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In difesa delle Agenzie del Rating

24 Ott

Diciamolo subito: le Agenzie di Rating non piacciono perchè sono ‘privatissime’. Vero, ma perchè mai credere che il ‘pubblico’ sia onesto, veritiero, oculato, corretto, se il sistema del rating privato divenne ‘istituzione’ proprio dopo che la SEC ‘non si accorse’ dell’enorme truffa perpetrata da Madoff.
Rating privato che venne poi coinvolto nello scandalo Enron, di matrice politica-corruttiva (cioè pubblica), ma – a differenza della SEC – l’agenzia (Andersen Consulting) ne uscì azzerata, seppur fosse storica e famosa.
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Andando a Moody’s, diciamo anche subito che ha pagato amaramente le “sviste” dei suoi funzionari con i mutui USA, versando in multe qualcosa come il ricavo netto di due anni e perdendo una bella fetta di credibilità.
A proposito, dispiacerà ai cospirazionisti, ma il primo azionista di Moody’s, con il 13,4% del capitale, risultava a fine dicembre del 2009 secondo rilevazioni Reuters, Warren Buffett, il guru di Omaha con il suo fondo Berkshire Hathaway. Molto minore il contributo di Black Rock – additata dai complottisti – e aggiungiamo che ci sono tutti: Vanguard, Investco, Morgan Stanley etc.

Che ci fanno gestori di fondi nel capitale di chi dà i voti ai bond emessi dalle stesse società che abitualmente un gestore compra e vende?
La prima risposta è semplice: si sta lì perché si guadagna e perché i fondi in America sono da sempre gli investitori istituzionali per eccellenza. La seconda è più maliziosa, ma indotta da questa strana presenza. Stare nel capitale di chi determina i destini di una miriade di società magari è utile per avere accesso a informazioni privilegiate.” (Sole24Ore

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Inoltre, quella che qualcuno chiama ‘quota di controllo’ da una società maggiore a una minore, un altro può chiamarla ‘quota di partecipazione’ di una società minore in una maggiore. Considerato che gli azionisti privilegiati spesso sono imparentati tra loro, direi che è davvero solo una questione di punti di vista.

Ad esempio, potremmo chiederci cosa sarebbe accaduto se la Fiat, alla morte di Gianni Agnelli, avesse preso la via della procedura ‘pubblica’, come per il Lodo Mondadori, anzichè quella di un accordo flessibile tra privati.
Non avremmo di certo la Fiat che oggi produce tanto al Sud e non avremmo a Torino quella oggi chiamata Jeep, che consente all’Italia di superare il vincolo commerciale sui fuoristrada inserito nell’Armistizio. 

Tutto qui: la Storia ci insegna che, fin dall’Ottocento, se i Poteri Forti vogliono intervenire in Politica, caso mai comprano un giornale, una casa editrice, una televisione, un partito. Meglio ancora qualche leader del Popolo, politico o sindacalista o demagogo che sia. Perchè usare un qualcosa chiamato ‘terrorismo finanziario’ che – applicato ad un G8 come l’Italia – equivarrebbe ad un terremoto di scala elevata con corrispettivo tsunami dall’altra parte del mondo? Quale analista potrebbe permettersi di proporre una cosa simile senza essere licenziato in tronco per ‘vandalismo’?

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Tra l’altro, c’è che il Popolo, anche secondo Carlo Marx, è da sempre noto per essere povero se non indigente, perchè privo di capacità produttiva se non sfruttando la propria stessa prole (proletari). 
Gran parte della ricchezza esistente oggi trova origine non nel Popolo o nella Proprietà terriera, ma in un unico processo chiamato Espansione Scandinava, poi Olandese ed infine Anglo-Sassone, che che ha creato l’Evo Moderno con saccheggi, piraterie ed usurpazioni, poi ‘investite’ in hub, fabricae e plusvalenze, che sono le radici della Società Contemporanea, cosmopolita, commerciale, tecnologica: industriale.

Un New Brave World con le sue Temporary Autonomous Zone ed i  suoi Stati Nazionali che progressivamente le assorbivano. Un’Idea, degli Ideale, certe Ideologie che hanno squassato l’Umanità con guerre e progresso per quasi due secoli, di cui uno a velocità iperbolica, il Novecento, secolo ‘breve’.
Già, perchè il Progresso non è sempre e comunque un fattore di arricchimento, come disse il capo di una tribù antillana specializzata nella produzione di conchiglie decorative (cioè ‘valuta’ locale), che divenne da ricchissima a poverissima poco dopo lo sbarco di Colombo nelle Americhe.

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Riepilogando,

  • il ‘sistema’ del rating prende piede dopo la Crisi di Wall Street per ovvi motivi di sicurezza della Borsa stessa 
  • viene progressivamente esteso nel Dopoguerra al sistema pubblico, cioè al Mercato Valutario, visto il disastro di Weimar che aveva portato all’affermazione di Hitler e l’enorme afflusso finanziario correlati al Piano Marshall e al subentro USA in alcune aree post coloniali
  • con la Crisi del Petrolio e il disallineamento Dollaro-Petrolio-Oro, l’esigenza di rating sulle valute (cioè sulla forza produttiva e finanziaria degli Stati) divenne importante come lo divenne a seguire per il mercato della delocalizzazione industriale, con l’esplosione delle Futures
  • poi, lo scandalo Madoff rese chiaro a tutti quanto fosse poco opportuno un controllo sulla ‘affidabilità’ pubblico, date le ripercussioni possibili sulla valuta gestita dal controllante (SEC), ed arrivammo ad affidarlo alle Agenzie di Rating che così bene funzionavano nel privato
  • a seguire, scoprimmo che la Politica – cioè  coloro che noi eleggiamo – era … in grado di corrompere anche le Agenzie di rating, a partire dall’emblematico Caso Enron
  • molti dimenticano che le Agenzie di Rating valutano gli investimenti e questo implica di ‘difetto’ di sopravvalutare una nazione africana ricca di diamanti e povera di tutto inclusa la possibilità di sfruttare a pieno tale ricchezza rispetto ad uno stato europeo che ormai ha tutto ma che anche consuma tutto.

Piuttosto, dopo il crollo del Ponte Morandi e pure quello della Metro Repubblica di Roma Capitale, abbiamo tutti qualcosa da considerare: il sistema di Bilancio dello Stato italiano non consente di includere tra le Spese Fisse la manutenzione, neanche quella ordinaria. E le Entrate non possono essere destinate direttamente alla gestione, prima vanno a Bilancio centrale e poi ritornano agli Enti periferici. Per questo viene dato tutto in concessione.

Che Rating daremmo ad una Nazione che non prevede di manutentare le proprie infrastrutture (scuole incluse) od a delle Regioni che scaricano i debiti sulle infrastrutture sanitarie così rendendole incapaci ad operare?

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Tra l’altro il Debito Italiano sta lì dal 1974 ed era così già nel 1861. Noi siamo quelli che due giorni dopo lo stipendio già stanno con il bancomat a debito ed a chiedere rinvii ai commercianti. 
Quasi quasi ringrazierei le agenzie di rating per la loro clemenza …

Demata