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Torino, un esempio (letale) di cattivo welfare

1 Ott

Un anziano invalido, Vittorio Delli Carri di 74 anni, è morto per le condizioni inaccettabili in cui aveva vissuto negli ultimi tre mesi, a partire dalla fine di luglio.

La malasorte si era accanita: sfrattato con la moglie pensionata, l’unica figlia s’era ritrovata anch’essa sfrattata e senza lavoro:  ha (soprav)vissuto accampato in auto, in un parcheggio coperto di Torino, senza che avessero neanche i soldi per fare un minimo di spesa.

Solo grazie alle denunce di La Stampa, dopo tre mesi di agonia,  i servizi comunali si erano “accorti” del caso ed un ospedale l’aveva preso in carico: troppo tardi.

«Non aveva più forze – ricorda la figlia – né per stare in piedi né per stare seduto con la schiena dritta». Chissà se qualcuno pagherà mai …

E’ il secondo caso nel Piemonte in pochi mesi, dopo il pensionato sfrattato morto d’infarto, e, probabilmente, in Italia ne avvengono molti più di quanto crediamo.

Non resta che chiedersi cosa se ne facciano i Comuni e  le Onlus dei 5xmille, 8xmille, finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, fondi per il Welfare, donazioni, sponsorship e fund rising …

Possibile mai che debbano accadere queste cose con quello che viene speso quotidianamente in Italia per il Welfare?

originale postato su demata

Bari: tolte al padre per consegnarle ad un killer

1 Set

Un killer della mafia barese adesso pentito, affiliato del Clan Strisciuglio, aveva avviato una relazione extraconiugale con una donna, anch’essa sposata e madre di due figli.
Più o meno contemporaneamente, l’uomo aveva iniziato a collaborare con i magistrati, ovvero a pentirsi in cambio di una nuova identità e di una valanga di soldi.
Così accade che l’ex malvivente scompaia, lasciando i suoi due figli con la madre, dato che, secondo lui, non v’è rischio che siano sottoposti a ritorsioni.
Inghiottita dal programma di protezione del ministero dell’Interno, però, sparisce anche la sua amante e, con lei, due ragazze di 10 e 14 anni ed un suo nipote.

Il tutto senza che i due genitori si siano separati e senza che il padre, un onest’uomo, sappia o possa sapere dove sono le figlie, che vivevano, naturalmente, a casa sua. Figurarsi incontrarle o provvedere alla loro educazione: svanite in un batter di ciglio.
Una mostruosità: strappare al padre naturale e legittimo due figlie per mandarle, per il capriccio di una madre, a vivere con un mafioso omicida, persona di inqualificabile moralità ed esposta ai rischi di una vendetta del clan.

E’ dovuto intervenire il TAR di Bari per intimare al Ministero degli Interni di riconoscere i diritti del padre e, tra non molto, dovrebbe esprimersi la Procura Minorile di Bari, togliendo la patria potestà alla madre.

Sicuramente, c’è da chiedersi quale Costituzione e quali leggi abbiano studiato i funzionari del Ministero degli Interni che hanno combinato questo gran pasticcio.

Ma, soprattutto, dovremmo prendere nota quei funzionari possano aver dato per scontate troppe cose … in un paese dove il 96% dei divorzi si concludono con l’affidamento alla madre. Non è un caso che, per ora, i principali quotidiani e le televisioni non abbiano dato rilievo alla vicenda.

Unica menzione su Il Giornale, dove una donna, Annamaria Bernardini de Pace, ci ricorda che “non tutte le mamme sono buone: anzi, ogni giorno si racconta di madri cattive, egoiste, interessate, trascuranti. Il destino di ognuno di noi è disegnato dall’amore o dal disamore della madre. … Ogni giorno sin dal giorno della nascita. Fortunatamente ci sono molti padri che sanno compensare i disastri causati dalle madri inadeguate. Le madri peggiori sono quelle che  violano il diritto giuridico e affettivo dei figli di voler vivere anche l’amore del padre, dei nonni, o degli amici.”

Pisapia: fu un errore giudiziario?

12 Mag

Pisapia, candidato delle sinistre a Milano frequentava  Roberto San­dalo, noto come «Roby il pazzo» ai tempi della Milano di piombo, e di altri appartenenti ad organizzazioni terroristiche degli Anni ’70.

Fu, però,  assolto da tutte le accuse di complicità o partecipazione all’attività terroristica e del resto è ragionevole pensare che dei terroristi metropolitani come Prima Linea si circondassero di persone inconsapevoli, “come pesci nel mare”.

