Un veicolo per funzionare necessità di più “motori”.
Ad esempio, nella nostra autovettura c’è quello di avviamento, quello a scoppio, quello ‘inerziale’ (volano), quello elettrico (dinamo) che da corrente e ricarica la batteria, eventualmente quello elettrico nelle ibride, la centralina che è la rappresentazione logica del motore e non solo.
Qual’è la situazione della nostra (ex) bella Italia?
Innanzitutto, c’è che la centralina deve basarsi su un processore e un sistema operativo strutturati con tutti i limiti e i vizi che c’erano dopo il 1871, quando il Meridione era una quasi una colonia, il Vaticano quasi una banca da nazionalizzare e la ‘nazione’ coincideva più o meno con la famiglia Savoia e la sua corte di provinciali.
Un ristretto ‘core’ di poteri e di norme che sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale e fu upgradato alla meno peggio nel 1974 con un software di emulazione come nel 1922, senza sostituire la CPU nè riprogettare la scheda madre e, soprattutto, presumendo che fosse eterno, senza manutenzione od aggiornamenti.
Oggi, la dimensione debordante di questo software non è quantificabile, ma consta di centinaia di migliaia di leggi, determine, delibere e circolari.
Lo stesso accade per:
- le costanti perdite di olio, acqua o benzina, cioè gli sprechi,
- la trasmissione che è logora e va a scossoni, cioè malessere e andatura lenta,
- luci ed elettronica che malfunzionano, cioè regole double face,
- la carrozzeria rabberciata, cioè degrado urbano e del paesaggio.
E ritornando al ‘motore’ ed alle sue ‘parti’:
– l’ibrido (l’innovazione) diventa un costoso, superfluo e deregolabile ‘accessorio’, in realtà si va sempre avanti ‘a benzina’ (cartaceo)
– la corrente generata è alternata, mentre batteria e impianti richiedono quella continua
– lo spreco inizia dal volano dove si consuma nei pesi e contrappesi dell’obsoleto software di emulazione
– il motore a scoppio (il ‘pubblico’) è sempre quello di una volta e decisamente arranca
– il motorino di avviamento e i contatti della dinamo soffrono degli agenti atmosferici ed ambientali, cioè sono affidati al “fattore caso”
– il linguaggio con cui comunicano i diversi apparati e sistemi dell’autovettura deve essere necessariamente molto semplificato.
Dunque, dal punto di vista “funzionale” questo è il nostro (ex) Bel Paese.
La domanda che dovrebbe sorgere spontanea è semplice.
Come mai potrà uscire l’Italia da questo gorgo inabissante, se in Parlamento ed al Governo troviamo quasi solo avvocati, medici e diplomati oppure se i ministri dell’Economia e Finanze, delle Infrastrutture e dell’Istruzione durano spesso meno di una legislatura?
E quando prenderemo atto che la visione della ripresa italiana è sostanzialmente omogenea leggendo le dichiarazioni dei ‘tecnici, cioè Calenda, Cottarelli, Cantone e … Landini o Draghi?
Demata
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