?
Il sindaco postfascista di Roma, Gianni Alemanno, si cimenta da un po’ di tempo con il blogging, con l’apertura di “Alemanno 2.0”, aggregato tra i “fogli elettronici” dei Tea Party non si sa bene per quale affinità intellettuale con il mondo liberale.
A dire il vero, non è l’ex-ministro Alemanno a scrivere sul blog, ma il suo staff e, dunque, più che di un blog sarebbe corretto parlare di un ufficio stampa e sarebbe interessante sapere se questo staff è pagato e da chi.
Ad ogni modo, quel che conta è la sostanza dell’informazione che il sindaco di Roma intende diffondere. E qui viene il bello: basta visitarlo per comprendere che la politica romana attuale non è assolutamente all’altezza di quella che dovrebbe essere una capitale internazionale, un distretto capitolino e, comunque, una metropoli.
Oggi, ad esempio, si parla di:
“nuovo servizio di fluidificazione del traffico”, ovvero di «Stiamo facendo un grande sforzo per rimettere i vigili in strada nei punti più caldi e strategici della città. Giorno dopo giorno miglioreremo il progetto, la collocazione dei vigili nei punti più critici della città, anche a seconda delle segnalazioni dei cittadini. Insomma un work in progress» … Resta da capire se parliamo di 500 solerti vigili “finora imboscati negli uffici”, di 500 anziani marescialli ormai alle soglie della pensione oppure di … 500 ulteriori assunzioni.
“chi è contro il restauro o è matto o nemico giurato di Roma”, ovvero di «Siamo riusciti a fare un miracolo e finalmente a prevedere un restauro da 25 milioni di euro, integralmente pagato da privati» … che bisognerà vedere quanto spazio e quanta invasività nel centro storico pretenderanno, fermo restante che la manutenzione del Colosseo dovrebbe essere ordinaria e non un “miracolo” e che trovassero gli sonsor per sistemare un po’ meglio le “celebri” periferie romane.
“movida: alcol a quindicenne? E’ da sciagurati!”, ovvero di «Bisogna trovare chi ha somministrato l’alcol a questa quindicenne, non è ammissibile che un minorenne trovi chi gli da dell’alcol» … che, ad esempio, può trovare in qualunque supermercato tra quelli aperti fino a tardi o tutta la notte, mentre si reca alla bolgia di Campo dè Fiori, dove da anni si tollera che ogni notte migliaia di giovani si ubriachino oltre ogni limite.
Certo, c’è da fare qualcosa per il traffico, qualc’altra per il Colosseo ed altre ancora per i giovani.
Altrettanto certamente si potrebbero ricercare sponsor anche per iniziative di aggregazione giovanile, si potrebbe trasformare il turismo a Roma in una macchina produttiva e non solo clientelare, si dovrebbero costruire dei centri direzionali e ricollocare alcuni ospedali, che è lì che si dirige il traffico in città.
Thomas DiBenedetto vuole costruire uno stadio, lo vuole Lo Tito, lo vogliono tanti … e se invece di qualche tempio del far nulla ed una marea di villini, con un sindaco all’altezza della situazione non si trovasse il modo per ricollocare polarità ed aggregazione, turismo ed ‘urbanistica e ridare vita e dignità a Roma ed una speranza ai suoi giovani?
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