Pisapia, candidato delle sinistre a Milano frequentava Roberto Sandalo, noto come «Roby il pazzo» ai tempi della Milano di piombo, e di altri appartenenti ad organizzazioni terroristiche degli Anni ’70.
Fu, però, assolto da tutte le accuse di complicità o partecipazione all’attività terroristica e del resto è ragionevole pensare che dei terroristi metropolitani come Prima Linea si circondassero di persone inconsapevoli, “come pesci nel mare”.
La vicenda ritorna sotto elezioni e Milano, la città dell’indimenticabile Indro Montanelli, si chieda “da che parte stesse” Giuliano Pisapia all’epoca degli Anni di Piombo.
Sono gli atti giudiziari a raccontarcelo nei dettagli.
Venne arrestato nell’ottobre del 1980 per reati avvenuti nel 1977, ovvero partecipazione alla banda armata ‘Prima Linea’ e concorso morale nel furto di un furgoncino da utilizzare per il sequestro (mai attuato) di William Sisti, militante del Movimento Lavoratori per il Socialismo, un’altra organizzazione di estrema sinistra.
Secondo un pentito, Pisapia aveva partecipato ad una riunione della nascente Prima Linea in cui si era decisa l’azione, per altro mai avvenuta. Successivamente a questo episodio, però, Pisapia non viene segnalato od accusato di aver partecipato ad incontri od attività del gruppo terroristico.
Una montatura palese? Forse, ma finisce in carcere per 4 mesi, finchè è prosciolto dall’accusa di banda armata, mentre viene rinviato a giudizio per l’accusa di concorso morale nel furto, che ricordiamolo non era mai avvenuto. Ed infatti, quando nel 1984 arriva l’amnistia, Pisapia ricorre comunque in appello, dove verrà assolto per “non aver commesso il fatto”.
Non a caso, Armando Spataro, il magistrato che nel 1980 rappresentava l’accusa nel processo contro Giuliano Pisapia, ha tenuto a precisare che «Giuliano Pisapia fu assolto in fase istruttoria sia dall’accusa di banda armata, sia per il furto del furgone. Si può parlare di errore giudiziario ogni volta che c’è un’assoluzione dopo un’incriminazione».
Considerato che il dottor Spataro è l’attuale capo del pool antiterrorismo della Procura di Milano, il caso è chiuso?
Non del tutto, dato che resta da chiedersi perchè una donna come Letizia Moratti, che ha sempre dimostrato nervi saldi ed un certo stile, abbia commesso un tale passo falso, attaccando senza elementi sufficienti Giuliano Pisapia, che il suo stesso accusatore considera come un “errore giudiziario”.
La ragione di una mossa che pregiudica una campagna elettorale che, allo start up, vedeva Moratti ampiamente favorita è da ricercarsi nello staff elettorale, condizionato sia dall’aggressività mediatica del Premier sia dalle “chiacchiere da comari” della Lega Nord.
La Moratti aveva vinto promettendo modernità, centralità europea e produttività pubblica; non avrebbe dovuto cambiar strada.
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