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Spending review? No, manovra correttiva agostana …

3 Lug

Mario Monti rassicura i partiti: ‘è una spending review, non una manovra correttiva’. Eppure, se si trattasse di questo parleremmo di oltre 200 miliardi di Euro, come ha precisato pochi giorni fa proprio uno dei superconsulenti voluti da Mario Monti.
Qui parliamo – molto più prosaicamente – di un taglio delle spese di personale e di fornitura per ‘raccogliere’ quei 5,3 miliardi di euro che servono con urgenza, dato che i conti del decreto Salvaitalia si sono rivelati fin troppo ottimistici: i ‘professori’ avevano sottovalutato gli effetti negativi della ‘mancanza di speranza’, ovvero recessione, stagnazione, evasione fiscale, speculazione finanziaria.

Una ‘realtà’ che sembra non essere percepita nè dai media nè dal Partito Democratico, attestato dietro Bersani e D’Alema, che sembrano non aver imparato la ‘lezione della Seconda Repubblica’, ovvero che essere il maggior partito o la ‘fazione’ più coesa non comporta ‘ipso facto’ che si sia in condizione di governare e che, senza un pensiero economico, un programma economico, anche il maggior conglomerato di voti è in balia delle ‘correnti’. L’arroganza con cui è stato ‘censurato’ il buon Fassina ne è un eccezionale esempio e ci conferma che il ‘metodo’ non è cambiato da 50 anni a questa parte.

Uno scenario che si racchiude in quattro dichiarazioni, ben rappresentative ed inequivocabili.

«Se per decenni si indulge ad assecondare un superficiale ‘tiriamo a campare’ oppure si indulge nell’iniettare nei cittadini la sensazione che tanto il Paese può, per le sue risorse, non affrontare problemi seri che le altre nazioni affrontano, forse deve venire il momento in cui, anche a scapito di una temporanea perdita di speranza, bisogna affrontare i problemi seri» – Mario Monti a Palazzo Madama per la presentazione del libro del ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi.

«È evidente che se il governo pensa di procedere al taglio degli organici e alla riduzione dei servizi getta benzina su una situazione molto difficile» – Susanna Camusso, segretario della Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori.

«Mentre Sagunto brucia, a Roma si succedono riunioni di congiurati per decidere come buttare giù il governo prima dell’estate e provocare così le elezioni anticipate a ottobre.La voglia di far saltare tutto, si sa, serpeggia da tempo in entrambi i maggiori partiti. Ma se nel Pd Bersani ha l’autorità per zittire un Fassina, nel Pdl pare che Alfano non ne abbia abbastanza per mettere a tacere una folta schiera di sediziosi, ex ministri berlusconiani ed ex colonnelli finiani» – Massimo Polito, editoriale del Corriere della Sera del 16 giugno 2012.

«A questa maggioranza dico da parte di tutti i giovani che avete rotto i coglioni!» – Franco Barbato (IdV), mentre stava illustrando un proprio emendamento alla spending review nell’dall’Aula di Montecitorio.

Intanto, l’unico ministro che sembra aver firmato la proposta di tagli delle piante organiche del 20% per i dirigenti e del 10% per gli altri dipendenti è l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, il cui ministero, la Difesa, ha già decurtato di un quinto il proprio personale, con un piano decennale di prepensionamenti e mobilità che ridurrà di circa 30.000 unità il numero dei dipendenti militari e civili.

Dunque, non sono solo il popolo bue, l’antipolitica che avanza od i congiurati romani a complottare contro il governo di Mario Monti. A quanto pare sono gli stessi ministri a non credere in questo spending review, “anzi, più di un ministero ha chiesto di lasciare quella regola fuori dai propri uffici” ci ricorda il Corriere della Sera.

E, d’altra parte, chi mai potrebbe crederci, se prendiamo atto che Monti ed i suoi superconsulenti vorrebbero fare a luglio ed agosto quello che non hanno fatto in sette mesi di ‘governo tecnico’ e non s’è fatto in 18 anni di Seconda Repubblica.

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Lo scandalo degli Enti Strumentali

29 Giu

Sfogliando un breve documento curato da SIOPE e diffuso mesi fa dall’Unione Province Italiane (link) ci si imbatte in una pagina semi-vuota (la sette) contenente solo un breve, quanto eloquente, testo.

In questo momento esistono oltre 7000 enti strumentali (Consorzi, Aziende, Società) che occupano circa 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione.  Il costo dei compensi, le spese di rappresentanza, il funzionamento dei consigli di amministrazione, organi collegiali, delle Società pubbliche o partecipate nel 2010 è pari a 2,5 miliardi.

Dati eclatanti, specialmente se vengono aggregati in tabella con altri dati forniti dalla UIL nel 2008, ovvero nella stessa legislatura.

  • Totale spese (Reg, Prov, Com)    7.026.105.352 €
  • di cui spese a carico Regioni    5.217.319.061 €
  • Spesa Enti e Agenzie Regionali    3.684.447.564 €
  • Totale enti strumentali    7.000
  • CdA (n° membri)    24000
  • Compensi e spese CdA    2.500.000.000 €

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A far due conti della serva, scopriamo l’esistenza di un piccolo esercito di fortunati (i 24mila consiglieri di CdA) che riscuotono in media 100.000 euro pro capite annui e che fanno il bello ed il cattivo tempo negli Enti Strumentali, ma, in particolare, in quegli Enti e Agenzie Regionali che spendono spandono in un anno 3.684.447.564 € di fondi regionali.

A questi vanno ad aggiungersi le spese per altri – e noti – Enti Strumentali, come le ARPA (Agenzie regionali per l’Ambiente)   che spendono in un anno   532.225.966 euro, le Comunità Montane che costano 565.402.035 euro e le Unioni di Comuni (perchè non farne uno solo?) che gravano di altri 243.289.662 euro.

Gli stessi Enti e Agenzie Regionali di cui spesso ci chiediamo come assumano, a cosa servano, eccetera. Specialmente nel Meridione e nelle Isole, visto che il ‘lauto banchetto’ non tocca le Autorità Portuali (42.735.459 euro di spese) e le Aziende di promozione turistica (57.999.451 euro).

Forse, visto che parliamo di 2-3 miliardi di euro di compensi dei CdA degli Enti Territoriali, sarebbe stato equo congelarli invece che bastonare lavoratori senior a due  metri dalla pensione o giovani in cerca di esperienza e futuro, facendo precipitare il paese nella recessione.

Fortunatamente, c’è ancora tempo per farlo e, non dimentichiamolo, dovrebbe essere un ‘atto dovuto’ se i bilanci dell’azienda o delle regioni fossero in deficit.

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