La vicenda ritorna sotto elezioni e Milano, la città dell’indimenticabile Indro Montanelli, si chieda “da che parte stesse” Giuliano Pisapia all’epoca degli Anni di Piombo. 

Sono gli atti giudiziari a raccontarcelo nei dettagli.

Venne arrestato nell’ottobre del 1980 per reati avvenuti nel 1977, ovvero partecipazione alla banda armata ‘Prima Linea’ e concorso morale nel furto di un furgoncino da utilizzare per il sequestro (mai attuato) di William Sisti, militante del Movimento Lavoratori per il Socialismo, un’altra organizzazione di estrema sinistra.

Secondo un pentito, Pisapia aveva partecipato ad una riunione della nascente Prima Linea in cui si era decisa l’azione, per altro mai avvenuta. Successivamente a questo episodio, però, Pisapia non viene segnalato od accusato di aver partecipato ad incontri od attività del gruppo terroristico.

Una montatura palese? Forse, ma finisce in carcere per 4 mesi, finchè è prosciolto dall’accusa di banda armata, mentre viene rinviato a giudizio per l’accusa di concorso morale nel furto, che ricordiamolo non era mai avvenuto. Ed infatti, quando nel 1984 arriva l’amnistia,  Pisapia ricorre comunque in appello, dove verrà assolto per “non aver commesso il fatto”.

Non a caso, Armando Spataro, il magistrato che nel 1980 rappresentava l’accusa nel processo contro Giuliano Pisapia, ha tenuto a precisare che «Giuliano Pisapia fu assolto in fase istruttoria sia dall’accusa di banda armata, sia per il furto del furgone. Si può parlare di errore giudiziario ogni volta che c’è un’assoluzione dopo un’incriminazione».

Considerato che il dottor Spataro è l’attuale capo del pool antiterrorismo della Procura di Milano, il caso è chiuso?

Non del tutto, dato che resta da chiedersi perchè una donna come Letizia Moratti, che ha sempre dimostrato nervi saldi ed un certo stile, abbia commesso un tale passo falso, attaccando senza elementi sufficienti Giuliano Pisapia, che il suo stesso accusatore considera come un “errore giudiziario”.

La ragione di una mossa che pregiudica una campagna elettorale che, allo start up, vedeva Moratti ampiamente favorita è da ricercarsi nello staff elettorale, condizionato sia dall’aggressività mediatica del Premier sia dalle “chiacchiere da comari” della Lega Nord.

La Moratti aveva vinto promettendo modernità, centralità europea e produttività pubblica; non avrebbe dovuto cambiar strada.  

In ricordo di Demetrio Stratos

22 Apr

Demetrio Stratos (Eustratios Demetriou) nasceva il 22 aprile 1945 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia di origine greca.

Tredici anni di vita li trascorse nella città multietnica, studiando pianoforte e fisarmonica al prestigioso Conservatoire National d’Athènes (Conservatorio) ed, essendo di famiglia ortodossa, fin da piccolo poté assistere alla musica religiosa bizantina, oltre che alla musica araba tradizionale.

Nel 1962 si trasferì a Milano dove si iscrisse al Politecnico di Milano e nel 1966 si unì al gruppo beat de I Ribelli come pianista e voce solista.
Nel 1972, sotto la produzione di Gianni Sassi della Cramps Records, Demetrio Stratos fonda con Patrizio Fariselli, Paolo Tofani, Giulio Capiozzo e Jean Patrick Djivas fonda il gruppo pop degli Area, anima ed espressione del movimento giovanile di quegli anni.

Dopo l’abbandono di Tofani ed il frazionamento della band, nel 1978, Demetrio Stratos si dedica esclusivamente alla ricerca vocale, collaborando con John Cage e Merce Cunningham nello storica piece “Event” che ebbe la collaborazione di Andy Warhol per i costumi.
Purtroppo, colto da una forma di anemia aplastica, morirà dopo pochi mesi  (13 giugno 1979) al Memorial Hospital di New York, all’età di soli 34 anni e lasciando una moglie ed una bambina.

Grazie alle già notevoli capacità naturali e alle tecniche acquisite nei suoi studi della “voce come strumento” Demetrio raggiunse risultati al limite delle capacità umane, che rimangono ancora ineguagliati.

Stratos poteva vocalizzare 4 suoni contemporaneamente (quadrifonie) e nella sua massima esibizione raggiunse i 7000 Hz (un “normale” tenore può arrivare mediamente i 523 Hz, mentre un soprano – quindi una donna – può raggiungere i 1046 Hz).

Nonostante sia stato uno degli maggiori artisti italiani ed europei del secolo scorso, a tutt’oggi, Demetrio Stratos è pressochè ignorato e dimenticato.
Non una via, non una piazza, non un edificio pubblico.



Libia, scoperti corpi bruciati (video)

23 Feb

“A Tripoli ci sono decine e decine di cadaveri per strada e le milizie di Gheddafi li stanno portando via in luoghi sconosciuti per bruciarli e nascondere l’evidenza del massacro”, Karim Bengharsa, presidente del comitati Libia Democratica.

“Online girano già video di corpi bruciati dalle milizie” di Gheddafi che “stanno raccogliendo i cadaveri per portarli fuori da Tripoli”.

L’orribile trovata degli aguzzini del Raiss di nascondere le proprie atrocità facendo “sparire” i cadaveri è documentata da questo video che mostra la folla, tra l’inferocito e l’affranto, nello scoprire i resti di una decina di persone ormai ridotti in cenere.

Hommage a Julian Paul Assange

13 Gen

Esistono persone che non hanno segreti nè sogni nè speranze.
Uomini che, quando dormono, riescono solo a tuffarsi nel nero inchiostro,
che non hanno alcuna fiducia nel prossimo, perchè non conoscono la parola “fede”,
che hanno finito le lacrime ed i sorrisi,
che ascoltano parole altrui, ben sapendo quanto sia inutile credere che gli specchi parlino.

Uomini che vivono sempre ricordando di esser nati solo per morire.
Vite senza problemi, perchè senza giorni e senza amori:
solo una letale lotta per un attimo in più,
nell’effimera speranza che qualcuno si ricordi di noi per l’eternità.

Vite come foglie che cadono da alberi secchi alle radici,
come penne stanche di raccontare vite inutili e preformate,
dai corpi sfracellati da in-fedeli mezzi meccanici,
dalle membra imbastardite da un cosmetico o una griffe.

Mai chiedere se si vuol sapere, mai “far parte di” se il mondo è tuo, ma anche se non lo è.
Mai raccontare della serenità di un pianeta imperturbato da troppi laidi esseri umani,
mai spiegare che nulla è nascosto e nulla è rivelato solo dove tutto è cancellato, eraso, distrutto.
mai scoprire che la Morte ed il Futuro sono una sola medaglia con una sola faccia.

Perchè parlare, quando, eccetto te stesso, in questo mondo non c’è proprio nessuno ad ascoltare?

Fernando Paniccia, un martire italiano

28 Dic

“Fernando Paniccia è morto nel carcere di Sanremo dove era detenuto, avrebbe terminato di scontare la pena il 31 dicembre del 2011.

“Invalido al 100%, affetto da ritardo mentale, epilettico e semiparalizzato, pesava 186 chili.

Era entrato in carcere per la prima volta a 19 anni, per il furto di 3 palloni di cuoio in una palestra, e da allora era stato più volte arrestato per piccoli reati di cui probabilmente non era nemmeno consapevole, poiché la sua capacità di comprensione era quella di un bambino di tre anni”.

“Sono 500 i disabili gravi nelle carceri italiane per loro il ‘diritto alla salute’ è solo sulla carta. Salgono così a 171 i detenuti morti nel 2010, di cui 65 per suicidio”.

(fonte Osservatorio Permanente sulle morti in carcere)

Anna Rosa Fontana: una martire italiana

11 Dic

Il 1˚ ottobre l'aveva invitata a cena e, poi, in una strada isolata, le aveva messo una corda al collo. Lei era riuscita a mandare due sms alla madre ed al figlio: «Mamma mi sta uccidendo, ora mi porta nel», «Mi sta uccidendo corda al collo mi ha portato di forza nella tavernetta per paura che chiamo i carabinieri mi stava but nel burrone come devo fare».

Alla fine lui la libera ed, il 7 ottobre, Anna Rosa Fontana, 38 anni e madre di tre figli, dopo tre gioni di minacce, denuncia per l'ennesima volta ilsuo ex-convivente: «Con aria minacciosa e sotto la pioggia, mi intimava di dargli il cellulare, poi prendeva la mia borsetta e la buttava lontano da me. Poi apriva il bauletto dello scooter e vi prendeva un paio di guanti neri  ed una corda bianca. Mi diceva: “Comincia a pregare perché per te oggi è finita. Ti farò morire lentamente. Questa sera per te è finita. Allora, sei pronta vuoi dire le ultime preghiere? Stai diventando nera, stai morendo".

Fontanag La denuncia si concludeva così: «La sottoscritta Anna Rosa Fontana è costretta a tutelare la sua incolumità e chiede che si voglia accertare la responsabilità del sig. Chieco Paolo, ravvisabili nei fatti narrati, individuandolo come autore del tentativo di omicidio, del sequestro di persona e dei numerosi appostamenti sotto la mia abitazione che evidenziano il reato di stalking». La donna precisa che è stata minacciata nei tre giorni successivi, anche pubblicamente, con grida in mezzo alla strada.

Il magistrato, una donna, non trova meglio che individuare un'ipotesi di stalking ed ordinare all'assalitore di non avvicinarsi all’abitazione di Anna Rosa Fontana. Il giorno dopo Paolo Chieco uccide Anna Rosa Fontana dinanzi ad uno dei suoi figli, praticamente decapitandola con due coltellate.

Eppure, solo quattro anni fa Paolo Chieco era stato condannato a 12 anni e sei mesi di reclusione proprio per aver tentato di uccidere con 14 coltellate Anna Rosa Fontana dinanzi ad un'altro dei figli, esattamente nello stesso posto dove l'ha massacrata una settimana fa: era uscito dal carcere dopo solo due anni di detenzione.

Adesso, Anna Rosa è morta e restano tre orfani, imentre l suo assassino, l'uomo che lei amava, è sotto custodia e pagherà per quello che ha fatto.

Il magistrato che ha l'incartamento è la stessa che non aveva ritenuto di dover aprire un fascicolo per tentato omicidio e, ricordiamolo, se l'omicida fosse rimasto in carcere non sarebbe, evidentemente, diventato tale.

Pagherà solo Paolo Chieco per quello che è successo?

Liu Xiaobo, un Nobel senza pace

7 Dic

VOA_CHINESE_liuxiaobo Il Comitato per il premio Nobel per la Pace ha reso noto che ben 19 Paesi diserteranno la cerimonia di premiazione del dissidente cinese Liu Xiaobo. I paesi che hanno già annunciato «per varie ragioni» la propria defezione sono: Russia, Arabia Saudita, Pakistan, Colombia, Venezuela, Filippine, Iran, Egitto,  Sudan, Ucraina, Cuba,  Kazakhstan, Tunisia, Serbia, Iraq, Vietnam, Afghanistan e Marocco.
Anche Liu Xiaobo, 50 anni, non sarà alla cerimonia, dato che sta scontando una condanna ad 11 anni di carcere duro per incitamento alla sedizione dopo aver sottoscritto la «Charta 08», redatta in occasione del 60º anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Il manifesto politico, ispirato alla Charta 77 cecoslovacca, è un appello alla libertà di espressione, al rispetto dei diritti umani ed alle libere elezioni in Cina Popolare.
Nei mesi scorsi, il governo cinese è intervenuto duramente, prima contro i giurati e poi contro la Norvegia, mettendo agli arresti domiciliari l'intera famiglia di Liu.

La motivazione per la quale il Premio Nobel per la Pace viene assegnato al dissidente cinese è: « Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L’articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica».
«Per oltre due decenni, Liu è stato un grande difensore dell’applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell’89, è stato tra i firmatari e i creatori di Charta 08, manifesto per la democrazia in Cina. Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l’applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu è diventato il simbolo principale di questa lotta».

La Cina Popolare ha dichiarato che «è difficile mantenere relazioni amichevoli con la Norvegia», rinviando a data da destinarsi i negoziati per il libero scambio con il paese scandinavo.

Etteham e Mahour: il rap in Iran è donna

14 Nov

Da circa un anno si trova in rete questo rap, i cui autori sono anomimi.

Sono due donne, a quanto sembra, e non hanno un volto nè un nome reale, come, viceversa, lo hanno le donne raffigurate nelle immagini.

Immagini che raccontano da sole cosa rivendica la canzone e cosa accade alle donne in Iran.

http://www.youtube.com/v/J7aA_V1X1YM?fs=1
 

E' davvero difficile credere che la condanna a morte per lapidazione dell'uxoricida Sakineh coincida con la volontà popolare delle iraniane …